Rosignano Solvay: Un altro Disastro Ambientale

La spiaggia bianca di Rosignano Solvay è una zona che si estende per circa mezzo chilometro e in cui vige il divieto di balneazione.

Il Fosso Bianco, artefice di questo improbabile paesaggio, è un rivo artificiale per mezzo del quale la Solvay scarica le sue acque reflue in mare.


Le schiume e gli scarichi di materiali calcarei non sono che l’aspetto più appariscente. Il mercurio,l’elemento tossico che caratterizza il caso Rosignano, è ancora quasi tutto nei sedimenti marini, e ritorna in circolo con le mareggiate, i pesci e il calore solare.
Studi del CNR di Livorno ne hanno evidenziato la presenza in mare,nelle sabbie carbonatiche, fino a 6 km dalla costa
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Pertanto il divieto di balneazione che si estende solo per mezzo chilometro risulta insufficiente.
Il mercurio proviene dagli impianti Solvay come componente della Vecchia tecnologia dell’elettrolisi con celle a mercurio per la produzione di cloro.
La Commissione europea per la protezione del nord-est Atlantico (OSPAR) ha disposto, ormai da anni, la chiusura degli impianti cloro-soda con celle a mercurio in Europa entro il 2010.
A detta dell’azienda il 5 maggio 2007,nell’ambito del Progetto Leonardo (in onore di Leonardo Da Vinci), è stata definitivamente fermata la sala celle a mercurio ed è entrata in funzione la nuova sala celle “a membrana”. Sempre secondo Solvay il Progetto porterà alla progressiva eliminazione del mercurio dai processi produttivi dell’Elettrolisi di Rosignano.
Il mercurio si accumula nella catena alimentare ed arriva all’uomo prevalentemente sotto forma di Metilmercurio; gli organi bersaglio sono il rene ed il sistema nervoso centrale, ma colpisce anche altri organi. Le intossicazioni acute da mercurio possono provocare lesioni polmonari, nefrite, stomatite ulcerosa, ecc. L’intossicazione cronica può portare ad alterazioni della personalità, irritabilità, Insonnia, tremore, ansietà, alterazione della PAROLA. Nelle donne in gravidanza può generare alterazioni del feto che si traducono in figli affetti da una malattia simile alla paralisi cerebrale, compromissioni uditive e visive e aberrazioni cromosomiche.
I dati ufficiali riportano che a Rosignano dal 1939 al 1976 siano state scaricate a mare 14 tonnellate all’anno di mercurio. Pare che dal 1976 in poi la quantità scaricata sia scesa a 600kg all’anno. Ricercatori del CNR di Pisa hanno approssimativamente calcolato che sul fondo del mare lungo questo tratto di costa vi siano accumulate poco meno di 400 tonnellate di mercurio.

Notare come il colore del mare sia innaturale in prossimità della fabbrica.

La Solvay di Rosignano è stata soggetta a una procedura, durata ben 11 anni, che ha messo sotto osservazione gli impianti Cloro, Etilene e Acqua Ossigenata al termine della quale l’azienda stessa è stata classificata ad “alto rischio d’incidente rilevante” (ai sensi del DPR 175/88) solo per l’impianto Cloro.
Nella storia di Rosignano si contano numerose fughe di cloro, la AUSL locale ne conta 10 avvenute tra il 1973 e il 1990, i sindacati ne ricordano una in più, mentre gli abitanti circa il doppio. Il 13 Agosto 1987 la fuoriuscita di 40kg di cloro determinò una situazione ad alto rischio per la popolazione, che per fortuna venne scongiurata dal forte vento di quella giornata che disperse il gas.

La Solvay preleva l’acqua dai Fiumi Cecina e Fine, con gravi conseguenze sulla riserva idrica della zona, che si vede costretta a razionare l’acqua. Preleva infatti circa 41 milioni di metri cubi l’anno, pari alla quantità utilizzata da tutta la provincia di Livorno (turisti compresi).

I continui prelievi di salgemma, da parte dell’azienda, espongono gli abitanti di Saline al pericolo che si possa verificare un episodio analogo a quello accaduto a Belvedere di Spinello (Calabria) nel 1984.
Qui gli eccessivi prelievi, in un cantiere minerario, provocarono un disastroso collasso con la conseguente espulsione catastrofica di almeno 1.500.000 m3 di salamoia con gravi ripercussioni per l’ambiente e per l’agricoltura.
I timori si rafforzano, dal momento che a Saline è situata una industria chimica, Altair Chimica, di dimensioni medio piccole, ma caratterizzata da impianti ad elevata pericolosità che rendono il sito particolarmente sensibile.

Pare che la politica di Solvay rispetto a questo problema sia stata piuttosto spregiudicata. Per non fornire punti di riferimento certi ed elementi tangibili delle conseguenze del fenomeno, l’azienda ha provveduto all’abbattimento di tutte le costruzioni all’interno delle concessioni. E’ così che sono andati perduti molti antichi poderi delle campagne del Volterrano. L’azienda tende a rilevare, pagandoli cifre cospicue, i fabbricati, che hanno subito le lesioni più gravi, fuori e dentro le concessioni, in modo tale da occultare le conseguenze più evidenti del dissesto e cercando di dividere il fronte dei cittadini che protestano.
I risultati delle indagini geofisiche e geognostiche condotte dall’azienda all’interno delle concessioni, non sono mai stati resi pubblici per improbabili ragioni di concorrenza industriale. Lo sfruttamento delle proprie concessioni gli è assicurato in perpetuo dallo Stato Italiano e dunque non esiste rischio di concorrenza. Tale documentazione potrebbe invece mettere in evidenza gli effetti nel sottosuolo della coltivazione col sistema a pozzi multipli ed essere eventualmente di aiuto per prevenire possibili situazioni di rischio dentro e fuori le concessioni minerarie. La sicurezza passa, però, in secondo piano di fronte alle nobili ragioni del Mercato, anche quando sono palesemente inconsistenti e pretestuose.
Infine pare che la rete pubblica di livellazione che esegue il monitoraggio della subsidenza sia sotto la responsabilità di un eminente professore del C.N.R., il quale risulterebbe al tempo stesso il principale consulente tecnico di Solvay nella zona.

Il rischio ambientale appare, quindi, nel complesso elevato, nonostante le autorità sanitarie e della protezione ambientale della zona tendano a minimizzare: i tecnici ARPAT hanno archiviato molte morie di pesci avvenute in questo tratto di mare con la formula grottesca di “morti per cause naturali”.
La fabbrica ha sempre goduto del sostegno di categorie teoricamente indipendenti, come gli organi di stampa , i media e i politici locali, attenti a non far mai accelerare un processo di dismissione che facesse precipitare le trattative favorevoli al colosso belga.
Come spesso avviene per le industrie chimiche anche nel caso degli impianti Solvay di Rosignano la contaminazione ambientale sembra essere lo scotto da pagare in cambio dei posti di lavoro.

Ambiente Italia: Nucleare


Ieri è andata in onda su RAI 3 la trasmissione “Ambiente Italia” dedicata al Nucleare. La puntata è stata trasmessa in collegamento dal Municipio di Trino.
Presenti alla trasmissione Lino Balza e Tino Balduzzi impegnati nella battaglia contro la Sogin e le decisioni prese dal Governo riguardo la discarica Nucleare di Bosco Marengo.
Potete vedere la puntata in streaming cliccando qui

Solvay: Depositi illeciti

Altre incriminazioni per discariche non autorizzate vanno a incrementare i già ben noti guai giudiziari della Solvay.

La Guardia di Finanza ha sequestro all’interno degli stabilimenti della Società “SOLVAY CHIMICA ITALIA S.P.A” in località Rosignano Solvay, alcuni cumuli di rilevanti dimensioni costituiti da rifiuti prodotti da processi lavorativi e vasche di calma, nei quali sono stati rinvenuti residuidi fabbricazione di carbonati di sodio, solfato di calcio inquinato da sabbia, nonché rocce di scavo, quantificati in circa 16.000 tonnellate. Da qui la conseguente denuncia all’Autorità Giudiziariadi due responsabili per la previsione dell’art. 256 del D.Lgs. 152/06.

Il Consuntivo attività Reparto operativo aeronavale Guardia di Finanza Livorno, dove è riportata la notizia, è visualizzabile cliccando qui

KiKK

Per quale motivo il governo intende ricoprire di soldi i Comuni che dovrebbero ospitare le future centrali nucleari?
Risposta: per risarcire i danni alla salute dei bambini che nasceranno intorno a questi impianti.


Nel 2008, in Germania è stato pubblicato lo studio che, su incarico governativo, aveva valutato l’incidenza di tumori nei bambini nati in un raggio di cinque chilometri dalle 15 centrali nucleari operative in Germania.
Lo studio, denominato KiKK (in Italiano: Cancro Infantile nelle Vicinanze di Centrali Nucleari) ha trovato un significativo aumento dei tumori solidi e delle leucemie nei bambini di età inferiore a cinque anni, nati entro cinque chilometri di distanza dalle centrali tedesche.
La commissione di esperti che ha effettuato questo studio, confermava il maggiore rischio ma non se l’è sentita di concludere che la causa fosse il rilascio di atomi radioattivi durante la normale attività di questi impianti.
Il problema è che simili risultati si sono ottenuti tutte le volte che studi analoghi sono stati condotti intorno ad altre centrali nucleari in Inghilterra, Canada, USA, Francia, Giappone e Spagna e mettendo insieme tutti questi studi, l’aumentato rischio di cancro infantile, risultava significativo, dal punto di vista statistico. In altre parole, l’effetto misurato era con elevata probabilità da attribuire alla vicinanza con le centrali e non al caso o a fattori socioeconomici che potrebbero caratterizzare chi vive vicino alle centrali ( il cosiddetto effetto “sfigati”).
La rassegna di questi studi è stata pubblicata nel 2009 su Environmental Health (http://www.ehjournal.net/content/8/1/43) e in base a questi risultati si è ipotizzato il meccanismo biologico che potrebbe spiegare l’aumento di rischio trovato: un effetto teratogeno dei radionuclidi normalmente emessi durante la sostituzione delle barre di uranio, un’ operazione che avviene almeno una volta all’anno e che comporta l’emissione in atmosfera (misurabile e nei limiti di legge) di gas radioattivi quali trizio, carbonio 14, gas rari.
Queste sostanze radioattive, inalate dalla madre e/o assunte da questa con la dieta, sono incorporati dall’embrione durante il suo sviluppo e ed è possibile un’elevata sensibilità alle radiazioni dei tessuti embrionali, sensibilità maggiore di quella dei neonati e mai prima evidenziata.
L’articolo conclude raccomandando di avvisare chi abita intorno alle centrali e di effettuare ulteriori studi.
A quando servizi di pubblica utilità a reti unificate che affrontino l’argomento e spieghino queste cose agli italiani e ancor di più ai loro governanti?

La nuova legge sul nucleare (Legge 99/2009) è uno strumento autoritario che può servire in futuro ad imporre una nuova centrale nucleare, ma che può servire già da subito per imporre i famigerati nuovi depositi nucleari di Saluggia, di Trino, e di Bosco Marengo , tanto cari a Sogin. e contro i quali si battono da anni le le Associazioni ambientaliste, i Movimenti antinucleari, e moltissimi Cittadini. Di particolare importanza nazionale assume perciò il nostro ricorso contro il deposito di Bosco Marengo (Alessandria), la cui discussione è in corso al Tar del Piemonte.
Per i commenti sulla Legge 99/2009 è possibile consultare il sito: http://www.saluggia.org/La%20nuova%20legge%20sul%20nucleare.htm

CERTIQUALITY: Inattendibile

Fai click sull’immagine per ingrandire

Questo sedicente “Istituto di certificazione della qualità” -il 30/1/2008– ha certificato, cioè attestato/assicurato/garantito, che la Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) “HA ATTUATO E MANTIENE UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTE CHE E’ CONFORME ALLA NORMA”. Alla luce di quanto è già successo (38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica), la domanda è spontanea: come è possibile? Semplice: basta pagare. Non dovrebbero invece essere le istituzioni pubbliche a effettuare i controlli?

Solvay Solexis pubblica le certificazioni sul proprio sito: Clicca qui

SOLVAY: Il 2009 un anno di crisi

Il 2009 è stato un anno di crisi per la Solvay e soprattutto per i lavoratori.
I recenti accordi sindacali confermano. Quello di Bussi (Pescara) con una ulteriore uscita incentivata di 23 lavoratori in esubero, nell’ambito di un processo di deindustrializzazione, senza impegni di bonifica dei cimiteri di scorie, nell’occhio del ciclone giudiziario per i reati di inquinamento ambientale.
Quello gemello di Spinetta Marengo (Alessandria) che riduce ulteriormente la base occupazionale e segna incerte prospettive per il futuro dello stabilimento, SOPRATTUTTO NON CONTIENE NESSUN IMPEGNO PER LA BONIFICA DEL TERRITORIO E IL RISARCIMENTO DEI DANNI. Infatti il piano quinquennale è generico, la redditività in picchiata dopo i guadagni stratosferici degli anni precedenti, la mobilità è prolungata per altri dodici mesi, l’organico si riduce ulteriormente verso i 500 dipendenti, il taglio agli appalti, il ricorso all’apprendistato, l’orario sempre più flessibilizzato, dunque manutenzione in sofferenza. Dubbi, timori, preoccupazioni esplicite di parti del sindacato (CGIL) sul fronte dell’ambiente, della sicurezza, della prevenzione e della trasparenza, con richiesta di relativi investimenti. Compresa l’esplicita ammissione (CISL) degli avvenuti recentissimi inquinamenti del micidiale PFIB, perfluoroisobutene. Le analisi del PFOA (acido perfluorottanoico) nel sangue dei lavoratori, in quanto a campione, non rassicurano nessuno, dopo gli allarmanti risultati della Fondazione Maugeri di Pavia. Proprio mentre la Magistratura, dopo quello per avvelenamento doloso e mancata bonifica, sta aprendo altri due filoni di inchiesta: sulla sicurezza sul posto di lavoro e sulla qualità dell’aria. Naturalmente Solvay scarica la crisi sui lavoratori e non vorrà neppure aumentare il premio di partecipazione rispetto all’anno passato.
A livello di Gruppo Solvay le cose non sono andate meglio. Alla fine di settembre le vendite ammontavano a 6,286 miliardi di euro, in flessione del 13% rispetto al 2008, con differenti andamenti per le tre aree di business: farmaceutica (+5%), chimica (-11%) e materie plastiche (-26%). Il risultato netto a livello di gruppo è sceso del 17% a 354 milioni di euro. Tant’è che già a fine settembre Solvay aveva annunciato l’intenzione di cedere la divisione farmaceutica al gruppo statunitense Abbot per 5,2 miliardi di euro.
I costi della crisi sono pagati ovviamente dai lavoratori. Che non hanno tratto beneficio neppure dal recente rinnovo del contratto di lavoro dei chimici. Il contratto ha ottenuto un aumento di 150 euro in tre anni, ha cancellato l’automatismo degli scatti di anzianità, ha introdotto un fondo bilaterale aziendale per i cassintegrati ma escludendo i precari. I sindacalisti CGIL della Mozione Due hanno aspramente criticato l’accordo: “Il contratto ha recepito in modo plateale l’impostazione dell’accordo separato del 22 gennaio. L’Ipca è stato superato, è vero, ma il beneficio sui minimi rispetto a questo sacrificio ha tutt’oggi una interpretazione variabile: 11 euro secondo i sindacati, 19-22 per le imprese. Ancora: si è creato un fondo alimentato dalla bilateralità aziendale, ma non tutte le aziende lo attiveranno, dunque si affida una parte del welfare a una variabile. Si reintroduce la conciliazione e l’arbitrato, su cui la CGIL non ha mai espresso posizione favorevole. Si sostituisce il premio di risultato con quello di partecipazione, interamente variabile e legato anche all’indicatore della presenza. Si raddoppia il periodo di prova. Si peggiora la legge attraverso l’aumento a 48 mesi per la stabilizzazione dei contratti a termine”.

Altri guai in queste ore provengono dall’Antitrust che indaga su Solvay Pharma e Sanofi Pasteur Msd su ipotesi di intese restrittive della concorrenza per quanto riguarda i vaccini antinfluenzali. L’indagine è partita dopo la segnalazione di una gara della Asl di Alessandria.
L’Antitrust ha avviato un’istruttoria per verificare se Solvay Pharma e Sanofi Pasteur Msd abbiano posto in essere intese restrittive della concorrenza nel settore dei vaccini contro l’influenza “ordinaria” L’Antitrust vuole verificare se le due società si siano coordinate per alterare gli esiti di una gara indetta dalla Asl della Regione Piemonte per la fornitura del farmaco antinfluenzale.
Il procedimento è stato notificato oggi in alcune ispezioni in collaborazione con le Unità Speciali della Guardia di Finanza, ed è stato avviato sulla base di una segnalazione della scorsa settimana sulla gara indetta a settembre 2009 dalla ASL di Alessandria per la campagna di vaccinazione 2009-2010.
Per il lotto maggiore (96.000 dosi), erano state invitate 9 imprese, ma solo Solvay Pharma e Sanofi Pasteur Msd avevano presentato un’offerta, peraltro di gran lunga superiore a quella a base d’asta, finendo escluse. Per la gara successiva, dovendo garantire comunque la somministrazione del vaccino antinfluenzale, la Asl aveva aumentato il prezzo a base d’asta, e la sola Sanofi Pasteur Msd aveva presentato un’offerta, aggiudicandosi la fornitura. Per l’Antitrust “non è escluso che questi comportamenti possano essere il frutto di un più ampio coordinamento posto in essere a livello regionale o nazionale dalle due società”.

Incontro ad Alessandria il 22/12, Circoscrizione Nord


RINVIATO CAUSA NEVE
In questo momento nessuno sta realizzando il deposito unico di scorie nucleari ultra-sicuro previsto dalla legge. Il Governo dice che lo farà, ma non dice quando. Costruisce invece, là dove attualmente si trovano le scorie, nuovi depositi per stoccare le stesse in modo un po’ più sicuro, ma molto meno sicuro del deposito unico.
Una messa in sicurezza definita “provvisoria” e “a tempo indeterminato”, e quindi “definitiva”.
Una messa in sicurezza che prescinde dall’idoneità del luogo, e che quindi non tiene conto di falde acquifere, esondazioni, sismicità e difesa da attacchi terroristici.
Il Governo, tramite la Sogin lo fa a Bosco Marengo, al bordo di una strada statale, e intanto espelle un buon numero di dipendenti ex-FN che ora si occupano di energie alternative.
Lo fa violando varie norme, tant’è vero che che gli ambientalisti, sostenuti finanziariamente da un’ampia colletta popolare, hanno fatto ricorso al TAR Piemonte.
Ma non c’è solo Bosco Marengo perché ci sono ancora circa 2000 bidoni di rifiuti radioattivi ospedalieri liquidi di seconda categoria a Tortona, anche lì vicino ad una strada statale.
Ne discuteremo ad Alessandria martedì 22 dicembre alle ore 21 presso la circoscrizione Nord in viale Teresa Michel 17, in un incontro al quale sono invitati i cittadini, le forze politiche e le forze sindacali. Sarà presente Giampiero Godio di Legambiente.

Comitato antinucleare della Provincia di Alessandria

SIAMO SCESI IN PIAZZA

Già pochi minuti dopo la notizia delle minacce e delle intimidazioni, i primi erano in campo.
Una piazza virtuale -internet- ma una manifestazione di donne e uomini in carne e ossa, di singole persone e collettivi di persone: comitati, associazioni, reti, forum, liste, partiti opposti, operai, giornalisti, storici, medici, scienziati, sindacalisti, ecc. E ciascuna rete e ciascuna lista crea a sua volta altre piazze. Tanti accenti da tutto lo stivale, anche dall’estero, ma una voce sola: isoliamo, accerchiamo i mandanti e gli esecutori. Una diga democratica.
Su questo blog, la piazza, di Medicina democratica continuano ininterrotti ad affluire i messaggi (altrettante le telefonate e i messaggini). Uno spaccato dell’Italia sana che lotta per la salute e la giustizia, in un clima unanimemente definito “pesante” in fabbrica e fuori. Prese di posizioni. L’invito alla Magistratura ad andare avanti dopo che la Procura di Alessandria ha reso noto i nomi dei 38 indagati dell’inchiesta sull’avvelenamento doloso e l’omessa bonifica, che vede sotto accusa Ausimont, Arkema e soprattutto Solvay per aver sepolto a Spinetta Marengo cromo esavalente e altri cancerogeni in oltre 500 mila metri cubi di terreno. La solidarietà a Medicina democratica che, dopo gli esposti (un altro in preparazione sul PFOA), è impegnata a raccogliere, fra i lavoratori e i cittadini ammalati e fra i parenti dei deceduti, le domande di costituzione a parte civile, e che per questo è diventata l’obbiettivo principale delle intimidazioni.Disponibilità e proposte. Di altre associazioni a costituirsi parti civili, e auspicando il reato di devastazione. L’aiuto di prestigio a partecipare quale consulente tecnico di parte civile. Il boicottaggio degli articoli a base di prodotti Solvay. Fare di Alessandria una battaglia-pilota. Un presidio davanti ai cancelli del polo chimico. Una assemblea pubblica piemontese. Anzi, una grande manifestazione nazionale ad Alessandria. Contro il ricatto occupazionale della Solvay che terrorizza lavoratori con adunanze da caserma. Per l’alleanza ambiente e lavoro. Mentre Spinetta entra addirittura nell’Atlante storico di siti inquinati. E si sta scrivendo il libro, prefazione della Iena Pelazza. E tanto altro.
Insomma una grande risposta democratica.
Qui sotto le tante voci che vale la pena ascoltare

La Rete Italiana RIFIUTI ZERO esprime vicinanza e solidarietà agli
attivisti e alla popolazione di Spinetta Marengo per i danni
alla loro salute provocati dall’ interramento di rifiuti contenenti cromo
esavalente (cancerogeno) ad opera di Ausimont, Arkema e Solvay e per le
intimidazioni agli attivisti e le esplicite minacce a Lino Balza.
Siamo vicini a Lino e a Medicina Democratica, da sempre impegnata a difesa della
salute di lavoratori e popolazioni, e disponibili come rete italiana rifiuti
zero per eventuali iniziative.
Un abbraccio
Rete Italiana Rifiuti Zero

ciao a tutti vi siamo vicini,
e capiamo la vostra condizione perchè anche a bussi sul tirino , pescara, in seguito a delle discariche abusive di sostanze tossiche ad opera dell’ausimont, montedison, e ora solvay non solo hanno inquinato il territorio e le falde acquifere ma le acque sono state captate e distribuite come acqua potabile a 400mila persone per circa 20 anni.
ci sono stati indagati sia tra i dirigenti di allora ultra ottantenni sia tra i politici , l’opera di bonifica non è ancora partita ma non molliamo. a presto
angela di giovannantonio forum acqua abruzzo social forum
Forza Lino Balza, io rilancio su Rosignano Solvay (LI) la lotta di Spinetta.
Maurizio Marchi (Medicina democratica Livorno)

Caro Lino,
Ti esprimo la mia totale solidarietà, anche a nome del Comitato di Redazione di Medicina Democratica e del Centro per la Salute “Giulio A. Maccacaro” di Castellanza, per gli ignobili attacchi che Ti stanno portando.
Per quanto concerne le iniziative legali che verranno intraprese, ivi comprese le costituzioni di parte civile di Medicina Democratica e delle persone che con essa si costituiranno nel procedimento penale, se Tu lo riterrai conta anche sulla mia persona per svolgere, assieme ad altri, l’attività di consulente tecnico di parte civile.
Un consiglio e una proposta:
– raccogli in modo certosino tutte le prove relative alle intimidazioni di cui sei fatto oggetto, ivi comprese le scritte murali attraverso riprese fotografiche datate e localizzate topograficamente, e quant’altro riterrai;
– sentiamoci a breve per concordare con le compagne ed i compagni di Medicina Democratica, in primis della Regione Piemonte, per promuovere ad Alessandria una pubblica assemblea – (chiedendo formalmente agli enti competenti di poterla svolgere nell’aula consigliare del Comune o della Provincia o in altra sala pubblica che riterrai) – per affrontare le tematiche al centro dell’iniziativa che il Movimento di Lotta per la Salute porta avanti con impegno e rigore da anni anche sul terreno dell’iniziativa legale, per affermare i diritti inalienabili alla salute e a fruire di un ambiente salubre all’interno ed all’esterno dei luoghi di lavoro, nonchè per imporre una rigorosa bonifica dei siti così gravemente inquinati dalle industrie (Ausimont, Arkema e Solvay) che si sono succedute nella gestione del polo chimico di Spinetta Marengo; respingendo così pubblicamente al (o ai) mittente gli squallidi attacchi che stanno portando alla Tua persona.
Un forte abbraccio e cari saluti.
Luigi Mara

Esprimo Grande ammirazione per chi, come Lino Balza e come Medicina democratica, con l’apporto di quanti al loro fianco credono e sostengono la causa, si espone in prima persona denunciando fatti gravissimi come quelli che stanno accadendo in questi giorni avverso LINO BALZA e quanti denunciano reati gravi che ledono la salute dei cittadini. Incito gli attivisti e gli abitanti di Spinetta Marengo a non cedere né a ricatti né a intimidazioni. Incito tutti a sostenere le loro iniziative, a difesa della loro acqua, dei loro diritti, della loro libertà di espressione – innanzitutto di SOSTENERLI. Io lo farò.
Chiedo a tutte le realtà, che sono tantissime, e che operano eticamente e fattivamente per un MONDO MIGLIORE di sostenere questa iniziativa che ci riguarda TUTTI.
Non possiamo più tollerare la violenza che ci viene fatta continuamente dai camorristi, da tutte le mafie, dichiarate e non, e innanzitutto da PRIVATUCOLI SCHIFOSI E ABBIETTI. IO SCHIFO per il loro modo di fare LA SOLVAY, LA AUSIMONT (gruppo MONTEDISON) E LA ARKEMA (arredamenti,docce,ecc..) E SIMILI E NON COMPRERO’ MAI PIU’ I LORO PRODOTTI e SPERO CHE TUTTI FARANNO LO STESSO!!!
Consiglia Salvio del Coordinamento regionale campano per la gestione pubblica dell’acqua – e della lista acqua nazionale di Rete lilliput

Gent.mo Lino Balza,
a nome mio personale e del Coordinamento dei Comitati della Provincia di Pesaro e Urbino Le esprimo la piena solidarietà per l’impegno e le battaglie che sta conducendo. Ci auguriamo che siano presto scoperti e perseguiti gli autori delle minacce.
Cordiali saluti.
Alfredo Sadori

Siamo tutti con te Lino!
Voi piemontesi poi siete dei duri….
Roberto Pirani

INVIAMO UN CARO SALUTO E TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA’ A CHI NON HA CEDUTO DI FRONTE A MINACCE ED INTIMIDAZIONI.
EPICENTRO SOLIDALE – L’AQUILA

A Lino, compagno di lotte, oltre la mia solidarietà personale, anche
quella dell’Associazione Michele Mancino, impegnata nelle dure
battaglie per l’agricoltura, la sicurezza e la sovranità alimentare,
l’AMBIENTE e i beni comuni.
Dove più dove meno, gli animatori di queste lotte, vengono sempre
fatti oggetto prima di scherno e poi di minacce. Oltre che a
combattere, siamo abituati anche a RESISTERE.
Fraternamente
Tonino Mancino.

Un abbraccio con tutta la forza che possiamo trasmettere, anche da noi dell’Associazione Yaku
Enzo

A Lino Balza come a tutti quelli che si battono, mettendo in gioco le sicurezze e le comodità di una vita normale, per la giustizia, il diritto, la salute e l’ambiente va la nostra piena solidarietà.
In questo paese allo sbando i portatori di valori e di ideali sono un faro per quelli che hanno ancora speranze di cambiamento.
Claudio Orazi
Ass.ne Ambientalista LA LUPUS IN FABULA onlus

!solidarieta’!
katia lumachi

Siamo a fianco della lotta per la salute e l’ambiente come valore fondante del nostro esistere e nell’ambito di un percorso di reciproco e solidale sostegno rinnoviamo l’appoggio alla battaglia-pilota di Alessandria ed a Lino che ne sostiene l’impatto in prima battuta.
Campagna pubblica Non bruciamoci il futuro – LAZIO
Massimo Piras

A Lino Balza, a Medicina Democratica, e al popolo degli inquinati
alessandrini, mandiamo un segno di solidarietà a nome del Gruppo di
Ravenna Viva. E’ tutto scandaloso ma che sia stato l’intervento de Le
Jene a smuovere le letteralmente le acque invece che l’ARPA, l’AUSL, la
Medicina del Lavoro, oltre che al Sindaco, primo responsabile per la
salute pubblica è ancora più grave!
Il loro silenzio, accondiscendente nei fatti, ha coltivato la protervia
dell’Azienda. Non resta che sperare nell’azione della Magistratura.
Forza e grazie! Grazia x RAVENNA VIVA –

Ho letto su altra lista delle vicende di Alessandria e dintorni.
Esprimo tutta la mia solidarietà e il mio incoraggiamento a Lino Balza e a quanti altri si stanno impegnando in questa ennesima vicenda di inciviltà!
Alessandra Mambelli
“My message is my life.” (Gandhi)

Ciao Lino. Tutta la solidarietà per le intimidazioni subite. Anche noi del centro sociale fornace di Rho abbiamo a che fare con Arkema, che ha uno stabilimento accanto alla ferrovia che sputa merda sul territorio. Alcuni cittadini che abitano vicino ci hanno contattato per le puzze che questa azienda produce.E qualche mese fa abbiamo denunciato pubblicamente che Arkema lascia i vagoni di acetoncianidrina sul binario che entra dentro lo stabilimento, in attesa che siano utili al ciclo produttivo, con gravi rischi, perchè in caso di incidente ferroviario farebbero morire i cittadini di Rho come mosche. Ecco il comunicato che avevamo fatto. Tienici informati. Andrea

Dopo l’ennesimo grave incidente ferroviario avvenuto all’altezza di Viale Monza a Milano nella notte del 20 settembre 2009, e il precedente gravissimo incidente ferroviario del luglio scorso a Viareggio, ci domandiamo quali siano i livelli di sicurezza sulle nostre linee. In particolare segnaliamo che a poche decine di metri dalla stazione di Rho, all’ingresso dell’azienda chimica Arkema srl, su un binario che costeggia le linee Milano Varese e Milano Novara, per entrare poi all’interno dell’azienda, sostano spesso treni composti da più vagoni cisterna per il trasporto di sostanze chimiche, utilizzate per la produzione. Non possiamo affermare con certezza se quei vagoni cisterna siano pieni e vengano lasciati sui binari prima dell’ingresso in azienda in attesa di immetterli nel ciclo produttivo, o se vengano lasciati sui binari dopo averli svuotati e per quale motivo ciò avvenga. Nell’ipotesi che i vagoni siano pieni, ci troveremmo di fronte ad un grosso rischio, poiché tra le sostanze che vengono trasportate all’interno dell’azienda per via ferroviaria, vi è anche, tra le altre, l’acetoncianidrina, una sostanza che allo stato gassoso e allo stato liquido potrebbe comportare in pochi minuti un disastro di proporzioni incalcolabili per la popolazione di Rho e delle città limitrofe. Ci domandiamo pertanto se questa situazione sia sotto controllo e cosa potrebbe capitare nella malaugurata ipotesi che si verificasse un incidente o un deragliamento proprio a quell’altezza, in considerazione del fatto che i treni per i pendolari, in particolare della linea Milano Novara, per usare un eufemismo, non sembrano essere così nuovi e soggetti alla cura e alla manutenzione di cui avrebbero bisogno, né tanto meno sulla linea vengono fatti gli investimenti necessari, poiché da anni vengono dirottati tutti sulla costruzione della linea Tav Milano Torino.
Nella mattinata di oggi abbiamo dunque segnalato questa situazione al Comando dei Vigili del Fuoco di Rho. Centro sociale fornace di Rho.
Caro Lino,
la più fraterna solidarietà.
Marco Bersani
ATTAC ITALIA

Esprimiamo con vigore e sdegno la piena solidarietà agli Uomini di Medicina Democratica, in difesa della Verità e del diritto alla Salute.
sergio moccia e caterina esposito -mugnano di napoli-

Caro Lino,
Le esprimo tutta la mia solidarietà come italiana, come giornalista e
come membro di numerosi comitati che si stanno battendo contro il
progressivo avvelenamento dell’ambiente da parte di lestofanti
incoscienti! Le intimidazioni e le minacce non fermeranno mai la lotta
giusta di chi come lei vuole il bene comune! Coraggio amico, lei è un
esempio bellissimo di democrazia, di forza e di coerenza! Non demorda e
non si senta solo! Siamo in tanti a lottare e tutti insieme siamo solidali con lei! Un abbraccio
Paola Bozzini
giornalista veronese
Carissimo Lino
siamo con te, tieni duro!!

Gino Carpentiero e tutta Medicina Democratica di Firenze

Da Montale-Agliana (PT), anche la mia solidarietà a TUTTI coloro che lottano contro i TUMORIFICI, in particolare a Lino Balza.
Patrizia Rocchetti Comitato Piana
Solidarietà e vicinanza da Sesto Fiorentino, Mariangela Sirca, Silvano
Recati, Albino Cori, Anna Salvadori.
Forza! Perchè abbiamo ragione e la faremo valere!
Mi unisco alla solidarietà di molti che spero siano sempre più numerosi Le intimidazioni non ci fanno paura, ci confermano che siamo nel giusto e ci danno più forza. Un abbraccio
Adriana Pagliai esponente di
Medicina Democratica
Coordinamento Comitati della Piana FI – PO – PT
Rete Nazionale Rifiuti Zero
Di fronte alle minacce e alle intimidazioni ad opera di inquinatori senza scrupoli verso Lino Balza, gli attivisti e gli abitanti di Spinetta Marengo, “colpevoli” di difendere la salute di lavoratori, cittadini e del territorio, invio la mia solidarietà a tutte le persone colpite da queste infamie e a Lino Balza, per il quale aggiungo un forte abbraccio.
fabrizio bertini della Rete Italiana Rifiuti Zero.

Caro Lino Balza, hai tutta la mia solidarietà e stima!
Gian Luca Garetti,
isde,med.dem,cncmas-firenze

Carissimo Lino, il Comitato Acqua Pubblica di Cremona si associa al Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua nell’esprimerti massima solidarietà e stima. Coraggio, siamo tutti con te e con chi insieme a te porta avanti battaglie così importati per tutta la collettività. Grazie,
Francesca Berardi per il Comitato Acqua Pubblica di Cremona
Siamo solidali con Lei
Federazione Associazioni Ambientaliste Campania Felix
Dott. GENNARO ESPOSITO
Membro ISDE – MEDICI PER L’AMBIENTE – COORDINAMENTO CAMPANIA

Vi esprimo tutta la mia solidarietà per la vostra battaglia contro gli assassini in braghe bianche e colletto inamidato della Solvay.
Barbieri Mario
insegnante scuola superiore
Brogliano (VI)

Esprimo grande solidarietà a Lino Balza a nome personale e a nome di CONTRAMIANTO E ALTRI RISCHI ONLUS che è pronta da subito a costituirsi parte civile nel processo che si sta avviando
LUCIANO CARLEO
CONTRAMIANTO E ALTRI RISCHI ONLUS TARANTO

Caro Lino,
siamo solidali con te, vai con coraggio!
Giorgio Forti

Caro Lino, tieni duro! siamo con te …
salute
michelangiolo bolognini
Piena solidarietà a Lino Balza e a tutti i tecnici di medicina democratica per il prezioso lavoro che svolgono per tutelare la salute e i diritti dei lavoratori e in genere per i cittadini. Teneteci informati sulla situazione e diteci cosa possiamo fare per aiutarvi. Un abbraccio
Mariapia Passigli
Redazione di Fuori Binario

Solidarietà
da silvio bonomo
e dal comitato nopriv -castelbuono (palermo)

Solidarietà anche da
Gioacchino Cannizzaro
(comitato no priv – contro la privatizzazione dell’acqua – Castelbuono – Pa)

Anche l’associazione L’ALTRASCIACCA
invia al nostro Lino la sua solidarietà… non molliamo!!

Matteo Mangiacavallo

Il Comitato Spontaneo di lotta contro Acqualatina di Formia (LT)
ti porge la sua solidarietà
un abbraccio Gennaro Varriale

Solidarietà anche dal Comitato Umbro Acqua Pubblica!
Michela

Solidarietà e un abbraccio.
Roberto Melone
Comitato territoriale Savonese
per il Contratto Mondiale sull’Acqua

Lino siamo tanti e tutti con te, quando ti giri dietro le tue spalle trovi centinaia e centinaia di persone che ti appoggiano e ti chiedono di andare AVANTI.
Un abbraccio Forte
Rosanna Crocini (portavoce Forum Per la prov. di Pistoia) E Comitato Di Agliana

Solidarietà a Lino Balza e a tutti i cittadini che difendono la propria Terra.
Giovanni Vianello
Meet Up 100 masserie Crispiano/Taranto

A Lino Balza e a Medicina Democratica tutta la solidarietà e l’apprezzamento mio personale e del Comitato per la Tutela delle Risorse Idriche e Ambientali del Territorio di Mazara del Vallo
Silvana Mannone

A Lino Balza la più grande e affettuosa solidarietà per il suo impegno
personale e come rappresentante di Medicina Democratica. Contro le
intimidazioni collegate all’impegno sulla vicenda degli avvelenamenti
provocati da Ausimont, Arkema e Solvay la disponibilità ad intervenire in
una grande manifestazione/presidio è massima, basterà un messaggio con un
appuntamento e dal Trentino non credo proprio che verrò da solo.
Gianfranco Poliandri

La forte solidarietà della redazione di Lavoro e Salute con le battaglie di Balza e Medicina Democratica di Alessandria. Per la redazione
franco cilenti
Esprimiano tutta la nostra solidarietà a Lino Balza, a Medicina Democratica e a tutti i cittadini do Spinetta e Bosco Marengo che, esercitando un diritto elementare, hanno subito minacce e intimidazioni da parte di chi per interessi economici mette a rischio la salute di tutti.
Comitato Provinciale Articolo 32
esprimo la solidarietà oltre che di medicina democratica anche dell’AIEA, Associazione Italiana Esposti Amianto
Fulvio Aurora
Anche l’associazione L’ALTRASCIACCA invia al nostro Lino la sua solidarietà… non molliamo!!

Mat
a nome del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua
vogliamo dare la solidarietà a lino e a tutti quelli
che stanno lottando per difendere il diritto alla
salute e per pretendere giustizia ?
penso proprio che non si può tacere, soprattutto per il
clima pesante che si respira e per le intimidazioni che
diventano sempre più nere. Iolanda

Solidarietà anche da Gioacchino Cannizzaro (comitato no priv – contro la
privatizzazione dell’acqua – Castelbuono – Pa)

…anche da parte di Lucio Santoni , Acqua pubblica Falconara M.(an)

Caro Lino
l’Associazione Liblab è al tuo fianco e cammina con il gruppo di Medicina Democratica sulla stessa strada di difesa intransigente del diritto alla salute dei lavoratori e dei cittadini di Spinetta e Bosco Marengo. L’inquinamento dell’acqua è l’altro versante insieme allo scippo “ope legis” della micidiale moneta con cui industria e finanza stanno rubando l’acqua ai cittadini. Il Forum deve prendere posizione pubblica comune su questa vicenda.
Per parte nostra le pagine di Liblab sono aperte a qualsiasi intervento, dichiarazione o documentazione che vogliate pubblicare su questa atroce vicenda.
Un forte abbraccio
Antonio Valassina

tutta la mia solidarietà a Lino. Proposi a suo tempo un articolo per la legge di ripubblicizzazione che prevedeva casi come questi e quelli umbri (cromo esavalente anche lì) venissero equiparati al reato di devastazione previsto nel codice penale (e applicato con molta leggerezza in altri e meno dannosi casi).
Sarebbe il caso di prendere una posizione ufficiale.
Un abbraccio
Giampaolo Pellegrini

Grande solidarietà da parte dell’associazione Rete Radiè resch di Quarrata
(PT) a Lino.
Avanti!
Antonio Vermigli

ESPRIMO PIENA SOLIDARIETA’ A LINO BALZA E A MEDICINA DEMOCRATICA, BERSAGLIO DI MINACCE PER LA MERITORIA AZIONE SVOLTA IN DIFESA DEL DIRITTO PRIMARIO ALLA SALUTE E A TUTELA DELL’AMBIENTE.
VALENTINO TAVOLAZZI
Medicina Democratica
Diritti al futuro
Consigliere comunale Progetto per Ferrara

In piena sintonia e appoggio alla lotta di Lino.

Marco Caldiroli

Caro Lino, comprendo le difficoltà che incontrate e ti sono vicino.
Probabilmente non è il momento, ma comunque ti faccio ugualmente questa proposta:
come Fondazione Micheletti abbiamo un progetto di censimento e di atlante storico di tutti i siti inquinati a livello nazionale (www.industriaeambiente.it). Ci piacerebbe inserire una scheda sulla storia del sito di Spinetta-Marengo Che ne dici? Buon lavoro.
Marino Ruzzenenti

Piena solidarietà a Lino Balza per tutte le iniziative messe in campo per affermare il diritto alla salute.
Roberto Bianchi

caro Lino,
ti siamo tutti vicini e di fronte ai messaggi mafiosi non abbiamo altra soluzione che dichiarare apertamente che la lotta non è individuale ma collettiva.
Facciamogli sapere che non gli servirà a nulla cercare di intimorire il singolo perchè la battaglia è nelle mani di tutti e tutti la portiamo avanti con la stessa determinazione.
L’unica battaglia che si perde è quella che non si combatte (madres de plaza de majo).
Un abbraccio a te, alla tua famiglia ed ai compagni del posto
Per Medicina democratica di Savona
Maurizio Loschi

Caro Lino, ti esprimo la massima solidarietà e vicinanza, a nome mio e dei compagni della sezione di Medicina democratica di Milano.
Maurizio Bardi

Solidarietà incondizionata a Lino Balza anche dal
circolo “Chico” Mendes e dal
Gruppo operaio di autoaiuto “R.Battelli”.
Vito Totire

Esprimo la mia piena e totale solidarietà a Lino Balza
Patrizia Gentilini

Solidarieta’ per Lino e per il suo impegno da parte di tutto il gruppo di
MEDICINA DEMOCRATICA DI BRINDISI.
Gino Stasi

Caro Lino,
non ti conosciamo personalmente ma sappiamo delle tue lotte per la tutela della salute dei lavoratori e della popolazione. Ti siamo vicini, convinti che le minacce che hai ricevuto non diminuiranno il tuo impegno. Grazie per quello che fai.
Renato Bolognese
Associazione per la pace di Novara

Caro Lino Balza,
ti esprimo la mia completa solidarietà per tutte le tue lotte e per tutte le difficoltà che stai incontrando.
Laura Valsecchi

da trenta anni attivista e militante dei movimenti per la salute, l’ambiente e il lavoro nel territorio vicentino. esprimo la mia più piena solidarietà a Lino Balza per le vili minacce a cui è soggetto .
Luciano Panato ex consigliere provinciale P.R.C

Di fronte alle minacce e alle intimidazioni ad opera di inquinatori senza scrupoli verso Lino Balza, gli attivisti e gli abitanti di Spinetta Marengo, “colpevoli” di difendere la salute di lavoratori, cittadini e del territorio, invio la mia solidarietà a tutte le persone colpite da queste infamie e a Lino Balza, per il quale aggiungo un forte abbraccio. fabrizio bertini della Rete Italiana Rifiuti Zero.
Piena solidarietà e sostegno a Lino Balza dal
Comitato acqua pubblica Ferrara
Davide Scaglianti

Solidarietà a Lino Balza ed al suo impegno per la difesa della
salute dei cittadini anche dal
Comitato Acqua Bene Comune Prato.

Ciao Lino,
piena solidarietà e ringraziamenti per quello che state facendo sperando che
finalmente si arrivi all’incriminazione di certi “gruppi” ai quali è sempre stato
concesso tutto.
La speranza è che la cosa faccia scuola, cosi da poter replicare in altri territori
l’azione di “costituzione in parte civile dei soggetti danneggiati”, effetto che
preoccupa più di altri fattori ambientali…i nostri nemici cancrovalorizzati &
inquinatori, dovendo poi pagare in moneta sonante le loro malefatte.!!
Gianfranco Ciulli
Coordinamento Comitati della Piana di Firenze-Prato-Pistoia

mi unisco alla solidarietà a Lino Balza. Luciano Panato ex consigliere provinciale del P.R.C. di Vicenza e attivista di
comitati del vicentino per la difesa dell’ambiente della salute del lavoro

Piena solidarietà a Lino a nome dell’associazione Diritto al Futuro. Naturalmente anche interpretando il sentimento della Rete Italiana Rifiuti Zero rimango disponibile per auspicabili iniziative pubbliche contro ogni forma di intimidazione. Rossano Ercolini

Caro Lino,
ti esprimo la mia più totale solidarietà, anche a nome di tutti quelli
che sono impegnati con me sulle battaglie del mio territorio per la
salute e l’ambiente.
Marco Giustini
Consigliere Municipio Roma 16
Lista Beppe Grillo

A Lino Balza la piena solidarietà contro le ignobili minacce e il ringraziamento per il suo impegno costante e coerente a difesa della salute e dell’ambiente!
Un abbraccio!
Ezio Corradi
Vicepresidente Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia

E’ con grande stima per il lavoro da Lei e da Medicina democratica svolto in tutti questi anni che Le esprimo la mia piena solidarietà di fronte agli attacchi di coloro che si sono permessi spudoratamente ed illecitamente di contaminare il suolo e mettere una pesante ipoteca sulla salute e la vita delle popolazioni locali
Riccardo Petrella
Professore di ecologia umana, Accademia di Architettura, Mendrisio (CH)

Massima solidarietà a Lino Balza e agli attivisti e attiviste di Medicina Democratica per il lavoro che svolgono a sostegno dei diritti, a partire dal diritto alla salute.
Teneteci informati di come procedono le cose; siamo disponibili a forme di mobilitazione,
Ornella De Zordo
PerUnaltracittà – lista di cittadinanza – Firenze.

Hai tutta la mia solidarietà!
Forza e coraggio!!!
Pino Mele
Care/i,
a nome del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua esprimo pieno sostegno e solidarietà alle attiviste e attivisti di Medicina Democratica che si battono per il diritto alla salute.
Considerateci al vostro fianco pronti a mobilitarci se lo riterrete opportuno.
Un saluto.
Paolo Carsetti
Segreteria Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Carissimi,
Mauro Coltorti ed Irene Mazza esprimono pieno sostegno e solidarietà alle attiviste e attivisti di Medicina Democratica che si battono per il diritto alla salute.
Considerateci al vostro fianco pronti a mobilitarci se lo riterrete opportuno.
Un saluto.
Mauro Coltorti e Irene Mazza

Esprimiamo pieno sostegno e la massima solidarietà a tutti gli attivisti di Medicina Democratica che si battono per il diritto sacrosanto alla salute.
Un caro saluto.
Alessandro Brunetti
comitato pro acqua gualdo

A nome del Comitato Territoriale Novare Acqua, di cui fa parte anche l’associazione medicina Democratica di Novara, inviamo il nostro appoggio e solidarietà alle attività di Lino Balza e di Medicina Democratica
Paolo Rizzi

Ci uniamo anche da tutta la Puglia.
Beppe di Brisco
Comitato regionale “acqua Bene Comune”

Care/i,
a nome del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua esprimo pieno sostegno e solidarietà alle attiviste e attivisti di Medicina Democratica che si battono per il diritto alla salute.
Considerateci al vostro fianco pronti a mobilitarci se lo riterrete opportuno.
Un saluto.
Paolo Carsetti

Tutta la mia solidarietà, da vice-presidente dell’associazione di volontariato Grilli biellesi ti posso garantire che hai il nostro sostegno. Grazie per quello che stai facendo, Lorenzo D’Amelio
Sicuramente dalla vostra… nostra parte.
Alberto de Monaco, comitato acqua pubblica Aprilia.
Grazie, ciao

ESPRIMO IL MIO MESSAGGIO DI SOLIDARIETA’ PER IL CASO DI ALESSANDRIA.
FULVIO FIORENTINI
(CIVITA CASTELLANA-VT)

Pieno appoggio a Lino Balza e a Medicina Democratica per il meraviglioso lavoro che stanno facendo a favore della salute e della democrazia ad Alessandria. Un abbraccio da tutti i membri del Comitato Acqua Pubblica / Comitato Beni Comuni di Cremona.
per il comitato
giampiero carotti

Tutta la nostra solidarietà.
Non sei solo.
Comitato acqua pubblica di Velletri
Lino seguiamo sempre il tuo impegno Silenziosamente ma sempre e costantemente. Ma quando c’è bisogno di far sentire la nostra voce per rafforzare il tuo impegno siamo qui.
Nessuno potrà cercare di isolarti, perchè automaticamente si troverà accerchiato!
Vicinanza e solidarietà.
Per il Comitato acqua pubblica Aprilia,
Alberto De Monaco

Piena solidarietà a Lino , quando andiamo a toccare i loro interessi si
scatenano le minacce che non ci fanno paura Lino siamo tanti e tutti con te ,
Avanti non arretreremo mai
Rosanna Crocini portavoce Forum per la prov. di Pistoia

buongiorno,
ero al corrente di questi fatti e anche del sempre più discusso
comportamento dei loro amministratori.
Anche le intimidazioni sono sullo stesso piano.
Con la presente vorrei dimostrarle la mia più completa solidarietà.
Cordiali saluti
Paolo Piffer

Credo che la migliore solidarietà sia quella che si dimostra con fatti concreti, a volte apparentemente minimi ed insignificanti, ma che di questi tempi di crisi invece assumono un valore particolare e forte, come rinnovare l’adesione a Medicina Democratica ogni anno, anche se si fatica ad arrivare a fine mese. A questo si può aggiungere il prendere posizione pubblicamente contro simili prepotenze intimidatorie ed abusi perpetrati con protervia a danno della salute dei cittadini e facendo scempio dell’ambiente.
Grazie a Te per il coraggio e la perseveranza dimostrate
Ciao
claudio martinotti

Vecchio rompipalle, sai benissimo che qualunque cosa Ti serva, hai solo da chiedere.
Ciao.
Tony Carnevali

Ho la fortuna di non abitare in quelle zone, ma non posso che esprimere disgusto per l’avvelenamento del territorio che si continua a perpetrare in tutto il territorio nazionale e nella mia Provincia in particolare. Constato dai tuoi messaggi che l’inquinamento riguarda anche, oggi più che mai, il funzionamento della giustizia, purtroppo incapace di emettere sentenze in tempi accettabili e di estirpare minacce e comportamenti di tipo “mafioso”.
Ti esprimo pertanto la mia piena solidarietà e, se cruciale, mi rendo disponibile per continuare con il mio piccolo apporto economico alla battaglia legale in corso.
P.S. Per mia esperienza diretta, in generale e purtroppo, le bonifiche riparano in percentuale molto ridotta i danni ambientali prodotti dalle varie attività umane legali e non legali, accidentali e sistematiche. Gli inquinamenti vanno pertanto prevenuti.
Ciao. Gianluigi Bugada

Ciao Lino,
La raccolta di adesioni continua, anche se non è affatto semplice! Ci sono molti bastoni fra le ruote, la gente ha una paura tremenda. Comunque io continuo, sono in contatto diretto con lo studio legale e va bene così. Mi rincresce che tg3 non abbia mandato in onda l’intervista alla moglie del panettiere Volpe, mi sembrava pertinente ma sai, il giorno prima c’è stato l’incidente in stabilimento e credo abbia avuto la meglio come notizia. Intanto continua il progetto del libro, con Pelazza che scriverà la prefazione.
Grazie per i tuoi messaggi e a presto

Non ho problema alcuno ad esprimerti la mia solidarietà
Ciao Edgardo Rossi

Le compagne e i compagni della C.U.B. di Alessandria esprimono la loro piena solidarietà a Lino Balza, l’ esponente di Medicina Democratica fatto oggetto, nei giorni scorsi, di odiose minacce, sicuramente in riferimento al suo impegno e a quello della sua Associazione sul problema dell’inquinamento ambientale e della mancata bonifica del vasto territorio sul quale per decenni si sono scaricati i veleni di Ausimont, Arkema e Solvay.
La risposta del sindacato di base a ogni tentativo di impedire la ricerca della verità si è concretizzata oggi, giovedì 3 dicembre, con un volantinaggio davanti alla Solvay con il quale si sono invitati i lavoratori a prendere nelle proprie mani la difesa del posto di lavoro e della salute, propria e dei cittadini, senza sottostare all’ennesimo ricatto occupazionale e lottando, invece, per un grande progetto di investimenti che metta al primo posto la bonifica ambientale, foriera, oltre tutto di interessanti sbocchi lavorativi.
La C.U.B. ha inoltre sollecitato i lavoratori ad aderire all’iniziativa legale promossa da Medicina Democratica e ha già incaricato il proprio ufficio legale di individuare le forme più appropriate per la costituzione del sindacato come parte civile nel processo.
Rinnoviamo a Lino Balza e a tutti i lavoratori che possano avere subite indebite pressioni di qualsivoglia genere la nostra solidarietà e la piena disponibilità a lottare per respingere ogni provocazione.
Le compagne e i compagni della C.U.B. di Alessandria

Caro Lino ti sono molto vicino, come sempre e da sempre. Hai combattuto le ingiustizie, adesso che li stai mettendo alle corde, coloro che da una vita hanno distrutto l’ambiente, e il territorio, e la salute delle persone, ti vogliono fermare. Vai avanti e non mollare, se posso essere utile, contattami e sono a tua disposizione, un fraterno abbraccio. Marcello Rizza
Caro Lino
vai avanti così, non ti fermare, che ne abbiamo tutti bisogno.
Un abbraccio, Ivana Stefani

Stai facendo del bene. e ti stai comportando bene.
Pochi avrebbero avuto il coraggio e la costanza di fare ciò che hai fatto finora. Finchè te la sentirai, continua così.
Flavio Gamalero

Solidarietà contro la tirannide del silenzio e dell’indifferenza…
“che ne’ paesi dove la tirannide da molte generazioni ha preso radice, moltissime ve ne vuole prima che la lenta opinion la disvelga” Vittorio Alfieri (Della Tirannide cap VII COME SI POSSA RIMEDIARE ALLA TIRANNIDE)
Ely Raffaghello

Caro Lino,
giunga a te e a tutti/e coloro che sono coinvolti nella criminale vicenda dell’inquinamento delle falde acquifere spinettesi,
LA MIA TOTALE ED INCONDIZIONATA SOLIDARIETA’,
a fronte delle squallide e gratuite minacce a te pervenute.
Sarò presente, in caso fosse necessario, ad ogni azione che vada in direzione della difesa dell’interesse comune dei cittadini e dell’ambiente, contro logiche mafiose che difendono interessi di pochi.
Che queste pratiche possano finalmente finire ed essere duramente represse da istituzioni depurate da corruzione ed ambiguità!
Ciao, Franco Casagrande.

Con la presente, intendo porgerVi i miei più sentiti sentimenti di
solidarietà
dopo il recente e vergognoso episodio che Vi ha visti vittime. Il Vostro
impegno per la tutela di doverosi diritti è comunque la più bella risposta
…!
Colgo l’occasione per inviare anche i miei più cordiali saluti.
MARIO BOCCHIO
CONSIGLIERE COMUNALE DI ALESSANDRIA

Sostegno condiviso a Lino Balza e a tutta Medicina Democratica per il prezioso impegno a tutela della salute e dei beni comuni
Silvio Lami
consigliere provincia di Livorno
Rifondazione Comunista

Caro Lino, apprendo solo ora delle gravi intimidazioni delle quali sei stato oggetto. E’ questa purtroppo un’ulteriore prova del deterioramento delle relazioni sociali che stiamo vivendo. Sono con te solidale in questo momento e ciononostante ti invito a perseverare nel tuo impegno ecologista Cordiali saluti Claudio Lombardi

Ciao Lino,
ci conosciamo dai primi anni novanta, dai tempi del CEP delle FN, una battaglia alla quale hai dato un aiuto importante (conservo ancora i video dei tuoi interventi pubblici applauditissimi).
Ma questa non è che una delle tante battaglie che hai combattuto molto spesso solo: purtroppo le menti libere danno fastidio a molti e il coraggio di dire la verità lo hanno in pochi.
Tuttavia certe verità alla lunga entrano nelle coscienze e smuovono i cervelli e i cuori (ho letto con molto piacere l’articolo di Bottino).
Oggi questa tua rivincita, comunque andranno a finire le indagini e processi, è più che meritata.
Voglio esprimere tutta la mia solidarietà.
Con tanta stima
Piero Mandarino

Caro Lino, come gruppo ambientalista boschese della Lista Civica Bosco Solidale. ti esprimiamo la più totale solidarietà condannando i tentativi di intimidazione e le minacce che hai ricevuto. Giulio Armano

HAI TUTTA LA MIA SOLIDARIETA’ – SE DEVO FARE QUALCOSA DI SPECIFICO, DIMMELO. CIAO BOTTIROLI ANGELO LUIGI

Caro Lino,
sono al Tuo fianco!
abbracci
Adriano Licini

Dato che tutti gli altri posti erano già occupati, ci siamo seduti dalla parte del torto.
Bertoldt Brecht
Caro Lino
ti esprimo viva solidarietà e ti ringrazio per tutte le iniziative che hai messo in atto per la difesa della salute di tutta la Fraschetta. Si rimane increduli che qualcuno, forse ancora vittima del ricatto occupazionale e noncurante della propria ed altrui salute, si schieri dalla parte dell’inquinatore.
Dopo tanti anni trascorsi nell’indifferenza e nell’inerzia delle Istituzioni cui competeva la verifica e la soppressione degli abusi perpetrati in danno dell’ambiente e della salute pubblica,
finalmente la Magistratura sta operando con la dovuta attenzione al grave problema, e si spera voglia dedicare la opportuna sorveglianza per questi vili atti intimidatori
Francesco Piacentino – Comitati della Fraschetta

La Rete delle 55 Organizzazioni che costituiscono il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche e il Movimento nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio”
desiderano testimoniare la loro piena solidarietà nei confronti dell’amico Lino Balza e nella fondamentale azione civile che Lino stesso e Medicina Democratica stanno portando avanti in merito alla situazione ambientale attorno a Spinetta Marengo. Le intimidazioni vengano fatte cessare e si individuino le responsabilità. E’ in ballo la Democrazia. E noi la Democrazia la faremo rispettare.
Alessandro Mortarino

Totale solidarietà a Lino Balza contro ogni infame
intimidazione ricevuta per il suo indefesso impegno
civile, sociale a difesa dell’ambiente e dei soggetti
colpiti direttamente ed indirettamente dalle pratiche
inquinanti e criminali degli inquinatori di professione.
Dino Barrera Rappresentante dei
Verdi del Piemonte verso la Costituente degli Ecologisti

Il nostro pieno sostegno e appoggio a Lino Balza e a Medicina Democratica.
Vi giro moltiplicate per 1000000 le parole che abbiamo ascoltato tutta la mattina al banchetto: per fortuna c’è chi non sta a guardare.
GRAZIE
lorella lari

A Lino Balza e a medicina democratica tutta la solidarietà del Forum di Caltanissetta
Salvatore Petix

Caro Lino, essere dalla ” parte giusta” ci espone a molte conseguenze di cui alcune spiacevoli, come quella che ci documenti. Costoro non hanno inteso che le loro becere armi sono spuntate nei confronti di quanti contribuiscono al bene comune, che dentro la difesa di quel bene rientra il sostegno incondizionato e solidale ai suoi protagonisti.
Hasta la victoria Lino. Saluti da Vincenzo Miliucci e dal Coordinamento Antinucleare

Solidarietà e pieno appoggio a Lino Balza e ai tenaci amici di Alessandria, da sempre impegnati su mille fronti (cromo,nucleare, acqua) per denunciare e combattere le speculazioni di ieri, di oggi e di domani fatte sulla pelle della gente.
Sergio Gregori
Gruppo Acqua Pavia

A lino e a medicina democratica la mia solidarietà
sandro magni
comitato lecchese acqua pubblica

nell’esprimere tutta la mia personale solidarietà a chiunque abbia subito pressioni e intimidazioni, a partire da Lino Balza,compagno in tante battaglie ambientali, rivolgo un appello a tutte le realtà ambientaliste, ai sindacati, ai lavoratori del polo chimico, nonchè agli abitanti di Spinetta e del nostro territorio provinciale, perchè è qualcosa che ci riguarda
tutti: si smetta una buona volta di contrapporre il diritto al lavoro al diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente..non si può barattare l’occupazione con la sicurezza sul lavoro o con la salute nostra e del territorio che abitiamo, è sbagliato. Non si può accusare chi chiede ,giustamente, di far luce sulla vicenda e si preoccupa dello stato delle falde, della salubrità di aria ed acqua, di voler far chiudere l’azienda e togliere il lavoro ai suoi dipendenti.Nè si possono ignorare la questione lavorativa e le preoccupazioni dei lavoratori: per favore però, non ci si presti, non prestiamoci, al solito ricatto “o di qua o di là”, l’abbiamo già visto fin troppe volte; occorre che sindacati, associazioni e comitati, partiti, assumano una posizione chiara, in difesa della salute e del lavoro, tenendoli insieme, non contrapponendoli.
Confrontiamoci e adoperiamoci perchè venga fatta piena luce sulla faccenda,nessuna remora o reticenza: è qualcosa che dovrebbe interessare a tutti noi.
Daniela Cauli
Segretaria Rifondazione Comunista Circolo di Tortona

A Lino Balza e a Medicina Democratica tutta la mia solidarietà!
Pasqua De Candia
CISS/Cooperazione Internazionale Sud Sud

Se basta il messaggio di solidarietà, ci mancherebbe altro…!
(Però non vedo come possa aiutare)
Buona prosecuzione del lavoro!
Luisa Memore
Torino

PIENO SOSTEGNO A TE IN QUANTO PERSONA E ALLA CAUSA COMUNE.
PIERLUIGI CAVALCHINI

Esprimo tutta la mia solidarietà a Lino Balza, e a chi viene intimidito o minacciato. Temo però che sia un po’ poco.
gian domenico zucca u stuk

Caro Lino, rappresento la lista civica “no inceneritore” del comune di Campi Bisenzio (FI). A nome di tutti i campigiani che ci seguono ti invio questo messaggio per manifestare piena solidarietà a te, a Medicina Democratica e a tutti coloro che si stanno battendo contro tutte le intimidazioni e tutti i soprusi. Aspettiamo tue notizie.
Roberto Viti

Ravenna Viva esprime a Lino Balza la vicinanza e invita ad andare avanti con forza e solidali giorgio benelli

Solidarietà piena a tutti voi in questa battaglia esemplare.
Roberto Budini Gattai, Perunaltracittà, Firenze

Anche da Falconara Marittima siamo vicini all’impegno di Lino Balza, di Medicina Democratica e di tutti i cittadini che non si lasciano intimidire dalle minacce dei complici delle produzioni di morte e devastazione! Come Lino Balza ed insieme a Lino Balza e Medicina Democratica continueremo a resistere, tutti insieme e ciascuno nei territori in cui vive. Salute e saluti Loris Calcina

totale sostegno e solidarietà da parte mia e di tutto il Movimento No Coke Alto Lazio.
Simona Ricotti

A nome mio e della sezione di Medicina Democratica di Genova esprimo a Lino Balza la massima solidarietà militante.
Eraldo Mattarocci

E’ importante che si risvegli nelle menti la consapevolezza e la volontà di conservazione dello stato di essere vivente. A prescindere dalle esigenze monetarie e di mercato, non è assolutamente civile accettare un ricatto economico pagato con la propria salute, per nessuna cifra, men che meno quella che viene offerta. Di fronte a simili richi di malanno NON è possibile mostrare sufficienza o distrazione, perchè non si parla solo della generazione in cui esistiamo bensì di quelle che verranno. Per una volta è il caso di creare un precedente positivo, che ci consenta di stringere i nostri figli con la consapevolezza di averli difesi, una volta in più, da un andazzo globale oltremodo negativo
Sovranità Popolare Alessandria esprime la propria solidarietà alla battaglia intrapresa ed è favorevole all’idea di un meeting a livello nazionale sul tema offrendo, nei limiti delle modeste disponibilità, un contributo concreto alla sua realizzazione.

Caro Lino, esprimo a nome mio e di tutta la Sezione di Torino di Medicina Democratica la più grande vicinanza ed un ringraziamento per il tuo impegno e quello dei compagni di alessandria.
Un forte abbraccio
renato zanoli – md torino

Piena solidarietà a Lino Balza. Contro il nuovo fascismo
raccogliamo l’appello di Salvatore Borsellino: RESISTERE,
RESISTERE, RESISTERE.
Saluti e auguri.
Fabio Tomei- Medicina Democratica di Novara

L’associazione Ambiente & Salute esprime la propria solidarietà a Lino Balza e Medicina Democratica impegnati drammaticamente in una strenua lotta contro i titani degli interessi economici realizzati sulla salute dei cittadini. L’uso della violenza e della paura sua coinquilina sono l’ultima spiaggia di chi usa la terra come fosse sua, come lui fosse l’ultimo degli uomini a doverci vivere.
Tenete duro che non siete soli
Argante Brancalion
Ambiente & Salute
Bolzano

A Lino Balza, piena solidarietà contro ogni intimidazione mafiosa
che cerca di colpire chi più si batte per informare i cittadini
Mirella Belvisi consigliera della Sezione di Roma di Italia Nostra
Anche noi abbiamo il boss Cerroni padrone della città con
l’appoggio di tutte le forze politiche

Tutta la solidarietà a te e alle tue lotte.
claudio tamburini
coordinamento comitati delle piana firente prato pistoia

Caro Lino,
Ti sono vicina anche a nome della Sezione di Novara-Verbania di Medicina Democratica e ti esprimo tutta la nostra solidarietà.
Concordo con le proposte tue e di Luigi di organizzare una Assemblea Pubblica ad Alessandria e anche una manifestazione.
Grazie per il tuo impegno e per le tue lotte di tutti questi anni per la salute e la democrazia.
Carla Cavagna

Da Napoli la nostra solidarietà a Lino Balza .
Non ci va di fare retorica sapendo cosa si prova in un clima di continua intimidazione : forse la consapevolezza di non essere isolati può aiutare ad andare avanti ma forse non basta .
Forse è necessaria qualche altra iniziativa : perchè i mass media tacciono ? Possibile che non si trova un giornalista disposto a fare un pezzo sul caso?
Paolo Fierro Medicina Democratica Napoli
Caro Lino, Ti esprimo tutta la mia solidarietà.
Walter Fossati.

Solidarietà totale e offerta concreta di aiuto.
Come?
Lino e Marco fatemelo sapere.
Abbraccio
Valerio Gennaro
Medicina democratica Genova

piena ed assoluta solidarietà!
Juri BOSSUTO
PRC Piemonte Consiglio Regionale

Solidarietà a Lino Balza. Solidarietà per le minacce che ha denunciato e per quelle che non ha denunciato. Solidarietà a lui e a tutti coloro che vivono sotto ricatto e non possono parlare.
Tino Balduzzi. Comitato antinucleare della Provincia di Alessandria.

Esprimo a Lino Balza la più sentita solidarietà, mia personale e di tutti gli iscritti alla mia associazione, per il suo ammirevole impegno.
Rosa Stano – Pres. Ass. Aurora per la Tutela della Salute Mentale – Bari

Rinnovo la solidarietà e l’appoggio, per quanto possibile, al lucido ed efficace Lino.
bravo e salute
Valerio

Caro Lino Balza,
ti esprimo la mia completa solidarietà per tutte le tue lotte e per tutte le difficoltà che stai incontrando.
Laura Valsecchi

Potrete, così, meglio cogliere l’anima dei movimenti e di questo grande patrimonio civile che fa della solidarietà uno strumento di lotta..

SOLVAY SOLEXIS: Il servizio del TG3 Piemonte

Il servizio mostra una perizia, commissionata dalla Procura, dove viene descritto l’impatto del polo chimico sulle falde superficiali e profonde di Spinetta Marengo.

Il Procuratore Michele Di Lecce in una breve intervista conferma che la Solvay Solexis nel 2002, al momento dell’acquisizione del sito, era a conoscenza della situazione d’inquinamento pregressa e sembrerebbe che la gestione della multinazionale belga abbia aggravato tali condizioni.

SOLVAY SOLEXIS: I trentotto sotto accusa

Martin Stephan (amministratore Arkema 1995-98)
Massim Alain Barbet (amministratore Arkema 1998-2000)
Bertrad Repellin (amministratore Arkema da 1998-2000)
Ennio Benito Pellino (amministratore Arkerna 1998-99)
Andrè Ladurelli (amministratore Arkema 1998-2001)
Paul Vidalic (amministratore Arkema da 1998-2001)
Joseph Yves Bercy (amministratore Arkema 2001-03)
Jean Marie du Rusquec De L’Estang (amm. Arkema 1998-03)
Benoit George Mare Breyanaert (amm. Arkema 2001-03)
Alberto Salvaderi (amm. Arkema 1999-2004)
Jean Marie Pierre Chanoine (amm. Arkema 2003-04)
Raimond Thierry Lemonnier (amm. Arkema 2003-07)
Marie Yves Henri Dugert (amm. Arkema 2001-07)
Christian Dailly (amm. Arkema 2004-07)
Louvent Saint De Forney (amm.Arkema dal maggio 2007)
Roberto Del Bianco (amm. Arkema e direttore ambiente)
Wulf Sauer (amm. Arkema dal dicembre 2007)
Carlo Scotti (direttore Arkema Spinetta 1995-’96)
Gerard Costes (direttore Arkema Spinetta 1998-2000)
Stefano Barbato (direttore Arkema Spinetta 2001-2003)
Alessandro Fabris (direttore Arkema Spinetta da ottobre 2003)
Maurizio Russo (diret. Ambiente sicurezza Arkema 1995-2000)
Leclere Laques (diret. Ambiente sicurezza Arkema 2001-02)
Francesco Ghilardi (diret. ambiente sicurezza Arkema 2000-06)
Pasquale Relvini (diret. ambiente sicurezza Arkema dal 2006)
Silvano Buzzi (diret. Ambiente sicurezza Arkema 1995-97)
Guido Marcheggiani (diret. Amb. Sicurezza Arkema 2003-07)
Giorgio Consogno (diret. ambiente sicurezza Arkema 1997-’98)
Antonio Brossa (diret. ambiente sicurezza Arkema dal 1998)
———————————————————————————
Bernard De Laguiche (ad Solvay Solexis 2003-2005)
Pierre jacques joris (ad Solvay Solexis dal 2005)
Luigi Guarracino (direttore Solvay Spinetta 2003-2007)
Stefano Bigini (direttore Solvay Spinetta dal 2008)
Giorgio Carimati (responsabile ambiente Solvay dal 2004)
Carlo Cogliati (presidente cda e ad Ausimont e Solvay)
Giulio Tommasi (responsabile ambiente per siti Ausimont)
Salvatore Boncoraglio (idem ma per anni diversi)
Giorgio Canti (responsabile ambiente Ausimont e Solvay)

NO NUKE CONVEGNO

Il Comitato antinucleare per la Provincia di Alessandria – il Circolo alessandrino per la decrescita felice – l’Associazione Amici di Beppe Grillo vi danno appuntamento domenica 29 novembre 2009 dalle ore 17,00 alle ore 20 presso la sala conferenze dell’Associazione Cultura e sviluppo via Michel – Piazza De Andrè Alessandria (davanti al Politecnico), con Giampiero Godio ingegnere nucleare e responsabile energia per il Piemonte di Legambiente, Maurizio Pallante fondatore e Presidente del Movimento per la decrescita felice e Mario Palazzetti ingegnere energetico.

Clicca qui per la sottoscrizione al ricorso antinucleare

L’ ALGOFLON: Il Killer di cui si parla

“il Sindaco di Alessandria ha parlato di 3000 morti. Sarebbero molti di più”

Il gas di Algoflon è subdolo, omicida di morte invisibile, senza odore né sapore.

I primi sintomi di intossicazione sono rialzo termico più o meno elevato e affanno respiratorio, tosse stizzosa. Furono i primi, sintomi che nel gennaio 1962 avvertì il povero Giampiero Massa e gli altri due lavoratori che sfuggirono alla morte. Montedison fu condannata dal Tribunale. I primi sintomi possono essere confusi con una banale influenza. Così è stato nel novembre 1980 per il defunto Ezio Terroni. Una confusione tragica perché ricovero ospedaliero e ossigenoterapia con respiratori automatici possono salvare il 30-40% degli intossicati gravi. Ne basta poco di gas respirato per andare all’altro mondo. Due parti per milione. Secondo la perizia medico legale, 52 pagine, un documento impressionante per l’abisso fra analisi e conclusioni. Terroni, nella sala compressori dell’Algoflon, respirò dalle apparecchiature residui di “tetrafluoroetilene”liberati nell’aria a seguito dell’aumento della temperatura. Occorre fare un attimo di attenzione: si sta parlando di un incidente mortale in fase di manutenzione e non di lavorazione. Pochi grammi di tetrafluoroetilene. Un nulla a confronto di decine di quintali di altobollenti. L’ipotesi di catastrofe, una delle ipotesi, riguarda questo tipo di disastro mai verificatosi fino ad ora, di cui purtroppo il calcolo delle probabilità non può essere ridotto a zero. Nel caso di Terroni i periti scrissero che l’inquinamento era stato intenso ma localizzato, in stretta prossimità con le finestrelle del compressore. Ad un palmo di naso. In effetti si trattò di un piccolo incidente. Ben altra cosa sarebbe un evento di disastro. Sempre nel caso di Terroni, è documentato, i periti giudicarono inattendibili i sistemi di controllo ambientali effettuati dall’azienda, che infatti non avevano captato nulla di anormale. Trent’anni fa nel reparto erano allevati canarini e verdoni: quando le bestiole cadevano stecchite era il segnale perché gli operai se la dessero a gambe. Ne parlarono tutti i giornali, è stato scritto in un libro. Dall’epoca del canarino sono stati fatti passi in avanti, non ancora sufficienti. Ancora oggi si cammina troppo lentamente. L’Università di Pavia ha avviato, per la prima volta forse nel mondo, la sperimentazione di rilevatori ambientali affidabili, spille grandi come una moneta. Si tratta di “campionatori” cosiddetti “passivi” che assorbono i gas presenti nell’aria in zona respirazione. Non sostituiscono ma si affiancano ai sistemi tradizionali di rilevamento in funzione. Tutti assieme non danno la garanzia assoluta. Il reparto Algoflon è quindi un impianto super vigilato perché pericoloso, costantemente tenuto sotto controllo perché pericoloso, con le più minuziose precauzioni che la scienza ha saputo finora sperimentare (e come abbiamo visto ancora insufficienti). La sicurezza dell’incolumità dei lavoratori e della popolazione è garantibile attraverso le condizioni perfette dell’impianto e con la sua ineccepibile conduzione. Di ciò, va dato atto, hanno piena coscienza la stragrande maggioranza dei lavoratori del reparto. Le piastrine che si appuntano al petto, si affrettò a calmare gli entusiasmi il direttore della Clinica del lavoro di Pavia professor Capodaglio, anch’esse hanno un limite: non avvertono all’istante il gas (che resta una ipotesi del futuro) ma a posteriori la loro analisi segnala l’accumulo già avvenuto. Il vantaggio delle piastrine rivelatrici, evidenziò Capodaglio, è di ricostruire la storia individuale di ogni lavoratore. Ciò è assai importante perché degli effetti del gas di Algoflon sull’organismo umano non si sa molto. Non si conoscono nemmeno tutte le sostanze che possono manifestarsi nel corso delle lavorazione Non esistono neanche cure specifiche in caso di intossicazione. Lo Sanno bene alcune decine di lavoratori ricoverati per accertamenti. Sembra impossibile eppure è cosi, a trenta anni dalla nascita dell’ impianto e mentre se ne sono costruiti di nuovi a fianco. Capodaglio puntò il dito verso i limiti della scienza: la scarsa esperienza ha finora dimostrato che gli intossicati sono assaliti dalla cosiddetta “febbre da polimeri”, presentano ‘difficoltà di respirazione, nei casi gravi: lesioni ai polmoni con esiti anche mortali. Non si conoscono quali danni derivano ai reni e al fegato, tantomeno gli effetti cronici. Sono necessari studi e ricerche: invocava Capodaglio. Non basterebbe l’interessamento dell’USL (che finora comunque è completamente assente) ma è necessaria la Ricerca ad alto livello. la ricerca, diceva Capodaglio, è ancora ai primi passi, ha pochi mezzi. Occorrono finanziamenti, tanti finanziamenti. Che non ci sono stati. L’Algoflon è un materiale autolubrificante di inusitata resistenza chimica e fisica, un sofisticato risultato della più recente chimica fine che vede Montedison fra i pochi produttori nel mondo. (Per inciso: come prodotto-finito è pericoloso solo in particolarissime condizioni). Viene impiegato per fabbricare componenti di apparecchiature per l’industria chimica, meccanica, automobilistica, aerospaziale, elettrica, elettronica, alimentare e ,anche per produrre articoli da cucina. A sua volta l’Algoflon rappresenta il polo di sviluppo di altre linee produttive, le vie del futuro. Centinaia di miliardi. Quanti spesi per la salute? Pochi. Se si vuole garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori e della popolazione occorrono maggiori studi tecnologici e medici, di istituti, centri di ricerca,università. Montedison finora non ha dedicato soldi sufficienti alle ricerche per tutelare la salute, che resta una incognita che preoccupa tutti. Occorrono studi, personale scientifico che si occupi costantemente delle ricerche, lo stimolo delle organizzazioni sindacali, l’intervento delle autorità di governo locale, delle strutture sanitarie pubbliche, l’attenzione continua dell’opinione pubblica. Per finire, il dato più allarmante. Nella nostra città manca ogni tutela contro il grande rischio chimico. La popolazione alessandrina ignora addirittura di essere sotto posta a rischi simili a quelli che hanno sconvolto Bhopal. La municipalità alessandrina, al pari di quella indiana, non conosce i rischi e non ha informato le popolazioni sottoposte. In caso di catastrofe industriale la gente non saprebbe come comportarsi, ne .i mezzi di soccorso come intervenire, ne gli ospedali come curare. Sarebbe il caos. Dai 364 “impianti ad alto rischio” censiti dal Ministero della Sanità 36 dimorano in Piemonte, quarto nella speciale graduatoria delle regioni più pericolose. Appena 23 provincie non accolgono “bombe innescate” sul loro territorio. Fra le rimanenti 72 “città ad alto rischio” Alessandria occupa il non invidiabile 21° posto in classifica, con ben 6 impianti capaci di provocare catastrofe. Nel nostro territorio il più grosso complesso chimico piemontese, in assoluto uno dei più pericolosi della penisola, è ubicato immediatamente a ridosso della città. Follie urbanistiche ereditate da un passato senza cultura ecologica. L’Algoflon, prodotto e stoccato nello stabilimento, è un gas inodore, incolore e insapore, il più subdolo dei gas, uccide senza avvertire, arma chimica “pulita” che toglie solo la vita ma risparmia le cose. Numerosissime sono state le vittime fra i lavoratori per piccolissime fughe di questo gas. Mancando sistemi di allarme esterni alla fabbrica, migliaia di cittadini sarebbero coinvolti nel caso di catastrofe: scoppio degli impianti, dei depositi, caduta aereo, meteoriti ecc. Da “day after” sarebbe l’effetto combinato con una eventuale esplosione dei vicini Perossidi, se si pensa quanto sono stati terrificanti e luttuosi i recenti scoppi che pur si limitarono a piccole parti di quegli impianti. Ma la risposta a questo sconvolgente pericolo c’è, fa parte del mai decollato progetto verde di Osservatorio ambientale della Fraschetta, e si chiama:”piano di sicurezza ed emergenza”. Ovvero questo sarebbe il compito degli enti pubblici: prefettura, comune, provincia, Usl. Un’informazione capillare, un sistema di allarme tempestivo, un piano di sgombero sollecito, un programma di soccorsi adeguato, un piano di sicurezza insomma, potrebbe salvare dalla morte o dall’invalidità migliaia di persone come non è avvenuto in India, o a Città del Messico o a Seveso. Ad Alessandria non si conosce che esista un piano di emergenza per catastrofe industriale. Le responsabilità vanno ricercate fra governo e enti locali.

Così quasi trent’anni fa scriveva un rappresentante sindacale, non un sindacalista qualunque ma quello più in vista, Lino Balza. Il documento non fu mai contestato dall’azienda.
Al processo Terroni i sindacati, poi, ritirarono la parte civile contro Montedison.« Avete venduto il morto» denunciò Balza (a questo punto ex rappresentante sindacale) con una scandalizzata requisitoria pubblica. Seguì immediata la sua cassa integrazione (avallata dai sindacati e annullata infine dalla Magistratura): la prima delle rappresaglie culminate con il licenziamento (tutte annullate dai giudici).

SOGIN: Sarà una udienza decisiva

“”Il decreto 27.11.2008 del Ministero dello Sviluppo economico è illegittimo perché, in contrasto con il decreto legge 17/3/95 n. 230, non prevede la definitiva bonifica del sito di Bosco Marengo, il suo rilascio privo di vincoli di natura radiologica, in quanto non prevede il conferimento in ottemperanza alla legge 314 dei rifiuti al Deposito nazionale: inesistente, neppure individuato.
Dunque i materiali radioattivi già presenti a Bosco, insieme a quelli derivanti dallo smantellamento dell’impianto, verrebbero immobilizzati all’interno di locali assolutamente inidonei, ipotesi che una Valutazione di impatto ambientale escluderebbe, e rappresenterebbero un ulteriore e ingiustificato gravissimo pericolo per l’ambiente e per la salute di Bosco Marengo e Alessandria (ex articolo 32 della Costituzione). “”

“”Il decreto D.M. 2/12/2004 dispone che SOGIN debba provvedere alla disattivazione dell’impianto di Bosco Marengo solo dopo aver realizzato il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e condizionatamente alla realizzazione di tale deposito (SOGIN deve infatti “provvedere alla disattivazione accelerata di tutte le centrali e altri reattori nucleari, e degli impianti del ciclo del combustibile nucleare dismessi entro venti anni, procedendo direttamente allo smantellamento fino al rilascio incondizionato dei siti ove sono ubicati gli impianti. Il perseguimento di questo obiettivo e i tempi sono condizionati dalla localizzazione e realizzazione in tempo utile del deposito nazionale provvisorio o definitivo dei rifiuti radioattivi”). “”

“”Lo stoccaggio (anche provvisorio) di rifiuti radioattivi di qualunque categoria deve essere effettuato, fino alla realizzazione del Deposito nazionale, in siti individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio (come previsto dall’art. 3, comma 1 bis, richiamato dall’art. 1, comma 99, della L. 239/04), in ragione delle accertate caratteristiche geomorfologiche del terreno e in relazione alle condizioni antropiche del territorio (come previsto dall’art. 1 del D.L. 314/2003, richiamato dall’art. 3, comma 1 bis, del medesimo D.L.). “”

“”La VIA, era (ed è) strettamente indispensabile essendo in progetto la realizzazione di un impianto per il trattamento e lo stoccaggio di rifiuti radioattivi (previsto per un tempo indeterminato e comunque superiore a 10 anni) in un sito la cui idoneità non è stata valutata né comparata con altri siti; la VIA è altresì strettamente necessaria nel caso di specie per consentire la preventiva verifica degli effetti degli sversamenti autorizzati e per confrontare le opzioni alternative alle modalità di dismissione autorizzate (ivi compresa l’opzione di smantellamento con “immissioni 0” ed in unica fase). “”

“”SOGIN oltre ad aver stipulato il contratto d’appalto per la realizzazione della fase I della dismissione in questione (con le relative specifiche tecniche) prima di aver ottenuto l’autorizzazione dal Ministero, ha pure iniziato i lavori in questione senza attendere le approvazioni che l’ISPRA deve necessariamente rendere sugli elaborati progettuali tutti: è escluso che i lavori in questione siano stati legittimamente intrapresi e che si stiano svolgendo in sicurezza, perché non è comprovato agli atti di causa che è stata effettuata la preventiva verifica da parte dei competenti organi tecnici e consultivi dell’amministrazione resistente dei relativi “progetti (che) dimostrano la rispondenza ai fini della sicurezza nucleare e della protezione sanitaria”, come prescritto dal predetto art. 41 del d.lgs. n. 230/1995. “”

Sarà una udienza decisiva, previa verificazione tecnica, quella del 17 dicembre davanti al Tar Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte, per il nostro ricorso contro Ministero dello sviluppo economico, SOGIN Società Gestione Impianti Nucleari e ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, per l’annullamento, previa sospensione, del decreto ministeriale che, in alternativa al deposito nazionale ultrasicuro per millenni, autorizza contro legge a Bosco Marengo (Alessandria) la costruzione, già di per sé rischiosa per lavoratori e territorio, di un insicuro deposito di scorie nucleari da stoccarsi pericolosamente (attentati, terremoto, falde acquifere ecc.) almeno fino al 2020 secondo la Regione e secondo la Sogin per un periodo del tutto indeterminato. Senza ipocrisie: sarebbe un deposito definitivo. Dove tombare centinaia di fusti radioattivi vecchi e nuovi. In un sito assolutamente inidoneo neppure per uno stoccaggio temporaneo: sia per le condizioni antropiche del territorio (densità popolazione) sia per le caratteristiche geomorfologiche del terreno (sismico, con falde), come dimostrerebbero agevolmente le (omesse) indagini geotecniche e il (mancato) assoggettamento alla valutazione di impatto ambientale VIA.
La pronuncia del Tar diventerà un precedente con enorme valenza per tutto il territorio nazionale. Se a noi favorevole, ad essa si potranno appellare tutti i siti italiani che hanno ereditato i rifiuti nucleari delle centrali dismesse. Soprattutto la sentenza del Tar metterà in discussione l’intera strategia nucleare del Governo, come affermato dallo stesso.
Il ricorso al Tar Piemonte era stato presentato nell’aprile scorso, tramite l’avvocato Mattia Crucioli, da parte di Medicina democratica, Comitati, Legambiente, Pronatura e tre consiglieri regionali (Deambrogio, Comella, Moriconi), poi sostenuto da una entusiasmante sottoscrizione popolare, con l’aiuto di Beppe Grillo, senza alcuna partecipazione dei Comuni, anzi, avendo attivamente contro il Comune di Bosco Marengo, la Provincia di Alessandria e la Regione Piemonte. Addirittura il Governo ha mandato in campo l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, con l’intimidazione che se viene accolto il nostro ricorso… gli utenti dovranno sopportare maggiori costi.
Contro il ricorso la Sogin, cioè il Governo, si era opposta con una infinità di pretesti e cavilli in tutte le sedi, ma subendo ben due sentenze del Tar e una del Consiglio di Stato. Il tentativo della Sogin, con uno stuolo di avvocati famosi e super pagati, era di scippare, di spostare la sede processuale da Torino a Roma, sede ritenuta vicina alla propria sfera di influenza, e comunque di rinviare in continuazione la sentenza definitiva. Né va sottovalutato il tentativo di “prenderci per fame” così dilatando i costi del procedimento, disegno rintuzzato dalla eccezionale sottoscrizione popolare. Tale strategia, malgrado le ipotesi di reato presentate nell’esposto di Medicina democratica alla Procura della Repubblica di Alessandria, ha però consentito alla Sogin di avviare i lavori di smantellamento dell’impianto nucleare di Bosco Marengo, di trattamento-condizionamento-stoccaggio di materiali radioattivi, con sversamento degli stessi nell’ambiente sia sotto forma di effluenti liquidi (l’esondabile rio Lovassina) sia di effluenti aeriformi, con gravissimo pericolo per il territorio circostante e per l’incolumità della salute pubblica delle generazioni presenti e future. Lavori illegittimi, senza VIA e addirittura privi delle prescritte preventive approvazioni ISPRA, iniziati perfino tramite un contratto di appalto precedente la contestata autorizzazione ministeriale; dunque lavori carenti in sicurezza nucleare e protezione sanitaria. Lavori che chiediamo siano immediatamente sospesi: l’impianto di Bosco deve essere mantenuto in “custodia protettiva passiva”, alla quale per legge è obbligata la Sogin, in sicurezza come è avvenuto finora, in attesa dell’individuazione dell’idoneo deposito nazionale previsto dalla legge dove confluire le scorie di Alessandria e degli alti impianti italiani, cioè con il rilascio del sito esente da vincoli di natura radiologica, prato verde, senza deposito.
In definitiva, mentre il Parlamento approvava il rilancio governativo del nucleare in Italia, l’obbiettivo nazionale tanto del ricorso al Tar che dell’esposto alla Procura era triplice: affermare in nome di tutti gli ex siti nucleari l’illegalità dello smantellamento degli impianti per trasformarli in depositi definiti “temporanei” “a tempo indeterminato”, cioè definitivi, nonché rivendicare invece la realizzazione -prevista dalla legge- di un deposito nazionale ultrasicuro per millenni, e infine affermare inequivocabilmente l’assurdità di proporre nuove centrali nucleari senza aver neppure risolto l’eredità delle vecchie.

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La Solvay abbia il coraggio di venire ad un confronto pubblico

Quasi in concomitanza si sono svolti due eventi con lo stesso contenuto: la crisi del polo chimico di Spinetta Marengo. Uno è stato l’adunata dei dipendenti della Solvay da parte del direttore, senza contraddittorio in quanto non siamo stati invitati. L’altro è stato la conferenza stampa di Medicina democratica con il Comitato spinettese, senza contraddittorio in quanto l’azienda belga, pur informata, non ha partecipato. Ebbene, proponiamo alla Solvay il coraggio di presentarsi in confronto pubblico, fifty fifty, affinché l’opinione pubblica giudichi in contraddittorio la trasparenza delle rispettive posizioni.

Se accetterà, ci sembra corretto anticipare che in quella occasione vorremo chiedere ai medici di fabbrica perché si è ritenuto per decenni di non informare i lavoratori che il PFOA misurato nel loro sangue poteva essere un pericolo, che gli studi internazionali stavano dimostrando che le cavie muoiono e i pesci cambiano sesso, che era in corso nel mondo la sua messa al bando. Una informazione doverosa affinché ciascun lavoratore potesse regolarsi di conseguenza e scegliere, lui e non gli altri per lui, se continuare a sottoporsi a questo rischio per la propria salute, come una cavia di laboratorio. Non dimentichiamo che alcuni lavoratori sono stati licenziati dopo essersi opposti ad operare con l’esposizione a se stessi e al territorio. Alla stessa domanda potranno rispondere le rappresentanze sindacali aziendali, dalle quali il direttore potrebbe farsi accompagnare. Il PFOA non esiste in natura. Non è fissato nessun limite di legge al PFOA nel sangue per il semplice motivo che non può essere che limite zero. A zero deve essere ridotta la contaminazione, oggi, e non rinviata al 2012 o 2015. Di questo deve rendersi conto la Magistratura.
Al confronto pubblico potranno, noi proponiamo, intervenire i sindacati provinciali e nazionali, sia quelli che sono sulle posizioni dell’azienda, sia quelli sulle nostre ragioni che respingono il ricatto occupazionale e puntano alla vera salvaguardia dei posti di lavoro. In particolare sapremmo così se al processo penale (38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica) i sindacati, almeno quelli che dichiarano gravi preoccupazioni per la salute dei lavoratori e dei cittadini, parteciperanno come parti civili al fine di assicurare ai lavoratori il risarcimento dei danni, come noi stiamo facendo. In quella sede apprezzeremmo la disponibilità dell’azienda a fornire i dati d’archivio utili per una cinquantennale indagine epidemiologica che, insieme all’Osservatorio ambientale della Fraschetta, da 30 anni rivendichiamo sotto diretto controllo popolare.
Proponiamo alla Solvay una intera giornata di lavoro, in modo che uno spazio venga riservato agli amministratori pubblici, sia quelli che, come l’azienda, sono favorevoli al piano Amag di depurare le falde inquinate con o senza chilometri di muretti di contenimento, sia quelli che cominciano a dubitare che tale progetto serva solo da sciacquatura inefficace e sulle tasche dei cittadini contribuenti, sia quelli che, come noi, chiedono una bonifica dello stabilimento, cioè l’eliminazione dei 500 milioni di metri cubi di cromo esavalente e veleni sotterrati, a spese della Solvay naturalmente. Il coraggio di presentarci a questo confronto pubblico, noi lo dichiariamo. Anche di affrontare il nodo della dimensione dell’evento di catastrofe industriale che secondo il sindaco potrebbe causa 3.000 morti ma, secondo noi, molti molti di più.
MEDICINA DEMOCRATICA SEZIONE DI ALESSANDRIA E PROVINCIA

Due parole su PFOA, cromo e altri veleni di Spinetta Marengo. Leggevo sempre il segretario Cisl che parlava a nome degli altri sindacati chimici, silenti, e parlava del Pfoa tranquillizzando, quasi come un benefico ricostituente nel sangue dei lavoratori, benché uccida le cavie e cambi sesso ai pesci. Finalmente leggo il comunicato della Camera del lavoro. Leggo: “siamo di fronte ad una situazione eccezionale e grave”, “gravi interrogativi sulla salute dei lavoratori e dei cittadini”, “la Solvay deve assumersi le responsabilità che le competono, smentire inequivocabilmente il rischio chiusura o declino”, “è l’azienda che deve rispondere”, e “non caricare i lavoratori, che fanno ciò che la dirigenza chiede, del dovere di difendere la loro professionalità e correttezza”, invece “l’azienda sta mettendo in atto pressioni psicologiche sui dipendenti mentre aleggia una persistente minaccia sui destini dello stabilimento” (il riferimento è alla convocazione della Solvay ai lavoratori come fosse una adunata in caserma, e ai volantini sparsi da mani anonime).
Sono un iscritto alla CGIL da quasi quaranta anni, e non sempre mi sono trovato d’accordo, soprattutto come abitante della Fraschetta. Questa volta sì.
Lettera firmata.

Scrive il consigliere comunale Mario Bocchio:

“Richiesta di risarcimento da parte della famiglia di un ex operaio della Montecatini (poi Ausimont, ora Solvay Solexis) di Spinetta Marengo, morto a causa di un tumore nel 2005. Si tratta della famiglia del Sig. Vincenzo Pacilli, che è seguita da Luigi Negro, il quale, attraverso uno studio statistico, ha portato alla luce tutti i casi di morti “sospette”, dal 1996 ad oggi, avvenute nelle vicinanze del polo chimico o agli ex dipendenti. In tutta la provincia di Alessandria, senza contare i casi legati all’amianto, si conterebbero 591 casi con diagnosi istologica di mesotelioma pleurico e 76 casi di mesotelioma peritoneale, patologie legate, entrambe, agli effetti del cromo esavalente. Fra le persone colpite dal cancro ai polmoni, all’addome e alla vescica c’è anche un numero elevato di ex operai della ex Montecatini che per anni hanno lavorato nei reparti dove si produceva titanio in polvere, utilizzando acido fluoridrico e acido solforico, altamente tossici. Il reparto con più morti è sicuramente quello dell’Algoflon, dove operavano centinaia di operai per la produzione del polimero del tetrafluoroetilene – Negli anni ‘70-‘80 sono state almeno sette le vittime del mesotelioma pleurico. Altri operai sarebbero in cura presso il reparto di pneumologia dell’ospedale di Alessandria.”

Polemica di Medicina Democratica

Riproponiamo una vecchia mail di Lino Balza per l’attualità dei contenuti.

Ho lanciato un allarme sui rischi del polo chimico di Spinetta Marengo (Alessandria) ma i giornali non l’hanno pubblicato, convinti che non è loro compito concorrere a prevenire i disastri semmai di fare poi, quando i buoi sono scappati, titoloni indignati e moraleggianti su disgrazie e morti. In compenso, ho trasmesso l’intervento via internet ad alcune migliaia di persone. Così Mauro Gambetta, sindacalista CGIL, mi ha replicato con veemenza sostenendo che la Solvay di Spinetta non è una bomba ma una bomboniera, e chiedendomi una risposta. Che non può che essere al fulmicotone.
Per coloro che vogliono farsi un’idea propria sull’azienda ad alto rischio della Fraschetta, qui di seguito riproduco in sequenza:
1) Il mio allarmato intervento
2) La replica di Gambetta
3) La risposta di Medicina democratica al sindacato

1) L’INTERVENTO DI LINO BALZA

E’ un fatto strano che da quando sono uscito dalla fabbrica Solvay (ex Montefluos-Montedison) non è successo più nulla di allarmante. Prima i giornali parlavano di incidenti, fughe di gas, spighe di grano vuote, criticità continue degli stabilimenti chimici di Spinetta Marengo (c’è anche la contigua Arkema, già con due esplosioni mortali ai Perossidi). Ora intervistano direttori e sindacalisti entusiasti dei livelli di profitti e di soddisfazione dei dipendenti. Colpa dei giornali che nascondono le magagne? Non credo. Quando facevano titoloni a piena pagina i motivi c’erano: c’era chi li informava del notturno o festivo scarico di veleni in Bormida o su Castelceriolo che ARPA e ASL ignoravano, con le foto dei bidoni nascosti, degli sversamenti; c’era chi faceva scioperi della fame, incatenamenti, processi su processi per difendersi dalle rappresaglie per aver svelato questi attentati all’ambiente e alla salute. I giornali registravano tutto, le televisioni mostravano.
E i motivi, ora, ci sono per il silenzio. O veramente non succede più niente di nocivo perchè la fabbrica è diventata un salotto, sana e sicura. Ne dubito, non mi vanto il merito di aver imposto con quelle azioni clamorose miliardi di investimenti ambientali che l’abbiano resa addirittura perfetta. Più sicura, sì, ma non perfetta. Oppure il motivo è che in fabbrica vige la paura e l’omertà. In effetti, sparita la vecchia guardia, non ricevo più informazioni riservate, semmai richieste di aiuto e consiglio per controversie individuali. Difficile sapere in tempo reale cosa succede in fabbrica. Non si espone più nessuno, i sindacati non contano niente, anzi, svolgono un ruolo speculare alle direzioni.
Sono anch’io molto preoccupato, come Giuseppe Parola. Perché, se nessuno dopo di me fa più sentire il fiato sul collo a Solvay e Arkema, i rischi sono veramente grossi. Non è una fabbrica dove avvengono tanti infortuni in quanto la meccanica è ridotta al minimo (e scaricata sugli appalti), è invece uno stabilimento ad alto rischio chimico, dove gli incidenti possono determinare una rilevanza terribile su territorio e popolazione: ne basta uno per cancellarci.
Per trenta anni ho dedicato dossier, denunciato, scritto fino alla nausea di catastrofe industriale possibile, di piani di sicurezza ed emergenza inadeguati, di record di tassi per mortalità e malattie, di insufficienti controlli pubblici e indagini epidemiologiche storiche, e soprattutto dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta come unica garanzia autogestita della popolazione per controllare il rischio. Come hanno risposto i politici? Con un finto Osservatorio e con il progetto Linfa per la compiacenza di pseudo ambientalisti, cioè con sprechi di denaro pubblico in operazioni di mera facciata, fumo negli occhi, musica alle orecchie di chi non vuole ascoltare. Sono molto preoccupato. Spero di sbagliarmi una buona volta.
Lino Balza – Medicina democratica

2) LA REPLICA DI GAMBETTA (RSU e RLS Solvay Solexis)

Bene. E’ un piacere rilevare che quando uno, anche rispettabile, non sa cosa dire e non conosce le situazioni, la butta li, spara nel mucchio per vedere che cosa succede. Tacere non sia mai e informarsi è troppo faticoso anche per chi, avendo vissuto anni in fabbrica sa perfettamente quale numero telefonico chiamare per avere notizie di prima mano. E’ troppo farsi venire il dubbio che dopo, la sua “buonuscita”, azienda e oo.ss. si siano impegnati con idee soldi risorse per eliminare o ridurre ai minimi termini ogni possibilità di evento accidentale che abbia attinenza con un’industria chimica? Se una multinazionale belga, particolarmente oculata nel gestire il denaro, decide di investire centinaia di migliaia di euro in un sito (anziché spendere un decimo e produrre in Cina) è perché ha assolute garanzie che tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto. E questo, aggiungo io, grazie magari anche all’impegno di tutti coloro che lavorano in questa fabbrica, dal personale di produzione, ai tecnici, ai quadri, ai responsabili aziendali per la sicurezza, agli attuali RLS-RSU, e certamente anche grazie alle lotte dei sindacalisti della “vecchia guardia”. Ma Balza non può scrivere che “è difficile sapere in tempo reale cosa succede in fabbrica” stando su un cippo come un eremita e aspettando che siano gli altri ad andarlo a cercare, quando sa benissimo che compilando il numero interno 5302 può comunicare con il “consiglio di fabbrica” e parlare con un delegato sindacale. Ma lui sostiene, e questo non gli fa certamente onore perche non sa e parla anzi accusa, che i delegati sindacali all’interno dello stabilimento (ma di conseguenza anche le organizzazioni sindacali di categoria alessandrine) non contino niente anzi, siano succubi alla direzione e quindi non meritino una telefonata per confermare o smentire quello che lui ritiene o che gli imboccano quei pochi che ancora si rivolgono a lui per “aiuti e consigli” in merito a controversie individuali. Se si fanno delle accuse (contro l’azienda, gli istituti, i delegati sindacali), vanno fatte con ragione di causa e motivate, altrimenti è aria fritta che, ripeto, non fa onore a chi alza la bandiera dell’integrità e della salute. Attendo risposte.
Mauro Gambetta RLS e delegato FILCEM-CGIL Solvay Solexis – Spinetta Marengo

3) LA RISPOSTA DI MEDICINA DEMOCRATICA AL SINDACATO

Quella replica è firmata “Mauro Gambetta”, ma potrebbe essere firmata dalla Solvay o, se preferite, da Veltroni. Secondo loro, non esistono più lavoratori e padroni, pardon: imprenditori, con interessi contrapposti. Gli uni tesi al massimo profitto e a risparmiare su sicurezza e salute, gli altri sfruttati nel salario e nella sicurezza-salute. No, dice Gambetta/Solvay/Veltroni, non c’è più conflitto: noi, attenzione a quel “noi”, noi azienda e sindacati ci siamo impegnati con idee e soldi per eliminare o ridurre ai minimi termini ogni possibilità di inquinamenti e rischi sanitari. Siamo tutti sulla stessa solida barca, tutti una bella e felice famiglia. Spinetta Marengo non è più una bomba, oggi è una bomboniera. Ve lo garantiamo noi Gambetta/Solvay/Veltroni. “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”
Noi. “Noi” una volta voleva dire cogestione, termine e pratica aborriti dal sindacato, in primo luogo dalla CGIL (Gambetta è CGIL!). Ma cogestione vorrebbe dire quanto meno la presenza di un sindacato forte, autorevole, rappresentativo, responsabile. Chiunque vive in fabbrica (Solvay) sa invece che il sindacato non conta nulla, chi decide è sempre e solo la direzione, il capo del personale fa il bello e il cattivo tempo.
Non esiste più un consiglio di fabbrica che, creando partecipazione, rappresentava veramente i lavoratori (partecipavano alle riunioni fino a 60 delegati di gruppo omogeneo in rappresentanza non solo dei chimici ma anche degli edili, dei metalmeccanici, del commercio, cioè dei lavoratori degli appalti, con pari dignità). Oggi esistono le RSU: piccole oligarchie condizionate e ricattabili dalla direzione, che hanno inventato perfino la figura del leader, impersonata magari da individui che ai tempi del Consiglio di fabbrica erano imboscati o ultima ruota del carro.
Non esiste più la democrazia in fabbrica, la forza dei lavoratori che faceva forte il sindacato, in grado di produrre conflitto e obbligare l’azienda a spendere (le assemblee dei giornalieri erano partecipate da un numero di lavoratori che la mensa non riusciva a contenerli, al punto da aprire la seconda parte della mensa, con tanto di presenza di giornalisti e telecamere; le assemblee dei turnisti si tenevano in mensa, non in una stanzetta). Oggi alle assemblee non ci va più nessuno, tanto non decidono niente.
Non esiste più la partecipazione dei lavoratori, la non delega, l’elaborazione dal basso, la costruzione di rivendicazioni basate sul sapere diffuso (nel ’78, solo per fare un esempio, quasi 100 assemblee di gruppo omogeneo prepararono una piattaforma composta di un migliaio di rivendicazioni ambientali piccole e grandi che, dopo giorni e giorni di trattative e scioperi -e scioperi!- si concluse con un accordo alto come un vocabolario; accordo che nei mesi seguenti i lavoratori, direttamente, protagonisti, secondo il principio della non delega, controllavano nell’attuazione degli impegni. Oggi esistono i RLS (responsabili sindacali della sicurezza) che dialogano solitariamente condizionati e ricattabili dalla direzione.
Avendo escluso completamente la partecipazione, non esiste più l’apporto professionale di tecnici e operai alle competenze sindacali (apporto che consentì, ad esempio, l’elaborazione di un vero e proprio segmento di piano di settore della chimica italiana -la famosa piattaforma dei 5 consigli di fabbrica- che arrivò fino a Bruxelles; apporto che consentiva al sindacato di costruire a Spinetta convegni nazionali sulla ricerca, allo svolgimento dei quali partecipavano tutti, sottolineo tutti, i lavoratori). Oggi esistono RSU e RSL: è tutto detto.
Non esistono più le Brigate rosse, che sconfiggemmo grazie alla partecipazione dei lavoratori. Oggi non esistono più le BR, che non servono nemmeno più ai padroni.
Abbiamo ricordato il passato quando i capi del personale dell’epoca erano più a sinistra di certi sindacalisti di oggi. Abbiamo ricordato il passato non per nostalgia o autocelebrazione, perché anche allora era dura e le sconfitte sindacali sono state cocenti, a cominciare dagli anni ’80. L’abbiamo ricordato per rimarcare che il presente sindacale è assai più difficile e brutto: il sindacato è sempre più debole e molle, le condizioni dei lavoratori arretrano sempre più, un circolo vizioso. Il sindacato è più impegnato a sostenere il PD (ex centrosinistra) che a difendere i lavoratori, non ha difeso il potere d’acquisto e i posti di lavoro, né la qualità del lavoro, né la sicurezza sul posto di lavoro, né l’ambiente sul territorio. C’è sempre più gente che fa fatica ad arrivare a fine mese, c’è sempre più precariato, più paura, più soggezione, più sfiducia. Le condizioni dei lavoratori sono progressivamente peggiorate, padronato & politici si stanno rimangiando tutte le conquiste operaie. La classe si frantuma, fabbrica si corporativizza (chi avrebbe immaginato la crescita di fascisti e leghisti in mezzo agli operai?).
Ebbene, in questo contesto sociale e sindacale, Gambetta/De Laguiche/Veltroni ci viene a raccontare che la belga Solvay (arcinota per i disastri di Rosignano) è sbarcata a Spinetta come babbo natale che dispensa soldi e carezze ai lavoratori, è il filantropo che riduce i profitti a favore delle popolazioni a rischio. E chi è che garantisce (per telefono, al 5302) questo bengodi? Il carneade Mauro Gambetta. Il quale ha il coraggio di scrivere: “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”. Una affermazione enorme, irresponsabile, da parte di un sindacato, in qualunque epoca e contesto. La Solvay era ed è certificata a livello nazionale azienda ad alto rischio, con lavorazioni pericolosissime, a rischio di catastrofe industriale, con produzioni che possono cancellare la vita di Alessandria, in un territorio con il record di malattie e morti per cancro. Così come riportato perfino nelle Mozioni votate all’unanimità dal consiglio comunale.
Perché mai dovremmo credere a Gambetta/Guarracino/Veltroni? Perché dovremmo telefonare al 5302 per sapere che tutto va bene madama la marchesa?
Sono poi Gambetta/Solvay/Veltroni che devono fornire le garanzie ai lavoratori e ai cittadini? Non sono loro. Dovrebbero essere le istituzioni pubbliche: ARPA, ASL, Prefetto, Comune, Provincia, Regione. Nessuna di queste ha mai avuto la spudoratezza di pronunciare l’affermazione di Gambetta: “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”. Nessuno di loro. Allo stesso tempo nessuno di loro ha svolto il proprio compito fino in fondo.
Chi dunque dovrebbe dare le garanzie? L’unico strumento di garanzia sarebbe l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, come avevamo dettagliatamente proposto e sollecitato per decenni. Tramite l’Osservatorio ( quello vero, non quello finto che forse sulla carta risulta) con l’autogestione i cittadini sarebbero in grado di controllare direttamente i fattori di rischio, non delegando ma avendo a servizio gli enti pubblici.
Un sindacato responsabile e onesto dovrebbe essere il primo a sostenere, anzi a rivendicare il vero democratico Osservatorio. Il quale, invece delle incredibili rassicurazioni di Gambetta/Solvay/Veltroni, sarebbe in grado di pretendere dagli enti pubblici e di fornire ai cittadini i dati reali delle emissioni in atmosfera/acqua/suolo, i dati reali su malattie/morti dei lavoratori e dei cittadini, le reali misure necessarie per l’allarme, l’evacuazione e l’assistenza di migliaia di cittadini colpiti dal possibile evento catastrofico. Invece di adempiere a questo dovere morale, il sindacato -non solo disinformato e incompetente- nelle parole di Gambetta da addirittura adito a ritenere che nasconde le magagne dell’azienda.
Sì, è vero, come scrive Gambetta, è convinzione generale (basta interrogare qualunque lavoratore in attività o in pensione) che “i delegati sindacali all’interno dello stabilimento (ma di conseguenza anche le organizzazioni sindacali di categoria alessandrine) non contino niente anzi, siano succubi alla direzione”.
Le RSU attuali, eliminato il Consiglio di fabbrica, ricordano le RSA, le Commissioni interne prima del ’68. Quando c’era un gruppetto di “sindacalisti” che l’azienda manteneva distaccata dai posti di lavoro, a bighellonare o gestire la mensa, il dopolavoro o la cassa mutua, a controllare la distribuzione di tute e scarpe, a facezie del genere, piccoli favori, clientelismo spicciolo, “sindacalisti” buoni, collaborativi, consapevoli che se avessero trasgredito la direzione li avrebbe rimandati a lavorare. (Era convinzione generale che alcuni sindacati e sindacalisti fossero a libro paga. Ma probabilmente non ce n’era bisogno: per quel che valevano si accontentavano di privilegi e clientelismo).
Dispiace dire queste cose a chi è in buona fede: è un sindacato che fa comodo all’azienda, la sua attuale connotazione serve all’azienda perché è speculare all’azienda, è la stessa immagine dell’azienda riflessa allo specchio. Un sindacato che serve per tenere ferme le maestranze ammesso che ritrovino un briciolo di ribellione, che serve soprattutto ad una impresa chimica ad alto rischio per dare l’immagine di una fabbrica che non da nessuna preoccupazione ad una città che dovrebbe essere distante chilometri e chilometri.
L’involuzione sindacale è iniziata tanti anni fa. C’è tutto nel mio enorme archivio. Ricordiamo lo scontro clamoroso tra la Cellula del PCI e il sindacato in merito al reparto Pigmenti: i comunisti che chiedevano la chiusura dell’impianto perché accertato cancerogeno mentre i sindacalisti -per soddisfare le esigenze produttive dell’azienda- obbligarono i lavoratori ancora per anni ad ammalarsi e a morire.
O ricordiamo la complicità sindacale ad espellere dalla fabbrica i soggetti più deboli: invalidi, malati e anziani.
L’elenco sarebbe ancora lungo. Tutto è documentato.
Sì, la subordinazione culturale e politica del sindacato non è recente, così la sua azione speculare alla direzione. Entrambi occultavano ai lavoratori e all’opinione pubblica l’avvelenamento del territorio dovuto alla fase di riconversione produttiva, al taglio drastico delle manutenzioni e degli organici, alla terziarizzazione, insomma come sempre alla cosiddetta ottimizzazione dei profitti.
Lino Balza ha conosciuto sulla pelle questa alleanza sindacalpadronale quando, avendo mobilitato l’opinione pubblica sui misfatti ambientali con continue denunce in prima pagina sui giornali, si trovò ad affrontare una exaltation di rappresaglie aziendali avallate, quando non addirittura sottoscritte, da un sindacalismo di fabbrica ormai ridotto al servilismo, all’opportunismo, alla corruzione (le eccezioni sono sempre individuali).
Balza ha ingaggiato con Montedison querele, esposti, denunce, manifestazioni, scioperi della fame, incatenamenti, chilometri di firme di solidarietà, titoli su titoli in giornali e TV; ventitrè udienze in tribunale, sette cause in pretura, quattro in appello, due in cassazione, tutte concluse felicemente ma piene di sofferenze: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento.
(Balza non ha usato i legali della CGIL ma ha pagato l’avvocato di tasca propria, anche se ci tiene a precisare che è sempre stato (ed è) iscritto alla CGIL, per un ideale novecentesco che non corrisponde assolutamente con la realtà attuale).In conclusione: questa involuzione sindacale, che i lavoratori e i pensionati conoscono bene sulla loro pelle, oggi tocca il fondo con il “noi” di Mauro Gambetta (non c’è mai un limite in basso). Rispondiamo: di “voi” ci fidiamo meno di prima.

RICORSO ANTINUCLEARE: Dobbiamo Arrenderci?

La SOGIN (Società gestione impianti nucleari), vale a dire il governo, sta tentando di prenderci per fame. Abbiamo presentato il ricorso al TAR del Piemonte ad aprile 2009 per bloccare la costruzione a Bosco Marengo (Alessandria) del deposito di scorie radioattive definito “provvisorio a tempo indeterminato” cioè definitivo, ricorso che vuole creare un precedente legale utile per tutte le popolazioni dei siti ex nucleari italiani (candidati privilegiati per le nuove centrali), dunque ricorso come diga contro il rilancio del nucleare in Italia che ci vogliono ancora imporre senza neppure aver risolto le eredità del passato: le scorie da custodire per millenni al riparo da terremoti,attentati, alluvioni, inabissamenti.

Da aprile, l’abilità dei loro strapagati avvocati e l’italica farragine della giustizia hanno fatto sì che, di udienza in udienza, la sentenza definitiva è stata fatta slittare al 17 dicembre prossimo.
Sogin, il governo, è riuscito a rinviare il giudizio, tentando lo scippo: cercando di spostare il processo da Torino a Roma, Roma sede considerata più vicina alla loro sfera di influenza. Così ha presentato appello al Consiglio di Stato contro la sentenza di maggio del Tar Piemonte. Eccezioni procedurali, pretesti e cavilli giuridici: ma Tar e Consiglio di Stato gli hanno dato torto tre volte. Però, di rinvio in rinvio, stiamo arrivando all’udienza del 17 dicembre. Purtroppo la conseguenza più grave è che la loro tattica dello scippo e del rinvio ci ha messo in enormi difficoltà economiche. Le spese legali e giudiziarie, con tanto di trasferte a Roma e avvocati romani, si sono dilatate al punto che abbiamo consumato tutti i soldi raccolti con l’entusiasmante sottoscrizione popolare e il provvidenziale Beppe Grillo.
Non siamo più in grado di far fronte alle spese future, di proseguire il ricorso, di andare all’udienza del 17 dicembre che prevede anche la verificazione tecnica di ingegneri nucleari. Cioè ulteriori costi, migliaia di euro. Dobbiamo arrenderci? Visto che altresì l’esposto in Procura, che pur abbiamo presentato, per ora non ha prodotto effetti. La giustizia è solo per i potenti? Ritirare il ricorso? Dopo averli battuti in tre tappe, dobbiamo arrenderci in dirittura finale? Ritirare il ricorso? Oppure resistiamo?Oppure resistiamo. Oppure tutti assieme facciamo una nuova grande sottoscrizione popolare, anche con i mezzi infornatici -blog, meetup- che Beppe Grillo ci mette a disposizione. Inventiamo altre forme di comunicazione. Facciamo sì che le centinaia di sottoscrittori diventino migliaia. Diventino il nocciolo duro di quei milioni di resistenti che saranno necessari per respingere il business nucleare. Resistere resistere resistere. Anche alle intimidazioni: Sogin ha già minacciato querela. Perché resistere al Tar? Perchè il ricorso è importante per il movimento antinuclearista nazionale. Infatti è firmato da comitati e associazioni locali, è riferito a Bosco Marengo (Alessandria) dove al posto di un ex impianto di combustibile nucleare Sogin (con l’autorizzazione del governo) vuole illegittimamente costruire un deposito di scorie radioattive, ma è un ricorso con valore per tutto il territorio italiano, è un obbiettivo nazionale per i movimenti di opposizione all’atomo in Italia. La pronuncia del Tar diventerà un precedente legale per tutto lo Stato. Se a noi favorevole, ad essa si potranno appellare tutte le popolazioni dei siti italiani che hanno ereditato i rifiuti nucleari delle centrali dismesse e che sono i primi candidati alle nuove centrali e ai nuovi depositi. Soprattutto la sentenza del Tar metterà in discussione l’intera strategia di rilancio nucleare del Governo, come affermato a gran voce dallo stesso.
Allora rilanciamo la lotta. Sottoscriviamo
Sottoscrizioni con causale: nucleare alessandria
tramite conto corrente bancario, intestato a Medicina Democratica Scrl
C/C 10039 ABI 05584 CAB 01708 CIN W Codice IBAN – IT50W0558401708000000010039
oppure tramite conto corrente postale n. 22362107 intestato a Pro Natura Torino
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L’ARPA E LA SOLVAY SOLEXIS

A voi risulta che l’Arpa abbia dato notizia che sabato 7 novembre 2009 intorno alle ore 17 c’è stato un incidente all’impianto Algofrene della Solvay Solexis di Spinetta Marengo? A noi no.
Eppure sembrerebbe che a seguito della foratura della colonna di testa del reattore R3 ci sia stata una considerevole fuoriuscita di gas. All’interno di tale apparecchiatura alla pressione di 11 bar si fa reagire il Cloroformio con Acido Fluoridrico ottenendo così Clorodifluorometano (CFC22) e Acido Cloridrico. Il reattore in pochi minuti si è depressurizzato all’aria senza che la Solvay dichiarasse alcuna emergenza. Non vogliamo dubitare che sia successo nulla di grave, ci chiediamo però se l’Arpa è stata informata, e se sì ,perchè non ha informato. Magari solo per tranquillizzare, considerando che il Cloroformio ha un effetto deprimente sul sistema nervoso centrale, può produrre danni al fegato dove viene metabolizzato in fosgene ed è cancerogeno (associato al carcinoma epatocellulare). A sua volta l’acido fluoridrico è estremamente tossico sia per inalazione che per contatto e danneggia il tessuto osseo e le vie nervose; l’ingestione è spesso mortale. Il Clorodifluorometano è una sostanza classificata come pericolosa ai sensi della Direttiva 67/548/CEE, persiste nell’aria e partecipa al processo di riduzione dello strato di ozono stratosferico.
In compenso l’Arpa ha convocato una conferenza stampa su cromo e PFOA per spiegare che oggi come ieri possiamo stare tranquilli: è tutto sotto controllo, come sempre.
Come il 19 marzo 2008, quando su un giornale locale viene intervistato il direttore dell’Arpa. A seguito di esposti in Procura, infatti, l’Arpa sta rispondendo al procuratore e al giornalista. Afferma Alberto Maffiotti: “L’intervento di bonifica dell’impianto Bicromati è regolare”. Tutto regolare, non c’è cromo a Spinetta Marengo, non esistono 500 milioni di metri cubi sotterrati, le falde non sono inquinate. Attenzione: le rassicurazioni ARPA sono rilasciate a marzo. A maggio, neanche due mesi dopo, la magistratura apre l’inchiesta sullo scandalo mentre il sindaco è costretto a chiudere tutti i pozzi!!!
Era tutto regolare per l’ARPA, facendo finta di non sapere che cinque mesi prima la Coopsette aveva trovato valori incredibili di cromo esavalente; o di non sapere delle decennali denunce della responsabile del laboratorio dello zuccherificio e di Medicina democratica. Anche volendo concedere la buona fede, come si può giustificare che l’Arpa dal 2002 al 2006 aveva rilevato “cromo totale” nei terreni della Fraschetta e non le è venuto in mente di accertare la logica presenza di “cromo esavalente”? Addirittura (sta scritto sui giornali) l’Arpa viene accusata di averlo sì rilevato tra il 2003 e il 2004: ma allora l’ha nascosto. Domande che abbiamo posto alla Procura. C’è di peggio nel rimpallo delle responsabilità: il Comune di Alessandria afferma che con ordinanza 2005 aveva impegnato sul “cromo esavalente” la Regione e l’Arpa, la quale Arpa nega di averla mai ricevuta. E’ tutta una matassa di rimpalli che dovrà essere districata dalla Magistratura.
Questi sono alcuni esempi di affidabilità dell’Arpa riferiti al cromo (comprereste voi una macchina usata da…?).
Facciamone altri sul PFOA.
Maffiotti afferma che “la pericolosità del PFOA è da provare” e al riguardo “non vi è letteratura scientifica”. Ignora o finge di ignorare (non so cosa sia più grave) che gli studi internazionali si occupano dei rischi Pfoa quanto meno dal 1972, come tossico e cancerogeno, e che l’EPA americana l’ha messo infine al bando la sostanza (chissà perché? si chiede Maffiotti), vietata con qualche ritardo si dirà, ma in netto anticipo rispetto all’Arpa che ancora oggi chiude gli occhi in attesa di una legge italiana che gli imponga di aprirli.
Bastava e basta fare un clic su internet (vedi es. allegato) per essere informati conoscendo un poco di inglese o con un traduttore.
Dov’era l’Arpa nel 2002 quando le emissioni di PFOA erano di quasi 100 volte superiori a quelle di oggi (dati Solvay)? Dov’era fino ad oggi?
Dov’era l’Arpa quando i valori di Pfoa nel sangue dei lavoratori erano 30 volte superiori a quelli odierni (che pur restano inammissibili: dovrebbero essere zero)?
Cosa ha fatto l’Arpa quando in Bormida e Tanaro il Pfoa è stato trovato (non per iniziativa Arpa) a livelli da 100 a 1.500 volte superiori a tutti i fiumi italiani ed europei?
TG3 Piemonte Solvay Solexis PFOA

Le Iene Solvay Solexis PFOA

CONFERENZA STAMPA

MEDICINA DEMOCRATICA E COMITATO SALUTE AMBIENTE TERRITORIO
CONFERENZA STAMPA GIOVEDI’ 12 NOVEMBRE ORE 18,30
CIRCOSCRIZIONE CENTRO VIA VENEZIA 7 ALESSANDRIA
NON MANCATE

Quale è stato il senso degli esposti di Medicina democratica alla Magistratura? Quale è il senso della partecipazione di Medicina democratica all’imminente processo per inquinamento da cromo esavalente & altri 20 veleni tossici e cancerogeni? Perché organizziamo a parti civili del processo i lavoratori e i cittadini ammalati e i famigliari dei deceduti?

Ce ne siamo sempre fatti carico: le preoccupazioni dei lavoratori e degli abitanti sono le nostre.
Le preoccupazioni dei lavoratori di perdere la salute.
Le preoccupazioni dei cittadini di perdere la salute.
Le preoccupazioni dei lavoratori di perdere il posto di lavoro.
Medicina democratica, infatti, è nata proprio dentro le fabbriche. Difende la salute per difendere l’occupazione. La fabbrica che inquina, inevitabilmente chiuderà.
Personalmente ho partecipato per 40 anni a denunce ambientali in tutta Italia, di cui moltissime alla Montedison di Spinetta Marengo, dove ho lavorato per 35 anni. Con queste denunce -prima come sindacalista e poi come ambientalista- ho costretto Montedison a spendere miliardi per il risanamento ambientale e ho salvato i posti di lavoro di tutti e il mio. Anche se quelle denunce (essendo incorruttibile e non terrorizzabile) mi sono costate note rappresaglie**.

Se il sindacato è partner invece di controparte del padrone, come oggi avviene, allora è succube e non cura gli interessi dei lavoratori. All’imprenditore interessa il profitto, talora ad ogni costo, spreme il limone (il lavoratore e gli impianti) fino in fondo e poi lo butta via. Il sindacato dovrebbe impedirglielo. Dunque dovrebbe (doveva) essere il sindacato per primo a chiedere la bonifica dello stabilimento, senza la quale la fabbrica chiuderà. Il sindacato dovrebbe sostenere la Procura e non criticare noi che siamo in perfetta consonanza con la Procura. Il sindacato deve chiedere, come noi, che la bonifica deve essere vera, togliendo i veleni sotterrati, e non finta come il progetto Amag di sciacquatura delle acque o il palliativo di un incontinente muro lungo e profondo chilometri. Deve chiedere, con noi e la Magistratura, che la bonifica la deve pagare la Solvay che i profitti se li è messi in tasca in Belgio.

Politici e amministratori pubblici sono abituati a far finta di fare, lasciando irrisolti i problemi a marcire.
Hanno fatto finta di fare l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, e non quello vero, quello democratico da noi rivendicato da venti anni, quello vero, finanziato da loro ma controllato da noi. Hanno fatto finta, con l’Arpa, di controllare l’inquinamento aria-acqua-suolo spendendo miliardi pubblici con il famigerato progetto Linfa.
Ora fanno finta di affrontare l’inquinamento cromo e altri venti veleni con il fasullo progetto Amag, e non potendolo chiamare “bonifica” lo battezzano “messa in sicurezza”. Quando l’unica sicurezza per l’ambiente e l’occupazione è la bonifica del sito, togliere i veleni sotterrati. Forse la Provincia ha scoperto il trucco e parla al plurale: “verificare i migliori progetti”.
Ora il sindaco annuncia una indagine epidemiologica, così fa l’Arpa su cui la nostra fiducia è pari a zero. Il rischio è che siamo di nuovo ad una finta. L’indagine epidemiologica, che rivendichiamo dai tempi della piattaforma Osservatorio, deve essere svolta da esperti al di sopra di ogni sospetto, sotto diretto controllo popolare, deve comprendere malati e morti in un arco di almeno 50 anni, deve riguardare tutte le persone che in quell’arco di tempo hanno lavorato nel polo chimico di Spinetta e/o abitato nella Fraschetta. Per essere scientifica e attendibile. Altrimenti sarà l’ennesima finta.

** Il “confronto” con Montedison si è svolto, fra l’altro, a colpi di querele, esposti, denunce, manifestazioni, scioperi della fame, incatenamenti, chilometri di firme di solidarietà, titoli su titoli in giornali e TV; ventitré udienze in tribunale, sette cause in pretu
ra, quattro in appello, due in cassazione, tutte concluse felicemente ma piene di sofferenze: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, tentato licenziamento.

VIVERE CON I VELENI

Luigi Pelazza con i proprietari del Ristorante di Alessandria “IL VICOLETTO”

Solvay Solexis – Cromo Esavalente e PFIB
Il servizio dell’inviato delle Iene Luigi Pelazza si è concentrato nella prima parte sul cromo esavalente, un minerale con caratteristiche tossiche e cancerogene, in grado di provocare sterilità e mutazioni genetiche. Il problema risale agli anni ’60 quando a Spinetta c’era ancora la Montedison che produceva, tra le altre sostanze chimiche, anche il bicromato di potassio, contenente per l’appunto il cromo esavalente, che all’epoca poteva essere smaltito, senza alcun problema, semplicemente dissotterrandolo nel terreno della fabbrica. Lo scandalo risiede nel fatto che fino al maggio 2008, per un tacito accordo tra Montedison e abitanti di Spinetta, questi ultimi utilizzavano gratuitamente l’acqua accettando la presenza dello stabilimento inquinante a pochi passi dalle case. A partire dal 28 maggio 2008, il sindaco di Alessandria Fabbio vieta ai cittadini di Spinetta di utilizzare l’acqua proveniente dalla falda vicina per uso potabile e irriguo, data l’alta concentrazione di cromo VI riscontrata dalle rilevazione dell’ASL. Nel 2002 la Solvay acquista il polo chimico, nonostante sia a conoscenza della presenza di cromo VI, e si impegna a disporre un piano di bonifica con le istituzioni per evitare l’inquinamento delle falde acquifere. Ma il cromo finisce nelle falde e i danni inevitabilmente ci sono: per esempio, nell’inverno del 2005, in uno dei magazzini dello stabilimento, in seguito allo scioglimento della neve, comincia a trasudare dai muri e dal pavimento un liquido giallognolo riconosciuto come cromo esavalente. Quando uno dei lavoratori si rivolge al superiore, non ricevendo chiarimenti in merito, avverte il servizio Spresal dell’Arpa, che, dopo le analisi, vieta l’ingresso senza dispositivi di sicurezza (mascherine, occhiali). E immediatamente lo stesso lavoratore che aveva fatto la denuncia viene licenziato. Dopo la denuncia del lavoratore, anche sui giornali compaiono servizi al riguardo (si veda l’articolo della Stampa del 27 maggio 2008 a firma di Massimo Putzu). La magistratura di Alessandria inizia degli accertamenti e invia quattro avvisi di garanzia a quattro dirigenti della Solvay per inquinamento ambientale. Pelazza passa poi ad intervista tre dirigenti della Solvay: il direttore generale Bigini, il responsabile dell’ufficio stampa Novelli e il direttore del personale Bessone. Secondo il direttore generale, il fabbricato di cui si parlava poco sopra è ancor oggi inquinato, mentre secondo il direttore del personale in quelle stanze non è mai entrato alcun lavoratore, nonostante la foto di una scrivania con cartelle di lavoro e un telefono sembrano sconfessarlo. Pelazza chiede anche informazioni riguardo la lavorazione del PFIB o perfluoroisobutene, altra sostanza altamente tossica se inalata. Dinanzi al documento della dott.ssa Valeria Giunta, responsabile per l’igiene ambientale della Solvay, nel quale era scritto che “nel caso di presunta presenza di PFIB, sospendere l’analisi fino a conferma dell’assistente…“, il direttore generale Bigini non sa letteralmente cosa dire. Gli stessi dirigenti sono così preoccupati che quando il giornalista si rivolge ad un ingegnere per avere chiarimenti in merito alle rilevazioni di fughe di PFIB, i dirigenti si mettono in mezzo alla discussione per evitare di far parlare serenamente l’ingegnere. L’inviato delle Iene si reca poi al laboratorio contaminato dal cromo VI; a rispondere alle domande è ora Novelli, responsabile dell’ufficio stampa. Afferma che il laboratorio è stato chiuso, ma solo nel momento in cui sono emerse anomalie: solo quando è stato ritrovato cromo esavalente ai lavoratori è stato impedito di operare al suo interno cosicché il direttore del personale è stato sbugiardato per la seconda volta. Infine Pelazza ci parla del cosiddetto “pozzo numero 8”, situato all’interno della fabbrica, il quale ha rifornito di acqua non solo la fabbrica ma anche molte famiglie di Spinetta Marengo e la cui acqua, a detta di Novelli, era potabile. Tuttavia anche questo pozzo è stato chiuso dall’ordinanza del sindaco di Alessandria e la ditta è stata costretta all’allacciamento con l’acquedotto, sebbene, secondo i dirigenti, tale decisione sia stata presa solo a scopo precauzionale. Di tutt’altro avviso Fabbio: il pozzo “non aveva i valori corretti“; inoltre, “la pericolosità dell’azienda sta nell’aria, non nell’acqua”, in quanto una perdita può portare “alla morte di tremila persone in mezz’ora“. Sconcertanti sono le testimonianze degli abitanti di Spinetta: tutti hanno bevuto l’acqua contaminata, si fidavano della Solvay. E poi gente che racconta della polvere rossa sui marciapiedi o delle calze sintetiche letteralmente mangiate dall’aria. Ma c’è anche chi fa presente che ieri la Montedison e oggi la Solvay vogliono dire lavoro: senza di essa ci sarebbero molti disoccupati.
Ringraziamo Aldo Bonaventura per il dettagliato resoconto del servizio.
Le Iene – Vivere con i Veleni – 27 ottobre 2009

Dirigenti Solvay sotto processo in tutta Italia: Bussi

Un canyon imponente, incastrato tra due parchi nazionali (Gran Sasso e Majella), che dall’Appennino si apre verso il mare Adriatico. Boschi a perdita d’occhio, cime imbiancate sullo sfondo, qua e là mucchi di case lungo i pendii. All’altezza del paesino di Bussi, sotto il ponte dell’autostrada e con il fiume che passa in mezzo, c’è un sito industriale. Un insediamento chimico sorto nel 1901 e finito nell’orbita Montedison.

Nel 1982 si aprono otto nuovi pozzi dell’acquedotto, a valle dell’industria, dove il fiume Tirino ha già imbarcato un bel po’ di veleni. Vent’anni dopo l’ASL certifica le sostanze inquinanti: tetracloroetilene, tricloroetilene e cloroformio, tossici e cancerogeni. Ma Asl (Azienda sanitaria locale, dà i giudizi di potabilità), Arta (Autorità regionale territorio e ambiente, fa le analisi in laboratorio), Aca (società pubblica di gestione dell’acqua), Ato (Ambito territoriale ottimale, ente pubblico che coordina la gestione dell’acqua), commissario straordinario del governo, una quarantina di Comuni, Provincia, Regione, si danno la consegna del silenzio. I cittadini continuano a bere ignari di tutto. Anzi, viene miscelata l’acqua inquinata con quella buona, per diluire i veleni. Nel 2004 una nuova relazione dell’Agenzia ambientale regionale aggrava il quadro: nella falda, diciannove molecole superano i limiti di legge. Tra queste anche il cromo esavalente, il micidiale agente tossico e cancerogeno. Il tetracloroetilene risulta schizzato fino a 4.800 volte superiori a quelli tollerati. E poi mercurio, piombo, nichel, cloruro di vinile. L’Agenzia… conferma il giudizio di potabilità dell’acqua. Vengono aggiunti dei filtri. Inutili. Nel 2007 si rilevano superiori concentrazioni di tetracloruro di carbonio (un composto tossico che colpisce fegato, reni, cuore e sistema nervoso). Fausto Croce, professore di chimica all’università di Chieti, vive proprio nella valle. Preleva campioni di acqua e li fa analizzare in laboratorio da un’equipe di colleghi. L’esito è sconvolgente: cancerogeni a livelli mai raggiunti in nessuna acqua potabile del mondo. L’ATO minimizza. Il Corpo forestale, guidato dal comandante provinciale Guido Conti, va a dare un’occhiata nelle viscere della valle. Comincia a scavare attorno al sito industriale e al fiume. Per chilometri. La terra è intrisa di sostanze inquinanti, che fino al 1963 erano scaricate direttamente nel fiume Pescara. Le stesse che hanno contaminato l’acqua. Una superficie grande come venti campi di calcio, per un totale di 500 mila tonnellate di rifiuti. La discarica abusiva di rifiuti pericolosi più grande d’Europa. I pozzi vengono chiusi. L’Acquedotto ricambia i filtri e i pozzi vengono riaperti. Poi si arrende. Sessanta tra associazioni e comitati spontanei organizzano una manifestazione con seimila persone. Un gruppo di giovani geologi e registi inizia a girare un documentario. Infine l’Istituto superiore di sanità fa giustizia di anni di ipocrisie. Dichiara l’acqua «non idonea al consumo umano» e certifica «un rischio per la salute umana». Dai primi allarmi sono passati sei anni, dalle prime analisi quattro. Quanti e quali danni alla salute dei cittadini si potevano evitare! Il pubblico ministero Aldo Aceto ha inviato 33 avvisi di garanzia a politici eccellenti (del PD), dirigenti Ato, Arca e Montedison: avvelenamento delle acque, disastro doloso, delitti colposi contro la salute pubblica, truffa, ecc. Cioè Montedison ha inquinato truccando le carte per farla franca mentre le autorità pubbliche insabbiavano. I dirigenti Montedison sono gli stessi responsabili dello scandalo rifiuti tossici della Montedison-Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria). La prescrizione come sempre incombe. E dei rifiuti pericolosi ancora depositati nella valle? Per quelli ci sono ancor meno speranze. Bonificare la megadiscarica costa circa 150 milioni di euro. Per ora ne sono arrivati solo un paio e non sono bastati nemmeno per coprire i rifiuti con un telone. Così l’acqua piovana e il fiume continuano a trasportare veleni. In attesa della bonifica, a Bussi si guarda avanti. Una parte dello stabilimento chimico Solvay è in dismissione, ma è già pronto un progetto per insediare un nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti industriali. Non quelli già abbandonati nella valle, ma altri provenienti da impianti petrolchimici, raffinerie e industrie chimiche di mezzo mondo, dagli Stati Uniti alla Polonia. Più o meno centomila tonnellate ogni anno.

Capitolo tratto da “Le mille vertenze del territorio” sulla rivista di Medicina democratica ottobre 2008

Bomba Ecologica: Spinetta come Bussi


Il limite ammesso di cromo esavalente, tossico e cancerogeno, è di 5 microgrammi per litro. La Coopsette, analizzando i terreni su cui vuole costruire a Spinetta Marengo (Alessandria) un ipermarket, ha riscontrato 288 microgrammi. Così venerdì 23 maggio 2008 sono apparsi titoloni a sei colonne su giornali e tv: “Bomba ecologica. Falde inquinate. Emergenza pozzi a Spinetta”. Ma dove stava la novità, la sorpresa? In realtà la dottoressa Rini, capo laboratorio dello zuccherificio di Marengo, fin dagli anni ’80 denunciava ripetutamente sui giornali che l’acqua in falda era al punto inquinata da essere inutilizzabile nella lavorazione delle barbabietole.


Inquinata da chi? Dalla Montedison. Un allarme che Medicina democratica negli anni ha ripreso più volte, pubblicando sulla stampa le foto dei bidoni nascosti, rivendicando l’Osservatorio della Fraschetta e contestando i palliativi dell’azienda e delle amministrazioni pubbliche. L’abbiamo ancora ripetuto la settimana scorsa all’assemblea popolare di Pozzolo Formigaro.
Finalmente il 23 maggio l’opinione pubblica è rimasta scossa dall’emergenza idrica, con il sindaco che ordina la chiusura dei pozzi. Abbiamo dunque scritto ai giornali: “ Prima che si esaurisca di nuovo l’ondata emotiva, invitiamo di nuovo gli enti preposti ad andare a vedere che cosa c’è sotto e attorno allo stabilimento ex Montedison e ora Solvay e Arkema. Non ci sono barriere che tengano. Spinetta è come Bussi in Abruzzo, è un altro scandalo nazionale.


Nel sottosuolo all’interno della fabbrica stanno percolando nelle falde i veleni sversati, non solo il cromo. Bisogna fare i carotaggi e le analisi. Cosa è stato depositato nel bunker antiaereo di cui si chiacchiera dal dopoguerra? Bisogna andare a vedere. Le colline sullo sfondo dello stabilimento non sono naturali nella piana di Marengo: sono depositi di rifiuti. Bisogna andare a scavare. Provvederanno ASL e ARPA? Lo pretenderà la massima autorità sanitaria comunale, cioè il sindaco di Alessandria, preoccupato di interrompere i cicli produttivi e non altrettanto dell’acquedotto? E gli altri sindaci della Fraschetta? Per i reati commessi, per le misure di emergenza, per i risarcimenti: sarà tempestivo l’intervento della Magistratura? Il Comune si costituirà parte civile? Sono queste le domande inquietanti che poniamo nel timore che un nuovo velo venga tra qualche giorno a coprire le vergini grida di allarme e sdegno.”
Così scrivevamo. Il 24 maggio, apertura di una inchiesta della Procura della Repubblica e riunione di emergenza fra Comune, Provincia, Arpa, Solvay e Unione industriali, alla luce delle quali aggiungiamo le seguenti considerazioni che saranno trasmesse alla Procura e a tutti gli enti competenti. Specifichiamo che Medicina democratica si costituirà parte civile nel procedimento che la Magistratura vorrà aprire per azienda e amministrazioni.

1) Gli imputati per l’avvelenamento pubblico non sono “ignoti” ma sono innanzitutto i dirigenti della Montedison che si sono avvicendati nel grande polo chimico.

2) La Solvay, che è subentrata nel 2002 alla Montedison, era a conoscenza della situazione pregressa della fabbrica addirittura beneficiando dei fondi regionali per la bonifica dei suoli.
3) La bonifica fissata dalla Regione Piemonte era curata per competenza dal Comune di Alessandria con la partecipazione tra gli altri di Provincia e Arpa. Sarà cura della Procura accertarne le responsabilità aziendali e amministrative.
4) Le responsabilità dovranno essere accertate anche per la rilevante perdita di acqua, conosciuta da Comune e Provincia, che avrebbe accelerato e alimentato il deflusso dei veleni in falda, perdita in corso da almeno un anno e non fronteggiata dalle effimere barriere idrauliche della Solvay.
5) Non c’è giustificazione per Provincia & C. Tutti i controlli erano possibili anche prima delle più recenti normative ambientali, a maggior ragione per le risapute denunce pubbliche.
6) La Solvay, subentrata a Montedison, dovrà essere chiamata in solido per i risarcimenti.
7) La società belga dovrà risarcire i dipendenti che saranno messi in cassa integrazione per le perdite salariali, e risarcire la stessa INPS.
8) I risarcimenti si riferiscono non solo ai danni sociali ed economici ai privati e alle aziende agricole, ma soprattutto ai danni alla salute passati, presenti e futuri per l’avvelenamento del suolo e delle acque.
9) L’avvelenamento va accertato non solo per il cromo esavalente ma anche per gli altri veleni sversati nei decenni per le lavorazioni dei pigmenti e dei clorofluorocarburi: urgono carotaggi e analisi dei depositi nascosti sotto gli impianti, nel bunker antiaereo e nelle colline artificiali. Urgono indagini epidemiologiche.
10) Non è vero che i consumatori possono stare tranquilli. La Procura dovrà, ad esempio, verificare se è vero che il pozzo in cui sono stati riscontrati 93 microgrammi per litro di cromo nella mega azienda agricola Pederbona non era mai stato utilizzato per abbeverare il bestiame da carne e latte.
11) Se anche fosse vero che questo e altri pozzi erano stati usati solo per scopo irriguo, il cromo tossico e cancerogeno è entrato comunque nella catena alimentare tramite foraggio, carni, latte, verdure ecc.
12) Addiritura Solvay forniva con i propri pozzi gli abitanti di Spinetta Marengo che utilizzavano l’acqua per usi domestici e per irrigare campi e orti e abbeverare bestiame.
13) Sono stati, malgrado le polemiche che sollevammo, buttati via miliardi di soldi pubblici per progetti (Linfa) che non hanno accertato nulla del disastro balzato alla cronaca.
14) Viceversa Regione, Provincia e Comune non hanno mai voluto realizzare l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, che rivendichiamo da trenta anni come strumento di democrazia diretta, unica garanzia per le popolazioni a rischio.
15) La rivendicazione dell’Osservatorio è quanto mai attuale perché se è vero che la drammatica situazione delle falde non è dovuta all’attività in corso alla Solvay, però il polo spinettese resta ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale e non solo oggetto anche di recente ad esposti in magistratura per inquinamenti atmosferici.

I veleni nascosti sotto Spinetta Marengo


“Bomba ecologica. Emergenza pozzi a Spinetta. Il sindaco ne vieta l’uso. Cromo esavalente nelle falde della Fraschetta. Nel mirino il polo chimico”.

Sono i titoloni sui giornali e TV.

Dove sta la novità, la sorpresa? La dottoressa Rini, capo laboratorio dello zucchericio, fin dagli anni ’80 denunciava ripetutamente sui giornali che l’acqua in falda era inquinata al punto da essere inutilizzabile nella lavorazione delle barbabietole. Un allarme che io stesso negli anni ho ripreso più volte, pubblicando sulla stampa le foto dei bidoni nascosti, rivendicando l’Osservatorio della Fraschetta e contestando l’inutile progetto Linfa. L’ho ancora ripetuto la settimana scorsa all’assemblea di Pozzolo Formigaro. Oggi, prima che si esaurisca di nuovo l’ondata emotiva, invito di nuovo gli enti preposti ad andare a vedere che cosa c’è sotto e attorno allo stabilimento ex Montedison e ora Solvay e Arkema. Non ci sono barriere che tengano. Spinetta è come Bussi in Abruzzo, di cui parlano tutti i telegiornali. Nel sottosuolo all’interno della fabbrica stanno percolando nelle falde i veleni sversati, non solo il cromo. Bisogna fare i carotaggi e le analisi. Cosa è stato depositato nel bunker antiaereo di cui si chiacchiera dal dopoguerra? Bisogna andare a vedere. Le colline sullo sfondo dello stabilimento non sono naturali nella piana di Marengo: sono depositi di rifiuti. Bisogna andare a scavare. Provvederanno ASL e ARPA? Lo pretenderà la massima autorità sanitaria comunale, cioè il sindaco di Alessandria, preoccupato di interrompere i cicli produttivi e non altrettanto dell’acquedotto? E gli altri sindaci della Fraschetta? Per i reati commessi, per le misure di emergenza, per i risarcimenti: sarà tempestivo l’intervento della Magistratura? Il Comune si costituirà parte civile? Sono queste le domande inquietanti che poniamo nel timore che un nuovo velo venga tra qualche giorno a coprire le vergini grida di allarme e sdegno.

Lino Balza

I Delegati Solvay dovrebbero dimettersi

Dopo l’esposto dei due dipendenti a Procura della Repubblica, ASL e Ispettorato del lavoro, i delegati sindacali della Solvay di Spinetta Marengo dovrebbero -per dignità- dimettersi. Altrimenti dovrebbero essere i responsabili provinciali a sospenderli.
Questo esposto si inserisce nella polemica in corso di Medicina democratica contro il sindacato accusato di aver eretto un muro di omertà attorno all’azienda chimica belga, di nascondere le reali condizioni di criticità, di aver risposto al nostro allarme con l’irresponsabile affermazione: “Tutto il possibile per garantire salute e sicurezza a lavoratori e cittadini è stato fatto”, come se miracolosamente la fabbrica fosse diventata una bomboniera. Invece è uno stabilimento ad alto rischio chimico, dove gli inquinamenti possono determinare una rilevanza terribile su territorio e popolazione, con lavorazioni pericolosissime a rischio di catastrofe industriale per migliaia di persone, in un territorio con il record di malattie e morti per cancro.

Il dettagliato esposto dei due ricercatori Solvay viene finalmente a rompere la cortina di omertà, confermando il nostro allarme. In tre pagine dense di dati e tabelle essi chiedono a magistratura ed enti ispettivi di “verificare la preoccupante situazione della Solvay”. Dove “siamo messi in condizione di dover barattare la nostra salute e quella degli abitanti di Spinetta”. Dove “l’azienda continua a farci pressione e ci siamo dovuti rivolgere a un legale e in fabbrica ci sono già stati dei precedenti”. Dove “abbiamo scoperto attraverso le analisi che sono anni che respiriamo otto ore al giorno sostanze cancerogene”, lentamente rilasciate nel suolo, nella rete fognaria comunale e in aria da bassi camini senza dosimetri, “sostanze non sufficientemente aspirate” per le quali è prescritto di “utilizzare durante l’esposizione la maschera o meglio l’autorespiratore” e che addirittura “in America sono state bandite”. Dove “gran parte dei dipendenti ha questa sostanza nel sangue” ma l’azienda continua a ripetere che “non ha effetti nocivi sull’uomo e di non preoccuparsi”. Dove, citando date e ora degli episodi, “abitualmente non viene dichiarata emergenza quando si verificano incidenti agli impianti lasciando all’oscuro dipendenti e popolazione di Spinetta Marengo”. In conclusione, l’esposto conferma nei dettagli le nostre accuse al sindacato di “subordinazione politica e culturale nei confronti delle direzioni aziendali, di azione speculare alle stesse”.

Lino Balza