Il traffico di rifiuti cambia rotta: da Sud a Nord per seppellirli o bruciarli. Coinvolti i dirigenti dei colossi Hera, A2A Ambiente e Aral.

Inchiesta dei carabinieri del Noe di Milano con la Direzione distrettuale antimafia di Brescia. Per la prima volta emerge che un flusso di immondizia smaltita illegalmente arriva da Campania e Lazio per finire non trattata anzi interrata o bruciata in Piemonte e Lombardia. Traffico illecito e associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Indagate 26 persone dei colossi Herambiente (gruppo Hera) e A2A Ambiente e della Aral di proprietà dei Comuni della provincia di Alessandria. La custodia cautelare è subito scattata per l’imprenditore lombardo dei rifiuti Paolo Bonacina e per il responsabile tecnico di Aral, Giuseppe Esposito. Ma l’inchiesta è destinata ad allargarsi. Bonacina era il fulcro del sistema che ha fruttato almeno 10 milioni di euro, coinvolgendo sindaci, intermediari, responsabili commerciali, trasportatori, gestori di inceneritori e discariche, nonché provocando inquinamento ambientale, alterazione del mercato, danni alle casse pubbliche.

Clicca qui tutti i particolari nel servizio di Veronica Ulivieri.

Tra le ripercussioni, per lo stop dei conferimenti all’impianto di smaltimento Aral di Castelceriolo: allarme emergenza rifiuti per 148 Comuni della provincia di Alessandria. Dove si è già dimesso l’indagato presidente-direttore Aral, Fulvio De Lucchi, “l’uomo banda”. Chieste anche le dimissioni da consigliere e capogruppo PD dell’ex sindaca di Alessandria (non rieletta il mese scorso) Rita Rossa, essendo il marito Ezio Guerci (già vicesindaco) indagato per aver ricevuto mazzetta (un Suv) quale “consulente” Aral, A2a e inceneritore di Acerra. Il “conflitto di interessi” era determinato dal fatto che Aral è posseduta al 93,52% dal Comune di Alessandria. Il Comune ora rischia un secondo dissesto.

E la chiamano “ripresa”: la povertà assoluta è salita al 12%, la disoccupazione dei giovani è al 40%.

In più, il 20% (11% in Europa) dei giovani non lavora, non studia e non cerca un impiego. Chi è assunto nella precarietà, guadagna meno del 60% del lavoratore ultrasessantenne, costretto a non cedere il posto per effetto dell’aumento dell’età pensionabile. I contratti precari sono il 23% (14% in Europa). Il 20% degli operai è nella fascia di povertà. Non si mette su famiglia prima dei 30 anni. I limitati contributi pensionistici determineranno che i giovani saranno costretti a lavorare finchè moriranno, oppure a sperare di morire prima di andare in pensione. Dunque i giovani entrano nel mondo del lavoro più tardi (o mai), per uscirne più tardi e più poveri dei genitori. A sostenere le pensioni dei quali mancheranno i contributi dei giovani.

Clicca qui Paolo Baroni “Poveri aumentati del 50% tra le famiglie giovani con figli. 4,742 milioni in povertà assoluta, 8,465 in povertà relativa, 1,292 i minori in povertà assoluta”.

“Progetto mesotelioma” va avanti.

Fortemente voluto dall’Associazione famigliari delle vittime dell’amianto, può contare su un finanziamento di 3 milioni e 800mila euro accantonati dai cittadini di Casale Monferrato attraverso le transazioni private con Stephan Schmidheiny, imputato finora clamorosamente assolto dal genocidio.
Clicca qui Silvana Mossano “Un luminare coordinerà il ‘progetto mesotelioma’”.
Ricordiamo, a chi ne farà richiesta a rete.ambientalista@gmail.com, che il ricavato dei libri “Ambiente Delitto Perfetto” e “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza” è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma.