Il killer silenzioso che va fermato perché non perdona.

La parola “amianto” ricorre continuamente quando si parla di Pfas: “saranno il nuovo disastro amianto”. Perché Pfas e Amianto colpiscono anche decine di anni dopo (latenza) il loro ingresso nell’organismo umano.
 
Infatti, di amianto si muore, eccome, a 40 anni dalla chiusura dell’Eternit di Casale Monferrato, dopo 80 anni di attività fino all’ultimo difesa dai sindacati e dai politici, e malgrado che addirittura nel 1908 le patologie causate dall’inalazione delle minuscole particelle di asbesto erano state classificate da un medico inglese, e malgrado che dal 1924 in Inghilterra l’asbestosi fu riconosciuta una malattia per cui i lavoratori avevano diritto a indennizzi.
 
Il mesotelioma è tuttora un tumore praticamente incurabile (la sottoscrizione di tutti i nostri libri -vedi su www.rete-ambientalista.it-  è interamente devoluta alla Ricerca per la cura del mesotelioma).  Una volta che la fibra killer esplode, l’agonia è breve ma straziante, e strazianti le reazioni di angoscia, paura e rabbia difficili da gestire.
 
Si muore innanzitutto in questa tragica città alessandrina.  Infatti, se in Piemonte ogni anno sono 240 i nuovi casi di mesotelioma, 130 sono proprio in provincia di Alessandria. E’ un trend in ascesa: il picco era atteso nel 2020, ora è stato posticipato al 2025! Due le fasce d’età colpite: i più giovani, dai 55 ai 65 anni, per esposizione ambientale; i più anziani per esposizione professionale. Più femmine che maschidunque mogli e figlie degli operai ma anche cittadine/i qualunque.
 
Perché l’amianto era dovunque, in tutti gli oggetti quotidiani, nei pavimenti di casa, nelle pareti delle banche, a coprire anche i tetti di scuole e ospedali, nelle tubature degli acquedotti. E’ dovunque. Ancora oggi non è stato rimosso. Ben poco nell’Italia delle “grandi opere”, dei governi che fanno dire al ministro dell’Ambiente che in Italia i siti contaminati da amianto sono 119 mila. Com’è possibile, se ne abbiamo quasi 100 mila solo in Piemonte? Neppure Casale Monferrato è diventata “amianto free”: esempio “turistico” la stazione ferroviaria o addirittura il Plafiere… di fronte alla sede Arpa.
 
Dunque, è verosimile sostenere che oggi in tutta Italia i siti contaminati da amianto sono 1 milione: in vari manufatti e nel fibrocemento, o eternit, sparsi in un milione di luoghi, di cui 50mila siti industriali e 42 aree SIN (Siti di interesse nazionale), ammontano a 40milioni di tonnellate. Sono ancora da bonificare (per difetto): 500 ospedali, 2˙500 scuole frequentate da oltre 352mila studenti e 50miladocenti e addetti, 1˙500 edifici pubblici e, su un totale di circa 500mila km di tubature installate prima del 1992, circa 300mila km di condutture della rete idrica. Con questo ritmo di bonifiche: serviranno altri 75 anni per liberare l’Italia dalla minaccia che incombe sulla popolazione.
La tragica verità è che in Italia ancora durante il decennio 2015-25 il mesotelioma e altre malattie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto, hanno provocato circa 60mila morti, e nel 2023 sono avvenuti circa 7mila decessi, e sono stati diagnosticati 10mila casi di malati affetti dalle patologie causate dall’amianto, il 56% dei quali sono concentrati in Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio.
 
Anzi, il Dairi, il “Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione” alessandrino, l’eccellenza nazionale che continua a fare ricerca mentre ciascuna diagnosi è una condanna di morte, avverte: “Il mesotelioma non scomparirà: l’amianto è ovunque, ci saranno epidemie altrove attese soprattutto nei Paesi in via sviluppo”: l’amianto prospera in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina. E Schmidheiny, il miliardario ex padrone dell’Eternit, tra condanne e prescrizioni dei processi, non ha mai investito nella ricerca per il mesotelioma. Mentre, in tutto il mondo attualmente sono esposti all’amianto 125 milioni di lavoratori, e ogni anno le malattie letali provocate dall’amianto mietono 107mila vite umane, e le patologie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto causano 200mila decessi.
 
E si sta osservando che non è più solo il mesotelioma il tumore dell’amianto ma certamente sono dovuti all’esposizione anche il cancro alla laringe e all’ovaio. L’ultimo report IARC fa appunto riferimento all’asbesto come causa del tumore alla laringe. E presto, perché lo stanno studiando, lo diranno di quello allo stomaco. Quindi in quel caso parliamo di inalazione o ingestione?
In Italia l’Afeva, l’Associazione familiari e Vittime amianto, ha inoltrato la domanda al Fondo amianto per avere una prima tranche di risorse accantonate dalle transizioni offerte da Stephan Schmidheiny a diversi cittadini che prevedevano un risarcimento di 30 mila euro ad ognuno, ma contemporaneamente una quota di 20 mila euro per la ricerca. Ora quel fondo è più di due milioni di euro. Una prima tranche in acconto servirebbe a dare da subito gambe al progetto approvato dal Comitato Strategico regionale piemontese per il prosieguo nella seconda fase di ricerca con l’obiettivo di uniformare il sistema di cura nei vari ospedali di riferimento, ottimizzando sia le strutture sanitarie che i trattamenti da effettuare sui pazienti.