L’ILVA affonda. Come il Titanic.

Per anni abbiamo lanciato l’allarme, documentando non solo l’inquinamento devastante, ma anche l’assenza di una vera prospettiva industriale, economica, occupazionale. Più volte abbiamo detto che non esisteva un piano industriale per Ilva ma in TV i ministri ne parlavano. Sapendo che non era vero. I power point e le slide erano presentati come piano industriale. Incredibile ma vero.
 
Gli unici che hanno detto le cose che andavano dette siamo stato noi. E abbiamo previsto tutto. Abbiamo portato dati, studi, analisi. Ma ci hanno detto che eravamo catastrofisti. Ci hanno bollati come disfattisti. A volte ci hanno anche detto che eravamo degli incompetenti, con velato sarcasmo.
 
Ma ora sta accadendo tutto quello che ragionevolmente era prevedibile.Ora sta accadendo in campo economico ciò che era già avvenuto in campo ecologico: quello che avevamo anticipato si sta avverando. Avevamo ragione. Ma c’è l’hanno negata, a colpi di decreti. Abbiamo detto la verità. Ma ci hanno trattati da propagandisti. Abbiamo studiato. Ma ci hanno chiamati dilettanti. Eppure non parliamo mai a caso. Siamo abituati a studiare prima di parlare. E soprattutto siamo abituati a non ingannare le persone.
 
Ora che il gigante d’acciaio affonda sotto il peso delle sue enormi falle industriali, chiediamoci: chi ha davvero difeso il futuro di Taranto?
 
Alessandro Marescotti Presidente PeaceLink.

I medici di famiglia difendono la sanità pubblica agonizzante.

Si parla tanto dei problemi legati alla Medicina di base, mentre è vivo il ricordo degli “introvabili” durante il Covid. La sanità pubblica è agonizzante, ma davanti a possibili soluzioni il sistema va a rilento.
 
Una delle riforme che potrebbero cambiare lo scenario del Servizio sanitario nazionale è proposta dal ministero della Salute: al momento i medici di Medicina generale che spesso sono solo dei prescrittori, sono lavoratori autonomi pagati dal Ssn, il che gli permette d’organizzare autonomamente il proprio tempo. Possono mantenere un doppio lavoro, il rapporto con il Ssn e la libera professione. Per ogni paziente standard percepiscono 70 euro l’anno se il numero di pazienti assistiti è inferiore a 500 e 35 se supera i 500 assistiti. In media, ogni medico di base segue 1.500 assistiti. A ciò di solito aggiunge un pari (a volte superiore) introito per la libera professione. Evidente il totale disallineamento economico e di responsabilità coi medici che stanno scappando dagli ospedali. 
 
La nuova proposta del ministro Schillaci trasformerebbe i nuovi medici di base in dipendenti pubblici, proprio come i medici ospedalieri e sarebbero utilizzabili, con turni ben precisi, nelle Case di Comunità. Grazie ai fondi Pnrr, entro il 2026, dovrebbero essere 1.420: a ora, per carenza di personale, sono attive solo 413. È uno dei pochi passi concreti, subito attuabili, verso un miglioramento dell’assistenza sanitaria che, da un lato renderebbe realmente disponibile l’assistenza medica e, dall’altra, allevierebbe il lavoro nei Pronto soccorso: i dati indicano che più del 60% delle prestazioni svolte sono non urgenti o irrilevanti dal punto di vista clinico; si tratta soprattutto di anziani che, non trovando disponibile il proprio medico, si rivolgono al Pronto soccorso. Questi casi potrebbero essere assistiti presso le Case di Comunità dai medici di base. La riforma prevede che, a parte i neo-assunti, tutti gli altri medici di famiglia (circa 37.000) possono scegliere di restare “convenzionati”, ma mettere a disposizione circa 14-16 ore a settimana per il distretto. Perché c’è tanta resistenza nell’accettare questa riforma? I cambiamenti sono sempre difficili, ma non accettare la proposta non ha una spiegazione razionale.
 
Maria Rita Gismondo Virologa

Una società abilista.

Per una persona con disabilità buttarla sul ridere è una delle possibili strategie di sopravvivenza alle micro e macro aggressioni quotidiane a cui la espone una società ancora profondamente abilista. È un po’ questa la filosofia di “Abilisti fantastici e dove trovarli”, l’ultima fatica letteraria di Marina Cuollo, che già in precedenti lavori aveva scelto uno stile ironico per parlare di disabilità Il disegno di una donna in sedia a rotelle, ritratta di spalle, leggermente di lato, mentre