Infortuni degli studenti lavoratori a basso costo.

Quella che fino a pochi anni fa era chiamata “alternanza scuola-lavoro”, oggi rinominata “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (Pcto), costa ogni anno infortuni a oltre 4 mila studenti. Nel 2023 fecero scalpore alcuni casi di ragazzi morti durante l’alternanza scuola-lavoro. Nel 2024, metà degli studenti infortunati (2011) subisce incidenti stradali durante il tragitto per raggiungere la sede delle attività; l’altra metà (2058) si fa male proprio mentre svolge il tirocinio in azienda.  Solo nel primo trimestre del 2025, l’Inail ha ricevuto 600 denunce di infortuni di studenti “in occasione di lavoro” e altre 584 “in itinere. Ora il governo Meloni prevede di aumentare il numero di studenti da mandare in questi percorsi, facendo partire l’alternanza negli istituti tecnici già dal secondo anno.
 
L’ “Unione degli studenti” (UDS) pone una serie di questioni. Sui criteri di selezione delle aziende in cui mandare gli studenti, che non tengono conto anche della sicurezza sul lavoro, e sugli infortuni in itinere. “I dati Inail dimostrano come il lavoro sicuro non è garantito in tutto il Paese. Quindi, come succede ai lavoratori, nel momento in cui gli studenti vengono mandati in fabbrica non si può pensare che gli infortuni scompaiano magicamente. I corsi di sicurezza svolti prima del percorso di alternanza non sono sufficienti a formare gli studenti su come stare in una fabbrica e anche su come raggiungerla. Sono poche ore e spesso online o frontali; in ogni caso la formazione è importante, ma per la sicurezza servono gli investimenti”.
 
La questione dell’alternanza scuola-lavoro è molto dibattuta, tra chi sostiene che sia necessaria per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro e chi, invece, ritiene che la scuola debba formare in un altro modo, soprattutto che le aziende usano i Pcto per ottenere manodopera a basso costo in luoghi di lavoro insicuri.