Bando europeo per i Pfas.

Un manifesto europeo contro l’utilizzo dei Pfas, le sostanze chimiche di origine umana più persistenti conosciute, è stato finora firmato da una cinquantina di organizzazioni ambientaliste o dedite alla tutela della salute umana, che chiedono agli Stati membri dell’Unione Europea e alla Commissione di vietare tutti i Pfas in tutti i prodotti di consumo (imballaggi alimentari, cosmetici, abbigliamento ecc.) entro il 2025.

Per quanto riguarda l’inquinamento già esistente, il manifesto si rivolge ai governi innanzitutto perché sviluppino “un piano rapido ed efficiente per la decontaminazione del suolo e dell’acqua potabile delle comunità colpite”, stanziando fondi per le bonifiche e applicando il principio “chi inquina paga”. Gli oneri, infatti, devono essere a carico dei produttori, e non dei contribuenti.

Riprendiamoci il Comune.

Ha preso il via in queste settimane una serie di incontri fra reti, comitati, realtà associative e di movimento, organizzazioni sociali, finalizzati alla progressiva costituzione del comitato promotore della campagna Riprendiamoci il Comune, percorso che durerà fino a tutto il mese di novembre, mentre la campagna in quanto tale partirà a metà gennaio del prossimo anno. La campagna, attraverso la proposta di due leggi d’iniziativa popolare, vuole costruire un percorso di consapevolezza diffusa e di coinvolgimento dal basso per trasformare Comuni e comunità territoriali in fulcro di un nuovo modello in grado di rispondere alla drammaticità della crisi sociale e della crisi eco-climatica. Continua qui.

Chi può, si faccia un bunker. Resistere un minuto in più di Putin.

Anche se il ricorso al nucleare dovesse limitarsi alle armi «tattiche» più volte citate dal Cremlino, le conseguenze sarebbero «catastrofiche». A lanciare l’allarme è Iriad – Archivio Disarmo, che fa notare come le bombe russe potrebbero puntare su obiettivi strategici in Italia. Per esempio, basi aeree e navali e comandi Nato. Prime nel mirino sarebbero le basi Nato di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che ospitano insieme circa 40 testate nucleari. Ma altri bersagli a rischio sono rappresentati da altre basi e comandi militari Nato a Vicenza (Caserma del Din e Caserma Ederle), Livorno (Camp Darby), GaetaNapoli (Naval Support Activity), TarantoSigonella (Naval Air Station). Almeno 55mila morti e oltre 190mila feriti.  Effetti collaterali a cascata. Blocco di infrastrutture e di centri nevralgici, oltre al danno ambientale provocato dal fall out nucleare e dalla persistenza delle radiazioni. Secondo il modello di scenario elaborato da Alex Wallerstein e applicato dall’Università di Princeton, in caso di un conflitto nucleare generalizzato le vittime ammonterebbero a una cifra di circa 34 milioni soltanto nelle prime ore. 

Fonte: https://www.open.online/2022/10/15/italia-armi-nucleari-cosa-succede-simulazione/amp/