Si parla tanto dei problemi legati alla Medicina di base, mentre è vivo il ricordo degli “introvabili” durante il Covid. La sanità pubblica è agonizzante, ma davanti a possibili soluzioni il sistema va a rilento.
Una delle riforme che potrebbero cambiare lo scenario del Servizio sanitario nazionale è proposta dal ministero della Salute: al momento i medici di Medicina generale che spesso sono solo dei prescrittori, sono lavoratori autonomi pagati dal Ssn, il che gli permette d’organizzare autonomamente il proprio tempo. Possono mantenere un doppio lavoro, il rapporto con il Ssn e la libera professione. Per ogni paziente standard percepiscono 70 euro l’anno se il numero di pazienti assistiti è inferiore a 500 e 35 se supera i 500 assistiti. In media, ogni medico di base segue 1.500 assistiti. A ciò di solito aggiunge un pari (a volte superiore) introito per la libera professione. Evidente il totale disallineamento economico e di responsabilità coi medici che stanno scappando dagli ospedali.
La nuova proposta del ministro Schillaci trasformerebbe i nuovi medici di base in dipendenti pubblici, proprio come i medici ospedalieri e sarebbero utilizzabili, con turni ben precisi, nelle Case di Comunità. Grazie ai fondi Pnrr, entro il 2026, dovrebbero essere 1.420: a ora, per carenza di personale, sono attive solo 413. È uno dei pochi passi concreti, subito attuabili, verso un miglioramento dell’assistenza sanitaria che, da un lato renderebbe realmente disponibile l’assistenza medica e, dall’altra, allevierebbe il lavoro nei Pronto soccorso: i dati indicano che più del 60% delle prestazioni svolte sono non urgenti o irrilevanti dal punto di vista clinico; si tratta soprattutto di anziani che, non trovando disponibile il proprio medico, si rivolgono al Pronto soccorso. Questi casi potrebbero essere assistiti presso le Case di Comunità dai medici di base. La riforma prevede che, a parte i neo-assunti, tutti gli altri medici di famiglia (circa 37.000) possono scegliere di restare “convenzionati”, ma mettere a disposizione circa 14-16 ore a settimana per il distretto. Perché c’è tanta resistenza nell’accettare questa riforma? I cambiamenti sono sempre difficili, ma non accettare la proposta non ha una spiegazione razionale.
Maria Rita Gismondo Virologa