Lettera aperta a Vivere in Fraschetta.
“Vivere in Fraschetta” è il Comitato che raggruppa i pensionati CGIL dei sobborghi della Fraschetta, tra cui Spinetta Marengo, e che insieme ai Comitati e alle Associazioni aveva chiesto a tutte le parti civili di respingere qualunque trattativa con Solvay per un patteggiamento che interrompesse e bloccasse il dibattimento del processo penale a carico della multinazionale belga. Tant’è che “Vivere in Fraschetta”, insieme agli altri Comitati e Associazioni, ha preso una posizione molto dura nei confronti del sindaco di Alessandria che ha patteggiato con Solvay 100mila euro per… l’urgenza di tagliare l’erba dei cimiteri. Non solo, “Vivere in Fraschetta” ha di recente inviato un accorato appello al segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, sollecitandogli un intervento diretto.
Ci auguriamo che l’intervento non sia volto a scongiurare, impedire che la Camera del Lavoro di Alessandria intraprenda un patteggiamento con Solvay. Anzi, vogliamo dare per scontato che essa abbia già rifiutato l’iniziativa dell’azienda imputata per il disastro ambientale e sanitario: rifiuto in coerenza con quanto annunciò (20 febbraio 2024) per la propria costituzione a parte civile. Cioè “parte offesa per l’omessa bonifica di contaminazioni pregresse e un rilascio di altri contaminanti di produzione recente (PFAS), contaminazione (dati ARPA) che riguarda il sottosuolo, le acque sotterranee, l’aria, con la persistente presenza di inquinanti a base di cloro e fluoro”. Nello stesso documento, la CGIL Camera del Lavoro Provinciale, dopo aver precisato di sentirsi rappresentate dei lavoratori, dei pensionati e cittadini tutti, nonché riferendosi ai risultati degli studi epidemiologici svolti da Asl e Arpa, ovvero alla correlazione tra le sostanze inquinanti e le patologie in eccesso, concludeva: “Ci sono persone che hanno subito danni o rischiano di subirli in futuro: vengano risarciti da chi ha fatto profitti procurando danni alla salute, se lavoratrici e lavoratori rischiano nel presente e nel futuro di subire conseguenze patologiche per il loro lavoro che siano risarciti e che si aprano per loro benefici previdenziali come in passato per il tema amianto”.
Noi lo ribadiamo fino alla noia: i processi penali non determinano reali risarcimenti alle Vittime, al più risarcimenti simbolici. La via è quella dei processi civili. A questo scopo, le cartelle cliniche delle Vittime, lavoratori e cittadini, sono ormai raccolte in massa. Vanno utilizzate.
Dunque, pensiamo che l’invito a Landini di intervenire sia rivolto alla Camera del Lavoro provinciale, affinchè apra finalmente cause civili contro Solvay per risarcire i lavoratori morti e ammalati. Anzi, affinchè la CGIL dia disponibilità a contribuire ad aprire cause civili, class action, per tutta la popolazione: lavoratori e cittadini.
La CGIL faccia ammenda del proprio immobilismo, la convinca infine la sentenza del Tribunale di Vicenza che ha condannato Inail a pagare il risarcimento per malattia professionale ai familiari di un ex operaio morto per un tumore a contatto con le sostanze Pfas della fallita azienda Miteni. “Si ritiene raggiunta la prova, con elevato grado di probabilità, del nesso di causalità fra l’ambiente in cui il ricorrente ha prestato la propria attività lavorativa la patologia in questione”, si legge nella sentenza della giudice Caterina Neri.
Si tratta di una sentenza storica: di una vittoria per l’INCA CGIL del Veneto, una vittoria fondamentale per tutti i lavoratori a contatto coi Pfas, composti considerati pericolosi dagli anni 2000 e prodotti ancora in Italia dalla Syensqo Solvay.
Oggi a maggior ragione, La Cgil in Piemonte abbia il coraggio denunciare in sede civile Solvay, di imitare la consorella del Veneto, che già nel 2020 perseguì la via del processo civile: quanto meno ci tentò visto che il processo stato archiviato per vizio di forma della perizia del consulente tecnico del tribunale.