La Corte Suprema della provincia di Santa Fe (Argentina) ha pronunciato una sentenza che segna un prima e un dopo per l’agricoltura industriale: l’uso massiccio di pesticidi– con il glifosato in prima linea – è associato non solo a problemi ambientali ma anche a gravi danni genetici, con effetti documentati sulla popolazione umana. Nella causa collettiva, la famiglia Córdoba, con la figlia di 9 anni, si è sottoposta a test genetici noti come “test del micronucleo” e “analisi delle aberrazioni cromosomiche”, eseguiti dall’Università Nazionale di Río Cuarto.Gli esami hanno confermato la presenza di “aberrazioni cromosomiche”, cioè danni genetici provocati dall’esposizione ai pesticidi. Secondo gli studi, questi danni durante l’infanzia aumentano drasticamente il rischio di sviluppare il cancro in età adulta, aborti spontanei e malformazioni congenite.
Oltre alle ricerche del Gruppo di Mutagenesi Genetica e Ambientale (GEMA) dell’Università di Río Cuarto, determinanti anche i dati emersi dall’Istituto di Salute Socio-Ambientale dell’Università Nazionale di Rosario: un aumento dei danni al DNA e anomalie cromosomiche in colture cellulari e campioni di sangue umano. Tenendo conto di tutto ciò, la sentenza ha stabilito il divieto di irrorazione a meno di 1000 metri dalle abitazioni per le applicazioni via terra e 3000 metri per quelle aeree. Inoltre, ha ordinato di promuovere l’agroecologia nella zona di protezione e ha imposto al comune di Piamonte di adeguare la propria normativa locale alla decisione della Corte.
L’Argentina è uno dei principali produttori mondiali di soia OGM, coltivata con tecniche intensive e con un largo uso di erbicidi come il glifosato. La nuova sentenza mette però in discussione l’intero impianto di agricoltura industriale basata sulla chimica, ponendo interrogativi non solo etici, ma anche scientifici e politici. Apre inoltre la strada a nuove cause collettive, non solo in Argentina, costituendo un precedente importante per altre comunità colpite dall’uso di pesticidi in aree abitate.
In Italia, secondo Coldiretti, resta il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche l’utilizzo nei campi per accelerare la maturazione e la raccolta. Le misure precauzionali introdotte a livello nazionale non riguardano coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri come il grano (anche fagioli, lenticchie e ceci) proveniente da Stati Uniti e Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato proprio nella fase di preraccolta secondo modalità vietate in Italia dove la maturazione avviene grazie al sole.
Necessario, invece, il divieto di uso del glifosato: decine di associazioni ambientaliste europee, rappresentate dal “Pesticide action network” (PAN), con centinaia di migliaia di firme, presentano ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro la Commissione UE che ha dichiarato l’erbicida “potenzialmente cancerogeno” nel 2015 e che però ne ha autorizzato l’uso per altri 10 anni.