Dimissioni per Cingolani: avviata una petizione.

Annovera come primi firmatari, eminenti personalità del nostro Paese, tra cui Maurizio Pallante, Tomaso Montanari, Marco Boato, Gaetano Pascale, Alberto Perino, Lucia Cuffaro, Padre Alex Zanotelli. Nel dossier, clicca qui uno stralcio, sono comprese le accuse di incapacità, o volontà? di un ministro che di fatto ostacola quella transizione ecologica che può rappresentare un’opportunità imperdibile per il nostro Paese in termini di rilancio economico e creazione di nuovi posti di lavoro. Roberto Cingolani più che un alter ego di Grillo si dimostra una controfigura di Draghi.

Ilva, dov’è il piano industriale?

Acciaierie d’Italia vuole accelerare la produzione, ma il Comitato Salute e Ambiente di Taranto non ci sta e chiede l’intervento del Prefetto. “Che ci ha incontrati,  e abbiamo capito che non esiste un nuovo Piano Industriale per lo stabilimento ILVA di Taranto gestita da Acciaierie d’Italia”.  Che sia un piano metafisico? Clicca qui.

In realtà non ci più soldi, l’Ilva del dopo Mittal è in ginocchio: Mittal non investe ma controlla la società operativa, lo Stato mette il denaro ma è fuori dalla gestione esecutiva.

Quale relazione tra “decrescita felice” e “transizione ecologica”.

La società dello spreco è funzionale alla crescita del Pil, ma rema contro la conversione ecologica. Se non vogliamo un ritorno allo scontro tra classe operaia e movimenti ecologisti, dobbiamo immaginare un intervento pubblico che promuova una domanda alternativa. Questo significa che il governo dovrebbe avere una strategia di medio-lungo periodo, con un quadro complessivo dei settori che devono essere ristrutturati per ridurre il nostro impatto ambientale, i nuovi settori che devono essere promossi e hanno bisogno di una domanda pubblica iniziale, ed infine un cronoprogramma che dichiari tempi e modalità di realizzazione. Ovviamente oggi di tutto questo non c’è niente. (continua)

Ponte Morandi, con Draghi siamo ancora un paese normale?

A proposito di “metodo Genova”,  con Autostrade per l’Italia, lo Stato rischia di perderci due volte perché dopo la tragedia del Ponte Morandi non solo si accinge a sborsare fior di miliardi alla Atlantia della famiglia Benetton per comprare la concessionaria prima che il processo faccia chiarezza sulle sue responsabilità nel crollo. Ma rischia pure di essere esposto al pagamento dei risarcimenti dovuti in caso di condanna della stessa. Lo scrive la Corte dei Conti al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che aveva sottoposto alla magistratura contabile l’atto transattivo sottoscritto dal governo con Aspi per chiudere il contenzioso aperto dopo la tragedia, ricevendo come risposta una sonora bacchettata, per non dire una bocciatura. “Il crollo del Morandi avrebbe dovuto imporre allo Stato un rigore esemplare nel punire chi, per avidità, ha consentito quella tragedia. Invece siamo di fronte ad accordi poco trasparenti tra chi ha la responsabilità del crollo e lo Stato.” è il commento del senatore di Alternativa Mattia Crucioli “In un Paese normale, i vertici di un ministero che mente su una cosa come questa sarebbero costretti a dimettersi. Se poi mentissero per nascondere accordi lesivi per lo Stato, il loro operato sarebbe oggetto di attenzione da parte della magistratura. Vediamo se dopo la cura Draghi siamo ancora un Paese normale”. Clicca qui.

Scorie radioattive in Francia stoccate nel sottosuolo.

Via libera della Commissione d’inchiesta costituita ad hoc per sotterrare 85.000 metri cubi di scorie radioattive a medio-alta attività, in 200 mila contenitori, a 500 metri di profondità nei pressi di Bure, un comune del dipartimento della Meuse, regione Grand Est, nel bel mezzo di una zona rurale e agricola e tra le proteste degli abitanti. Inutile il parere contrario dell’Autorità di sicurezza nucleare.

La magica soluzione delle scorie nucleari made in Cingolani.

Nel suo Dataroom sul tg di Enrico Mentana, Milena Gabanelli ha illustrato la gestione altamente pericolosa, per non dire criminale, delle scorie radioattive. Il cui smaltimento è di competenza della Sogin, società di Stato che in vent’anni ha speso 4 miliardi (versati dal contribuente in bolletta), 2,2 dei quali serviti a pagare gli stipendi del personale e i generosi bonus dei dirigenti. E tutto per concludere appena il 30% dei lavori. Una vicenda molto italiana con in sovrappiù la bomba chiamata Saluggia. Si tratta, ha spiegato Gabanelli, del sito in provincia di Vercelli che contiene 270mila litri di rifiuti radioattivi liquidi e acidi, stoccati in serbatoi di acciaio, costruiti negli anni 60. Stato di conservazione ignoto, perché inaccessibili a causa dell’alta radioattività. Rifiuti che andavano solidificati entro 5 anni: ne sono trascorsi 40 e sono ancora lì. Mentre ai telespettatori andava il boccone di traverso, abbiamo immaginato il ministro Cingolani subito impegnato a rassicurare i cittadini sulla minaccia nucleare stagnante nel sottosuolo. Infatti, egli ha dichiarato che “l’unica soluzione per Sogin è un commissariamento sul modello Ponte Morandi”. Be’, allora siamo a cavallo. Con calma e senza fretta, è la transizione bellezza. (Antonio Padellaro).

Sviluppo ferroviario nella città di Genova.

Ferrovia merci Porto-bivio Fegino: gli impatti semisconosciuti di un’opera di cui si parla da vent’anni. 1.800 palazzi interessati nell’arco di 150 metri. 7.000 famiglie interferite nei 50 metri più vicini ai binari. l’impatto di un’opera che in un tratto prevede anche di affiancare il traffico merci alla linea metropolitana. Una fascia di terreno larga 15 metri per quattro binari che corrono in mezzo alle case. Clicca qui.

Fermare il DDL concorrenza, difendere i beni comuni e i servizi pubblici.

Rete delle Città in Comune, Attac Italia, Giuristi Democratici e Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, consapevoli che l’articolo 6 del DDL concorrenza rappresenta un attacco frontale ai beni comuni e ai diritti delle persone e delle comunità locali perché prevede la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, hanno  preparato due ordini del giorno, a questo link, da presentare nei consigli comunali, che chiedono lo stralcio di suddetto articolo. Clicca qui: Fermare il DDL concorrenza, difendere i beni comuni e i servizi pubblici

E questa sarebbe la strabiliante riforma del settore idrico?

A noi appare come un’arma di distrazione di massa che consente ai media mainstream di continuare nella loro campagna mediatica a favore di questo Governo degna di un paese chiamato “Draghistan”. La vera partita sul futuro del servizio idrico e dei servizi pubblici locali si gioca sul DDL Concorrenza, tramite cui si sta provando a mettere una pietra tombale sull’esito referendario del 2011, cancellando la volontà popolare e svilendo gli strumenti di democrazia diretta garantiti dalla Costituzione. (continua Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua)