Piombo nel sangue e arsenico nelle urine dei bambini di Taranto.

La ricerca epidemiologica pubblicata sulla prestigiosa internazionale “Nature” (clicca qui) certifica l’effetto sinergico del piombo e dell’arsenico dei bambini di Taranto più esposti, ossia quelli più vicini al polo industriale. Questo studio riprende, continua e approfondisce uno studio già condotto a Taranto sull’impatto che l’inquinamento industriale ha sul quoziente di intelligenza dei bambini. Effetto sinergico significa che gli effetti del piombo e dell’arsenico non solo si sommano ma si amplificano reciprocamente con effetti che lo studio dimostra. Avvertimento ai ministri Speranza e Cingolani: ci rivolgiamo al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino, con sede a Ginevra. Fermate gli impianti dell’area a caldo dell’ILVA. Clicca qui.

Gli effetti dell’esposizione ad elementi neurotossici sul comportamento degli scolari di Taranto.

In questo studio trasversale abbiamo valutato l’effetto neurocomportamentale dell’esposizione a oligoelementi tra cui piombo, mercurio, cadmio, manganese, arsenico e selenio e le loro interazioni tra 299 scolari residenti nell’area fortemente inquinata di Taranto in Italia. Sangue intero, urina e capelli sono stati raccolti per le analisi dei metalli, mentre la Child Behavior Checklist e la Social Responsiveness Scale, somministrate all’insegnante principale e alle madri, sono state considerate per identificare i problemi comportamentali nei bambini. Il piombo sanguigno ha influenzato principalmente i problemi sociali, il comportamento aggressivo, l’esternalizzazione e i problemi totali. L’arsenico urinario ha mostrato un impatto su ansia e depressione, problemi somatici, problemi di attenzione e comportamenti che infrangono le regole. È stata osservata una significativa interazione tra piombo e arsenico, con un effetto sinergico dei due metalli che aumenta il rischio di problemi di attenzione, comportamento aggressivo, problemi di esternalizzazione e problemi totali. Nel complesso, siamo stati in grado di testare che il piombo sanguigno più elevato, le concentrazioni di arsenico urinario e la loro interazione aumentano il rischio di problemi neurocomportamentali. Clicca qui lo studio (20 pagine).

Il Comitato Cittadino di Taranto richiede il fermo batteria 12 cokeria ILVA.

Dal 1° luglio Acciaierie d’Italia ha 10 giorni per fermare la batteria 12 della cokeria perché non messa a norma. Se in 5 giorni (da oggi al 30 giugno) non realizza gli interventi previsti (dopo 7 anni di lavori non fatti) allora scatta il fermo. Il 15 giugno scrivevamo una PEC https://lists.peacelink.it/news/2021/06/msg00001.html al ministro Cingolani concludendo così: “Lei è uno scienziato e le chiediamo di anteporre le ragioni della scienza, consultando in merito l’organo tecnico (Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale – CTVIA) per un parere motivato. La batteria va fermata, signor Ministro, il tempo dell’attesa e delle proroghe è finito e – di fronte all’acclarata persistenza di un rischio cancerogeno inaccettabile – è ora di dare un chiaro segnale a chi non mette a norma gli impianti”.

I Pfas danneggiano anche a livello cerebrale.

Dagli studi del professor Carlo Foresta, ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova, risulta che i Pfas agiscono a livello celebrare favorendo alterazioni congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e/o neurologici come l’Alzheimer, l’autismo o disturbi dell’attenzione e iperattività. Le interferenze possano verificarsi già a livello dello sviluppo embrionale del sistema nervoso. Lo studio è stato condotto in due fasi. La prima su persone decedute e residenti nelle aree più esposte agli inquinanti, che ha dimostrato la correlazione tra l’esposizione agli inquinanti e le concentrazioni nel cervello. La seconda osservando, in laboratorio, gli effetti dell’esposizione ai Pfas di cellule staminali nervose.

Quando si parla di Pfas la maggioranza della popolazione pensa sia un problema legato alle note aree dell’alessandrino, vicentino, padovano e veronese. In realtà, l’inquinamento generale è diffuso quasi ovunque. Il motivo è che le principali fonti di esposizione per l’essere umano includono, oltre all’acqua potabile di zone inquinate, gli alimenti, la migrazione da pellicole e rivestimenti alimentari, i tappeti, l’abbigliamento, la polvere, la cera, i prodotti cosmetici. Dunque, anche l’inquinamento generale, seppur a più basse concentrazioni è molto diffuso e può determinare un accumulo tale da essere alla base di manifestazioni sanitarie associate, come riportato dalla corposa letteratura scientifica internazionale.

PFAS pericolosi per la salute nascosti anche nei cosmetici.

I Pfas devono essere messi al bando: sono dappertutto, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa., persistenti e bioaccumulabili, tossici e cancerogeni, finiscono nelle acque e nel sangue.  Anche  creme, rossetti, mascara, ciprie, ombretti contengono i PFAS: ufficialmente lo dimostra  un ampio studio di un gruppo internazionale di ricercatori americani, canadesi, cinesi condotto da Emi Eastman, Department of Physics, University of Notre Dame, Notre Dame, Indiana USA, e basato sull’analisi chimica  di 231 prodotti cosmetici (testati).  I prodotti come ombretti o rossetti vengono applicati in zone molto delicate del viso come occhi e bocca e questo aumenta il rischio all’esposizione ai Pfas che possono essere assorbiti dalla pelle o attraverso i condotti lacrimali o ingeriti, se vicino alla bocca. In più, come tutti i Pfas, quando arriva la fase del lavaggio questi cosmetici vanno a finire nello scarico e poi nelle acque ed anche nell’acqua potabile. Questi composti, secondo i ricercatori, oltre ad essere di per sé  pericolosi per la salute, possono scomporsi nel corpo e generare  altri PFAS, come l’acido perfluoroottanico, collegato a tumori e basso peso alla nascita.

Ministro Cingolani, la batteria dell’Ilva va fermata.

Il tempo dell’attesa e delle proroghe è finito e – di fronte all’acclarata persistenza di un rischio cancerogeno inaccettabile – è ora di dare un chiaro segnale a chi non mette a norma gli impianti.

Il prossimo 30 giugno arriva a scadenza il termine ultimo per la messa a norma della batteria 12 della cokeria ILVA. E’ la più grande batteria di distillazione del carbon coke ed è quella su cui maggiormente di concentravano le aspettative di rispetto delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Nonostante le proroghe questa grande batteria è fuori norma.

La nostra richiesta si basa su considerazioni ambientali (delle quattro prescrizioni  tre non sono state attuate) e sanitarie. (uno scenario emissivo (6 milioni di tonnellate annue di acciaio) a cui corrisponde un eccesso di rischio cancerogeno inaccettabile)

Clicca qui la lettera al Ministro.

Ad Alessandria è la Solvay ad organizzare il consiglio comunale.

Prima parte dell’intervento di Lino Balza al Consiglio comunale di Alessandria del 15 giugno 2021 sui PFAS
Seconda parte dell’intervento di Lino Balza al Consiglio comunale di Alessandria del 15 giugno 2021 sui PFAS

Solvay ha preparato un servizio di propaganda aziendale e ha  commissionato al Comune di Alessandria di mandarlo in onda tramite convocazione di un apposito Consiglio comunale. Per lo show in streaming di martedì 15 giugno, Solvay ha confezionato cinque spot pubblicitari, con tanto di immagini, filmini e voci fuori campo, affidati ad una team di “esperti scientifici”, in realtà volti noti debitamente prezzolati per presentarsi quali “consulenti” in tutti processi penali: grazie alla loro “credibilità scientifica” hanno contribuito non poco alla condanna di Solvay per disastro ambientale conclusasi in Cassazione, e si ripropongono, fortunatamente, per il prossimo imminente procedimento penale. Nei processi non è prevedibile la falsa testimonianza per i consulenti, mentre rischia l’attuale direttore dello stabilimento di Spinetta Marengo, che però, come per tutti i direttori, fa conto che la condanna (sempre lieve) di reclusione per inquinamento -al posto degli amministratori- è lautamente  compensata dalla  retribuzione.

A sua volta il Comune, quale comprimari del truffaldino spettacolo pubblicitario, ha convocato i responsabili locali di Arpa e Asl che, per… brevità di esposizione, omettono di fornire i dati delle indagini epidemiologiche (record di morti per tumori) e delle indagini idrogeologiche (falde inquinate e acquedotti chiusi). C’è da dire che non tutti i funzionari dei sedicenti Enti di controllo appaiono utili idioti perché ad alcuni per i servizi resi si aprono le porte per promozioni in Regione.

Solvay ha stretto un patto d’acciaio con la Lega che regge le amministrazioni di Comune, Regione e Provincia. Del Comune abbiamo detto. La Regione evita di ordinare  i monitoraggi ecologici e sanitari ai quali invece l’omologa Veneto ha pur provveduto. Alla Provincia compete il ruolo di punta: autorizzare i cancerogeni Pfas (C6O4 e ADV), messi al bando in tutto il mondo, a inquinare aria e acqua fino alla foce del Po.

Solvay, non a torto, dà per sicura vincente la coalizione di destra: nel dibattito del cosiddetto “Consiglio comunale aperto” è palese l’assenza di una opposizione degna di questo nome, vuoi perché nella sudditanza a Solvay il PD ha la coda di paglia di trascorse maggioranze (perfino accusate in tribunale da Solvay di riscuotere tangenti da Montedison), vuoi perché un blando M5S rischia di azzerare quel poco di consenso raccolto localmente (vanificando il grande lavoro che sta facendo il parlamentare Zolezzi). Anche sui Pfas la sponda sindacale è una frana da quando la CGIL nel 2002 zittì la propria allarmante denuncia.

Il geologo nazionale di Legambiente, Andrea Minutolo, ha felicemente sintetizzato lo stato d’animo disgustato degli ambientalisti di fronte allo spettacolo comunale: un allestito banchetto di matrimonio (tra Solvay e politica) al quale siamo stati invitati e che respingiamo. Un banchetto comunque fra pochi intimi, consumato lontano dalla popolazione, ma per la pubblicità del quale  Solvay punta sulla compiacenza dei giornali (chi non ricorda le intercettazioni telefoniche della procura?).

Nel cosiddetto dibattito la cosa che impressiona di più è l’ignoranza. Regna sovrana fra i consiglieri nell’aula, tra chi si esprime con analfabetismo lessicale o con vuoti giri di parole fiorite. Negli interventi premettono tutti “sono ignorante” e lo dimostrano non avendo la minima conoscenza di cosa produce Solvay, come, quali rischi, quali danni, quanti morti e ammalati, quanti bambini. Non sanno neppure come si pronuncia: dicono Solvei. Invano avevo chiesto al Sindaco di stampare e distribuire ai consiglieri il nostro dossier “Pfas. Basta!” (250 pagine). Invano avevo invitato i consiglieri ad ascoltare l’impressionante udienza alla Camera del professor Carlo Foresta: uno scienziato internazionale, piuttosto che quei contafrottole dei consulenti Solvay. Ignoranti erano e ignoranti sono rimasti, affascinati dallo show Solvay, considerando il mio intervento una provocazione: cliccalo in audio sopra oppure qui in trascrizione. Non si può pensare che un Consiglio comunale siffatto produca un ordine del giorno che chiede la revoca dell’autorizzazione e la chiusura dei PFAS.

I consiglieri comunali di Alessandria affronteranno sul serio la questione Solvay di Spinetta Marengo?

Voteranno una delibera per la chiusura del Pfas C6O4?

Ad Alessandria, martedì 15 giugno alle ore 20,30, è stato convocato un Consiglio Comunale tematico in seduta aperta sul caso Solvay. Il  “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” ha trasmesso al Sindaco  il dossier “Pfas. Basta” (250 pagine) con l’invito di stamparlo e consegnarlo a tutti i Consiglieri in quanto lo considera importante per la conoscenza storica e attuale della questione Pfas (PFOA, C6O4, ADV) Piemontese, Veneta e Nazionale. Sul Sito  della “Rete ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza” sono consultabili oltre 400 articoli sul tema.

Tramite omonima Lista della Rete, tra i quali 23mila utenti anche i Consiglieri comunali e i cittadini alessandrini, segnaliamo inoltre i seguenti aggiornamenti (clicca i link):

Pfas, professor Carlo Foresta convocato da commissione parlamentare d’inchiesta su illeciti …

connessi al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. L’audizione del professore  Ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Padova, direttore UOC di Andrologia e Medicina della Riproduzione, direttore della Banca di Crioconservazione dei gameti maschili,Membro del Consiglio Superiore di Sanità, potrà essere seguita da remoto sulla WebTV della Camera dei deputati. https://webtv.camera.it/ giovedì 10 giugno alle 13 per un aggiornamento relativo alle manifestazioni cliniche correlate all’inquinamento da PFAS, con particolare attenzione ai PFAS di nuova generazione, compreso il C6O4. All’ordine del giorno saranno affrontati i temi relativi a: relazione tra PFOA e sistema nervoso centrale, meccanismi di interferenza del PFOA sulla funzionalità degli epatociti– effetti del PFOA e del C6O4 sull’attivazione piastrinica.

Dordrecht, chi è vicino alla fabbrica Chemours non mangi verdure dell’orto. Salute a rischio

Il comune di Dordrecht ha informato per lettera 1700 residenti di Dordrecht, Papendrecht e Sliedrecht che coltivano frutta e verdura entro un chilometro dall’azienda chimica Chemours che  ha prima prodotto PFOA (fino al 2012) e poi è passata a GenX, i cui effetti sono  dannosi sul sistema immunitario e sulla riproduzione e lo sviluppo dei nascituri, nonchè cancerogeni. Saranno necessarie nuove ricerche per mappare la situazione attuale e analizzare le conseguenze per gli orti più lontani dalla fabbrica. Il nuovo parere dell’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM), arriva dopo un ampio studio di un rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) del febbraio 2020.

PFAS. ASSESSORE BOTTACIN, “AUDIZIONE DELLA COMMISSIONE ECOMAFIE. IN VENETO …

A differenza della Regione Piemonte, la Regione Veneto ha messo in campo una poderosa attività tecnico scientifico  esponendosi anche a decine di ricorsi da parte delle aziende per i limiti Pfas imposti solo dal Veneto. La scusa della Regione Piemonte è che i limiti allo scarico devono essere fissati dallo Stato. È sempre più urgente quindi che ci sia quanto prima una iniziativa nazionale in tal senso. Ogni giorno  -rileva  Bottacin-  continuiamo a rilevare presenze di sostanze inquinanti come cC6O4 o PFAS nel Po in quantità 2000 volte superiori a quelle rilevate nel sito Miteni. Su questo è evidente che la Regione non può intervenire, essendo sostanze che provengono da altre Regioni. Cioè dalla Solvay di Spinetta Marengo.

Cosa sono i PFAS, gli inquinanti delle acque del Veneto

Il  problema di inquinamento della Miteni è noto  dal 2013 e per cui dal primo  luglio ci sarà il processo. Ad Alessandria il problema è vecchio dagli anni ’90 del secolo scorso e, dopo la condanna di Cassazione, e dopo oltre  dieci anni di nostri esposti,  la data di inizio  date del nuovo processo devono ancora essere fissate.

Pfas in Piemonte, “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” chiede processo contro Solvay …

A Vicenza partirà il 1 luglio il processo a 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation accusati a vario titolo dell’inquinamento da Pfas. In Piemonte invece, con un sesto esposto al Procuratore capo Enrico Cieri, il “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” torna  chiedere con urgenza  “l’apertura del procedimento penale ad Alessandria contro Solvay per disastro ecosanitario continuato e omessa bonifica, in violazione della sentenza 2019 della Cassazione, con l’evidenza dei reati relativi alla produzione e all’uso dei Pfas (PFOA – C6O4 – ADV) commessi – in concorso con le Autorità pubbliche – senza soluzione di continuità dagli anni ’90 ad oggi ad opera dello stabilimento di Spinetta Marengo.

L’allarme di Rete Ambiente: “Pfas e Bisfenolo riducono qualità dello sperma, volume testicoli e …

Oltre che per i PFAS, esposto del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro” anche per il Bisfenolo, altro interferente endocrino.

La polvere delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche

L’Arpa non si preoccupa di queste analisi pur sapendo che non si tratta di soli Pfoa C6O4 ADV Bisfenolo ma, in cocktail, anche di acido cloridrico e acido fluoridrico  che le centraline  attorno alla Solvay non misurano. 

La chimica che inquina l’acqua

Il disastro di Spinetta Marengo e quello di Trissino: due facce della stessa medaglia, intervista a Lino Balza.

Il rischio sui risarcimenti sarebbe l’ultima beffa per i tarantini.

Miliardi di euro in sanzioni e provvisionali. Una montagna di denaro che si rischia a Taranto di vedere mai. Nonostante le condanne inflitte dal Tribunale di Taranto, il rischio della beffa è concreto per le quasi mille parti civili costituite nel processo Ambiente svenduto come vittime dell’ ex Ilva. La sentenza della Corte d’assise, infatti, oltre ai 280 anni di carcere inflitti agli imputati, tra i quali Fabio e Nicola Riva e l’ex presidente della Puglia, Nichi Vendola, ha stabilito anche le somme che gli imputati dovranno versare immediatamente alle parti civili, in attesa che la sentenza diventi definitiva e su quella venga avviato un processo civile che possa quantificare l’ammontare del risarcimento. Una sorta di anticipo che si aggira complessivamente intorno agli 8 milioni di euro, tra 5 e 100mila euro a testa, ma per capire come potrà andare a finire, basta studiare la storia recente di un vecchio processo che vide condannato definitivamente Emilio Riva, l’ex patron dell’acciaio scomparso nel 2014. La sentenza “Ambiente svenduto” copre il periodo 1995-2013, dopo il quale non possono che essere sempre definite  “criminali” le condizioni dell’area a caldo dell’ex Ilva, a tutto il 2021. Clicca qui.

I rapporti tra la politica e i padroni dell’Ilva.

A p. 22 della rivista “Il Ponte” vi sono le dichiarazioni di Vendola del 2011 su Riva. Basta leggere la sua affettazione  di stima per Emilio Riva e ricordare che l’anno successivo Riva viene arrestato per disastro ambientale. Si spiega come nel 2010, la Regione Puglia annegò il drammatico rapporto dell’Arpa invece di fermare la cokeria o ridurne la produzione, e fornì l’assist a Berlusconi per eliminare il limite per il micidiale benzo(a)pirene. E nel 2011 la Regione, sempre contro l’Arpa,  è partecipe all’infame autorizzazione  che consentiva all’ILVA di non coprire i parchi minerali e di aumentare per di più la capacità produttiva. Tra una risata e l’altra con Archinà, uno dei  principali artefici delle morti per tumore dei bambini, Vendola lo rassicura: “Dica a Riva che il presidente non si è defilato”.  Vendola è stato condannato per concussione aggravata in concorso con Archinà. (continua)

Ilva, prima di tutto va fermata l’attuale produzione inquinante e insicura per i lavoratori.

Da sempre per l’Ilva Alessandro Marescotti è il punto di riferimento del Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Clicca qui l’intervista al fondatore di Peacelink: l’ambientalista che per primo si è battuto contro l’Ilva e i suoi 210 chili di veleni l’anno (diossina ecc.) per ogni cittadino di Taranto. Fu denunciato per procurato allarme. In questi anni, dalla sinistra non ha mai avuto la solidarietà di nessuno. La sinistra è rappresentata da Nichi Vendola, nella sentenza condannato per  concussione  a 3 anni e 6 mesi di reclusione per le pressioni sull’Arpa Puglia  affinché ammorbidisse la sua linea dura contro l’Ilva Clicca qui il commento della sua ex portavoce. Marescotti conferma: “I pm ci ascoltavano, la politica ci considerava allarmisti”. Poi annuncia: “Presenteremo un  nuovo esposto sul periodo 2013-oggi, non considerato dalla sentenza”.“ Finora sono esistiti due stati paralleli: i governi e i magistrati”. Nonché i  sindacati e altre associazioni ambientaliste che vorrebbero continuare a produrre acciaio per garantire i livelli occupazionali. “La sentenza può portare a un movimento unitario, cioè la riconversione  senza acciaio». Taranto è incompatibile con la produzione di acciaio? Neanche con la decarbonizzazione o i forni elettrici? “Genova ha rifiutato i forni elettrici per le scorie radio: si tratta di una tecnologia sorpassata. Per quanto riguarda la decarbonizzazione noi non siamo mai stati contrari ma mettiamo due condizioni: che sia sostitutiva e non aggiuntiva con la produzione tradizionale e che sia anticipata da una Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (Viias). Non c’è un pregiudizio ma penso anche che la produzione di acciaio verde non abbia più mercato. E comunque prima di tutto va fermata l’attuale produzione inquinante e insicura per i lavoratori”.

Dopo la sentenza il governo ancora non decide la chiusura dell’aerea a caldo dell’Ilva.

La sentenza è la  grande vittoria della cittadinanza attiva che con le sue lotte e le sue denunce ha saputo raccogliere le prove del disastro ambientale. E ancora una volta la domanda al governo è: per la chiusura servono ulteriori certezze sull’impatto che questa industria ha avuto e avrebbe in futuro sulla salute della popolazione tarantina? Clicca qui.

Una pietra tombale sui PFAS.

Greenpeace sulle ciminiere di Spinetta. 1992: basta CFC. 2021: basta Pfas.

Nessuno può pensare che basti scendere in piazza per convincere le Amministrazioni regionali (tutte leghiste) a chiudere le micidiali produzioni di Spinetta Marengo: può farlo solo il Governo o la Magistratura.

Infatti, per porre fine alla calamità nazionale dei Pfas,  il Coordinamemto dei  Comitati di Vicenza e di Alessandria, appena costituitosi, affronta due livelli di scontro. Il livello nazionale è principalmente percorribile  nei confronti del  governo: che può mettere una pietra sopra i Pfas, anche se non la pietra tombale finchè non sarà avviata e conclusa la bonifica.  Ma per agire  sul governo e affermare  “Limiti Zero Pfas”, l’unica via è puntare sulla Commissione Ecomafie”, altre vie in epoca di Draghi è tempo perso.  Il secondo livello è quello giudiziario, in quanto i due processi di Vicenza e Alessandria sono “gemelli”, sinergici, dunque, senza farsi grandi illusioni (l’esperienza insegna) bisogna partecipare atto per atto, udienza per udienza, e perseguire l’esempio di Brindisi.

Il passato ci ha visto porre lo stabilimento di Spinetta Marengo -anche con gli esposti in magistratura- quale argomento principale dei mass media non solo locali: anche prima degli anni ’70 (lotte sindacali e anche ambientaliste) ma soprattutto dagli anni ’70 (lotte ambientaliste e deriva sindacale). Si può affermare che al giorno d’oggi non c’è nessun alessandrino sceso dalla culla che non sia ecosanitariamente informato del disastro: i tipi di inquinamento sono via via radicalmente cambiati  in meglio grazie alle lotte personali e di massa della “Rete dei Comitati della Fraschetta”,  ma con nuove complicanze (a tacere che i PFAS oggi sono un nulla a confronto dei  PFIB).

Fare di più rispetto al passato sarà il coordinamento piemontese e veneto, sulla scia dei grandi meriti dei vicentini che hanno avviato alla ribalta nazionale il caso Pfas. La questione Pfas è portata sulla scena non solo nazionale  dal Movimento di lotta Maccacaro grazie alla Lista della Rete dei Movimenti ambientalisti che raggiunge con 32mila utenti tutta la platea giornalistica e politica italiana.

C’è giustizia a Brindisi. Adesso tocca a Genova (ponte Morandi), Vicenza e Alessandria (Pfas)?

Fabio Riva è la persona che nel corso di una conversazione intercettata disse: ‘Due tumori in più al mese? cosa vuoi che siano? una merda.  Ora possiamo dirgli: 22 anni di reclusione cosa vuoi che siano? una merda.

Questa sentenza rappresenta una svolta storica sul piano giudiziario per la città di Taranto.  E non solo, speriamo. Questa sentenza è un macigno  sulle azioni del Governo: non saremmo un Paese credibile e giusto se all’interno del PNRR, a partire dall’ex Ilva, non si avviasse  una vera transizione ecologica che parta dalla chiusura immediata dell’area a caldo dell’acciaieria (confiscata dalla sentenza e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato).

Per l’Ilva di Taranto, al processo “Ambiente svenduto” durato cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzioni in atti giudiziari, omicidio colposo e altre imputazioni, la Corte di Assise di Brindisi condanna a vario titolo: 22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola21 anni e 6 mesi a Girolamo Archinà responsabile delle relazioni istituzionali e definito dall’accusa come la “longa manus” dei Riva verso istituzioni e politica; 21 anni a Luigi Capogrosso direttore dello stabilimento; 18 anni e 6 mesi a Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino considerati una sorta di “governo ombra” dei Riva; 3 anni e 6 mesi a Niki Vendola ex governatore della Puglia accusato di concussione aggravata in concorso; 3 anni a Gianni Florido ex presidente della Provincia e a Michele Conserva ex assessore provinciale all’ambiente per concussione,  15 anni e 6 mesi a Lorenzo Liberti ex consulente della procura;   2 anni per favoreggiamento a Giorgio Assennato ex direttore di Arpa Puglia; 5 anni e 6 mesi a Francesco Perli avvocato dei Riva; eccetera per un totale di 47 imputati (44 persone fisiche e 3 società); trasmissione degli atti alla procura per l’ipotesi di falsa testimonianza per l’ex arcivescovo della diocesi di Taranto Benigno Papa. Insomma una bella associazione a delinquere industriale, politica, amministrativa, legale, ecclesiale.

 

Clicca qui Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.

Clicca qui i giornali:

La gazzetta del mezzogiorno

Il corriere della sera

La Stampa

Il Fatto quotidiano

Cinquestelle: la Magistratura fermi l’autorizzazione a produrre Pfas C6O4 a Spinetta Marengo.

Per quanto riguarda gli studi sui Pfas abbiamo più volte documentato le ricerche del professor Carlo Foresta del Consiglio Superiore di Sanità. A lui, in questa intervista, fa riferimento anche  Alberto Zolezzi  in veste di medico e soprattutto di membro della Commissione parlamentare Ecomafie. A sostegno che la produzione di Pfas dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo è incompatibile con la salute della popolazione, e dunque deve cessare, sono convergenti tutte le risposte dell’onorevole Cinquestelle, che scandisce: “Basta Pfas”.

Zolezzi innanzitutto sgombra il campo dai dubbi: “IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) e CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) nel report presentato nel marzo 2021 scrivono che i nuovi PFAS -fra cui il cC6O4– sono analoghi ai vecchi”. Anzi, Zolezzi sciorina gli implacabili dati: “I nuovi a catena corta  sono più dannosi dei vecchi”, fino ad esclamare:  Chissà che succederebbe ai lavoratori Solvay con 2mila ng/litro!”. E non solo che cosa succederebbe ai lavoratori e ai cittadini alessandrini: “Vogliamo proseguire l’esperimento facendo bere questa acqua ai nostri figli in tutto il bacino Padano? L’acqua del Po viene captata per irrigazione anche a scopo potabile”. “Può un’azienda mettersi a produrre 60 tonnellate di PFAS? Rischiano di contaminarsi ogni anno 12 miliardi di metri cubi di acqua: lo stesso di volume idrico trattenuto ogni anno dalle piogge nel Nord Italia”. Un giogo eco sanitario inaccettabile per l’Italia: “Nessuno stabilimento europeo oggi produce PFAS e tanto meno con quella modalità di diluizione e rischio inquinamento”. Non solo, aggiunge Zolezzi: “I PFAS causano danni anche per esposizione aerea, in particolare si riscontra nei lavoratori  ma anche nei cittadini che abitano nelle zone limitrofe”. D’altronde la bioaccumulabilità dei Pfas è provata scientificamente: nelle mutazioni genetiche di vongole e pesci del Po e, proprio a Spinetta Marengo, nelle uova degli uccelli (clicca qui).

Dunque è incompatibile con la salute, è inaccettabile il Pfas C6O4 a Spinetta Marengo, Solvay lo sostituisca con sostanze alternative, come conferma Zolezzi“Mi risultano alternative per tutti i prodotti a base di PFAS e nessuno li produce più in UE”. Dunque la Provincia di Alessandria deve recedere definitivamente l’autorizzazione dell’aumento della produzione cC6O4 concessa a Solvay, la quale peraltro senza autorizzazione (verificherà la magistratura)  stava usando il C6O4 quanto meno dal 2009, secondo il nostro esposto. Zolezzi è perentorio: “l’Amministrazione doveva modificare l’atto dopo averlo ritirato in autotutela”. La Provincia aveva ignorato i limiti di sicurezza dell’ISS, quelli europei 0,1 microgrammi/litro, quelli veneti 0,09,  e ancor più che ISPRA si è espressa per un limite 0 di PFAS agli scarichi. I dati parlano chiaro. E la Provincia non doveva dare l’autorizzazione nelle modalità e nei termini chiesti dall’azienda”.

 Insomma Zolezzi non si sottrae alla domanda: com’è possibile che la Provincia abbia accettato in buona fede una richiesta di estensione della produzione del cC6O4 se non c’era un’autorizzazione precedente? Risponde con una accusa specifica: “E’ bene che la Solvay abbia ricevuto una condanna penale in Cassazione per l’inquinamento storico. Esiste un’ulteriore indagine in corso perché anche il cC6O4 esce dallo stabilimento in maniera importante. Spero che pure in questo caso la Magistratura metta una pezza. Non è possibile che basti una pioggia a inquinare e a mettere a rischio la salute dei lavoratori e dei cittadini. L’azienda produceva senza essere autorizzata e il cC6O4 finiva nei fiumi e nelle falde circostanti, questo doveva bastare a dimostrare inaffidabilità e a sospendere tutti gli atti”.

Sì, facciamo affidamento sulla Magistratura, ma il governo Conte col ministro Costa che non mantiene l’impegno “Limite Zero Pfas”, e il governo Daghi di cui M5S fa di nuovo parte? Zolezzi: “ E’ vergognoso che il Ministero della salute abbia detto di aver sospeso lo studio epidemiologico in Veneto, i risultati avrebbero potuto mettere una pietra sopra ai PFAS; bene che almeno il Ministero sia disponibile a studiare la salute dei piemontesi. Ricordiamo che i pesci dalle parti di Spinetta subiscono frequentemente inversione sessuale”. “La Commissione Ecomafie sta affrontando il lato sanitario della vicenda, grazie all’opera di quattro ottimi consulenti. Con la relazione che stiamo scrivendo credo daremo un supporto anche all’azione delle Procure che stanno indagando”.

Bene, Zolezzi, la magistratura blocchi subito l’autorizzazione del C6O4, però non può essere la magistratura, coi suoi tempi decennali, a togliere tutte le castagne dal fuoco, deve essere il governo mettendo una pietra tombale sui Pfas tramite “limite zero Pfas”. Certo, poi resterà il problema della bonifica. Però lascia perplessi nell’intervista la prospettiva: “Finanziamo la riconversione e la bonifica della Solvay di Spinetta, in questo momento i fondi non mancano a livello pubblico e privato: cosa aspetta la Solvay?”. Non siamo d’accordo, per noi è fermo il principio “Chi inquina, paghi”.

Clicca qui l’intervista integrale.

 

La storia dell’ILVA dal 2005 al 2021.

Come è nata l’indagine Ambiente Svenduto.

Tutto parte dalle analisi sul pecorino contaminato da diossina, consegnate da PeaceLink in Procura a Taranto nel 2008; nei tre anni precedenti erano stati acquisiti i dati delle emissioni di diossina dell’ILVA. Nel 2012 vengono consegnate alla magistratura le perizie. Si attende adesso la sentenza.

2021 – il TAR, con una sentenza storica, dispone che gli impianti dell’area a caldo vanno fermati perché malfunzionanti e pericolosi; la questione passa al Consiglio di Stato; i cittadini si trasferiscono a Roma con le croci bianche delle vittime dell’inquinamento in attesa della sentenza, il Consiglio di Stato temporeggia in attesa della sentenza del processo ILVA, che sta per arrivare a conclusione; i pubblici ministeri chiedono condanne con pene fino a 28 anni di reclusione. Clicca qui la storia.

Clicca qui un commento di SlaiCobas.

Cremona. Una situazione epidemiologica allarmante.

Alto numero di malattie respiratorie, tumori al polmone, leucemie, nascite pre-termine. In un territorio sono concentrati un inceneritore, una discarica, due fabbriche di mangimi e soprattutto le acciaierie Arvedi, il secondo polo siderurgico italiano dopo l’Ilva di Taranto. Arvedi è quella che inquina di più ma è invisibile ai media, intoccabile. Avviato ma non completato lo studio epidemiologico. Tacciono la pubblica amministrazione e la politica. Protestano le associazioni ambientaliste. Clicca qui. 

PFAS. Settimo esposto alla Procura della Repubblica di Alessandria. Testimonianze in video e audio.

Nei sei esposti che abbiamo depositato presso questa Procura abbiamo sostenuto senza reticenze la condotta dolosa della Solvay, sia per la sua lunga conoscenza internazionale dei rischi derivanti dai PFAS, sia localmente per la consapevolezza altrettanto prolungata dei danni provocati all’ambiente addirittura verificati nel sangue dei propri dipendenti, reati a nostro giudizio senza soluzione di continuità, quanto meno dalla data di acquisizione della proprietà.

Queste tre accuse di dolosa coscienza  erano già comprese negli esposti del 2009. Coeve sono le due testimonianze allegate che chiediamo vengano messe agli atti del procedimento giudiziario in apertura.

La prima è l’audio (2010) al Convegno internazionale  20-21-22-23-24 aprile 2010, promoter Mountain Wilderness Italia – Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua –  Cipra Italia – Gruppo Abele – Ingegneria senza frontiere, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico G.W. Leibniz di Bormio, con una relazione di Lino Balza dal titoloDal Bormida al Delta del Po: Pfoa nell’acqua e nel sangue. Attacco micidiale alla biodiversità e alla salute tra allarmi e silenzi”. L’audio è ascoltabile sul Sito del Movimento di lotta per la salute Maccacaro  cliccando sotto.

La seconda è l’intervista in video (2010) di Lino Balza davanti allo scarico in Bormida delle  acque inquinate dello stabilimento di Spinetta Marengo (la piattaforma di scarico attualmente è assai occultata). L’intervista si compone di tre step: cliccali

Egr. Procuratori,

infine non può essere trascurato quale pubblicità mendace il recente opuscolo (clicca qui), distribuito a tappeto a dipendenti e residenti alessandrini, con cui Solvay afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo”. (continua)

Solvay: noi siamo trasparenti come l’acqua e puri come l’aria.

Blitz della Procura alla Solvay di Spinetta Marengo 

Le indagini epidemiologiche fanno rizzare i capelli in testa prima ancora di essere completate. Eppure, con un opuscolo a tappeto distribuito a dipendenti e residenti, Solvay afferma: “Facciamo chiarezza su salute e ambiente: Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo”.

Solvay nega che acido cloridrico (HCL), acido fluoridrico (HF), tetrafuoroetilene (C2F4) e perfluoroisobutene PFIB), che fuoriescono dalle ciminiere di Spinetta Marengo, ovvero tramite fughe di gas dagli impianti stessi, ammalino sangue e polmoni di bambini e adulti in quanto tali concentrazioni tossico oncogene sarebbero sotto i livelli di tolleranza: “sotto le soglie di non effetto”, praticamente innocue. Tolleranza quanto meno presunta. Presunta vuoi perché la centralina di controllo HCL e HF non viene fatta funzionare, come attestano le relazioni ARPA da noi prodotte in Procura. Presunta vuoi perché C2F4 e PFIB, altrettanto cancerogeni ma altresì letali in fase acuta, sono addirittura controllati dalla stessa Solvay: controllato e controllore coincidono. A tacere dei PFAS. Alla faccia di “trasparenza e condivisione”.  

 Ad eccezione di Solvay, non c’è più nessuno al mondo che neghi che i Pfas siano tossici cancerogeni mutageni. Esempio: nel latte materno Pfas nel 100% nei campioni testati, clicca qui). Per quanto ci riguarda, abbiamo documentato gli attestanti studi internazionali già dall’esposto alla Procura della Repubblica di Alessandria nel 2009, e negli anni seguenti, fino agli ultimi sei esposti depositati nelle mani dell’attuale magistrato responsabile. Sono consultabili sul Dossier “Pfas Basta!” (chiedilo a lino.balza.2019@gmail.com).

Neppure Solvay può negare che le falde del territorio alessandrino sono impregnate di Pfas (PfoaC6O4ADV) mescolati a Bisfenolo nonché a cromo esavalente e altre 21 sostanze cancerogene non bonificate malgrado la sentenza di  disastro ecosanitario della Cassazione, e che un acquedotto è già stato chiuso. Né riesce a negare che i Pfas scaricati in Bormida nuotano nel Po tra i pesci che cambiano sesso fino all’Adriatico.

Neanche Solvay può negare che i Pfas sono a livelli inusitati nel sangue dei lavoratori (fino a 2.000 milligrammi per litro), e presumibilmente dei cittadini, né può più nascondere le relative cartelle cliniche  in quanto la Procura finalmente le ha sottoposte a sequestro poi che l’abbiamo imposto a colpi di  esposti fin dal 2009 con tanto di prove (fotocopiate) accluse. Va da sé che il monitoraggio del sangue -abbiamo sempre denunciato-  andasse e vada garantito dall’Ente pubblico.

Malgrado tutto ciò Solvay, nell’opuscolo patinato di verde che invitiamo a leggere: (clicca qui), azzarda due affermazioni che rappresentano le sue linee di difesa nel prossimo (2°) processo  per disastro ambientale e omessa bonifica: “Non è vero che a Spinetta si muore di più” e “Non è dimostrato il rapporto causa-effetto”. Consulenti  disponibili a sostenere le tesi non sarà difficile trovarli, basta pagare. Nell’opuscolo viene citato, come previsto,  il prezzato cattedratico  che per mestiere fa il consulente a difesa nei processi delle maggiori industrie inquinatrici italiane: emblematico il suo curriculum su internet (o vedi sul nostro Sito). Il responsabile della Comunicazione di Solvay gli ha raccomandato: guarda che l’opuscolo è destinato al volgo (così lo chiama). Ed Enrico Pira va giù di grosso e “argomenta” che siccome maschi e femmine non muoiono nella stessa misura  per gli stessi tipi di tumore si dimostra che “chi vive più vicino al polo chimico e vi rimane più a lungo non ha più probabilità di ammalarsi di altri”. “In ogni caso le relazioni degli inquinanti con le esposizioni ambientali non sono dimostrate”. Scusa, ma i tumori per entrambi i sessi sono proprio quelli caratteristici delle sostanze immesse nell’ambiente. “Una casualità geografica,  una variante statistica”. Non è proprio perché è invece dimostrato il rapporto causa-effetto, che tu, prof. Pira,  nascondi al “volgo” che i Pfas sono considerati una calamità mondiale e vietati, sanzionati con miliardi di risarcimenti come ben sa in USA la stessa Solvay? Naturalmente non è per la parcella che ti offri a misurarti  in tribunale con studiosi veri, come Philippe Grandjean  o  Linda Birnbaum o Amina Salamova o Carlo Foresta o Alberto Zolezzi eccetera lungamente citati sul nostro Sito e negli esposti in Procura (che ci legge anche in codesta breve nota): vedi Dossier.

Tramite decine di migliaia di copie e recensioni giornalistiche, fatta chiarezza su salute e ambiente e stabilito che Solvay non è responsabile delle morti di Spinetta Marengo, l’opuscolo implicitamente conclude affermando l’innocuità del Pfas C6O4, la legittimità dell’autorizzazione AIA della Provincia e l’assurdità di chi, come noi, chiede la chiusura degli impianti inquinanti e la più severa condanna in tribunale.

A Roma per la chiusura immediata dell’area a caldo dell’Ilva.

Dare a Taranto lo stesso diritto alla salute di Genova e Trieste dove l’area a caldo è stata fermata. Rispettare la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condanna lo Stato italiano per la questione Ilva, sentenza già menzionata nell’ordinanza di chiusura del Sindaco di Taranto e nella sentenza del Tar di Lecce, che si chiede al Consiglio di Stato di confermare. L’area a caldo è la principale fonte di rischio di malattie e morte. Gli studi epidemiologici nazionali ed internazionali provano il nesso di causalità tra emissioni ed eventi patologici. Clicca qui i partecipanti e l’organizzazione della manifestazione del 12 e 13 maggio a Roma. Pieno sostegno, da sempre, del Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

Sempre più morti nei quartieri vicini all’acciaieria.

Basta un solo dato relativo al 2019: 181 decessi in più rispetto all’atteso confrontando i quartieri di Taranto più esposti all’inquinamento con il dato regionale. Dati più analitici si trovano nel comunicato scaricabile da questo link . Lo studio completo si può scaricare da qui

Nel 2020 gli eccessi di mortalità statisticamente significativi a Taranto sono stati del +25% nel quartiere Tamburi e del +20% nel quartiere centrale della città, il Borgo.

Liberiamo le prossime generazioni dalle malattie e dalle morti per Amianto.

L’amianto rimane la causa della maggiore morbilità e mortalità per i lavoratori ed aumenta anche la quota dei cittadini inermi e inconsapevoli che per trasmissione familiare o ambientale vengono colpiti dalle patologie causate dall’amianto. L’unico modo per ridurre, interrompere questa strage silenziosa, è accelerare la bonifica dell’amianto in tutti gli ambienti di vita e di lavoro e garantire una migliore assistenza sanitaria e tutela sociale. Clicca qui la lettera aperta al governo per interventi immediati.

Processi amianto ennesima assoluzione.

I quattro ex dirigenti del Teatro alla Scala di Milano sono stati assolti con la formula «perché il fatto non sussiste», erano imputati per omicidio colposo nel processo a Milano sulla morte di ventisette lavoratori esposti ad amianto al Piermarini, prima delle bonifiche dei locali. Quelle penali non sono le sedi più adatte per tutelare le Vittime.

La Provincia di Alessandria inciucia con la Solvay i ricorsi al TAR.

Dopo l’audizione del presidente Gianfranco Baldi e del responsabile ambiente Claudio Coffano, la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati” ha rivolto alla Provincia 3 accuse. Di aver concesso alla Solvay l’autorizzazione (AIA) per l’ampliamento della produzione del Pfas cC6O4. Di aver disposto limiti di emissione per nulla rigorosi invece quanto meno quelli più restrittivi indicati  dall’Istituto Superiore di Sanità e di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Di aver concesso nuova AIA benché Solvay producesse C6O4 senza vecchia AIA.

Insomma,  la Provincia prima concede a Solvay l’autorizzazione ad aumentare la produzione di cC6O4 (pur con dei paletti) poi si accorge che l’azienda lo aveva prodotto senza averne l’autorizzazione e la denuncia all’autorità giudiziaria tramite  Carabinieri del Noe, e la diffida dal produrlo.

Se si  considera che dal 2009, data del nostro primo esposto alla Procura, la Provincia fingeva di non conoscere che lo stabilimento di Spinetta Marengo usava (inquinando) i Pfas C6O4 e ADV, va da sé che l’attuale condotta incongruente della Provincia è sospettata di favorire nuovamente la Solvay. Infatti i contraddittori provvedimenti adottati  si prestano a strumentali ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale, tant’è che Solvay ne ha già prodotti due sostenendo la pregressa  legittimità dell’autorizzazione in maniera che una “temporanea” sospensiva del TAR le consenta -senza limiti di emissioni-  una  produzione di C6O4 “immediata”, ovvero a tempo indeterminato considerati i tempi della Giustizia amministrativa fino al Consiglio  di Stato.

Con i ricorsi, Solvay dunque si sta facendo beffe di Alberto Zolezzi, che all’audizione  della Commissione ha ribadito lo stop al C6O4, stop ritardato e ambiguo della Provincia, contro la quale l’onorevole  ha polemizzato: “Ma per quale motivo finora siete stati  sicuri che la salute dei lavoratori e dei cittadini di Alessandria, Spinetta e dell’intero Bacino Padano siano stati  sicuri?”. Qui potete visionare tutto il video.

Con i ricorsi dunque, soprattutto Solvay cerca di imbrigliare il procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Alessandria, che dunque sollecitiamo con urgenza. 

Pfas Veneto: il processo ambientale più importante d’Italia.

Soprattutto se entrerà in sinergia con il processo gemello di Alessandria contro di Solvay, che sta per partire. A Vicenza il Gup ha rinviato a giudizio 14 manager di diversa nazionalità dell’azienda Miteni e delle multinazionali Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors Group, oltre che la stessa Miteni di Trissino. L’accusa è di aver avvelenato con i Pfas (Pfoa ,GenX e C6O4) per decenni, senza soluzione di continuità, le acque sotterranee e di falda di oltre 300 mila abitanti delle province di Padova, Vicenza e Verona, provocando tumori, malformazioni, aborti e malattie del sistema cognitivo, ecc. La prima udienza in corte di assise il primo luglio. Le contestate sono centrate su reati dolosi e non colposi:  avvelenamento delle acque, disastro doloso, inquinamento ambientale bancarotta fraudolenta. Le parti civili costituite sono oltre duecento. Il processo continua una lotta avviata otto anni fa e animata in particolare  da “Mamme No Pfas” fin quando nel 2017 è scattata l’emergenza sanitaria, della quale sono state investite le istituzioni, dalla Regione al Governo. Fondamentale saranno le ripercussioni sulla enorme bonifica, con analogia con la vicenda Solvay di Spinetta Marengo.

Anche gli  avvocati di Miteni avranno l’impudenza di sostenere che non vi sono  certezze nel panorama scientifico sugli effetti nocivi delle sostanze perfluoroalchiliche per l’uomo, con la conseguenza di mancanza di volontarietà da parte degli imputati.

Di seguito, i più recenti “post” sul Sito della “Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute , l’ambiente, la pace e la non violenza” gestito dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”.

Vietare una volta per tutte i Pfas, e farlo presto. La posizione Cinquestelle in Parlamento.

A Spinetta Marengo la polvere sui mobili delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche.

La Regione Veneto e la Provincia di Alessandria nascondono alle popolazioni i dati Pfas sensibili alla loro salute. Gli omissis nelle autorizzazioni e gli alimenti avvelenati.

I biberon al bisfenolo. Uno dei sei esposti depositati presso la Procura della Repubblica di Alessandria  denuncia: alla Solvay di  Spinetta Marengo nel cocktail con i Pfas (PFOA, C6O4, ADV) tra gli interferenti endocrini c’è anche il Bisfenolo.

L’allarme “Pfas e Bisfenolo riducono qualità dello sperma, volume testicoli e …

La chimica che inquina l’acqua

Vietare una volta per tutte i Pfas, e farlo presto.

Dossier pagg. 220 disponibile presso movimentolotta.maccacaro@gmail.com

E’ la posizione dei Cinquestelle. Alberto Zolezzi, deputato e membro delle Commissioni Ambiente ed ecomafie, dopo l’interpellanza urgente alla Camera:  “È ora che lo Stato intervenga con decisione sulla vicenda dei Pfas, ossia la famiglia di composti chimici, usati prevalentemente dall’industria, che causano gravi danni alla salute e potrebbero interferire con l’efficacia del vaccino contro il Coronavirus. L’Ispra assimila il nuovo Pfas cC604 prodotto in esclusiva dalla Solvay S.P. di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, alle sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche e la sostanza è stata rinvenuta a valle della barriera idraulica della Solvay, i cui dirigenti sono stati condannati nel dicembre 2019 per disastro ambientale colposo. Bisogna assolutamente scongiurare i gravi pericoli a cui è sottoposta la popolazione dalla valle del Po. Parliamo di sostanze cancerogene, interferenti endocrini che riducono la fertilità, favoriscono l’endometriosi e le patologie cardio e cerebrovascolari. In Aula alla Camera abbiamo appreso della disponibilità dell’Istituto superiore di sanità a realizzare uno studio epidemiologico ad Alessandria, ma bisogna fare di più, vietando una volta per tutte queste sostanze, e bisogna farlo presto”.

La polvere delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche.

Tra i media, sui Pfas si dà molto rilievo al loro inquinamento delle acque, giustamente, però è sottovalutato quello atmosferico. Eppure basta passare un dito sui mobili di qualunque casa di Spinetta Marengo per raccogliere uno strato di polvere, malgrado aver fatto le pulizie il giorno prima.

L’Arpa non si preoccupa di queste analisi pur sapendo che non si tratta di soli Pfoa C6O4 ADV Bisfenolo ma, in cocktail, anche di acido cloridrico e acido fluoridrico  che le centraline  attorno alla Solvay non misurano.  Eppure quelle polveri depositatesi indicano sostanze  che si  respirano in minuscoli frammenti  entrati nell’aria come polvere, e che possono interferire con il sistema endocrino e portare ad effetti dannosi per la salute, tra cui infertilità, diabete, obesità, crescita fetale anormale e tumori. Questa polvere gli spinettesi se la portano nel corpo tutto il giorno  ogni giorno, probabilmente con una media di 20 milligrammi ogni giorno secondo gli studi di  Anna Young del  Dipartimento di salute ambientale presso l’Harvard T.H. Chan School of Public Health, nonché di Linda Birnbaum, ex direttrice e scienziata emerita del National Institute of Environmental Health Sciences e del National Toxicology Program. Dunque quelle  sostanze si trovano nel sangue e nelle orine dei cittadini, come verificabile da screening di massa che da anni chiediamo inutilmente di eseguire.

Fascismo aziendale.

Consideriamo che lo Stato è ri-entrato nel capitale dell’azienda dell’acciaio. Ebbene, nell’ArcelorMittal di Taranto, di fatto statale, un lavoratore è stato licenziato dalla direzione  perché aveva pubblicato un post su Facebook, col quale invitava a seguire una fiction televisiva che faceva eco alla grave situazione ambientale della fabbrica e della città

Negli anni cinquanta Giuseppe Di Vittorio chiamava fascismo aziendale quel regime autoritario nei luoghi di lavoro che non solo imponeva alle lavoratrici ed ai lavoratori l’oppressione di durissime condizioni di sfruttamento, ma colpiva la libertà di pensiero e di espressione, imponendo loro di non manifestare e di nascondere le loro opinioni. Oggi quel fascismo aziendale sta tornando e si sta diffondendo in questo clima politico. Clicca qui.

I Cinquestelle all’attacco dei Pfas. Speriamo che non sia un’altra sconfitta.

Anzi, temiamo che sia un’altra sconfitta: per noi.  Trenta parlamentari hanno presentato una interpellanza urgente che chiede di fissare i limiti dei Pfas nell’ambiente. “Limiti zero”: era l’impegno dell’allora ministro dell’ambiente (grillino) Sergio Costa. Impegno non mantenuto. Quante probabilità ci sono che l’impegno sia ora  assunto dal nuovo ministro “alla transizione ecologica” Roberto Cingolani? Il M5S è al governo con Draghi come lo era con Conte, ma ora conta meno di prima. Dunque poche probabilità.

Per il resto l’interpellanza, primo firmatario Alberto Zolezzi, ripercorre fedelmente il disastro che da troppi anni documentiamo e rivendichiamo.  In particolare ribadisce che il Pfas “di nuova generazione”, il C6O4, è più cancerogeno del PFOA sostituito, mentre viceversa la Provincia di Alessandria, piuttosto che chiuderlo, ne autorizza addirittura l’ampliamento alla Solvay di Spinetta Marengo, malgrado i riscontri epidemiologici e idrogeologici. Ma è chiaro che un conto è chiedere “limiti più stringenti”, come purtroppo stanno facendo i grillini, e ben altro sarebbe pretendere “limiti zero” che, per quanto riguarda lo stabilimento piemontese, determinerebbe la chiusura urgente degli impianti inquinanti. Dunque “limiti più stringenti” è un palliativo che mantiene lo status quo. Una sconfitta ecosanitaria per la popolazione, che la politica vorrà vendere come una vittoria.

Mentre nel frattempo ci si ammala e muore fra i lavoratori e i cittadini. La stessa, sacrosanta,  richiesta al governo di “studio di corte epidemiologico approfondito”, infatti  -senza chiusure urgenti-  non fa che rinviare nel tempo lo status quo ecosanitario che invece è già drammaticamente chiaro e documentato dalle indagini e dalle cartelle cliniche in mano alla Magistratura. D’altronde l’altro Costa, Andrea, niente affatto grillino, al quale l’interpellanza è rivolta quale sottosegretario alla Salute, ovviamente precisa, scandendo bene i concetti, che L’Istituto Superiore di Sanità garantisce la propria disponibilità di verificare l’opportunità ed eventuale fattibilità di uno studio di corte residenziale nell’area del comune di AlessandriaCampa cavallo. Dell’interpellanza (clicca qui il video) resteranno solo i toni enfatici e commoventi: “ne va della salute dell’intera pianura padana”, se non ci sarà  l’intervento concreto di governo e parlamento: cioè “limiti zero pfas”.

Il Pfas C6O4 rinvenuto alla foce del Po. E dove sta la sorpresa dei giornali?

“Con ragione, dunque, per il Pfoa noi riteniamo trattasi di una emergenza non solo per Alessandria ma per il bacino del Po”: così la nostra associazione concluse il voluminoso esposto alla Procura della Repubblica di Alessandria. Correva l’anno 2009. Nel 2021 gli smemorati giornali titolano la clamorosa sorpresa: “Il C6O4 rinvenuto nel Po a Castelmassa di  Rovigo”, e i parlamentari (M5S) interpellano il governo: “Urgente salvare i bambini di Spinetta, di Alessandria e della Pianura Padana”. Considerando che negli anni ’90 già denunciavamo le schiume scaricate in Bormida (affluente del Tanaro a sua volta del Po), è indubbio che qualche generazione di bambini non è stata salvata dai ben noti cancerogeni Pfas, prima dal PFOA e ora anche dal suo peggior sostituto C6O4. Nel passato Montedison i Pfas li scaricava dopo l’uso avendoli ricevuti dalla Miteni di Trissino (ancora oggi ammucchiati a Torre Garofoli di Tortona). Adesso lo stabilimento Solvay di  Spinetta Marengo è il solo produttore, e lo scarico segue le stesse vie fluviali oltre che inseguire le falde acquifere; d’altronde proprio la Miteni (chiusa nel 2013) aveva insegnato di scaricare direttamente in falda.

“A maggior ragione, sig. Procuratore, alleghiamo esami del sangue attestanti valori fuorilegge di Pfoa addirittura in lavoratori non adibiti direttamente nei reparti produttivi: con il fondato sospetto che anche gli abitanti sono esposti ai danni del PFOA”: questa denuncia del 2009 dovrebbe rimbombare nella coscienza di Arpa, Asl, politici, sindacalisti e giornalisti, che la ignorarono malgrado l’abbiamo ripetuta quante volte in tutti questi anni. Fa rabbia ricordare che girai l’Italia anche con conferenze dal titolo “Dal Bormida al Delta del Po: Pfoa nell’acqua e nel sangue. Attacco micidiale alla salute tra allarmi e silenzi”, facendo nomi e cognomi degli inquinatori e dei complici, medici compresi. Non tutti finsero di non sapere, ad esempio l’amministrazione di Ferrara, verificato il Pfoa a Pontelagoscuro , si attivò (2010) “nei confronti  degli enti piemontesi (Regione e Arpa Piemonte, Provincia ed Asl Alessandria, Comune di Alessandria), affinchè Solvay, ivi situata, venga messa in condizione di cessare lo scarico di Pfoa nel fiume Bormida”.  E oggi (2021) si “scopre” il C6O4 a Castelmassa (Rovigo) che con Pontelagoscuro (Ferrara) distano 300 chilometri da Alessandria, all’ingresso dei 180 km² del Delta del Po?

Pfas e Bisfenolo riducono la qualità dello sperma, il volume dei testicoli e la lunghezza del pene.

Gli studi scientifici americani (clicca qui) allarmano il declino della fertilità femminile ma soprattutto di quella maschile. Infatti  Pfas e Bisfenolo riducono  la qualità dello sperma, il volume dei testicoli e incidono  sulla lunghezza del pene. Già era stato accertato l’aumento del tasso di aborto spontaneo. Le stesse anomalie genetiche da anni erano già state riscontrate in pesci, rettili e altre specie.  I Pfas (Pfoa, C6O4, ADV) in Italia sono  indagati in particolare per Piemonte e Veneto per la contaminazione di acque, suoli e aria. La presenza di Bisfenolo per lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo (AL) è stata denunciata con esposto dal Movimento di lotta per la salute Maccacaro. Analoghi studi sono stati compiuti in Cina. Greta Thunberg  e Erin Brockovich, paladine ambientali e attiviste avvertono: “In pericolo il futuro della razza umana.  La rapida morte e il declino dello sperma devono essere affrontati e devono essere affrontati ora. Semplicemente non c’è tempo da perdere”.

–>(1) Pfas una calamità ambientale e sanitaria mondiale.

Facciamo riferimento al più recente Studio ENEA. Le sostanze perfluoroalchiliche (PFOA, PFOS, C6O4, ADV ecc.) sono diffusissime in tutto il mondo: trattamenti pelli e tessuti (Goretex) rivestimenti carta e cartone detergenti e cera per pavimenti vernici, pesticidi e insetticidi schiume antincendio pellicole fotografiche, olii idraulici fondi antiaderenti per cottura cibi eccetera. Perciò sono purtroppo rintracciabili  in tutto il mondo, in particolare in Italia) e in tutti i comparti (acqua, aria, suolo) e  perfino nei tessuti degli orsi polari.

Già negli anni 90’ denunciamo gli scarichi di Pfoa in Bormida (come per l’Ohio utilizzato a scopo potabile), ma il direttore sguscia dalle mani della Giustizia. Nel 2008 denunciamo che anche in Italia, prove alla mano (le cartelle cliniche saranno sequestrate solo nel 2021), i lavoratori hanno tassi altissimi di Pfoa nel sangue. 

Denunciamo l’esistenza degli studi internazionali: la correlazione tra PFAS e ipercolesterolemia, malattie tiroidee, colite ulcerosa,  ipertensione in gravidanza eclampsia, tumori del testicolo, tumori del rene, arterosclerosi, ischemie cerebrali e cardiache, infarto miocardico acuto, diabete, infertilità maschile e femminile, aborti spontanei e alterazioni dello sviluppo del feto, tumori del rene, testicolo, prostata, vescica, ovaio, mammella, fegato, pancreas, linfoma NH, leucemie, mieloma multiplo. Ce n’è abbastanza per fermare subito il Pfoa, che invece è tollerato fino al 2013, sgusciando grazie all’Arpa anche dal processo, e  sostituito dal C6O4 (e ADV): dalla padella alla brace. 

Il governo non fissa limiti zero ai PFas, bensì nel 2014  come concentrazione ammissibile in acqua pone… l’obiettivo PFOA ≤ 500 ng/l. E nel sangue? E’ pacifico che dovrebbe essere zero?

–>(2) Solvay si difende col condono dei politici.

Ilham Kadri amministratrice delegata Solvay

Per una multinazionale come Solvay, l’Italia è solo un tassello. Guidato dall’AD di Bruxelles, lo sta seguendo il country manager nazionale, inquieto per i provvedimenti giudiziari di Rosignano e Spinetta Marengo (AL). 

Iniziamo da quest’ultimo stabilimento, ovvero dalla questione Pfas che parallelamente si svolge nel processo a Vicenza per lo stabilimento (chiuso) della Miteni di Trissino.

L’editoriale di “Domani” (clicca qui)  usa proprio il termine “condono” per qualificare la politica omissiva e complice delle amministrazioni piemontesi, le cui ultime (leghiste) nel 2021 non bloccano il C6O4 malgrado i tragici rilievi epidemiologici e idrogeologi locali e gli allarmi internazionali, bensì la Provincia autorizza addirittura l’ampliamento della produzione del C6O4 dopo averlo tacitamente ammesso, condonato, per anni.    

–>(3) Amnistia? Fra ulteriori allarmi del mondo scientifico.

Solvay  all’indulto (estinzione della pena)  preferirebbe per il futuro l’amnistia (estinzione del reato): un compiacente Governo dovrebbe rinunciare -come fatto dalla provincia di Alessandria) a perseguire il reato, dunque, non fissando Limiti Zero PFAS,  dovrebbe consentire la produzione del Pfas C6O4 a Spinetta Marengo. Però pende la spada di damocle del Processo per reati continuati di disastro ambientale e omessa bonifica, e incalzano le proteste dei Movimenti sull’onda degli ulteriori allarmi che provengono dal mondo scientifico.

Gli studi dell’Università di Padova, sulle relazioni tra inquinamento da PFAS e anomalie congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e neurologici come l’Alzheimer, processo degenerativo del Parkinson, l’autismo e i disturbi dell’attenzione e iperattività, hanno infatti registrato importanti segni di accumulo di Pfas in diverse aree del tessuto cerebrale (Clicca qui)

Inoltre, sulla base degli studi epidemiologici, il team del professor Carlo Foresta, professore ordinario di endocrinologia dell’Università degli studi di Padova, in collaborazione con il dottor Luca De Toni , il dottor Andrea Di Nisio, e il professor Paolo Simioni,  hanno pubblicato gli esiti sull’importante rivista scientifica internazionale “International Journal of Molecular Sciences”: Lo PFOA nel sangue è in grado di attivare le piastrine, rendendole più suscettibili alla coagulazione, predisponendo così ad un aumento del rischio cardiovascolare: infarto cardiaco e ictus cerebrale. (clicca qui). 

Anche per quanto concerne l’aspetto della catena alimentare, sia in ambito animale che umano, suona sempre più l’allarme dopo lo studio delle mutazioni genetiche negli organismi acquatici effettuato dal Dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione e dal Dipartimento di biologia dell’Università di Padova, in collaborazione con l’istituto di ricerca sulle acque del Cnr, appena pubblicato sulla rivista scientifica Environmental International. Tale studio illustra gli effetti della molecola Pfas C6O4, che avevamo denunciato già nell’esposto del 2009 al Tribunale di Alessandria come tossico cancerogeno teratogeno. Clicca qui

–>(5) Legambiente: nel Recovery Plan via i PFAS da Veneto e Piemonte.

I mecenatismi  sono investimenti atti a saldare la dipendenza delle amministrazioni leghiste locali, ma la questione PFAS in Italia ha ormai assunto dimensioni strategiche. Infatti Legambiente ha presentato al Governo  dieci opere-faro sulle quali concentrare i fondi del Recovery Plan, per avviare una vera transizione ecologica per l’Italia. Tra queste, la bonifica dei territori e delle falde inquinate dai PFAS in Veneto e Piemonte, che per quanto riguarda lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo si traduce nell’eliminazione della fonte dell’inquinamento, cioè nella cessazione degli impianti che producono e usano il Pfas C6O4. Clicca qui

–>(6) Di Pfas muoiono per primi i lavoratori.

Alla Miteni di Trissino, tardivamente chiusa nel 2018, per decenni si è consumato, nell’indifferenza sindacale e politica, un caso di contaminazione industriale tra i più pericolosi d’Europa. Oggi, tramite il patronato Inca della Cgil del Veneto ma non del Piemonte, l’Inail riconosce la malattia professionale per gli ex lavoratori che hanno altissime concentrazioni di PFAS nel sangue, anche quando manca (ancora) un danno funzionale. Quando questo si verificasse l’Inail li risarcirà. In attesa di riconoscimento il  diritto alla rendita per i superstiti.

Malgrado il grave episodio di inquinamento acque della Marzotto del 1976, Miteni (Mitsubishi-Eni ) ha nascosto (almeno dal 1990) e nessuno dentro e fuori la fabbrica si preoccupato degli allarmi che venivano dagli USA. Nessuno ma non il medico di fabbrica, lo stesso che garantiva per Solvay di Spinetta, che dal 2000  misurava la concentrazione di Pfas e Pfoa nel sangue dei dipendenti con livelli elevatissimi, fino a 22 mila volte più alti del normale: in media 20mila nanogrammi per litro di sangue, con picchi di 90mila. Nessuna denuncia di malattia professionale, ovviamente.

Lo Studio pubblicato nel 2019 da Merler e dal dottor Paolo Girardi sulle cause di morte degli ex operai Miteni ha riscontrato un raddoppio di cancro al fegato e di tumori linfatici ed emopoietici, un aumento della mortalità per diabete, cirrosi epatica, ipertensione e suicidi. Non risultano Studi analoghi per gli operai alessandrini.

Arriva nel 2013 la scoperta della contaminazione della  falda acquifera grande come il lago di Garda, da dove pescano gli acquedotti di 21 Comuni delle province di Vicenza, Verona e Padova, e un imprecisato numero di pozzi privati, 350 mila persone, destinate, stando alle proiezioni, a diventare 800 mila. Arriviamo all’udienza del  13 aprile 2021 per entrare nel vivo del maxiprocesso di Vicenza. Oltre ad avvelenare i lavoratori, Miteni con PFOA e C6O4 ha avvelenato anche l’aria, il terreno e la falda. Come sta avvenendo in Alessandria.

Ad Alessandria per evitare futuri costi giudiziari e di bonifiche, Solvay, sta pensando ad operazioni di scorporo, come fece Miteni  vendendo la fabbrica al prezzo simbolico di 1 euro alla lussemburghese Icig, e come sta facendo la stessa multinazionale belga a Rosignano.

–>(7) Solo nel 2021 il maxiprocesso di Vicenza, gemello di Alessandria.

Aula di giustizia?

La storia dei Pfas in Italia cominciammo a scriverne per Alessandria negli anni ’90 del secolo scorso. Nel 2021 si apre a Vicenza il processo contro Miteni di Trissino che si concluderà in Cassazione speriamo prima del 2031. Speriamo con risarcimenti alle Vittime  e bonifiche, a prescindere dalle prescrizioni delle pene. Speriamo che entro quella data si concluda anche il secondo processo ad Alessandria contro Solvay di Spinetta Marengo, con esiti più consoni alla Giustizia di quelli del primo. Sia per il Veneto che per il Piemonte i Pfas hanno determinato, in concorso con altri veleni, due dei più grandi crimini ecosanitari italiani.

Al processo di Vicenza sono 230 le parti civili: persone (150 le singole famiglie), istituzioni (tra cui il Ministero dell’Ambiente per la bonifica del sito e il  Ministero della Salute per il risarcimento delle spese sanitarie, e associazioni (con le solite opportuniste). Sono 15 gli accusati, 10 dirigenti stranieri tra Giappone Mitsubishi e Lussemburgo (Icig) e 5 amministratori italiani Miteni, per avvelenamento delle acque, disastro ambientale e sanitario, omessa bonifica e bancarotta fraudolenta. I reati sono avvelenamento delle acque superficiali e di falda, e mancata bonifica: con aggravante che sapevano dell’inquinamento e lo nascondevano  dunque dovrebbero  -il condizionale è d’obbligo in questo sistema giudiziario- essere reati di dolo, il massimo della pena. I due pubblici ministeri Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner, insieme alle Parti civili, dovrebbero sostenere il dolo.

–>(8) Rosignano, come sbarazzarsi del disastro eco sanitario.

I caraibi di Rosignano “bitch”.

Da oltre un secolo Solvay ha sposato Rosignano concedendogli  il cognome e, come dote, un patrimonio di inquinamento impunito. L’unica voce ambientalista per anni dissidente si è infine inciuciata spegnendo i riflettori, che ora sono accesi grazie ai tre esposti alla Procura di Livorno del Movimento Cinquestelle (Francesco Berti e Silvia Noferi), del fondo di investimento internazionale Bluebell (Giuseppe Bivona) e del  WWF. In più, si è  inserita -come anche a Spinetta Marengo- la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (presidente Stefano Vignaroli). Esemplare, per l’analisi dettagliata, è l’interrogazione M5S al Consiglio regionale Toscana, che chiede anche l’intervento urgente del Ministero per la riconversione ecologica.

Solvay scarica direttamente a mare 250.000 tonnellate all’anno di solidi sospesi contenenti metalli pesanti come nichel, mercurio, cromo, cadmio, arsenico, e provoca una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e falda profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb”, ovvero i policlorobifenili, composti organici considerati inquinanti persistenti.

Acquiescenti i sindacati, i primi i bersagli degli inquinamenti sono i lavoratori esposti ai vapori indoor/outdoor, con  i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni ubicate nelle immediate vicinanze del sito, le acque superficiali del fiume Fine, le acque superficiali del Mar Ligure (spiagge bianche di Vada) ovvero l’arenile “caraibico” dove scarica il Fosso bianco.

Piuttosto che affrontare i costi della bonifica di questo disastro ecosanitario, Solvay ha annunciato per Rosignano l’organizzazione dell’attività in una struttura legale separata controllata dalla capogruppoLo stesso  tentativo di sbarazzarsi del problema ambientale con uno scorporo, una bad company, procurarsi uno scudo legale, è ora studiato anche per Spinetta Marengo.

I Pfas causano anche gravi danni neuronali.

Gli studi dell’Università di Padova, sulle relazioni tra inquinamento da PFASanomalie congenite del sistema nervoso o disturbi comportamentali e neurologici come l’Alzheimer, processo degenerativo del Parkinson, l’autismo e i disturbi dell’attenzione e iperattività, hanno registrato importanti segni di accumulo di Pfas in diverse aree del tessuto cerebrale. Le fonti di esposizione per l’essere umano includono, oltre all’acqua potabile, gli alimenti, la migrazione da pellicole e rivestimenti alimentari, tappeti, abbigliamento, polvere, cera, prodotti cosmetici. Clicca qui

Ridiamoci su per non piangere.

  1. Mentre l’Onu chiede la messa al bando totale dei PFAS, la Provincia di Alessandria, a firma dello scienziato Coffano, dà dei coglioni agli scienziati internazionali e non chiude il pfas C6O4 a Spinetta Marengo bensì autorizza alla Solvay l’ampliamento della produzione. Lo fa con una Determinazione Dirigenziale che, come per tutti i drammi, si conclude con una frase farsa:  “Siccome Solvay ritiene che le informazioni siano riservate, la presente determina non può essere resa pubblica nella sua forma integrale per ragioni di tutela della proprietà intellettuale, di riservatezza industriale e commerciale, perciò non deve essere soggetta a pubblicazione. Si prescrive quindi alla Solvay di produrre una versione epurata di tali informazioni inerenti la descrizione dell’impianto per la pubblica consultazione”.  Ridiamoci su per non piangere. “Si prescrive”: si ordina alla Solvay di  epurare censurare quello che le pare ad ambientalisti e opinione pubblica. Finchè non ci mette le mani la Magistratura.
  2. Gianfranco Lorenzo Baldi, presidente della Provincia di Alessandria, avrebbe  ordinato al dirigente della Conferenza dei servizi, Claudio Coffano, di condurre un importante esperimento scientifico: ogni giorno mangiare  un chilo di vongole con C6O4 a dimostrazione che l’Università di Padova sono dei coglioni a dichiararne la pericolosità

Quelle enormi nuvolone nere e le fiamme alte decine di metri del petrolchimico.

che a Porto Marghera ammorbano l’aria e che si vedono a decine di chilometri di distanza: sono del tutto innocue per la salute pubblica e i cittadini possono respirare a pieni polmoni senza alcun problema, come rassicurano, oppure sono l’effetto del taglio drastico dei costi della manutenzione secondo lo storico principio “farne il meno possibile accettando i rischi che ne derivano”? Clicca qui nel Dossier Ambiente Venezia.

Ilva di Taranto, l’Europa ribadisce: “L’Italia è ancora inadempiente”

Le autorità italiane devono “garantire che il funzionamento attuale e futuro dell’acciaieria non continui a comportare rischi per la salute dei residenti locali e per l’ambiente”. Il Consiglio europeo deplora la mancanza di informazioni da parte del governo italiano, attese un anno fa, in merito all’esecuzione della sentenza del 24 gennaio 2019 con cui la Cedu ha condannato il nostro Paese per le violazioni commesse a danno dei tarantini nella gestione della più grande acciaieria d’Europa. Intanto per il futuro dell’area a caldo si dovrà  attendere l’udienza di merito fissata per il 13 maggio dal Consiglio di StatoClicca qui.

L’ONU chiede la messa al bando totale dei Pfas.

Il gruppo di esperti ONU del Comitato di revisione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti  chiede la messa al  bando totale  degli acidi perfluoroacrilici PFAS (PFOA, PFOS, C6O4): le diffusissime sostanze chimiche alla base Teflon  delle padelle antiaderenti, indumenti impermeabili, imballaggi,  tappeti, schiume antincendio ecc, veleni nelle falde e negli acquedotti,  veleni  presenti  nel sangue dei lavoratori e dei cittadini e collegati a una gravissima serie di rischi per la salute tra cui cancro, malattie del sistema immunitario e problemi di sviluppo nei feti ecc. I PFAS sono al centro del più grande scandalo di contaminazione dell’acqua potabile del secolo, scoppiato dagli Stati Uniti  all’Australia all’Italia: in Italia dal 2008 per la Solvay di Spinetta Marengo e dal 2013 per la Miteni di Trissino; i processi sono in corso ad Alessandria e Vicenza.

40mila australiani risarciti per i danni PFAS.

La contaminazione dell’acqua al centro della causa depositata presso il Tribunale federale per milioni di dollari di risarcimenti. I residenti sono stati colpiti dai PFAS utilizzati negli apparecchi antincendio in una vicina base aerea di Pearce alla periferia di Perth. Si estenderà ad altri territori sedi di basi militari la class action nazionale contro il Dipartimento della Difesa, che ha iniziato a fornire acqua in bottiglia e ha annunciato un’indagine per verificare  i pozzi e le acque sotterranee inquinati dalle sostanze chimiche utilizzate nelle altre basi aeree.

Ancor più del PFOA, il C6O4 provoca mutazioni genetiche agli organismi acquatici.

Come avevamo per il tossico cancerogeno teratogeno Pfas PFOA già evidenziato nelle nostre denunce del 2009, le mutazioni genetiche negli organismi acquatici (es. cambio sesso nei pesci) dal Bormida al Po avvengono anche per le vongole. La conferma procede dalle analisi dell’Università di Padova per il  C6O4, il sostituto Pfas che Solvay vuole addirittura incrementare a Spinetta Marengo come innocuo. Anzi, la ricerca dell’Università  afferma che il C6O4  altera «in modo significativo, e per alcuni versi ancora maggiore del Pfoa, i processi biologici» delle vongole, le “sentinelle biologiche” delle acque. 

Per i Pfas avviati due progetti dalla Regione.

Ovviamente non dalla Regione Piemonte bensì dalla Regione Veneto. Il primo progetto è affidato al prof. Carlo Foresta, del Dipartimento di Medicina, con l’obiettivo di indagare l’”Effetto dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sui livelli circolanti e sulla funzionalità della vitamina D”, ovvero a causare l’osteoporosi. Il secondo progetto finanziato, alla prof.ssa Cristina Canova del Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica, riguarda uno “studio trasversale e di follow-up nella comunità e nei lavoratori esposti a PFAS”.  Clicca qui la Regione Veneto.

Straordinaria manifestazione popolare No Pfas a Vicenza.

Ad una settimana dalla manifestazione anti Solvay ad Alessandria, maxi mobilitazione per l’udienza del processo gemello del 22 marzo a Vicenza contro la Miteni di Trissino. Pfasland, l’organo di informazione di Let’s stop Them/crimini ambientali, comitato di redazione interdisciplinare, sito per promuovere giustizia, ambiente e sociale a partire dalla questione Pfas, organizza un doppio appuntamento, domenica 21 marzo dalle 15 e lunedì 22, di manifestazione e presìdi. Ci sarà un vero e proprio accampamento, smontato prima del coprifuoco, con una serie di dibattiti fuori dal tribunale, con avvocati, parti civili, Vittime, attivisti, associazioni, sul tema dell’inquinamento da Pfas. Grande appuntamento per giornali, televisioni, documentaristi (sarà presente una troupe condivisa del regista americano del film Genx: a chemical cocktail e del regista italiano Chemical Bros).

Clicca qui l’intervista a Lino Balza. Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Prossima manifestazione davanti al tribunale di Alessandria.

La prossima manifestazione si svolgerà necessariamente davanti al Tribunale di Alessandria. Che è diventato l’interlocutore fondamentale dei Comitati, dopo che su di esso è stata scaricata la responsabilità di fermare gli impianti inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo. Cambio di strategia per tutti dopo che la connivente Provincia ha annunciato la definitiva autorizzazione AIA a Solvay per il tossico e cancerogeno Pfas C6O4. Questa ha rappresentato la prima  mossa della lunga partita a scacchi che la casa madre belga intende concludere con lo scacco matto ai Movimenti  risoluti per la fermata dei famigerati Pfas (C6O4 e ADV) che stanno – secondo le tragiche indagini epidemiologiche e idrogeologiche – proseguendo la devastazione sanitaria e ambientale  avviata dal famigerato fratello Pfoa, a tacere del Bisfenolo e degli altri 21 veleni mai bonificati in falda, acquedotti e atmosfera. (continua)

Il Dossier “Pfas. Basta!” è disponibile.

Il Dossier “Pfas. Basta!” è disponibile on line a chi ne fa richiesta. In 173 pagine racconta la storia in Italia delle lotte contro gli inquinatori Solvay e Miteni, dalle denunce degli scarichi in Bormida degli anni ’90 fino ai processi 2021 ad Alessandria e Vicenza. Una lunga storia di mobilitazioni anche contro connivenze, complicità, corruzioni, ignavie di Comune, Provincia, Regione, governo, Asl, Arpa, sindacati, magistratura e giornali. Tutti i nostri libri sono stampati a spese degli autoriIl ricavato è interamente devoluto alla Ricerca per la cura del mesotelioma di Casale Monferrato. Il Dossier è esaurito in stampaPer la versione digitale, occorre comunicare a lino.balza.2019@gmail.com  l’indirizzo mail e l’avvenuto versamento (minimo euro 20) sul conto IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 (specificando causale) oppure tramite PayPal lubaja2003@yahoo.it.