
“L’unico modo efficace per proteggere i cittadini della UE dall’esposizione ai PFAS è quello di interrompere l’uso dei PFAS. Anche in ambito sanitario”. Lo scrivono associazioni e professionisti del settore medico, tra cui medici, infermieri, operatori sanitari da tutta Europa, in una lettera alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al vicepresidente esecutivo per l’industria Stéphane Séjourné e alla commissaria all’ambiente Jessika Roswall.
Tra i firmatari, soggetti che si occupano della salute delle persone, bambini in particolare: dal Dipartimento di oftalmologia del Centro medico universitario di Leiden, Paesi Bassi, all’International Network on Children’s Health Environment & Safety (INCHES), dalla Società islandese dei medici per l’ambiente al Centre for Sustainable Hospitals danese all’Associazione dei medici di sanità pubblica olandesi; e poi oltre un centinaio di professionisti della salute: pediatri, medici di base, infermieri, anestesisti, endocrinologi…
La lettera giunge mentre l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) discute della proposta di restrizione per circa 10.000 composti della famiglia dei PFAS avanzata da 5 Paesi UE (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia). Questo dossier “prevede deroghe fino a 13,5 anni per alcuni dispositivi medici”.
Deroghe che considerando che la restrizione non entrerà in vigore prima della fine di questo decennio, “le aziende avrebbero fino a 20 anni per eliminare gradualmente i PFAS da alcuni dispositivi medici”.
Ebbene, afferma il documento “noi rifiutiamo fermamente l’uso dell’assistenza sanitaria come giustificazione per l’inattività sulla crisi dell’inquinamento da PFAS”.
E a chi risponde (l’industria) che nel settore sanitario non esistono alternative, ricordano il lavoro di “colleghi che hanno già iniziato a eliminare gradualmente i PFAS nella loro pratica quotidiana”. Ricordano ad esempio che molte sale operatorie in Europa “hanno già smesso di usare i gas anestetici e sono passate all’anestesia endovenosa” eliminando così le emissioni di gas fluorurati dalle loro pratiche grazie ad una procedura “altrettanto sicura, con meno effetti collaterali”. Un altro esempio di pratiche virtuose PFAS-free è la nuova direttiva olandese che promuove la prescrizione “consapevole del clima”: che incoraggia i medici nella prescrizione di “inalatori a polvere secca invece di inalatori dosati a base di propellenti che si basano sui gas fluorurati”.
Non ci sarebbe dunque ragione, affermano i firmatari della lettera, per fare della filiera dei dispositivi medici un’eccezione al bando dei PFAS: “Sosteniamo pienamente la proposta di restrizione universale, compresi i periodi di transizione concessi per i dispositivi medici essenziali. Questa restrizione è necessaria per guidare l’innovazione nel settore e per incentivare e accelerare lo sviluppo di alternative più sicure e sostenibili”