Batteri mangia Pfas. Senza illudersi.

Un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha individuato alcuni ceppi di batteri (MicrococcusRhodanobacterPseudoxanthomonas e Achromobacter) in grado di scomporre, degradare, “mangiare” i Pfas, molecole killer tossiche e cancerogene il cui legame carbonio-fluoro (C-F) è talmente robustissimo da essere praticamente indistruttibili nell’ambiente e negli anni (il tempo di dimezzamento del PFOA nel suolo è stimato in 92 anni). Per la loro persistenza e la capacità di bioaccumularsi negli organismi, sono stati denominati “forever chemicals”.
 
Le attuali tecnologie (filtri a carbone attivo, osmosi inversa, incenerimento, ossidazione chimica) raccolgono o separano i PFAS anziché distruggerli, generando residui contaminati e decisamente costosi da smaltire, e sono di per sé costose e ad alto consumo energetico. Si stima che la bonifica nell’Unione Europea potrebbe costare fino a 2.000 miliardi di euro in 20 anni (a patto di smettere da subito a produrle).
 
Ebbene, qualora dimostrata la loro innocuità sugli organismi umani, e passando dalla teoria sperimentale dei laboratori universitari alla realizzazione pratica, i batteri sarebbero, tutt’al più, una soluzione futuribile per quanto riguarda suoli e falde acquifere contaminate, se non utopica pensando che lo studio Greenpeace ha dimostrato che il 79% dei campioni di acqua potabile raccolti in Italia risultava contaminato da PFAS. A tacere che “Altroconsumo” ha realizzato un’indagine sulla quantità di acido trifluoroacetico (Tfa) presente nell’acqua che sgorga dalle fontanelle e dalle “casette dell’acqua” di 10 località italiane Piemonte, Toscana) nelle quali sono presenti anche le sorgenti di alcune acque minerali, precedentemente analizzate.
 
Comunque, la soluzione batteri appare del tutto impraticabile per quanto riguarda sangue e organi umani contaminati, a contrastare l’ecatombe di tumori, disfunzioni endocrine e ormonali, diabete colestrolo eccetera. L’eccidio può interrompersi solo con la messa al bando dei Pfas in tutti i settori industriali, dal packaging alimentare al tessile, dall’industria elettronica a quella aerospaziale, per finire con la farmaceutica.