Una pietra tombale sui PFAS.

Greenpeace sulle ciminiere di Spinetta. 1992: basta CFC. 2021: basta Pfas.

Nessuno può pensare che basti scendere in piazza per convincere le Amministrazioni regionali (tutte leghiste) a chiudere le micidiali produzioni di Spinetta Marengo: può farlo solo il Governo o la Magistratura.

Infatti, per porre fine alla calamità nazionale dei Pfas,  il Coordinamemto dei  Comitati di Vicenza e di Alessandria, appena costituitosi, affronta due livelli di scontro. Il livello nazionale è principalmente percorribile  nei confronti del  governo: che può mettere una pietra sopra i Pfas, anche se non la pietra tombale finchè non sarà avviata e conclusa la bonifica.  Ma per agire  sul governo e affermare  “Limiti Zero Pfas”, l’unica via è puntare sulla Commissione Ecomafie”, altre vie in epoca di Draghi è tempo perso.  Il secondo livello è quello giudiziario, in quanto i due processi di Vicenza e Alessandria sono “gemelli”, sinergici, dunque, senza farsi grandi illusioni (l’esperienza insegna) bisogna partecipare atto per atto, udienza per udienza, e perseguire l’esempio di Brindisi.

Il passato ci ha visto porre lo stabilimento di Spinetta Marengo -anche con gli esposti in magistratura- quale argomento principale dei mass media non solo locali: anche prima degli anni ’70 (lotte sindacali e anche ambientaliste) ma soprattutto dagli anni ’70 (lotte ambientaliste e deriva sindacale). Si può affermare che al giorno d’oggi non c’è nessun alessandrino sceso dalla culla che non sia ecosanitariamente informato del disastro: i tipi di inquinamento sono via via radicalmente cambiati  in meglio grazie alle lotte personali e di massa della “Rete dei Comitati della Fraschetta”,  ma con nuove complicanze (a tacere che i PFAS oggi sono un nulla a confronto dei  PFIB).

Fare di più rispetto al passato sarà il coordinamento piemontese e veneto, sulla scia dei grandi meriti dei vicentini che hanno avviato alla ribalta nazionale il caso Pfas. La questione Pfas è portata sulla scena non solo nazionale  dal Movimento di lotta Maccacaro grazie alla Lista della Rete dei Movimenti ambientalisti che raggiunge con 32mila utenti tutta la platea giornalistica e politica italiana.

C’è giustizia a Brindisi. Adesso tocca a Genova (ponte Morandi), Vicenza e Alessandria (Pfas)?

Fabio Riva è la persona che nel corso di una conversazione intercettata disse: ‘Due tumori in più al mese? cosa vuoi che siano? una merda.  Ora possiamo dirgli: 22 anni di reclusione cosa vuoi che siano? una merda.

Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto.  E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno  sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse  una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).

Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi a Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva; 3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provincia e a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione,  15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura;   2 anni per favoreggiamento a Giorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.

 

Clicca qui Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.

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intervallo…

All’inferno ci sarà un girone dove finiscono tutti quelli che tossiscono a teatro, quelli che ti fanno il ganascino nelle guance, quelli che fanno le virgolette con le dita. Sicuramente c’è un girone dove stanno quelli che ti parlano a dieci centimetri abbassandosi la mascherina per farsi sentire meglio, quelli che vogliono tirarti le orecchie quando fai il compleanno, quelli che ti chiamano carissimo perché non si ricordano come ti chiami, quelli che ti fanno lo sconto “perché è lei!”, ma lo dicono a tutti, quelli che “i politici sono tutti ladri”, e poi ti chiedono il voto per il cugino della moglie, “che è tanto una brava persona!”. Metteranno insieme quello che ti punta gli abbaglianti in autostrada mentre stai superando, con quello che vuole dividere il conto al ristorante secondo quello che hai preso, ci sarà un posto per l’impiegato delle poste che sparisce quando viene il tuo turno, e per la commessa che ti dice “tanto poi cede!”, mentre stai in apnea per tentare di chiudere i jeans.

Sarà magari un girone leggero, lontano da assassini e malavitosi, ma sappiate che una piccola pena c’è pure per voi, per l’eternità.

Ma non disperate, tanto poi cede. Tra virgolette, ovviamente.

Venti anni dal G8 di Genova.

Dove si consumò  la più grande violazione dei diritti umani in occidente. Oggi, la necessità di una alternativa di sistema è ancora più evidente. La reazione ai danni della globalizzazione liberista è stata finora cavalcata dalla destra in chiave razzista, reazionaria, identitaria. Ora un virus ha messo a nudo tutta la magnitudine del disastro – climatico, sociale, umano, di genere, ambientale, pandemico, sanitario. E’ più che mai cresciuto il bisogno  di ricostruire uno spazio pubblico nazionale, europeo e globale di lotta, di pensiero, di alternativa. A Genova si terranno il 19 luglio l’assemblea internazionale e il 20 la manifestazione di Piazza Alimonda promossa dal Comitato Piazza Carlo Giuliani. Clicca qui.