La Carta di Lampedusa è il nostro impegno.

E’ il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dopo gli ennesimi episodi  di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni. La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere. Non è una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai governi ma, ancor prima,
è il nostro impegno, sottoscrivendola, ad affermarla e a metterla in atto ovunque nelle nostre pratiche di lotta politica, sociale e culturale. La Parte Prima elenca i nostri principi di fondo da cui muoveranno tutte le lotte e le battaglie che si svilupperanno a partire dalla Carta di Lampedusa. La Parte Seconda risponde invece alla necessità di confrontarsi con la realtà disegnata dalle attuali politiche migratorie e di militarizzazione dei confini, con il razzismo, le discriminazioni, lo sfruttamento, le diseguaglianze, i confinamenti e la morte degli esseri umani che esse producono, affermando, rispetto a tale realtà, i punti necessari per un suo complessivo cambiamento. Clicca qui.

Si fa a gara nell’interpretare ottimisticamente i primi rallentamenti della curva dei contagi.

Eppure i dati epidemiologici sono eloquenti. Eppure i vaccini sono dichiarati in tempi record efficaci e sicuri dalle stesse multinazionali che li producono, ma non sappiamo se impediscono la trasmissione del virus o si limitino a proteggere da forme gravi i vaccinati, né  quanto duri l’immunità conferita, eccetera. Ancor meno si sa delle cure. La sottovalutazione delle  incognite a medio lungo termine produrrebbe conseguenze gravissime. La sottovalutazione più ricorrente è considerare  la pandemia come  un «incidente biologico», che senza preavviso ha colpito l’umanità e che può essere affrontato con farmaci e vaccini, e non come  il sintomo di una malattia cronica e rapidamente progressiva, che riguarda l’intera biosfera. Un dramma epocale inutilmente annunciato e che tenderà a prolungarsi e a ripetersi se non cambieranno le condizioni ambientali e sociali che lo hanno determinato. Fino agli annunci dell’imminenza di un evento pandemico catastrofico per l’umanità. Ernesto Burgio interviene a ricordarci che le pandemie sono drammi socio-sanitari ed economico-finanziari di enormi dimensioni che non potremo evitare senza ridurne le vere cause: deforestazioni, bio-invasioni, cambiamenti climatici e dissesti sociali (a partire dalle immense megalopoli del Sud del mondo). E soprattutto se alle strategie di contenimento del virus e di riduzione delle catene dei contagi  non seguirà una trasformazione radicale dei sistemi sanitari occidentali. (clicca qui)

Di cosa ci si occupa invece in Italia? Della proposta del ministro Boccia di anticipare di due ore la messa di Natale. Apriti cielo. Da destra l’hanno lapidato: eresia, giù le mani dal compleanno di Gesù. Un impasto di ignoranza e malafede. Cucinato per quegli elettori ancora convinti, anche dopo la “scoperta” che la Terra non è piatta,  che a Nazareth Gesù sia nato alle 24.00 in punto del 25 dicembre di 2020 anni fa sotto il segno del Capricorno. Nascita che andrebbe celebrata nel fuso orario italiano, tutt’altro che corrispondente alle messe di mezzanotte degli altri 23 fusi orari.  La chiesta cattolica stabilì solo nel IV secolo la festa: convenzionalmente perché nessun vangelo cita il giorno del compleanno, anzi, neppure l’anno, che infatti gli storici  collocano tra il 7 e il 4 avanti Cristo. Poi arriva un coglione che esibisce nei comizi il rosario al collo.

La libertà di espressione è un diritto! Il “processo dei pesticidi” deve essere fermato!

Hanno trascinato me e altri in Tribunale a Bolzano, perché abbiamo criticato l’impiego massiccio di sostanze pesticide nelle monocolture del melo presenti in Südtirol / Alto Adige. Questo attacco alla libertà di opinione non è rivolto soltanto contro la mia persona ma anche contro tutti gli attivisti ambientali e chiunque critichi l’impiego di pesticidi. E non solo in Südtirol / Alto Adige, bensì in tutta Europa. Clicca qui la petizione.