

Movimenti di Lotta per la Salute, l"Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
In Polesine ben 47 superamenti dello standard di qualità . Con il rapporto “Stato delle acque superficiali del Veneto”, l’Arpav ha rilevato azoxystrobin, metolachlor, metazaclor, boscalid, ampa, nomi sconosciuti a chi non lavori in agricoltura, pesticidi, funghicidi e diserbanti, ma che in pianura scorrono a fiumi nei fiumi e nei canali. Senza contare, soprattutto, la presenza dei Pfas: sopra i limiti in tutti i punti di prelievo “nel Po con ogni probabilità, di origine esterna alla Regione del Veneto”, nota Arpav anche se si sa bene che vengono dallo stabilimento chimico Solvay di Spinetta Marengo.
Prima direttore operativo, poi addirittura amministratore delegato, Luigi Guarracino è stato responsabile degli scarichi idrici che da Trissino hanno contaminato i Comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova. In concorso con altri 15 manager e dirigenti dell’ex Miteni, è accusato di disastro innominato nell’ambiente e avvelenamento delle acque, con tutte le migliaia di ammalati e morti annesse e connesse. In tribunale a Vicenza si è dichiarato innocente: “Sono a posto con la coscienza”. Che coscienza ha? Quando lo accusai pubblicamente di dolo per la Solvay di Spinetta Marengo, una quindicina di anni fa, mi scriveva: lei mi accusa, non mi conosce, prendiamo un caffè insieme. Ma mi faccia il piacere. Se l’era già cavata per il rotto della cuffia nel processo Solvay di Bussi. Poi finalmente ha subìto nel 2019 una condanna in Cassazione per il disastro Solvay di Spinetta Marengo. Una condanna lieve (1 anno e 8 mesi) perché non gli è stato riconosciuto il dolo. Il sottoscritto era invece d’accordo con la Procura generale e chiedeva 11 anni per dolo. Tratta da “Ambiente Delitto Perfetto, clicca qui lo stralcio della mia “Memoria di replica in Corte di assise d’Appello di Torino” riguardante appunto la posizione processuale di Luigi Guarracino.
1) Ecologisti francesi sconfitti da sindacato operaio e multinazionale a braccetto.
2) La Cina per Solvay non è più la terra promessa.
4) Nuovo esposto sui PFAS alla Procura della Repubblica di Alessandria
5) Nubi di fluoridrico spediteci dalla Francia.
6) Il Piano di emergenza di Solvay…scritto da Solvay: grazie alla complicità del sindaco.
8) Viene da ridere pensare che il sindaco di Alessandria fermi Solvay.
9) Anche l’Olanda invasa dai Pfas. Scattano le azioni inibitorie risarcitorie.
10) Puzzano gli amministratori di Provincia Regione Comune di Alessandria. E i sindacati…
13) Saranno o non saranno risarcite le Vittime di Miteni e Solvay ad Alessandria e Vicenza?
L’urgenza della condizione eco sanitaria della popolazione di Alessandria renderebbe indifferibile la chiusura immediata delle produzioni Solvay a Spinetta Marengo, se il sindaco fosse del livello dell’omologo di Seattle. Infatti il Comune di Seattle, dopo una battaglia legale durata ben otto anni, ha obbligato il colosso chimico della Bayer, Monsanto, a sborsare 160 milioni di dollari per aver inquinato il fiume Lower Duwamish e potenzialmente danneggiato esseri umani, pesci e fauna selvatica. Viene da ridere
L’indagine condotta dal Dipartimento di medicina del lavoro di Holbaek ha identificato che nella città portuale danese di Korsør, la scuola per i vigili del fuoco, utilizzando schiumogeni a base di Pfas, ha inquinato il pascolo degli allevamenti bovini e il sangue degli stessi allevatori consumatori di carne. Colpiti da alte percentuali di colesterolo, micidiale sul sistema cardiovascolare, ad essi sono stati somministrati due diversi medicinali – colestiramina e colesevelam – normalmente impiegati per abbassare il livelli nel sangue. Il risultato sembrerebbe che si siano abbassati i livelli di colesterolo ma anche di Pfos. Diminuendo il colesterolo diminuirebbe anche il Pfos dal sangue.
Dunque il farmaci potrebbero essere usati come antidoti ai Pfas, somministrati preventivamente alle popolazioni a rischio? Philippe Grandjean, responsabile dell’Unità di ricerca di medicina ambientale presso l’Università della Danimarca meridionale e professore di salute ambientale alla Harvard School of Public Health, avverte che “Non sappiamo se a questa diminuzione di PFAS nel sangue corrisponde una diminuzione negli organi dove si accumula carcinogenico, nel fegato e nei reni”, e soprattutto sottolinea che “Sarebbe criminale rispondere all’inquinamento industriale somministrando un farmaco alla popolazione”.
Insomma, sarebbe criminale il circolo vizioso dei Pfas che aumentano il colesterolo e dei farmaci anticolesterolo che diminuiscono i Pfas. Per i profitti delle industrie chimiche e farmaceutiche sarebbe un circolo virtuoso: criminale, appunto.
Non è certo questo il metodo auspicato, per il disastro eco sanitario Solvay di Spinetta Marengo, da Marcos Orellana, Relatore Speciale delle Nazioni Unite per le sostanze tossiche e i diritti umani, quando ha parlato apertamente di “violazione dei diritti umani delle popolazioni locali” esposte per decenni ad agenti inquinanti destinati a rimanere per sempre nei territori colpiti.
Da un lato, studi legali dimostreranno -come illustreremo prossimamente con lo sguardo rivolto alla Solvay di Spinetta Marengo- che l’azione inibitoria risarcitoria può essere rivolta contro l’azienda inquinante ma anche contro le Istituzioni. Dall’altro, le aziende di distribuzione dell’acqua in Olanda chiedono al nuovo governo di aiutare a affrontare l’inquinamento idrico nei Paesi Bassi. Le organizzazioni sono preoccupate per la crescente presenza di sostanze nocive e chiedono un divieto su tali sostanze, c .
Le aziende di distribuzione e i consorzi idrici ritengono di non poter affrontare il problema da soli. Solo i consorzi di gestione idrica investono oltre mezzo miliardo di euro nella depurazione delle acque reflue, trattando 2 miliardi di metri cubi all’anno. Dunque ritengono indispensabile l’intervento del governo per la pianificazione territoriale e la legislazione.
I PFAS sono stati trovati anche nella schiuma del mare lungo le coste dell’ Olanda. Secondo uno studio dell’Istituto Nazionale per la Salute e l’Ambiente dei Paesi Bassi (RIVM), la concentrazione di PFAS nella schiuma del mare delle località olandesi è alta quanto quella delle coste delle Fiandre in Belgio.
Sono chiare le conseguenze dell’ingestione o del contatto con i PFAS tramite l’acqua potabile (effetti tossici sul sistema immunitario, aumento di rischio di tumori (soprattutto nelle donne), problemi di fertilità ecc.), si presume che le conseguenze siano analoghe tramite la schiuma del mare. Tant’è che il governo ha invitato alla cautela i propri cittadini: “È sensato farsi una doccia dopo il bagno, lavarsi le mani prima di mangiare e non lasciare che i bambini e gli animali domestici ingoino la schiuma del mare“.
Dunque, è sempre più provato che i PFAS stanno contaminando le acque di tutta Europa, come mostra la mappa realizzata da Forever Pollution Project, comprese quelle del mare, dove defluiscono i corsi d’acqua e gli scarichi industriali. Il mare Adriatico riceve Pfas dal Po, a sua volta dal Tanaro e dalla Bormida dove scarica Solvay a Spinetta Marengo. Fu rilevato già alla foce del Po nel 2010 dopo le denunce dei nostri esposti e mentre ad Alessandria ricevevamo minacce personali https://www.rete-ambientalista.it/2009/12/07/siamo-scesi-in-piazza/
A Spinetta Marengo scarica la Solvay, a Dordrecht la Chemours. L’Istituto Nazionale per la Salute e l’Ambiente dei Paesi Bassi (RIVM) e il servizio sanitario GGD avevano già consigliato alla popolazione della regione di Dordrecht di non mangiare più le uova delle proprie galline. Ora lo studio dell’emittente NOS è stato condotto anche fuori della regione, nelle province di Utrecht, Frisia e Limburgo: i livelli dei forever chemicals nelle uova superano la norma di sicurezza europea. Nel mirino Chemours, come la Solvay per i Comuni della provincia di Alessandria.
Gli scienziati consultati ritengono che l’aumento dei valori di PFAS nelle uova di gallina sia un’importante indicazione di quanto l’inquinamento dei tossici e cancerogeni sia diffuso in Olanda: l’RIVM ha trovato le sostanze chimiche anche nella schiuma del mare e un altro studio sempre dello stesso istituto ha rivelato che i cittadini olandesi ingeriscono troppi PFAS, principalmente attraverso cibo e acqua potabile.
Il rischio è sempre quello di cadere dalla padella nella brace. Le auto elettriche riducono le emissioni di CO2 (anidride carbonica). Però utilizzano i Pfas per rendere le batterie meno infiammabili e resistenti: in pratica durano più dell’auto. I Pfas sono tossici e cancerogeni. Non si degradano mai e si accumulano sempre più nell’ambiente e negli organismi. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications e condotto dall’Università del Texas e dalla Duke University, sono stati rilevati livelli ingenti di Pfas in aria, acqua, neve e suolo nelle vicinanze degli impianti produttori in Stati Uniti, Francia e Belgio.
Il problema è ancora più grosso. La diffusione crescente di auto elettriche porterà ad una significativa quantità di batterie da smaltire: ad esempio in Italia si stimano entro 8 anni in 9,2 milioni di unità, con un costo previsto di 11,5 miliardi di euro per il loro stoccaggio. Attualmente, solo circa il 5% di queste batterie agli ioni di litio viene riciclato, dunque i Pfas, “forever chemicals”, a tempo indeterminato possono contaminare l’ambiente anche attraverso le discariche. Insomma, la riduzione delle emissioni di CO2 comporterebbe un parallelo aumento dell’inquinamento da Pfas.
A proposito di cadere dalla padella nella brace: per la popolazione di Alessandria veniamo alla Solvay di Spinetta Marengo. Commentammo due anni fa: “”Considerando che i Pfas sono solo la punta dell’iceberg del disastro eco sanitario di Alessandria, nei Movimenti e da Legambiente alla CGIL ci si sta sempre più arrendendo alla ineluttabilità della chiusura del polo chimico piemontese, e orientando a proposte di riconversione. (Vedi Chiusura della Solvay di Alessandria: come salvaguardare l’occupazione). Proprio Ilham Kadri, amministratore delegato della multinazionale belga aveva preso in esame l’opportunità di chiusura con l’alternativa di realizzare a Spinetta Marengo le nuove ‘batterie green’, cioè con lo sviluppo della prossima generazione di elettroliti allo stato solido per le batterie delle auto elettriche. Poi, invece, su pressione di Macron e Ursula von der Leyen, e mercè i finanziamenti regionali, ha scelto che la tecnologia sarà sviluppata in Francia, già nel 2022 con la linea pilota di La Rochelle””.
“”Però, scartata la prima tesi, a Ilham Kadri resterebbe il secondo obiettivo per Spinetta Marengo: il riciclo, attraverso processi di idrometallurgia, di tutti gli elementi (litio, cobalto, manganese, rame, nickel) che costituiscono la ‘batteria green’ che oggi rappresenta fra il trenta e il quaranta per cento del costo dell’intero veicolo. Un business miliardario per Solvay, ma sarebbe come cadere dalla padella nella brace per la popolazione di Alessandria.””.
Commentando la strategia, volutamente confusa, di Solvay (Syensqo), poi scrivemmo (Il Piemonte finanzia i Pfas ma non tutela la salute dei suoi cittadini) anche: “”[…] Solvay non molla ed ecco che arriva il sostituto dei sostituti pfas: ‘a catena cortissima’ il polimero fluorurato ‘Aquivion’, annunciato (come i predecessori d’altronde) innocuo: ‘emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo’ . ‘Al più tossiche se maneggiate inopportunamente’, le ‘Membrane Aquivion Pfas’ sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. […]. Raccogliendo le tesi e gli studi internazionali, il nuovo, ovvero vecchio Aquivion è descritto come ‘fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, con innovativa tecnologia di produzione di materiali per membrane polimeriche, che si integra in una filiera dell’idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e carbon free, che punta anche allo sviluppo per l’automotive’.”” […]
[…] “”Per produrre Aquivion, nel 2019, Solvay Speciality Polymers ha depositato al Governo la richiesta di finanziamenti (inizialmente 22 milioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato ‘Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota’) sfruttando abilmente l’enorme contenitore finanziario ‘Green Deal’ della Comunità Europea a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde. […] La Regione Piemonte, da par suo aggiungendo altri milioni (sottratti alla sanità), inneggia all’impatto sul territorio: ‘L’impianto Aquivion si inserisce in una ampia sinergia: dalla creazione entro giugno 2026 di tre stazioni di rifornimento a base di idrogeno rinnovabile previste a Tortona, Arquata e Belforte, alla ricerca nella nostra provincia di un’area dismessa destinata a produrre idrogeno verde, fino agli investimenti per il retroporto di Genova’””.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro
C’è chi si ostina a dialogare con loro, impantanandosi nel circolo vizioso del loro reciproco scaricabarile. La storia di questi decenni ha invece dimostrato che sono complici di Solvay (Syensqo, già Montedison): speculari al colosso chimico, subordinati culturalmente e politicamente (quando non anche economicamente). Vanno dunque trattati come avversari. Immeritevoli di un briciolo di fiducia.
Infatti c’è chi, come noi, non espresse il benché minimo credito alla bolla di sapone della diffida con la quale la Provincia di Alessandria intimava (tardivamente) a Solvay di “sospendere la produzione di cC6O4 in tutto lo Stabilimento” e imponeva che “l’impianto Tecnoflon potesse essere riavviato solo dopo interventi tecnologici risolutori e approvazione certificata di ARPA”. Pensar male della Provincia non era peccato: tant’è che nel giro di poche settimane il bluff è scoppiato e la Provincia ha autorizzato la ripresa tossica e cancerogena di “PRODUZIONE ed USO di cC6O4” fregandosene della disapprovazione dell’ARPA.
Fregandosene dell’Arpa che non aveva certificato fossero state superate le cause dell’ incontrollata dispersione del Pfas C6O4 nelle falde acquifere per le perdite dal pozzo G adiacente all’impianto, perdite enormi: misurate da ARPA (l’11 aprile scorso) con una concentrazione di cC6O4 di 191.262μg/l contro i 0,5 μg/l (generosamente) ammessi.
Fregandosene, anzi, che negli incontri tecnici Arpa-Asl avessero denunciato un forte aumento delle quantità di cC6O4 in falda acquifera esterna, e che le perizie condotte da ARPA e riportate nella relazione di servizio avessero allarmato un pessimo stato di manutenzione dell’impianto colpevole dello sversamento: valvole rotte, tubazioni di scarico danneggiate, pareti di contenimento con buchi, ecc. nonché il colabrodo delle cosiddette barriere idrauliche.
Fregandosene, così , anche di ammettere che, stante lo sfacelo storico delle manutenzioni, tutti gli altri reparti che utilizzano i PFAS sono nelle stesse condizioni.
Fregandosene, insomma, che la sua nuova licenza di inquinare avrebbe coinvolto non solo falda acquifera-suolo-fiume Bormida -atmosfera del Comune di Alessandria, ma anche di una vasta area provinciale, dove ormai abitualmente si riversano i PFAS nell’aria: i Pfas in alcuni periodi dell’anno raggiungono contenuti a Spinetta Marengo di quasi 1.000 volte superiori a valori ritenuti (permissivamente) normali, e a Piovera e Montecastello di 100 volte superiori, e ad Alessandria (istituto Volta) di 20 volte superiori.
Dall’ennesima esemplare, e perciò opacizzata dai media locali, relazione (clicca qui) dell’ingegner Claudio Lombardi, già assessore all’ambiente, apprendiamo inoltre che la sciagurata servile autorizzazione della Provincia è appunto avvenuta dopo acceso dibattito con ARPA, sulla base di presunte “relazioni comprovanti interventi risolutivi delle perdite”. Relazioni talmente “comprovanti” da essere la “perizia giurata” firmata… da chi? da un perito incaricato da Solvay!! Perizia “giurata” (sic) e talmente qualificata da risultare esercizio neppure di un ingegnere (che so, idraulico, progettista) ma da… un architetto paesaggista. Insomma, il più classico caso di “controllato controllore”!
Puzza, puzza il voltagabbana della Provincia. Le impronte dello zampino di Solvay si intravvedono nella firma apposta alla lettera di autorizzazione di ripresa della produzione: stranamente non già del direttore responsabile ingegner Paolo Platania (che arditamente aveva emesso la diffida) ma da un suo sostituto, tale Maurizia Fariseo, segretaria di Direzione. Dubbio legittimo: i responsabili politici degli enti pubblici hanno atteso che Platania andasse in ferie? Platania si è rifiutato di firmare? Platania sarà accompagnato alla pensione?