I pacifisti esistono se rivendicano ai governi.

La manifestazione per la pace convocata  a Roma per il 5 novembre da “Europe for Peace” & partners” è stata di fatto sollecitata (“Fate chiasso”) da Papa Francesco che, autentico pacifista, può far svolgere al Vaticano  un ruolo di mediazione diplomatica in ambito Onu. Inoltre è l’affermazione della dimensione del pacifismo, orgogliosamente-idealmente-numericamente  considerevole ma, purtroppo, politicamente debole a rappresentare la maggioranza pacifista del popolo italiano: siamo stati tra i primi (clicca qui) ma non siamo i soli a pensarla così (clicca qui). Cosa chiediamo al parlamento e al governo italiani? Ci accontentiamo delle parole d’ordine: “Immediato cessate il fuoco” e “Avvio di negoziati verso una Conferenza internazionale di pace”? Oppure rivendichiamo, in concreto,  al governo una iniziativa in campo europeo atta a favorire un percorso di compromesso negoziabile in ambito Onu, sulla base dei principi dell’autodeterminazione (effettuare nuovamente i referendum nelle regioni filorusse, riconoscere la Crimea parte della Russia) e della neutralità (Ucraina fuori Nato)? Ovvero rivendichiamo, in concreto, al governo: no all’invio di armi, no all’aumento delle spese militari, no alle (auto)sanzioni)? E in prospettiva chiediamo: fuori l’Italia dalla Nato,  fuori la Nato dall’Italia?

La grande manifestazione del 5 novembre ci serva a fare chiarezza.

I politici si cibano di bufale Solvay ma i cittadini di Pfas.

Una delle “bufale” della Solvay – quasi la più grossa- che i politici alessandrini, e non solo, sono propensi a trangugiare pur di non emettere ordinanza comunale di fermata delle produzioni, riguarda i presunti filtri che sarebbero in grado di rilevare e trattare, gestire e monitorare i contaminanti Pfas nelle falde e nelle reti idriche. A tempo e debito abbiamo documentato (leggi: Solvay da una bufala all’altra: i filtri che eliminano i Pfas.) questa truffa mediatica della promessa di  trattamenti dell’acqua inquinata con carboni attivi e scambio ionico, affermando che “non c’è la ben che minima garanzia che rimuovano il 100% dei PFAS contaminanti, oltre a prevedere costi insopportabili, a tacere l’incenerimento delle membrane filtranti”.

A conferma della nostra immediata opposizione, interviene una ricerca americana pubblicata sull’Agronomy Journal e finanziata dal Penn State Office of the Physical Plant, dall’USDA Agricultural Research Service, dall’U.S. Environmental Protection Agency, dall’USDA National Institute of Food and Agriculture e dal Penn State Institutes of Energy and the Environment. Lo studio  in campo ha dimostrato che

“i PFAS sopravvivono al trattamento delle acque reflue e, tramite il riutilizzo di queste ultime, si insediano e bioaccumulano nella nostra catena alimentare con irrigazione nei campi agricoli, ortaggi, alimentazione del bestiame, carne e prodotti lattiero-caseari; e sono dunque in grado e influenzare lo sviluppo nei bambini, aumentare il rischio di cancro, contribuire a livelli elevati di colesterolo, interferire con la fertilità delle donne e indebolire il sistema immunitario”.

Perciò, nei riguardi delle potenziali sfide industriali (leggi: Solvay) per il riutilizzo delle acque reflue, la “United States Environmental Protection Agency” ha pubblicato avvisi sanitari aggiornati in modo tale che “qualsiasi livello di Pfas rilevabile è considerato un rischio per la salute umana”.

Amnesty sollecita un’inchiesta per crimini di guerra a Gaza.

Solo in quest’anno almeno 160 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza. Amnesty International ha sollecitato la Corte Penale Internazionale (CPI) ad indagare su possibili crimini di guerra relativi agli “illegittimi attacchi” condotti nel corso della letale aggressione di Israele alla Striscia di Gaza. “Oltre ad indagare sui crimini di guerra, la CPI dovrebbe prendere in considerazione, all’interno della sua attuale inchiesta nei Territori Palestinesi Occupati, il crimine contro l’umanità di apartheid”, ha affermato. Clicca qui

Poi vennero e ricominciarono.

Poi ricominciarono con l’emanare norme urgenti “in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali”

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Poi vennero a prendere i rave party, e tacqui perché occupavano abusivamente.

Poi vennero a prendere zingari e migranti e fui contento, perché i lager sono da sgomberare.

Poi vennero a prendere gli studenti perché organizzavano raduni illegali e occupazioni di scuole.

Poi vennero a prendere quelli che occupavano abitazioni, bloccavano strade e occupavano fabbriche.

Poi…