Mitsubishi, chi inquina paghi.

Il Tar del Veneto ha sentenziato che ai costi di bonifica dell’inquinamento Pfas dovrà provvedere anche Mitsubishi, la più grande holding finanziaria del Giappone e una delle più importanti del mondo in numerosi settori industriali . Il colosso a Trissino (Vicenza)  alla fine degli anni ottanta sostituì la Miteni e se ne liberò nel 2009 con  una finta vendita dell’azienda a Ici (poi fallita nel 2013): “per la somma simbolica di 1 euro, premurandosi di escludere la garanzia del venditore in merito ad eventuali criticità ambientali”.

Mitsubishi si appellerà, perché coimputata nel processo penale che vede i dirigenti della Miteni e delle società a essa legate, addirittura attraverso una “condivisione delle medesime persone fisiche nelle cariche societarie”, accusati a vario titolo di avvelenamento di acque, inquinamento ambientale, disastro innominato aggravato e bancarotta fraudolenta, a seguito dell’inquinamento dalle sostanze perfluoroalchiliche di una vasta falda acquifera che nel 2013 ha scoperto  coinvolti 350mila cittadini nelle aree di Vicenza, Verona e Padova, con campionamenti  di  valori elevati di Pfas nel sangue dei residenti, con dichiarazione nel 2018 dello stato di emergenza e divieto di consumo di acqua potabile e istituzione di una zona rossa in 30 comuni, dove lo studio degli scienziati dell’Università degli studi di Padova, pubblicato sulla rivista scientifica Enviromental Health, ha calcolato che tra il 1985 e il 2018 si è verificato un aumento di mortalità per malattie cardiovascolari e malattie neoplastiche maligne.

L’aggravante anche per  Mitsubishi è “il comportamento gravemente omissivo nei confronti degli Enti competenti, impedendo di fatto di avviare il procedimento di messa in sicurezza e/o di bonifica che la normativa applicabile riconduce sotto il controllo delle Autorità pubbliche, procedimento che con un ragionevole grado di certezza avrebbe permesso sin da allora di eliminare, o quantomeno di limitare efficacemente gli effetti pregiudizievoli dell’inquinamento in atto, incidenti sull’ambiente e sulla salute di migliaia di persone”. I giudici sottolineano che si trattava di “composti da tempo sotto l’attenzione della comunità scientifica internazionale, e delle autorità di protezione ambientale”, poiché “sospettati di effetti dannosi sulla salute umana”, tra cui “alti livelli di colesterolo ed acido urico nel sangue, nonché una possibile correlazione con taluni tipi di cancro al fegato, al rene, al testicolo e alla tiroide”.

Mitsubishi sarà chiamata -quando e quanto?- alla bonifica, ma il  risarcimento alle Vittime, morte e ammalate, non sarà riconosciuto come già accaduto nel processo Solvay ad Alessandria?