Per saperne di più sulle armi nucleare in Italia.

ALBERT – BOLLETTINO PACIFISTA la voce della ragione in tempi di guerra
 
90 bombe atomiche Usa50 ad Aviano e 40 a Ghedi Torre
 
 
Pacifisti a Ghedi, dove l’Italia ospita le bombe nucleari americane
L’Italia ha firmato nel 1975 il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP). Nell’articolo 2 si impegna a “non ricevere da chicchessia armi nucleari”. Ma la realtà della base di Ghedi contraddice questo impegno.
 
 
Per l’elenco delle basi militari si veda questa mappa in via di realizzazione.

Nasce la Coalizione TESS Transizione Energetica Senza Speculazione.

Clicca qui il comunicato della neonata Coalizione TESS (Transizione Energetica Senza Speculazione), un’iniziativa che riunisce 36 realtà, tra associazioni di importanza internazionale, nazionale e comitati locali, preoccupate per l’impatto delle nuove installazioni su terreni agricoli e sulle aree naturali.

 

La Coalizione TESS nasce dalla necessità di proteggere i territori dall’impatto devastante delle speculazioni energetiche attualmente in atto. Gli incentivi miliardari destinati agli impianti rinnovabili, puntualmente scaricati sulle bollette degli italiani, da qui ai prossimi anni sono infatti destinati a danneggiare irreparabilmente il nostro paesaggio, le aree naturali e i nostri Appennini perché è su questi, anziché sulle aree realmente idonee (urbane, industriali, degradate), che agli investitori (non alla collettività e all’ambiente) conviene installare gli impianti.

Il cavallo di battaglia dei movimenti neofascisti o neonazisti.

Ottenuta la maggioranza in parlamento (59%) con una minoranza di voti (44%) e di elettori (28%) la destra ha iniziato un attacco sistematico alla Costituzione. Si chiama Pupulismo penale (clicca) ed è un cavallo di battaglia dei movimenti neofascisti o neonazisti   in crescita in tutta Europa, non solo in Italia. In Italia il disegno di legge sulla sicurezza è un passo indietro pericoloso e grave per la democrazia e per i diritti. Emblematico è il rinvio della detenzione delle donne in stato di gravidanza e delle mamme con bimbi di età inferiore a un anno. Ma ben 24 reati sono introdotti in molti casi per circostanziare e punire più gravemente fatti già previsti dal Codice penale. Per esempio, la commissione di reati in stazioni o aeroporti. O l’occupazione di immobili destinati a domicilio altrui. Ovvero con l’introduzione di nuovi reati idonei a comprimere gli spazi di democrazia costituzionale, colpendo manifestazioni collettive pacifiche. Esempio reati di cosiddetto blocco stradale o ferroviario e soprattutto di resistenza “anche passiva” a ordini dell’autorità nelle strutture penitenziarie e in quelle di trattenimento dei migranti ecc.

Borse d studio alle figlie dei martiri curdi.

Il Progetto Berfin (BUCANEVE) è un progetto di sostegno scolastico attraverso borse di studio a favore di bambine e ragazze appartenenti a famiglie di detenuti politici e di martiri kurdi delle Associazioni Tuhay Der e Mebya Der delle città del lago di Van. Quest’anno, il progetto è stato completamente rinnovato con l’inserimento di nuove ragazze figlie di detenuti e martiri, le cui famiglie si trovano in condizioni di estrema difficoltà. Sono 30,  e provengono tutte da zone e villaggi già soggette a coprifuoco e a pulizia etnica da parte dei militari turchi. Per partecipare clicca qui

Un miliardo e 300 milioni di persone in estrema difficoltà.

Si chiamerà “Carta di Solfagnano” il documento che verrà prodotto a conclusione del “G7 Inclusione e Disabilità”, in programma in ottobre in Umbria. «Su di esso il G7 ha coinvolto nella discussione sia il Forum Europeo sulla Disabilità, sia l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità. Nel fornire alcuni elementi emersi durante il dibattito con tali organizzazioni, tra cui le carenze emerse dal testo presentato dalla Presidenza italiana del G7, ci si augura che nella “Carta di Solfagnano” quelle lacune vengano colmate» (continua…)

Campagna di Obiezione alla guerra.

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta “Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla”.
 
Il volantone rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
 
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Clicca qui.

Scuole e università per preparare le nuove generazioni.

Il focus dell’incontro sarà su come scuole e università possano preparare le nuove generazioni ad affrontare le sfide globali, promuovendo un pensiero capace di immaginare e costruire un futuro sostenibile.
 
In un contesto in cui le emergenze climatiche e sociali si fanno sempre più urgenti, diventa indispensabile educare le nuove generazioni con competenze innovative, capaci di trasformare la crisi in opportunità. Questo terzo webinar offrirà una panoramica approfondita delle competenze chiave per affrontare le sfide ambientali e guidare la transizione verso un futuro più equo e sostenibile.
 
SEGUI IL WEBINAR SU ZOOM: urly.it/311324

Non diventi irreversibile la crisi economica del settore sanitario e socio-sanitario!

«Richiedere l’adozione di improcrastinabili misure perequative e di sostegno ai settori sanitari, socio-sanitari, sociali ed assistenziali, avvertendo che, in assenza di interventi urgenti e mirati, la crisi economica del settore sanitario e socio-sanitario potrebbe diventare irreversibile, con il rischio di un’ulteriore riduzione della qualità e dell’accessibilità dei servizi»: è l’istanza espressa da ANFFAS e ANASTE, in una nota inviata congiuntamente a tutte le principali Istituzioni nazionali (continua…)

Mario Draghi, l’avvocato di Solvay, difende i Pfas e mette l’UE sull’attenti.

Solvay, sanno tutti, si avvale in Piemonte delle complicità delle istituzioni locali, dal Comune alla Regione passando per la Provincia, a tacere i parlamenti e governi. Chi ha frequentato le aule di tribunale sa che Solvay si avvale di due dei più eminenti legali italiani esperti di diritto penale ambientale, titolari di studi in diverse regioni, assistenti di cattedra, premiati dalle riviste specializzate come “leader di mercato” e “avvocato dell’anno”, direttore della più autorevole rivista on line; perciò a maggior ragione la multinazionale belga li ha ingaggiati da anni come consulenti di fiducia di tutti gli stabilimenti.  La formidabile coppia, Luca Santa Maria, l’avvocato malinconico, e Dario Bolognesi, l’avvocato sorridente, guarda con sufficienza ad Alessandria come tribunale di periferia, contando sullo stato di soggezione dei giudici al colosso. E infatti i limiti del blando capo di imputazione dell’imminente processo (il secondo) lo testimoniano. Al punto che sta riflettendo con lham Kadri, presidente di  Syensqo Solvay, e con Marco Apostolo, country manager, se gli è conveniente chiedere lo spostamento del processo da Alessandria.
Ma, in aggiunta a tutti questi avvocati diretti e indiretti, ora Solvay ha messo in campo nientepopodimeno che Mario Draghi. Nessuno può stupirsi: Draghi è da sempre l’uomo della finanza e della industria, da inserire nei posti di comando, nella Banca centrale europea e nel governo eccetera. L’avvocatura di Draghi per inserire i Pfas nel suo report europeo è però segno che Solvay si sente in difficoltà. Infatti, la totalità dell’opinione pubblica italiana, comitati e associazioni, centri universitari, Arpe regionali, politici, giornali, chiede la chiusura delle produzioni Solvay di Spinetta Marengo e il divieto dei Pfas nell’uso di una sterminata pletora di prodotti industriali e di largo consumo.
 
Infatti, nel contempo, Danimarca, GermaniaPaesi Bassi, Norvegia Svezia stanno spingendo per mettere al bando in Europa la produzione e l’utilizzo dei Pfas. Che sono indiscutibilmente tossici e cancerogeni per l’uomo e l’ambiente, come sancisce la letteratura scientifica internazionale, come ha dimostrato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC. Ma di questi, non frega nulla a Draghi per dichiararsi contrario alla messa al bando dei Pfas in Europa: la competitività viene prima della salute (che a lui auguriamo di tutto cuore), si tratti di amianto o di Pfas, ovvero di 4,4 milioni di tonnellate di Pfas nell’ambiente nei prossimi trent’anni.
 
Non stupisce, data la natura dell’uomo,  che Draghi sentenzi: “Un possibile divieto imminente di una serie di sostanze pfas avrebbe un impatto sull’uso di sostanze necessarie per la produzione di tecnologie pulite (batterie, elettrolizzatori e refrigeranti per pompe di calore) per le quali attualmente non esistono alternative”. Draghi, che di chimica pulita si intende ancor meno di economia pulita, si riferisce in particolare all’ultima creatura Pfas di Solvay, l’Aquivion,  impianto da poco inaugurato a Spinetta Marengo -con i soldi dei contribuenti italiani- da Giorgia Meloni (che così spaccia il made in Italy) e da Alberto Cirio presidente Regione Piemonte (che li ha sottratti ai monitoraggi del sangue della popolazione). Draghi, che come Santa Maria e Bolognesi, non ambisce ad una cattedra di etica e morale, replica che ha la coscienza a posto: non è pagato per occuparsi di salute (non l’ha fatto neppure da premier per il covid) bensì della competizione nei confronti della Cina dove ci sono meno rischi di restrizioni alle produzioni Pfas,  bensì, insomma,  del profitto di Solvay.
 
A Draghi, che non sa leggere le indagini epidemiologiche (eccessi di tumori, malattie della tiroide, disfunzione immunitaria e interferenza ormonale ecc.), basta appiccicare ad Aquivion l’etichetta “ad uso idrogeno verde”, riempirsi falsamente  la bocca con “transizione energetica” “energie pulite”, per serrare entrambi gli occhi sui quotidiani scarichi nell’atmosfera alessandrina, sulle ondate di Pfas nel fiume Bormida (fino al Po) e nelle falde acquifere, mentre chiudono pozzi privati e acquedotti pubblici, mentre qualunque cittadino, del sobborgo di Spinetta Marengo o del comune o della provincia di Alessandria, quando sottoposto a prelievo, rivela nel sangue presenze criminali di sostanze tossiche e cancerogene.
 
Per rallentare all’infinito le produzioni, Solvay si è affidata al miglior avvocato difensore europeo, e se Draghi chiama la Commissione Europea risponde sull’attenti: la “stretta” sui Pfas sarà la più “larga” possibile (18 mesi, anche 5 anni)  per divieti a uso abbigliamento o imballaggio o alimentare ecc., e “larghissima” per  batterie, elettrolizzatori e refrigeranti.

La faccia di Riboldi è di tolla, non d’acciaio inossidabile come quella di Draghi.

Cum  maior minor cessat. Quando c’è un difensore europeo così rilevante come Mario Draghi, un oscuro assessore alla sanità piemontese decade. Ma può sempre essere utile come imbonitore a livello locale. Così la pensava Solvay quando ha mandato Federico Riboldi in assemblea ad Alessandria. E invece, pur spalleggiato da sodali di Provincia, Asl, Arpa e Università, è stato un flop. Piangere miseria quando si tratta di investimenti sulla salute non commuove una popolazione falcidiata da morti e malati. Della quale ci si ricorda, tirati per il collo, appena  nel 2022 con 340.000 euro assegnati all’Asl per un micro biomonitoraggio (120 persone) dell’area di Spinetta Marengo. Puoi essere credibile ad annunciare un obolo di “719.000 euro che permetteranno all’Asl AL di realizzare tra il 2024 e il 2026 un progetto strategico che prevede l’aumento delle attività di salute, ambiente, biodiversità e clima, il rilancio della rete di medicina del lavoro e la ricerca attiva delle malattie professionali”? E meno male che Riboldi aveva annunciato “sono qui a metterci la faccia”. In effetti se l’ha rimessa (risate nell’auditorium quando ha definito il progetto “strategico”, anglicizzato perfino come “task force”).
 
Con quella futuribile elemosina, “cominceremo il nuovo biomonitoraggio non appena avverranno i primi prelievi per concluderlo entro 36 mesi, se possibile anche prima”, Riboldi cercava di soddisfare il mandato che Solvay gli aveva affidato: imbonire gli animi esacerbati della popolazione, prendere tempo, per favorire la dilazione dei i tempi strategici di Solvay, quegli anni che a Solvay servono per continuare a produrre Pfas senza pagare lo scotto di chiusure premature  e processi. E invece i Comitati gli hanno sbattuto in faccia: “Sai benissimo, come lo sanno bene tutte le istituzioni: da quello stabilimento, con impianti datati e ridotti a un colabrodo, non potrà mai davvero essere garantita la totale assenza di sversamenti, che siano in aria, in falda o nella Bormida.” A maggior ragione dopo aver ascoltato Riboldi,  “Continuiamo a sostenere con convinzione che l’unica strada sia quello dello stop alla produzione e la chiusura dello stabilimento di Spinetta Marengo, per poter finalmente bonificare un sito martoriato da 100 anni di inquinanti multipli e poter così dare tregua a una di quelle che vengono definite ‘zone di sacrificio’, la cui popolazione ha dovuto subire fin troppe perdite in termini di salute e vite umane”. 
 
Insomma, non è concepibile  un assessore che, ancora nel 2024, non ritenga inconcepibile che persista in pieno centro abitato questa fabbrica ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale. Che lo stesso assessore senza pudore paragona  -per dolo- alla Eternit di Casale Monferrato. Ma che aspetta Godot (il governo) come ogni buon Ponzio Pilato che si rispetti.

Draghi, uno dei vari premier che hanno impedito una legge sui Pfas in Italia.

Mentre per Mario Draghi è impossibile sostituire i Pfas tossici e cancerogeni nel percorso di transizione ecologica a causa delle implicazioni economiche, invece per noi è possibile anzi necessario eliminare e sostituite questo gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute e conosciute come ‘inquinanti eterni’. Infatti Greenpeace Italia prosegue il suo lavoro d’indagine sulla presenza dei Pfas nelle acque potabili. Partirà dalla Toscana il prossimo 23 settembre la spedizione “Acque senza veleni” che, per cinque settimane, toccherà 220 città in tutte le regioni italiane per raccogliere campioni di acqua potabile alla ricerca di Pfas. L’obiettivo dell’organizzazione ambientalista è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale. Oltre a quelle già note sollevate proprio dalle inchieste di Greenpeace, per esempio in Lombardia e in Piemonte, identificare cioè nuove aree colpite nel disinteresse di molte Regioni.  (Leggi l’approfondimento)”.
 
La direttiva comunitaria 2184/2020 in Italia entrerà in vigore solo da gennaio 2026 e con un limite di 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 molecole, molto più alto rispetto a quelli che molti Paesi si sono già imposti autonomamente. In Italia, invece, manca una legge nazionale che possa almeno limitare la presenza di Pfas nelle acque potabili. Una proposta di  legge nazionale (DDL CRUCIOLI) che ne vieti l’uso e la produzione giace da anni in Parlamento.

Consigliare a Draghi la consultazione delle quasi mille pagine dei due volumi del dossier “Pfas.Basta!” (disponibile a chi ne fa richiesta), come se egli fosse semplicemente disinformato e superficiale, è come offendere la sua malefica intelligenza.

Solvay e Miteni: contaminazioni perenni, bonifiche impossibili.

«Le contaminazioni storiche possono essere anche oggi fonti attive. Un terreno impregnato di Pfas può essere una fonte perenne». È quanto riportato nel copioso studio riassunto, in Corte d’assise di Vicenza, dagli ingegneri chimici Maurizio Onofrio e Amedeo Zolla al processo che vede imputati 15 manager di Miteni, Mitsubishi Corporation e Icig, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. Per dare un ordine di grandezza, i consulenti hanno stabilito che «una goccia e mezza di contaminante dispersa, che è pari a un trentesimo di grammo, contamina con 30 nanogrammi un litro d’acqua». Le dichiarazioni dei due consulenti sono quanto mai attendibili, quali ammissioni, in quanto essi sono addirittura nominati dagli imputati.
 
Le loro drammatiche conclusioni valgono tanto per il polo chimico Miteni di Trissino che per quello Solvay di Spinetta Marengo, con l’aggravante per quest’ultimo che a Vicenza la fabbrica è chiusa mentre ad Alessandria quotidianamente sono aggiunti altri veleni in acqua e aria, che neppure la magistratura sembra determinata a fermare tramite la chiusura degli impianti.

«Sono a posto con la coscienza».

La legge è uguale per tutti.

Prima direttore operativo, poi addirittura amministratore delegato, Luigi Guarracino è stato responsabile degli scarichi idrici che da Trissino hanno contaminato i Comuni delle province di VicenzaVerona e Padova. In concorso con altri 15  manager e dirigenti dell’ex Miteni,  è accusato di disastro innominato nell’ambiente e avvelenamento delle acque, con tutte le migliaia di ammalati e morti annesse e connesse.  In tribunale a Vicenza si è dichiarato innocente: “Sono a posto con la coscienza”. Che coscienza ha? Quando lo accusai pubblicamente di dolo per la Solvay di Spinetta Marengo, una quindicina di anni fa, mi scriveva: lei mi accusa, non mi conosce, prendiamo un caffè insieme. Ma mi faccia il piacere. Se l’era già cavata per il rotto della cuffia nel processo Solvay di Bussi. Poi finalmente ha subìto nel 2019 una condanna in Cassazione per il disastro Solvay di Spinetta Marengo. Una condanna lieve (1 anno e 8 mesi) perché non gli è stato riconosciuto il dolo. Il sottoscritto era invece d’accordo con la Procura generale  e chiedeva 11 anni per dolo. Tratta da “Ambiente Delitto Perfetto, clicca qui lo stralcio della mia “Memoria di replica in Corte di assise d’Appello di Torino” riguardante appunto la posizione processuale di Luigi Guarracino.

Rischio Pfas nell’acqua potabile, la verità di 34 città italiane.

La rivista “Altroconsumo” ha condotto un’analisi sul territorio nazionale alla ricerca di 30 sostanze perfluoroalchiliche prendendo in esame un totale di 38 fontanelle pubbliche disseminate in 34 città da Nord a SudSul sito viene fornita anche una precisa mappacosì da poter individuare esattamente le aree specifiche, oltre alle arcinote situazioni di emergenza (clicca qui).

Nuove denunce Pfas di Italia Nostra alla magistratura umbra.

Allarmante la situazione PFAS  per lo stato delle acque potabili a Terni e Narni. Secondo l’ARPA, la Conca Ternana, è  toccata massivamente dall’inquinamento sistematico dei propri pozzi, con il 60% delle stazioni di monitoraggio interessate dal fenomeno e addirittura il 72% dei campioni ‘positivi’. Ai fini del bioaccumulo, per i residenti occorre anche osservare come i pozzi locali registrino generalmente la presenza non di una, ma di plurime sostanze chimiche associate ai PFAS (fino a cinque diverse), vicenda che rende ancor più inquietante l’intero fenomeno. Sono svariate decine di migliaia i cittadini ternani e narnesi interessati dalla contaminazione da PFAS delle acque potabili, vicenda finora sconosciuta. Infatti, per quanto il report ARPA Umbria sia recuperabile on line, nessuno ne ha mai divulgato gli inimmaginabili contenuti, con la popolazione del tutto ignara di cosa stia bevendo. “Italia Nostra” ha intanto presentate nuove denunce alla Magistratura a riguardo dello stato di saluto delle acque.

Scienza Medicina Istituzioni Politica Società.

Stop alla produzione dei PFAS!!!
di editor
  • 9 Settembre 2024
riceviamo e pubblichiamo: RETE AMBIENTALISTA Nel 2024 è concepibile, in pieno centro abitato, questa fabbrica ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale? Sì, secondo Federico Riboldi assessore regionale alla Sanità, che in soccorso è stato chiamato da Solvay il 12 settembre a convincere in un incontro pubblico gli alessandrini,  spalleggiato… Leggi tutto »Stop alla produzione dei PFAS!!!
Non consumare uova con Pfas. Ma come distinguerle?
di editor
  • 12 Settembre 2024
RETE Ambientalista
Non è una novità (per noi), ma una conferma (del Ministero della salute), le uova che acquistiamo ogni giorno non sono più sicure poiché contengono un altissimo contenuto di PFAS tossici e cancerogeni (a prescindere se sono cucinate sulle altrettanto pericolose pentole antiaderenti). Il Sito del Ministero riporta l’ultimo avviso dell’Agenzia Regionale della salute che parla  chiaro: non bisogna consumare uova prodotte nelle zone francesi di Verneuil-en-Halatte e Villers-Saint-Paul poiché contaminate da un’altissima presenza di PFAS. Già nel 2023 l’ONG Gènèrations Futures aveva sollevato la questione e difatti, dopo un anno, il pericolo risulta quanto più concreto che mai. Dalle analisi condotte sulle uova stesse si apprende che il 66% dei campioni analizzati superava gli standard di sicurezza su molti altri PFAS. 
Va da sé che le galline e le uova italiane vendute nei supermercati non sono diverse da quelle  francesi.

CIVG informa.

Al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso” Rete Ambientalista. Dunque, al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso: con una azione inibitoria popolare, una class action giudiziaria, che imponga la chiusura immediata  delle produzioni Pfas inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo, l’unica produttrice di Pfas in Italia. Si tratta di tagliare la testa al toro, agire alla radice per estirpare la ramificazione velenosa, eliminare le produzioni a monte per eliminare a valle l’uso dei Pfas  ormai onnipresenti in tutte le industrie nazionali. Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro, la nostra Lista è disponibile per sostenere questa  ambiziosa iniziativa. Quanti dei 40mila che da anni ci seguono, soprattutto quanti Movimenti, quante Associazioni, sono disponibili?
 
L’ “invisibile” TFA nell’esistenza nebulosa della Solvay di Spinetta Marengo, tra processi e class action.
Lino Balza
Ferdinando Lignolail Procuratore Generale di Cassazione,  nel 2019 nella sua arringa finale
contro Solvay, incitò: “…Mi auguro che seguano centinaia, migliaia di cause civili per toccare questa
gente nel portafoglio”. Non ci sono solo le sostanze perfluoroalchiliche, PFAS, a contaminare le acque
superficiali e quelle delle falde e, quindi, l’acqua potabile e gli alimenti. Esce dall’invisibilità mediatica il TFA, acido trifluoroacetico, che si forma dai PFAS per degradazione: come i Pfas si trova ovunque (ubiquitario), come i Pfas è perenne (forever chemical),
come i Pfas tossici e cancerogeni è micidiale per la salute, ma, ancora peggio dei Pfas, a
differenza dei Pfas non è ancora normato per legge, e quando avverrà sarà una grana per Solvay.
 

Ambiente svenduto. Ambiente delitto perfetto.

Non sono bastati due volumi (disponibili a chi ne fa richiesta), stiamo scrivendo un terzo sempre con lo stesso titolo “Ambiente Delitto Perfetto”, aggiornato di disastri ambientali che hanno causato migliaia di vittime e sono finiti nelle aule dei tribunali, per sfociare però in archiviazioni, assoluzioni, prescrizioni. Delitti perfetti.
 
Aggiorneremo con i processi Pfas di Vicenza e Alessandria e dell’Ilva di Taranto. Nonché con un viaggio dal Nord al Sud nelle inchieste sull’ambiente svenduto, sulle quali ci anticipa questo servizio su Il Fatto Quotidiano (clicca qui) per quanto riguarda le ecatombi dell’Eternit, della Caffaro, della Miteni, delle Solvay, della discarica di Malagrotta, della Montedison di Bussi, di Montedison e Pertusola a Crotone, del quadrilatero della morte Priolo Augusta Melilli  Siracusa, delle raffinerie Eni di Gela, delle raffinerie sarde Saras e Sarroch.

Assemblea Ecologisti Veneti contro i Pfas.

I PFAS sono diffusi in tutto il globo: nell’aria, nel cibo, nell’acqua, nel suolo, in decine di prodotti di largo consumo e anche in centinaia di luoghi nel Veneto e vicini a noi (Laghi di Revine e Farra di Soligo, Follina, Susegana, etc) come è stato rilevato dall’ARPAV recentemente al link: https://www.qgiscloud.com/davide_ttk/PFASLAND_GIS_22
Cliccato il link, cliccare con la punta del mouse i puntini che appaiono sulla mappa e si apriranno le schede con le quantità di PFAS rilevate in quel dato punto e la data del rilevamento.
Nell’assemblea saranno anche raccolte le firme per una proposta di legge popolare per riportare nelle etichette dei prodotti “NON CONTIENE PFAS NÉ DERIVATI”: https://cillsa1.blogspot.com/2024/09/pfasunetichetta-ci-salvera.html

Migranti Ambientali – Come Riconoscerli.

Giornata studio su Migranti Ambientali – Come Riconoscerli venerdì 25 ottobre in modalità online ed in presenza alla Fabbrica delle “e” Corso Trapani 91/b, Torino dalle 9 alle 17.
 
La giornata intende, attraverso la voce di alcuni esperti e attraverso il confronto diretto, mettere in evidenza tutti gli elementi utili, anche da un punto di vista legale, affinché possano emergere degli indicatori necessari ad affiancare la battaglia per il riconoscimento dello status di migrante ambientale, elemento essenziale per l’emersione dai circuiti dell’illegalità e necessario a riconoscere i diritti delle persone migranti senza i quali non potrebbero avere accesso alle strutture sanitarie, alla casa, all’istruzione e al lavoro. 
 
In allegato il materiale per la divulgazione. Clicca qui per iscriverti. 

I soliti vandali ecologisti.

Alberto Peruffo, storico ambientalista, alpinista e attivista contro i PFAS, è stato condannato al pagamento di euro 400 per  “imbrattamento” (art 639 codice penale). Si è accanito contro il vetro che protegge la Gioconda? Peggio: ha  “deturpato”… un preziosissimo pilone di sostegno della cabinovia Freccia del Cielo a Cortina con la scritta a piccoli caratteri gialli con colore lavabile “non torneranno i larici”. L’atroce reato è stato consumato nel corso della molto partecipata (quasi una associazione a delinquere) manifestazione organizzata dalle associazioni ambientaliste contro la costruzione della nuova pista da bob olimpica a Cortina.

Chi può fermare il genocidio palestinese.

La sentenza storica della Corte internazionale di giustizia(ICJ) ha stabilito che “gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e il regime ad essi associato, sono stati creati e vengono mantenuti in violazione del diritto internazionale”. La corte ha stabilito che gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale includono “l’evacuazione di tutti i coloni dagli insediamenti esistenti” e il pagamento di una restituzione a tutti coloro che sono stati danneggiati dalla sua occupazione illegale.
 
Il presidente israeliano Netanyahu ha liquidato con aria sprezzante la sentenza della corte affermando che “la nazione ebraica non può essere un occupante nella propria terra”. Questa è esattamente la posizione che la corte aveva respinto, stabilendo che l‘invasione militare e l’occupazione dei Territori Palestinesi Occupati da parte di Israele nel 1967 non gli davano il diritto di insediare lì il proprio popolo, annettere quei territori o renderli parte di Israele.
 
Forse nessuna crisi incarna più chiaramente il fallimento dell’ONU e del sistema internazionale dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, invasi nel 1967 per 57 anni. Nello stesso momento in cui gli Stati Uniti hanno armato Israele fino ai denti, hanno posto il veto a 46 risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU che richiedevano a Israele di rispettare il diritto internazionale, chiedevano la fine dell’occupazione o la creazione di uno stato palestinese, o ritenevano Israele responsabile di crimini di guerra o di insediamenti illegali.
 
A fronte di questo stato di cose, alcuni ricercatori tentano una risposta alla domanda: Il mondo può salvare la Palestina dal genocidio israelo-americano? (clicca qui). 

Preparare rifugi antiatomici in Veneto, Toscana, Sardegna?

Vladimir Putin: “Missili occidentali ad alta precisione e a lungo raggio possono colpire solo usando satelliti e militari Nato. Questo significherà che i paesi della Nato sono in guerra con la Russia. Riceverebbero adeguata risposta”. (Continua

Cioè, se dovesse accadere il peggio, difficilmente le armi russe comincerebbero con il colpire il Kentucky, il Minnesota e la Virginia. Bensì, Veneto, Toscana, Sardegna eccetera (dove sono le Basi Usa) sono obiettivi più vicini e più urgenti da eliminare. Clicca qui.

“Delitti perfetti” nei tribunali se non interviene la Cassazione.

Avevamo avuto ragione nel 2015 a titolare “Ambiente Delitto Perfetto” (*) il nostro libro (Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia). “Perché”, come dimostrammo in due voluminosi volumi, “nelle aule giudiziarie impuniti si consumano scandalizzanti delitti contro il bene comune per eccellenza , che è la salute ovvero l’ambiente”. Uno di questi è la recente sentenza Ilva. Forse il più grave, non solo perché assolve i responsabili di uno  dei più efferati disastri eco sanitari perpetrati In Italia, ma soprattutto  perché crea un pericolosissimo precedente: i processi non si potranno celebrare nei territori dove  l’inquinamento  è avvenuto, anzi, quelli già in corso e le relative condanne potranno essere annullati anni e anni dopo.
 
Con il cavillo che alcuni giudici vivessero negli stessi quartieri in cui abitano persone costituitesi parte civile o che ex magistrati fossero parti offese, la Corte d’assise d’appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, ha annullato le 3.700 pagine della sentenza del Tribunale di Taranto che, in dodici anni di udienze, perizie e testimonianze, avevano condannato i Riva a 22 e 20 anni, Niki Vendola a 3 anni e 6 mesi, eccetera per altri 23 imputati. Così il maxi-processo “Ambiente Svenduto” dovrà ripartire da zero e se ne occuperanno i magistrati di Potenza. Con un rischio enorme: la prescrizione rischia di cancellare buona parte dei reati. Per maggiori dettagli clicca qui.
 
Per scongiurare questo delitto, “E’ auspicabile che la decisione della Corte d’appello sia  impugnata dalla Procura e portata in Cassazione”: così si esprime Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione PeaceLink, (clicca qui), “evitando un allungamento dei tempi e un rischio concreto di prescrizione per reati gravissimi come la concussione e, probabilmente, l’omicidio colposo”.
 
Il pronunciamento favorevole della Cassazione eviterebbe presumibili rischi in altri processi di natura ambientale. Si pensi che gli avvocati difensori altrimenti chiederebbero che il processo Miteni sia spostato da Vicenza, o che la sentenza (prevista per la primavera) potrebbe essere annullata negli anni seguenti. Si pensi al processo Solvay di Alessandria che neppure potrebbe avviarsi a fine anno.
 
 (*) “Ambiente Delitto Perfetto” è disponibile a chi ne fa richiesta. 

La lobby dei Pfas corrompe gli scienziati e arruola gli avvocati.

La lunga mano dell’industria chimica sulla scienza, per meglio dire: sugli organismi internazionali preposti a definire regole e limiti, non molla la presa sui Pfas. La lobby chimica ha infiltrato  nel Comitato dell’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità ricercatori legati all’industria, cioè i propri consulenti prezzolati, allo scopo di definire per Pfoa e Pfos soglie limite  nelle acque potabili (100 parti per trilione ptt) superiori agli stringenti limiti (4 parti per trilione) fissati da regolatori in Usa ed Eu (*). Lo scopo è di utilizzare (come sta facendo ad esempio Solvay in Cina) questi frivoli limiti nei permissivi paesi invia di sviluppo, piuttosto che affrontare negli Stati Uniti l’Ente Protezione Ambientale EPA che ha concluso che nessun livello di esposizione a Pfoa e Pfos nell’acqua potabile è sicuro. Insomma, come noi sosteniamo, il vero limite è zero.
 
E’ talmente enorme il conflitto di interesse, contro il quale è insorta la comunità scientifica indipendente, che l’OMS è stata costretta a costituire un nuovo Comitato con meno scienziati legati all’industria. Il quale rivedrà le linee guida che, ovviamente, saranno ricontestate dai consulenti delle lobbies chimiche, perché il mettere in discussione la scienza fa parte della loro strategia più ampia. Come ben utilizzano i loro avvocati  nei processi Solvay ad Alessandria e Miteni a Vicenza.
 
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro.
 
(*) È stata appena pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la Comunicazione della Commissione “Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano” volte a imprimere un’accelerazione al monitoraggio dei PFAS con criteri omogenei nell’ambito dell’Unione Europea.
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Demonizzazione e leggi anti-protesta

In Europa l’adozione di nuove leggi repressive, restrizioni draconiane e requisiti onerosi, ha creato un ambiente sempre più ostile per le proteste, con interferenze ingiustificate all’esercizio del diritto di riunione pacifica. La ricerca di Amnesty International mostra che le ragioni fornite dalle autorità per queste restrizioni sono spesso pretestuose e che i governi citano frequentemente motivi di “sicurezza nazionale” e di “ordine pubblico” come scuse per reprimere il dissenso e la  disobbedienza civile pacifica.
 
I manifestanti vengono etichettati in vari modi, tra cui “terroristi”, “criminali”, “agenti stranieri”, “anarchici” ed “estremisti”. È il caso, ad esempio, della nuova legge 6/2024, introdotta in Italia a gennaio, che inasprisce le sanzioni per danneggiamento e deturpamento di beni culturali o paesaggistici, andando a criminalizzare chi protesta pacificamente in favore della giustizia ambientale e che è stata presentata dal ministero dei Beni culturali come iniziativa volta a contrastare gli “eco-vandali”. E’ il caso delle proteste di solidarietà con il popolo palestinese descritte come “marce dell’odio antisemita”. Fino al razzismo istituzionale, migranti, richiedenti asilo o rifugiati, omofobia, transfobia e altre forme di discriminazione.
 
In Italia, si impongono sempre più spesso misure amministrative nei confronti di chi manifesta pacificamente anche attraverso la disobbedienza civile. Si tratta in particolare del “foglio di via” obbligatorio (divieto di accesso alla città, che va da sei mesi a quattro anni) o del più recente Daspo urbano (divieto di accesso a specifiche aree cittadine, che va da 48 ore a due anni). Negli ultimi anni, queste misure preventive sono state utilizzate contro persone attiviste dei movimenti No Tav e No Muos, contro delegate e delegati dei sindacati di base e attiviste e attivisti per la giustizia climatica, nonché contro persone che hanno semplicemente espresso il proprio dissenso.
 
Particolarmente allarmanti sono poi alcune delle disposizioni del disegno di legge 1660, il cosiddetto ddl sicurezza, attualmente in discussione alla Camera:  l’articolo 11 sul trattamento penale dei cosiddetti “blocchi stradali”. Clicca qui.

L’Italia verso uno scontro globale e una guerra nucleare.

Zelensky (con gli USA) è ormai consapevole che la guerra in Ucraina sta volgendo a suo sfavore. La prolungata durata del conflitto sta esaurendo le risorse e il morale. Di fronte a questa realtà, Zelensky (con parte degli Usa) sembra ricorrere all’unica opzione che gli resta: coinvolgere più profondamente la NATO nella guerra. Dunque l’Italia, dove c’è chi al governo spinge e all’opposizione non respinge. 
 
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Il mondo sull’orlo di un precipizio.

La marcia per la pace ad Assisi per riaffermare il no all’escalation.
Il mondo è sull’orlo di un precipizio. La guerra in Ucraina, con il rischio sempre più concreto di un’escalation nucleare, e la drammatica situazione a Gaza, dove la popolazione civile, in particolare bambini e donne, subisce indicibili sofferenze, ci ricordano l’urgenza che la voce della pace si alzi più forte che mai.

Meloni avvia il ritorno al nucleare.

Gli industriali in Occidente puntano a potenziare il business nucleare, agitando lo spettro dell’“espansione dell’arsenale nucleare cinese e delle possibili alleanze militari di Pechino con la Russia e la Corea del Nord”. Gli industriali italiani, mentre anch’essi frenano per le auto elettriche, spingono per il ritorno all’energia atomica con altre motivazioni ufficiali. L’acceleratore sarebbe l’esigenza dell’indipendenza energetica: “sì, possiamo potenziare le fonti, come l’idroelettrico, l’eolico, il fotovoltaico, però la transizione energetica non può lasciare fuori il nucleare, cioè “i microreattori generali, di nuova generazione, che sono sicuri, per i quali noi abbiamo aziende all’altezza della nuova tecnologia, riconosciute in tutto il mondo”.  
 
Il governo italiano non vede l’ora di mettersi sull’attenti, avendo il centrodestra sempre sostenuto  la ripresa del nucleare. Così i piani della Meloni iniziano ad avere un loro calendario di massima. Infatti, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, prontamente ha dato indicazioni sui tempi per le regole del ritorno all’atomo: a fine anno le linee guida degli esperti, nel 2025 il disegno di legge, nel 2030 le prime autorizzazioni.
 
Intantoin un momento di stretta di bilancio, sono stati destinati più di 100 milioni di euro all’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, per fare ricerca proprio sul nucleare. Clicca qui.

Nel 2024 è concepibile, in pieno centro abitato, questa fabbrica ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale?

Sì, secondo Federico Riboldi assessore regionale alla Sanità, che in soccorso è stato chiamato da Solvay il 12 settembre a convincere in un incontro pubblico gli alessandrini,  spalleggiato dai vertici di Asl, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Alessandria, dell’Università Piemonte Orientale Arpa Piemonte. Ci riuscirà senz’altro con i politici di Comune e Provincia, da sempre complici. Certamente non con la popolazione, che per bocca dei comitati ha già anticipato la risposta: “Noi lo sappiamo, come in realtà lo sanno bene anche le istituzioni: da quello stabilimento, con un impianto datato e ridotto a un colabrodo, non potrà mai davvero essere garantita la totale assenza di sversamenti, che siano in aria, in falda o nella Bormida. Continuiamo a sostenere con convinzione che l’unica strada sia quello dello stop alla produzione e la chiusura dello stabilimento di Spinetta Marengo, per poter finalmente bonificare un sito martoriato da 100 anni di inquinanti multipli e poter così dare tregua a una di quelle che vengono definite ‘zone di sacrificio’, la cui popolazione ha dovuto subire fin troppe perdite in termini di salute e vite umane”. 
 
Quale credibilità può attribuirsi a Riboldi? Il merito di essere tra i primissimi ad aderire a  Fratelli d’Italia, ma assolutamente ignorante in scienza e competenza sanitaria (come il suo predecessore, peraltro) e coinvolto ex vicepresidente della Provincia di Alessandria che ha abbondato in autorizzazioni ad inquinare. L’uomo giusto per Solvay.

Occhio alle vongole con Pfas.

Occhio ai mitili: formidabili depuratori naturali che, stabili sul fondo, si comportano come spugne che assorbono ogni tipo di inquinante: batteri, quali escherichia-coli, ma addirittura Pfas, sostanze chimiche indistruttibili una volta penetrate nell’organismo.
 
Occhio soprattutto alle vongole del Pacifico, cotte, sgusciate e surgelate, vendute in buste sigillate a marchio “Marinai”, confezionate dall’azienda Viet Long Kien Giang Limited Company per la ditta Nai Prodotti Ittici Srl, nel proprio stabilimento di produzione che si trova in Vietnam. Le ha ritirate dal commercio il Ministero della salute, chi le ha nel frigo le butti.
 
Ma occhio anche a quelle nostrane. I Pfas sono stati trovati anche nelle vongole allevate nella costa adriatica, portati a mare dal Po, a sua volta dal Tanaro, a sua volta dal Bormida. Già nel 2018, una ricerca realizzata dall’università di Milano aveva rilevato che in questi molluschi la contaminazione tossica e cancerogena di Pfoa  era pari a 31 nanogrammi per ogni grammo di vongole. Un dato enorme rispetto alle quantità presente in altre vongole provenienti dal resto dell’Europa, ma anche rispetto ai dati del 2013, quando il Cnr aveva rilevato nelle vongole allevate sul Delta del Po una contaminazione di circa 3,6 nanogrammi per grammo. Dalla Solvay di Spinetta Marengo, infatti, hanno sempre più continuato a scaricare PFOA ADV C6O4 in Bormida.
Scarichi Solvay.

Dalle onde del mare un aerosol ricco di PFAS, trasportato dall’aria verso la terraferma.

Si infittiscono gli studi scientifici internazionali che dimostrano non esserci un limite alla penetrazione dei PFAS sia nell’ambiente che nel corpo umano. Dall’ingestione di  frutta e verdura: dei ricercatori delle Università di Newcastle e Sidney (sul Journal of the Science of Food and Agriculture). Per contatto nella cute tramite cosmetici: dei ricercatori dell’Università di Birmingham (su Environment International). Dall’aria di depuratori e discariche: dei ricercatori dell’Università della Florida di Gainesville (su Environmental Science & Technology Letters) eccetera.
 
A loro volta, i ricercatori dell’ Università di Stoccolma, nell’ambito di una missione durata due mesi, tramite uno studio condotto sul campo, nell’Oceano Atlantico, hanno dimostrato (su Science Advances) che i Pfas arrivati in mare si concentrano e sono vaporizzati dalle onde, e da lì tornano sulla terraferma e in atmosfera più aggressivi che mai: la concentrazione di PFAS nell’aerosol delle onde  è risultata sempre superiore rispetto a quella dell’acqua di origine, in alcuni casi di 100mila volte! Soprattutto nelle acque costiere e in quelle che si trovano in prossimità dello sbocco dei fiumi.  Esempio in Italia: in Adriatico la foce del Po che riceve gli scarichi in Bormida della Solvay di Spinetta Marengo. Una sorta di vendetta della Natura violata.

Regioni e Comuni non controllano gli impianti di depurazione. I Pfas finiscono nei fertilizzanti e nella catena alimentare.

In Italia non si fa tesoro del monito che proviene dagli USA. Cioè dell’inchiesta condotta dal New York Times che ha fatto luce sulla situazione negli Stati Uniti, dove i Pfas sono stati rinvenuti nei fertilizzanti usati in diverse fattorie. Secondo il rapporto, i fanghi di depurazione, utilizzati come fertilizzanti per arricchire i terreni agricoli, contengono elevate quantità di Pfas. Questi fanghi, derivati dai trattamenti delle acque reflue, finiscono per entrare nella catena alimentare.
 
In Italia, gli agricoltori, quando ignari della presenza di queste sostanze tossiche e cancerogene  nei fertilizzanti, stanno utilizzato questi prodotti per anni, contribuendo alla diffusione dei Pfas nei loro raccolti. Le conseguenze sono devastanti, poiché questi composti, una volta entrati nel suolo, si accumulano nelle piante e, successivamente, negli animali che si nutrono di esse. Questo ciclo continuo di contaminazione rappresenta una minaccia seria per la salute umana, considerando che i Pfas sono associati a varie patologie, tra cui problemi endocrini, malattie renali, alcuni tipi di cancro ecc.
 
In pressoché tutte le Regioni italiane sono evidenti gli effetti della  scarsa regolamentazione e dei controlli insufficienti o assenti sui fanghi di depurazione: Pfas nell’acqua potabile e in numerosi alimenti, tra cui pesci, carne e prodotti derivati, non solo nelle zone vicine a impianti industriali che producono (Solvay di Spinetta Marengo) o  utilizzano tali sostanze.
 
Non dimentichiamo che le discariche emettono gas nei quali si annidano numerosi PFAS in concentrazioni talvolta elevate che si disperdono nell’aria.  Lo dimostra uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology Letters dai ricercatori dell’ Università della Florida di Gainesville. Similmente  accade con i percolati non filtrati e neutralizzati: anch’essi possono rilasciare nel suolo PFAS che, inesorabilmente, arrivano alle falde. 

Allerta Pfas anche nel Canton Ticino.

Dopo le segnalazioni di contaminazione nei campi vicino al lago di Costanza a San Gallo, l’attenzione si sposta verso il Ticino, dove le autorità locali sono da tempo all’erta riguardo la presenza di Pfas nelle acque e negli alimenti. Già nell’ottobre dello scorso anno, studi sulla distribuzione dell’acqua potabile hanno rivelato la loro presenza nella falda che alimenta il Pozzo Pra Tiro a Chiasso. Questo dato ha spinto all’installazione di filtri avanzati per garantire acqua sicura ai cittadini, una misura che rimane sotto stretta osservazione.
 
Anche altri Comuni, come Capriasca e Sant’Antonino, hanno registrato livelli preoccupanti di PFAS, spesso correlati all’uso di materiali specifici in grandi opere infrastrutturali come la galleria di base del Monte Ceneri.
Sul fronte alimentare, il Laboratorio cantonale ticinese ha intensificato le analisi su vari prodotti, come la carne, estendendo le campionature fino alla fine dell’anno. Inoltre, è in corso una campagna di monitoraggio su diverse derrate alimentari, come i pesci, che possono accumulare PFAS a causa del loro metabolismo.

Acerra si mobilita contro l’inceneritore.

Un quarto di secolo dopo, l’inceneritore di Acerra continua a uccidere e ammalare. L’alternativa resta la raccolta differenziata, invece si punta addirittura alla costruzione di una quarta linea. Clicca qui le lotte contro Berlusconi e Prodi, la   dura repressione poliziesca, con arresti, denunce e manganellate e lacrimogeni.
 
I Movimenti e la popolazione, non solo quella di Acerra, si sono ricompattati e oggi saranno di nuovo fuori ai cancelli dell’inceneritore per ribadire che l’attenzione è sempre costante, ma soprattutto, c’è un altro modo per gestire i rifiuti, non basato sui profitti per pochi e la morte di molti.