Al bando produzione e utilizzo dei Pfas.

In assemblea il prossimo 7 dicembre.

Siamo ancora qui nel 2022 a chiedere “Vogliamo sapere cosa c’è nel nostro sangue!” Domanda  retorica  perchè lo sappiamo benissimo cosa c’è. Lo sappiamo da decine di anni dopo ben otto indagini epidemiologiche, di cui l’ultima dell’Università di Liegi, e dopo gli inequivocabili referti del sangue depositati anche in magistratura. Lo sappiamo benissimo che in Fraschetta i livelli record di malattie e di morti sono legati allo stabilimento chimico di Spinetta Marengo, e lo sappiamo benissimo quali e quante sono le sostanze che fuoriescono in acque a atmosfera, e su cui gli studi internazionali chimici e sanitari non lasciano margini di dubbio. 

Lo sa benissimo chi non si fa abbindolare dalle istituzioni dichiarandosi “moderatamente soddisfatto”. Lo sa dunque  benissimo il Comitato StopSolvay che come “ragione sociale” e  nel logo evidenzia “STOP”, STOP SOLVAY, fermare la Solvay, chiudere. Appunto, il Comitato-che-chiede-la-fermata-della-Solvay fa l’assemblea il 7 dicembre 2022 per informare la cittadinanza PERCHE’ chiede un provvedimento così drastico. Informa cioè i cittadini e i lavoratori, quelli che sono ancora ignari o increduli, che cosa c’è nel loro sangue. Affinchè partecipino alla lotta per lo STOP. Affinchè partecipano a chiedere

AL SINDACO DI ALESSANDRIA DI EMETTERE UNA ORDINANZA DI CHIUSURA DELLE PRODUZIONI INQUINANTI DELLA SOLVAY DI SPINETTA MARENGO.

Questa è l’utilità etica e politica delle assemblee, alla stregua di quelle che il Movimento di Lotta per la salute Maccacaro sta facendo quasi settimanalmente con il suo sistema di informazione (oltre 37mila partecipanti). Come ha fatto  Legambiente co-promotrice del DDL Crucioli per la messa al bando in Italia  dei PFAS in produzione e utilizzo.     

Indagine epidemiologica Pfas anche a Montecastello.

Il pfas C6O4 che fa bloccare l’acquedotto di Montecastello, Comune confinante con Alessandria e abbastanza distante dall’epicentro di Spinetta Marengo, è un sovrappiù di ragioni per avvalorare la richiesta di fermare le produzioni inquinanti della Solvay, con monito urgente al sindaco di Alessandria di emettere relativa ordinanza di chiusura. Questo sindaco può procedere senza tentennamenti sulla scorta delle consolidate indagini ambientali e sanitarie di Alessandria, senza attendere ulteriore conferma dal progetto di accertamento ematologico (biomonitoraggio) sulla popolazione montecastellese, e sulla limitrofa quale “Coorte Bianca” di confronto. Tanto meno attendendo i dati che tarderanno anni: infatti il progetto universitario locale potrebbe rientrare in “Scenarios” nell’ambito del programma “EUHorizon 2020” finalizzato a contribuire all’obiettivo Green Deal europeo verso “l’ambizione di inquinamento zero per un ambiente libero da sostanze tossiche”, e che comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Regno Unito, Cipro) e Israele, estendendosi fino a Usa e Canada. Ma anche dai risultati di questo progetto, come da quelli di ulteriori indagini epidemiologiche in territorio alessandrino, si misureranno i risarcimenti alle popolazioni e agli enti da parte del tribunale.

Gli altri pozzi della provincia alessandrina inquinati dai Pfas.

Oltre al Bormida, a valle dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo i risultati dei campionamenti 2020-2022 ordinati da Asl ed eseguiti da Arpa evidenziano un inquinamento costante dei Pfas lungo l’asse del torrente Scrivia e anche e in prossimità del Tanaro. Bandito dal 2013 e confermandosi indistruttibile, ancora nel 2020-2022 la fa da padrone (0,67 µg/l) il PFOA ad Alzano, Castelnuovo Scrivia, Isola Sant’Antonio, Guazzora, Molino dei Torti, Piovera, Tortona, Villarvernia. Mentre a Pietra Marazzi e a Montecastello sono spuntati anche C6O4 e ADV.

Incontenibile la lobby internazionale dei PFAS.

L’OMS NELLE GRINFIE DELLA LOBBY DEI PFAS

116 scienziati hanno inviato una lettera all’Organizzazione Mondiale della Sanità sollecitando una revisione completa o il ritiro della bozza delle linee guida dell’organizzazione sull’acqua potabile per le due sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) più studiate. La lettera descrive in dettaglio come la bozza dell’OMS eviti il ​​calcolo degli standard sanitari, ignorando le prove solide dei danni di PFOS e PFOA. La lettera rileva anche la mancanza di trasparenza sulla paternità della bozza»: così Isde Medici per l’Ambiente. La bozza omette o oscura le prove dei legami tra l’esposizione a PFOS e PFOA e il cancro, i danni al fegato, l’aumento del colesterolo e i danni al sistema immunitario. Per questi esiti, esistono numerosi e solidi studi sull’uomo che hanno riscontrato legami con livelli molto bassi di esposizione a questi due e ad altri PFAS. Questi legami sono ulteriormente supportati da numerosi studi animali. Poiché la bozza dell’OMS ignora l’ampia mole di studi sulla salute umana e animale per concentrarsi -sotto la spinta della lobby della chimica- sulle capacità e sui costi delle tecnologie di bonifica, le linee guida proposte si discostano in modo significativo da quelle scientificamente fondate di altre importanti agenzie sanitarie: l’EPA statunitense, l’EPA californiana, l’U.S. EPA Science Advisory Board eccetera.

LA LOBBY DEI PFAS MANOVRA REGIONE VENETO E ISS

Nascondendosi dietro ISS Istituto Superiore Sanità, la Regione Veneto, che non ha mai voluto stendere un vero piano di sicurezza alimentare, con delibera stabilisce come dose settimanale Pfas assimilabile dal corpo umano senza rischi, 8 nanogrammi per chilo corporeo, cioè quasi il doppio di quanto consigliato dagli esperti dell’Ente Europeo per la sicurezza alimentare EFSA (4,4 ng/kg bw per settimana).

Solvay: una bufala tira l’altra.

La lobby della chimica dei Pfas, capitanata dalla Solvay, dunque, si batte tenacemente per condizionare tanto gli organismi internazionali quanto le istituzioni nazionali. A questo scopo annuncia “scoperte scientifiche” che eliminerebbero il Pfas definitivamente dall’ambiente. Il processo, testato al Surface Lab del Politecnico di Milano, prevede di “ossidare il titanio con la lamiera che esce rivestita da una pellicola per poi entrare nel reattore ed uscirne praticamente ripulita dalle sostanze: una rete di biossido di titanio illuminato dalla luce e polarizzato elettricamente permette di trasformare il Pfas in CO2 e acqua”. Insomma, una rivoluzione che punta ad eliminare l’utilizzo di filtri a carboni attivi, finora proposti come panacea (clicca qui come smascherammo la bufala).

A parte il conflitto di interessi che deriva dallo stretto legame di partenariato fra Solvay e Politecnico di Milano, che dalla multinazionale belga riceve 800.000 euro in contratti di ricerca, dal legame strategico che dà anche la possibilità a entrambi di partecipare in maniera congiunta a bandi nazionali e internazionali di sostegno finanziario a progetti comuni, quanto meno il sospetto di “bufala” avanza se si considera che si tratta di un test di laboratorio da sperimentare direttamente sul campo tramite reattori grandi e grossi da piazzare sui pozzi contaminati. A questo proposito, parlare di biossido di titanio a Spinetta Marengo è come parlare di corda in casa dell’impiccato: negli anni ’70 il pretore chiuse per inquinamento l’enorme impianto. Ne abbiamo ancora scritto (clicca qui) in occasione della mobilitazione in Liguria contro la miniera di titanio nel parco del Beigua.

La “Carta “del Movimento Nonviolento.

Le fondamentali direttrici d’azione del Movimento Nonviolento sono:
1. l’opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l’oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un’altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell’uccisione e della lesione fisica, dell’odio e della menzogna, dell’impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la non collaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
PER SAPERNE DI PIU’ indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta@sis.it

Il salva trivelle del governo.

Il Delta del Po è un territorio anfibio estremamente fragile, com’è noto, esposto alla subsidenzaall’erosione costiera e alla risalita del cuneo salino: tutti fenomeni che già richiedono costi ingenti per essere fronteggiati e che rischiano di essere aggravati dagli interventi di estrazione di idrocarburi consentiti dalle nuove norme. Appare chiaro che le nuove disposizioni si pongono in contrasto con gli artt. 9 e 41 della Costituzione perché, con la finalità dichiarata di ridurre nel breve periodo il costo del gas metano, autorizza decisioni suscettibili di cagionare impatti ambientali, territoriali ed economici negativi di lungo periodo, anche a danno delle future generazioni. Clicca qui Italia Nostra.

Lo scandalo politico delle concerie in Toscana.

Gli scarti cancerogeni delle lavorazioni delle pelli venivano sversati nei canali e nei campi. Gli stessi materiali, insieme a ceneri e fanghi tossici, sono stati mischiati in modo clandestino agli inerti e utilizzati per riempire fondamenta e strade (come la regionale 429 di Val D’Elsa), edifici residenziali e persino aeroporti. Così – facendo sparire otto tonnellate di keu, i residui della concia contaminati da cromo, arsenico, borio e selenio – hanno avvelenato un pezzo di Toscana. La manovalanza, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze, era affidata alla ’ndrangheta: il lavoro sporco lo facevano personaggi legati per gli inquirenti al clan Grande Aracri di Cutro. Per gli interventi di alto livello – “deroghe ed elusioni”, approvazioni compiacenti, erogazioni a fondo perduto, nomine ai vertici degli organi di controllo gradite ai controllati, e neutralizzazione dei funzionari che volevano applicare la legge – la potente lobby dei conciatori avrebbe avuto un canale privilegiato con i più alti livelli della politica regionale toscana. Il ruolo del PD. Continua