La storica sentenza come punto di partenza.

Dopo le sentenze storiche di Vicenza, in penale e in civile, un sacco di persone e di enti si sono appiccicate medagliette di pionieri della lotta contro i Pfas. Perfino alcune istituzioni pubbliche, che semmai avrebbero meritato nei decenni anch’esse un banco degli imputati, si sono autoassolte addirittura in veste di primazia politica e sanitaria. I meriti della vittoria vanno, invece, esclusivamente attribuiti alle lotte popolari dopo il 2017, con le “Mamme No Pfas” in testa. In questo ambito merita il riconoscimento che viene assegnato al dottor Vincenzo Cordiano in questo servizio del Corriere della Sera, clicca qui.
 
Nell’intervista, Cordiano giustamente rivendica di essere stato il primo in Veneto a lanciare l’allarme Pfas per la Miteni di Trissino nel 2013. Possiamo confermarlo perché all’epoca chiese informazioni a Lino Balza, noto per essersi occupato già dagli anni ’80 con le denunce dell’inquinamento Pfas in Bormida e Po, tant’è che lo mise anche in contatto (segreto) con tecnici della Solvay di Spinetta Marengo.
 
Vincenzo Cordiano giustamente accusa come non fu ascoltato dai politici e nemmeno dai suoi colleghi medici veneti, anzi fu sottoposto dai superiori a provvedimento disciplinare “per avere danneggiato l’immagine dell’azienda sanitaria Usl5”. Ovviamente fu censurato sul lavoro e bloccato come carriera. Il fatto non stupì, essendo già balzato all’onore delle cronache Lino Balza per anni oggetto di massicce rappresaglie del colosso chimico di Spinetta, licenziamento compreso, tutte respinte con vittoria nei tribunali però mentre gli amministratori pubblici piemontesi trattenevano le code tra le gambe.
 
Nell’intervista, Cordiano principalmente mette in rilievo che la storica sentenza di dolo del Tribunale di Vicenza debba essere -in Veneto- considerata non un punto di arrivo bensì di partenza: perché dovranno essere assolutamente perseguite le indagini ambientali ed epidemiologiche mancanti, soprattutto per riconoscere i danni alle Vittime e dunque i legittimi risarcimenti. Analogamente, il monito dovrebbe valere per il Piemonte.