Contaminazione PFAS: non si salva nemmeno l’Artico.

Questi cancerogeni, a causa della loro elevata stabilità, possono resistere nell’ambiente praticamente “per sempre”. Drammatico è l’allarme dei ricercatori internazionali tedeschi e americani  (clicca qui): abbiamo individuato diversi tipi di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque dell’Oceano Artico. Dunque è provato che i Pfas si spostano non solo nelle acque ma anche in atmosfera.

E’ ciò che infatti probabilmente è avvenuto per l’avvelenamento di pfas cC6O4 nell’acquedotto di  Montecastello (Alessandria), cioè a notevoli chilometri di distanza dallo stabilimento Solvay che, secondo le analisi, ha già contaminato le falde dell’area di Spinetta Marengo. Eppure Regione, Provincia e Comune vorrebbero rilasciare nuova autorizzazione AIA alla multinazionale belga. Alla faccia del monito dell’Onu “Necessarie azioni urgenti” raccolto in Italia dal ministro Costa fissando il limite zero per i PFAS.

Comune e Regione e Provincia se ne strabattono della salute di lavoratori e cittadini.

Il Comune di Alessandria, noto complice di Solvay, è rimasto spiazzato dal “Limite zero dei Pfas” annunciato dal ministro Costa. Le ultime parole famose dell’assessore all’ambiente Paolo Borasio (Intervista CorriereAl 27/7/20) erano state: “Il Comune  non recede di un millimetro sul fronte della difesa della salute di tutti i cittadini, oltre che dei lavoratori”. “Alla Conferenza dei Servizi il  nostro parere è stato netto: noi siamo contro ogni produzione che possa causare danni, anche solo potenziali, alla salute pubblica”. A questo punto una Amministrazione decente dovrebbe pretendere dalla Provincia, altro noto connivente,  la revoca della vecchia autorizzazione AIA del pfas cC6O4, e ovviamente negando la nuova AIA. Le prime dichiarazioni dell’assessore e del sindaco Gianfranco Cuttica invece masticano amaro (clicca qui).

Altro complice di Solvay, la Regione, per bocca dell’assessore all’ambiente Matteo Marnati, è più esplicita: non siamo d’accordo con il “limite zero”, sono “tollerabili 0,5 microgrammi  per litro” d’acqua avvelenata. Ma, beninteso, bisogna lasciare comunque il tempo alla Solvay di adeguare le tecnologie. Tempo, molto tempo, come sono passati più di venti anni per il  pfas PFOA, altrettanto cancerogeno. Nel frattempo, mostriamoci tolleranti, si contino i morti e gli ammalati.

Siamo dunque in grado di delineare l’esito in Provincia della Conferenza dei Servizi nelle intenzioni di Regione e Comune (considerando che tutti e tre gli Enti sono a guida leghista):1) deliberare al più presto il fatto compiuto per anticipare il limite 0,1 UE e il limite zero del Governo; 2) deliberare “con formula transitoria” l’autorizzazione AIA nei maggiori limiti graditi da Solvay, che ovviamente si impegna ad adeguare gli impianti. Quando? Quanto prima… compatibilmente con i vincoli della tecnologia. Indecentemente, insomma, vorranno con Solvay (e Miteni!) prendere tempo con la scusa del “vuoto legislativo” e sperando in una caduta del Governo.

Decenza, invece, vorrebbe che la Conferenza prendesse ufficialmente atto dell’annunciato intervento legislativo, anzi convocando il ministro Costa, e si comportasse di conseguenza con la revoca hic et nunc dell’AIA. Fermo restando che la Procura di Alessandria intanto scovi e sequestri i libretti sanitari dei lavoratori di Spinetta Marengo.

Dalla frantumazione sociale e identitaria degli USA una lezione per l’Italia.

Il rischio che la guerra globale combattuta a pezzi presto o tardi travolga anche la vecchia Europa non è zero: in uno scenario di questo tipo per l’Italia è quanto mai importante tendere alla neutralità, riscoprendo la bussola dell’interesse nazionale e la propria natura di “paese cerniera” per gli equilibri internazionali. Clicca qui l’analisi di Maurizio Vezzosi.