Scandalizza i Comitati e le Vittime il processo Solvay di Alessandria.

Pene fino a 17 anni nella storica sentenza “Miteni” di Vicenza. Sono le stesse condanne che nel 2010 la procura di Alessandria (procuratore capo Michele Di Lecce, sostituto Riccardo Ghio) aveva chiesto per il management per il reato di avvelenamento doloso delle acque. Solvay era stata graziata con una mite condanna per colpa.
 
Il nuovo capo della procura (Enrico Cieri), benchè Solvay a Spinetta Marengo avesse per un altro decennio reiterato il reato (anzi peggiorando il disastro ambientale e sanitario), e ignorando 11 miei esposti che chiedevano di intervenire per dolo, Cieri (sostituto procuratore: Eleonora Guerra) infine ha addirittura rinviato a giudizio Solvay solo nel 2024 e con un blando capo di imputazione per colpa: a carico di due direttori privi di potere decisionale, assolvendo cioè il management e privando dei risarcimenti miliardari le Vittime  e la Bonifica.  
 
Dunque, il capo di imputazione del processo bis di Alessandria scandalizza, e ancora più il pasticciaccio del patteggiamento in corso con il Gup (Andrea Perella). Il tutto è raccontato, giorno per giorno, in “Ambiente Delitto Perfetto” (di Lino Balza e Barbara Tartaglione, prefazione di Giorgio Nebbia) disponibile a chi ne fa richiesta.
Per sapere di più sulla storica sentenza del processo di Vicenza:

Per il principio di precauzione, vietare tutti i Pfas senza eccezioni.

L’associazione ambientalista Pan Europe, che da tempo si batte per il divieto a tutti gli PFAS, ha invitato la Commissione Europea a non attendere gli oltre 18 mesi necessari alla valutazione ECHA, e a vietare immediatamente i 32 pesticidi con PFAS ancora legali in Europa, evitando così che essi continuino a fare danni per molto tempo.
 
A sua volta, la Germania, attraverso il Federal Office for Chemicals (BfC) del Federal Institute for Occupational Safety and Health (BAuA), la German Environment Agency (UBA) e il German Federal Institute for Risk Assessment (BfR) ha inoltrato all’agenzia europea preposta, la European Chemicals Agency o ECHA, un dossier a sostegno della sua richiesta di dichiarare l’acido trifluoroacetico o TFA agente tossico per la sicurezza e per il feto , categoria 1B, in quanto previsto dai regolamenti sulle sostanze chimiche.
 
Il TFA , una catena ultracorta, è uno dei metaboliti più comuni di diverse molecole della famiglia degli PFAS. Proviene da perdite industriali, ma anche dai pesticidi, e dai fitofarmaci, o rilasciato in atmosfera da alcuni gas refrigeranti, ormai è ritenuto “very persistent, very mobile”, perenne e ubiquitario, responsabile del 76% della contaminazione delle acque.
 

Percorso Pfas nelle scuole.

Carissimi,
 
Sul Sito, vi seguo sempre con ammirazione, e agli studenti del Veneto racconto sempre la lotta che sostenete in Piemonte. Vi invio i due report finali del lavoro condotto con i pfas nelle scuole. 
 
A itinerario educativo finito, ringraziamo la stampa indipendente che ci ha seguito in quest’anno scolastico, credendo nel nostro lavoro Pfas con le nuove generazioni.
 
Donata Albiero.

Batteri mangia Pfas. Senza illudersi.

Un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha individuato alcuni ceppi di batteri (MicrococcusRhodanobacterPseudoxanthomonas e Achromobacter) in grado di scomporre, degradare, “mangiare” i Pfas, molecole killer tossiche e cancerogene il cui legame carbonio-fluoro (C-F) è talmente robustissimo da essere praticamente indistruttibili nell’ambiente e negli anni (il tempo di dimezzamento del PFOA nel suolo è stimato in 92 anni). Per la loro persistenza e la capacità di bioaccumularsi negli organismi, sono stati denominati “forever chemicals”.
 
Le attuali tecnologie (filtri a carbone attivo, osmosi inversa, incenerimento, ossidazione chimica) raccolgono o separano i PFAS anziché distruggerli, generando residui contaminati e decisamente costosi da smaltire, e sono di per sé costose e ad alto consumo energetico. Si stima che la bonifica nell’Unione Europea potrebbe costare fino a 2.000 miliardi di euro in 20 anni (a patto di smettere da subito a produrle).
 
Ebbene, qualora dimostrata la loro innocuità sugli organismi umani, e passando dalla teoria sperimentale dei laboratori universitari alla realizzazione pratica, i batteri sarebbero, tutt’al più, una soluzione futuribile per quanto riguarda suoli e falde acquifere contaminate, se non utopica pensando che lo studio Greenpeace ha dimostrato che il 79% dei campioni di acqua potabile raccolti in Italia risultava contaminato da PFAS. A tacere che “Altroconsumo” ha realizzato un’indagine sulla quantità di acido trifluoroacetico (Tfa) presente nell’acqua che sgorga dalle fontanelle e dalle “casette dell’acqua” di 10 località italiane Piemonte, Toscana) nelle quali sono presenti anche le sorgenti di alcune acque minerali, precedentemente analizzate.
 
Comunque, la soluzione batteri appare del tutto impraticabile per quanto riguarda sangue e organi umani contaminati, a contrastare l’ecatombe di tumori, disfunzioni endocrine e ormonali, diabete colestrolo eccetera. L’eccidio può interrompersi solo con la messa al bando dei Pfas in tutti i settori industriali, dal packaging alimentare al tessile, dall’industria elettronica a quella aerospaziale, per finire con la farmaceutica.