Il prof. Mauro Fornaro, psicologo: perché le persone finiscono con l’ignorare i pericoli.

Il 14 marzo alle ore 9, ad Alessandria, Taglieria del pelo, via Wagner angolo corso XX Settembre. Il 13 ore 21, discariche, cave dismesse, terre e rocce da scavo del Terzo Valico, pozzi che mettono in comunicazione le falde superficiali con quelle profonde, falde inquinate che incidono sull’agricoltura, sull’allevamento, sulla salute. Continua

Interrare rifiuti e farla franca grazie alla lentezza dell’acqua di falda e alla prescrizione.

Questi ed altri argomenti, tra cui Solvay, la discarica Riccoboni a Sezzadio e il Piano di Tutela delle Acque, in una serie di incontri: alle 21 di martedì 10 marzo a Strevi in Municipio, nonchè alle 21 dei venerdì 6, 13, 20 e 27 marzo ad Alessandria, alla Taglieria del Pelo, in via Wagner angolo corso XX Settembre. Sempre alla Taglieria, alle 9 del 7, 14, 21 e 28 marzo: il trasporto merci in ferrovia alternativo a Tav Terzo Valico e Torino-Lione.

Le trasfusioni di sangue infetto da PFOA, ADV, C6O4 devono essere vietate.

Medicina democratica ha denunciato (clicca qui) la presenza nel sangue dei lavoratori Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) di PFOA, ADV, C6O4, a vario titolo sostanze tossiche/ cancerogene/ mutagene/ teratogene e ha rivendicato l’intervento dell’ASL e della Sindaco a tutela dei lavoratori nonchè dei cittadini tutti. Inoltre ha chiesto (clicca qui) a Paolo Marforio direttore generale ASL Alessandria, Antonino Saitta assessore Regione Piemonte alla Sanità e a Beatrice Lorenzin Ministro della salute di impedire su tutto il territorio nazionale trasfusioni di sangue contenenti tali veleni. Il documento è stato inviato alla Procura, a tutti i sindaci della provincia, a tutti gli ospedali, Arpa, Avis ecc.

Clicca qui  I veleni nel sangue. Commenti dei giornali.
Clicca qui l’intervista a Lino Balza su Radiondadurto
Clicca qui Cobas Pisa “Veleni nel sangue dei lavoratori e dei cittadini di Alessandria”
Clicca qui Piercarlo Lava “Sangue infetto da PFOA, ADV, C6O4. Violazione della sicurezza trasfusionale”
Clicca qui Pennatagliente “Sangue infetto da PFOA, ADV, C6O4. Violazione della sicurezza trasfusionale”
Clicca qui La Stampa “Medicina democratica chiede di controllare anche i donatori. Sollecito all’ASL: esami su sostanze tossiche nel sangue dei lavoratori della Solvay.”

Veleni nel sangue dei lavoratori Solvay. E i cittadini di Spinetta Marengo?

Rivendichiamo l’intervento pubblico del Comune e dell’ASL di Alessandria: analisi del sangue ai lavoratori e alla popolazione a rischio. ADV C6O4 e PFOA sono sostanze tossico nocive e sospette cancerogene, dunque di estremo pericolo per la salute. Allarme anche tra i consumatori.

Clicca qui Documento inviato a Comune, ASL, ARPA, Regione, CGIL, CISL, UIL.
Clicca qui Corriereal “Comune di Alessandria e Asl immobili sul fronte indagine epidemiologica in Fraschetta.”
Clicca qui Alessandria Post “Veleni nel sangue dei lavoratori Solvay. E i cittadini di Spinetta Marengo?
Clicca qui diAlessandria “Il documento inviato da Medicina democratica al Sindaco”
Clicca qui Pennatagliente “Veleni nel sangue dei lavoratori Solvay. E i cittadini di Spinetta Marengo?”
Clicca qui Alessandrianews “Analisi del sangue sui lavoratori del polo chimico”
Clicca qui Enrico Sozzetti “I sindacati e la chimica della Solvay. Medicina democratica rilancia l’allarme per la presenza di alcune sostanze” 

Questi sono i veri problemi di Spinetta Marengo, dalla viva voce dei suoi abitanti.

Non sono l’aria al cloro, l’acqua al cromo, il Lovassina al nucleare, l’epidemiologia, malattie e tumori, processi penali, posti di lavoro a rischio. Bensì: diventare Comune autonomo per eliminare le buche sulle strade. Punto e basta. Parola di Paolo Scacheri (bibliotecario di ben 1.500 volumi), Carlo Lombardi (accompagnato dal fantasma di Francesco Barrera), Guido Ratti (per me Spinetta è il posto più bello del mondo, ma il museo di Marengo porta sfiga), Ugo Boccassi (bei tempi quando in falda andava l’arsenico della lavorazione dell’oro). Parole autorevoli pronunciate all’autorevole e seriosissimo “Salotto del mandrogno” e riportate sull’altrettanto autorevole Il Piccolo (clicca qui) da Massimo Brusasco, che candidiamo al Premio Franco Marchiaro se il solco è quello tracciato dalla prima edizione. Dovrà battere la concorrenza di Gianluca D’Aquino che celebra un anno, il 1966, nel mondo agitato da forti tensioni sociali, con l’evento della vincita milionaria a Spinetta (clicca qui). La frase clou della memorabile serata del Salotto è del cabarettista Gian Domenico Solari: “Da Litta a Lobbi a Cascinagrossa, più vai avanti più la buca è grossa”.

Amianto e scorie chimiche sotto L’Oda di Arquata Scrivia. Truffa all’INPS?

Abbiamo divulgato la lettera di denuncia dei lavoratori. Scavate accanto ai binari. La Procura ha aperto una inchiesta.
Clicca qui Giampiero Carbone: “Veleni interrati sotto l’officina. La società si occupa di manutenzione ferroviaria. Segnalazione a Procura e Asl.
Clicca qui La Stampa: “Veleni sotto l’Oda di Arquata? Presto disporremo i controlli”.
In una lettera a La Stampa, tendente a difendere “appassionatamente” la sua azienda, Manuel Carbajal Diaz, referenziato sindacalista e consigliere comunale di Arquata, si lascia sfuggire una ammissione decisiva o una denuncia di truffa all’INPS: “Con la legge 257 del 1992 i lavoratori ODA hanno avuto il riconoscimento dei contributi figurativi ai fini della pensione, per esposizione all’amianto”. Vuoi vedere che ne beneficia anche Carbajal, pur negando di avere mai dall’83 visto una fibra di amianto in azienda!

Cavanna sempre all’attacco di Predosa.

Dopo il famigerato impianto di combustione a biomasse legnose (16 mila tonnellate all’anno), favorito dal silurato sindaco, Cavanna tenta di realizzare un impianto di recupero di rifiuti legnosi su un’area all’aperto di 4 mila metri quadri, senza VIA Valutazione di Impatto Ambientale, senza garanzie contro rifiuti tossici e pericolosi, con rischi per suolo, acqua e aria. In altre parole una potenziale discarica da bruciare. Il Comitato “Vivere a Predosa” si batte per impedire che il paese sia ridotto ad una pattumiera. E’ affiancato dal nuovo sindaco.

Buchi neri al Tribunale di Alessandria.

http://www.scribd.com/doc/218818656/Udienza-16-Apr-14-La-Stampa

Non troviamo giustificazione al fatto che la Procura della Repubblica di Alessandria non abbia ancora provveduto al rinvio a giudizio degli imputati Ausimont-Solvay per i reati di “omicidio e lesioni”, secondo noi “dolosi”, e sia ancora ferma alle indagini preliminari avviate dall’ex Procuratore capo Michele Di Lecce. Questo filone bis nel 2008 accompagnava l’apertura del processo ancora in corso a carico di 9 dirigenti Ausimont-Solvay per “avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica”. L’insabbiamento rischia di portare alle prescrizioni. Rammentiamo i nostri esposti dimenticati nel cassetto. Rammentiamo che a Spinetta Marengo continua l’inquinamento aria-suolo-acqua e continuano nuove vittime. Qualche centinaio di vecchie vittime (ammalati e parenti dei defunti) stanno tragicamente sfilando in Corte d’assise (prossima udienza 5 maggio) mentre gli avvocati difensori ne snobbano perfino l’ascolto. Le voci di Renza Resca, Fara Daniela, Gianni Faravelli, Gaetana Cardiolo,  Giovanna Castriotta, Francesco Leone, Matteo Pacilli, Severino Ragazzi, Antonio Dispensieri, Giovanna Tommaselli, Roberta Taverna, Angelo, Piero, Marta Ciompi, Angelo Torre, Giovanna Ferrara, Stefano Reschia, Vincenzo Vitale  e Silvana Tiberti, segretario generale della CGIL, che chiede finalmente risposte sulle malattie e le morti. Risposte anche dalla Giustizia.

Clicca qui La Stampa “La tragica ‘fortuna’ di vivere a Spinetta. Al processo per l’avvelenamento doloso delle falde le storie di ex lavoratori del polo chimico e abitanti. C’è un filone bis per i casi di omicidio e lesioni colpose, ma non si sa a che punto ora sia l’inchiesta.”

Clicca qui Alessandrianews “Nuovo fronte di indagini sul polo chimico per omicidio colposo”
Clicca qui Il Piccolo “Spinetta, l’acqua era fresca e poi mi sono ammalato…In aula le crude testimonianze delle parti civili “

La Fraschetta non è la Terra dei fuochi.

Non solo, soprattutto è la terra delle acque avvelenate. Ma anche lo specchio della debolezza degli ambientalisti, che seguono la propria ignorando la battaglia del vicino comitato. Assemblee sul No Tav a Pozzolo Formigaro o Bosco Marengo tacciono sul deposito nucleare a poche centinaia di metri. A Spinetta Marengo si raccolgono migliaia di firme su una minima discarica e si crepa per la Solvay. Ad Arquata Scrivia l’Ecolibarna è disgiunta dal Terzo Valico. Eccetera. Questo Blog si è appunto posto come scopo, tramite l’informazione, di mantenere un minimo di collegamento tra le anime disperse dell’ambientalismo locale, dopo il fallimento della Rete ambientalista alessandrina.
Clicca qui La Stampa “Attenti la Terra dei fuochi può replicarsi in provincia”

Chi inquina, paga? Che la Solvay non faccia la fine dell’Ecolibarna.

La bomba ecologica di Spinetta Marengo rischia di fare la fine di quella di Serravalle Scrivia. E’ da trent’anni che non si fa la bonifica dell’Ecolibarna e ormai non la si farà più. Almeno 70.000 metri quadri contaminati al suolo e in falda da oli minerali, combustibili, lubrificanti, rifiuti tossico nocivi liquidi e solidi, nemmeno i 20.000 metri cubi più superficiali dei terreni sono stati asportati. Ancora oggi non sappiamo esattamente cosa ci sia sotto e attorno l’Ecolibarna: ammette la Provincia. Ancora oggi gli interventi previsti per una minima messa in sicurezza sono irrisori e non coperti da finanziamenti (pubblici naturalmente: chi ha inquinato non ha pagato, e nemmeno è andato in galera). Non siamo in grado di garantire un futuro ai terreni e alle falde, e alla salute pubblica: ammette la Provincia.
Clicca qui Il Piccolo “Non si sa ancora cosa c’è sotto”
Clicca qui Pennatagliente

Ausimont: “E’ tutta colpa di Solvay. L’inquinamento non è pregresso, parte dal 2002 quando è cambiata la gestione”.

 
L’avvocato Santa Maria, colpito da orchiepididimite acuta bilaterale destra, soccorso da Trefiletti e Colombo.
 
Dice Ausimont: l’inquinamento attuale non è colpa dell’eredità del passato bensì delle attività di Solvay, infatti è stato proprio dopo il 2002 che c’è stato un generalizzato notevole peggioramento ambientale, con picchi di concentrazione in crescendo, l’alto piezometrico e le fisiologiche perdite fognarie in falda si sono fatte più gravi perché Solvay ha scaricato veleni sopra i veleni ormai azzerati o silenti da vent’anni, è Solvay che ha fatto uscire i veleni fuori dallo stabilimento, la cosiddetta barriera idraulica non ha migliorato la situazione. Clicca qui per continuare a leggere


Dice Solvay: “Le acque di Spinetta non hanno causato pericolo per la salute”

Solvay ridisegnerà l’Uomo Vitruviano di Leonardo

Solvay dice che l’acqua della Fraschetta è ed è sempre stata potabile. Ebbene, chiunque di noi può andare su Internet e verificare: cromo esavalente, solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoroetilene, arsenico, nichel, selenio, clorofluoruri, solfati, ddt, bromoclorometano, bromoformio, dicloroetano, dicloetilene, tetracloroetano, tetracloroetilene, tetracloruro di carbonio, tricloroetano, tricloroetilene, acido perfluoroottanoico. Chiunque verifica: è scientificamente assodato che sono tutte sostanze altamente tossiche, cioè danneggiano gravemente l’organismo con patologie acute e croniche, e che sono definite cancerogene a vari livelli, dal possibilmente al probabilmente al sicuramente carcinogene. Attenzione: le tabelle considerano queste sostanze una per una. A Spinetta Marengo siamo addirittura in presenza di un cocktail di almeno 21 veleni! Nel cocktail reagiscono,interagiscono tra di loro, gli effetti tossici e cancerogeni si combinano, non solo si sommano ma si moltiplicano. Un mix devastante per la salute. Su Internet, ad esempio,digitando Erin Brockovich e Zhang, chiunque verifica che non è vero ciò che sostiene Solvay, che il cromo esavalente è cancerogeno solo se inalato e per contatto e non se ingerito… clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui La Stampa “Solvay: cromo non cancerogeno”
Clicca qui Il Piccolo “Ghio: la Solvay ha omesso documenti importanti”
Clicca qui Corriereal 

Solvay cerca di scaricare le responsabilità penali sugli enti locali.

In questa intervista (clicca qui) Giuseppina Pavese, responsabile dei laboratori chimici di Arpa, contesta alcune falsità della Solvay. A cominciare dal “pozzo8”: l’Arpa scopre che l’azienda di Spinetta Marengo distribuiva illegalmente a lavoratori e cittadini acqua per uso alimentare proveniente da un’area sottoposta dal 2001 a bonifica per gravissimo inquinamento. Nel mentre i veleni si stavano espandendo nella falda dell’acquedotto comunale. Solvay sapeva tutto. Di qui la denuncia per dolo alla Procura nel 2008. Altro azzoppato cavallo di battaglia di Solvay sono i piani di emergenza:
Altro azzoppato cavallo di battaglia di Solvay è l’accusa agli Enti locali: “Vi abbiamo presentato vari piani di emergenza, avete sempre risposto che non erano sufficienti e che ci voleva un piano di bonifica. Dunque” conclude Solvay “ci avete bocciato i piani di emergenza, ci avete impedito di farli”. Mai sentito nulla di più stravagante: gli Enti sono per legge tenuti non ad approvare e autorizzare i piani di emergenza (che hanno validità temporanea, emergenziale) bensì a pretendere piani di bonifica (validità definitiva). Il piano di emergenza è un obbligo delle aziende, obbligo che Solvay ha omesso dolosamente. Gli enti locali devono intervenire direttamente quando non c’è più il padrone dell’azienda e non è il nostro caso. Tanto meno Solvay ha fatto, ad oggi, un piano di bonifica. E continua a inquinare anche l’atmosfera. Dunque è inadempiente su tutti i fronti.

I consulenti di Solvay ad Alessandria sono arrivati ad affermare che l’inquinamento ha origini naturali. Dunque ammalati e morti sono per cause naturali.

Fanno flop i loro consulenti al processo: ma intanto agli avvocati Solvay non interessano argomenti scientifici, di cui sono consapevoli mancano le basi difensive, preme bensì l’obbiettivo psicologico. Che è quello di ripetere ossessivamente poche affermazioni affinchè penetrino come una pubblicità nelle teste dei giurati. Lo slogan è: la colpa anzi il dolo del disastro ecologico di Spinetta Marengo è tutto dell’Ausimont e dei complici Enti locali. Così i loro consulenti “si dimenticano” che dal 2002 è direttamente il nuovo proprietario Solvay a inquinare il territorio e in maniera fraudolenta: non solo ha nascosto agli Enti i dati compromettenti in suo possesso, ma anche li ha manomessi e falsificati, per non assumersi gli oneri di bonifica, intralciando e ritardando dunque la stessa messa in sicurezza.

Clicca qui per continuare a leggere.

Clicca qui lettera a La Stampa “L’Osservatorio Spieghiamo cos’è”
Clicca qui Il Piccolo “Controlli e analisi cromo: Arpa precisa incarichi e ruoli”
Clicca qui La Stampa Il Piccolo Alessandrianews Radiogold
Clicca qui Pennatagliente
Clicca qui Alessandrianews “Il cromo nell’acqua potabile? Secondo Solvay è di origine naturale”
Clicca qui Allegroandante
Clicca qui Scheda storica Osservatorio ambientale della Fraschetta
Clicca qui Scheda storica Osservatorio: contenuti e realizzazione

Gli avvocati della difesa ci accusano, noi vittime di decessi e malattie, di fare sul blog commenti sgradevolmente non diplomatici alla loro orchestra di violini e tromboni. Cosa rispondiamo ?

Rispondiamo che nel loro piccolo anche le formiche si incazzano.

Mai stato rischio di cancro alla Michelin di Spinetta Marengo.

I dirigenti processati ad Alessandria per lesioni e omicidio colposo si difendono: i lavoratori sono ammalati o morti di tumore alla vescica a causa delle sigarette, anche se avevano smesso di fumare da 40 anni. E’ la stessa tesi sostenuta contro il PM Guariniello nel processo di Torino negandogli amine aromatiche, antiossidanti PBNA, betanaftilamine, amianto ecc. Il più famigerato era il “reparto Z”, un inferno nelle testimonianza dei sopravvissuti. Omertà per paura.Le responsabilità dei sindacati.
Clicca qui “Mille pagine di dossier” preparato da Medicina democratica in concomitanza alla querela presentata da Michelin per presunta diffamazione a mezzo stampa.
Clicca qui  La Stampa “Talco e nerofumo ovunque ma si negava rischio cancro”.
Clicca qui Alessandrianews “Si parlava con cautela di malattie e ambiente, se si voleva lavorare”
Clicca qui Il Piccolo “Michelin, parlano gli ex dipendenti”

Anche gli alessandrini dovrebbero avviare una class action contro Solvay di Spinetta Marengo.

Ad Alessandria è in corso un importantissimo processo contro la multinazionale belga per avvelenamento doloso della falda e dolosa omessa bonifica. Sono sempre altissimi, conferma Arpa, i livelli del disastro ecologico (clicca qui.) La bonifica definitiva secondo gli esperti è praticamente impossibile, almeno per decine di anni. Dunque gli alessandrini, in massa, dovrebbero cominciare ad organizzarsi in causa collettiva come fecero (milioni di dollari) per il cromo6 a Hinkley in California, o come stanno facendo per il PFNA acido perfluoro a Paulsboro (clicca qui). A Paulsboro (New Jersey) i cittadini hanno avviato una class action contro Solvay a causa della contaminazione dell’acqua pubblica con sostanze, secondo l’EPA (Enviromental Protection Agency), sicuramente tossiche. L’iniziativa della class action per Alessandria è in discussione tra alcune forze politiche.

Solvay annuncia in pompa magna un secondo “piano di bonifica” ma non di bonifica definitiva si tratta, al più di messa in sicurezza temporanea. Medicina democratica lo demolisce punto per punto. E propone.

L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione. Clicca qui per continuare a leggere.
Clicca qui Pennatagliente “il secondo piano di bonifica in pompa magna Solvay smontato pezzo per pezzo”
Clicca qui La Stampa “Bonifica definitiva? No solo temporanea” 
Clicca qui La Stampa “Diversità tra bonifica e messa in sicurezza”
Clicca qui Corriereal “Polo chimico: si fa presto adire bonifica”
Clicca qui La Stampa “Vera bonifica solo togliendo i terreni”

Solvay annuncia in pompa magna un secondo “piano di bonifica” ma non di bonifica definitiva si tratta, al più di una provvisoria messa in sicurezza.

Clicca qui Pennatagliente “Il secondo “piano di bonifica” in pompa magna Solvay: smontato pezzo per pezzo”
Clicca qui Corriereal “Polo chimico: si fa presto a dire bonifica”
Clicca qui La Stampa “Diversità tra bonifica e messa in sicurezza”


L’elefante Solvay ha partorito il topolino, ma giornali hanno abboccato e dedicato titoloni al presunto “piano”. Invece il colosso belga assolutamente non ha convinto Medicina democratica con il suo progetto tutto teorico di presunta bonifica del cromo esavalente innaffiando qua e là sui terreni ditionito di sodio a sua volta peraltro tossico. Tanto meno soddisfa la fantomatica bonifica del cocktail di altri 20 veleni tossici e cancerogeni che da un’area vastissima colano in falda: solventi clorurati, cloroformio, tetrafluoretilene, arsenico, nichel, clorofluorocarburi, solfati, ddt, cobalto, mercurio, selenio, vanadio, piombo, cadmio, solventi aromatici eccetera. Per questi inquinanti Solvay osa definire “bonifica” una già fallimentare cosiddetta “barriera idraulica”. In realtà succhiare tramite pozzi e lavare una immensa falda sotterranea sarebbe una pretesa folle ed è una truffa chiamarla bonifica. Fa ridere poi la presunta bonifica dei metalli pesanti tramite felci che li assorbirebbero dalle radici per trasferirli nel fogliame, poi sfalciato ed inviato a smaltimento. Dunque tutti gli interventi di Solvay si alternano all’insegna della precarietà, definita bonifica. Così è anche per le discariche tossico cancerogene che vengono definite bonificate perché riammucchiate e ricoperte con teloni. Ridicolo. Dubitiamo che un professore ordinario di chimica all’università di Alessandria, Domenico Osella, si esponga a definire tutto ciò come “bonifica” piuttosto che provvisoria “messa in sicurezza”. Infine va rimarcato che Solvay per questi parziali e discutibili tentativi di messa in sicurezza chiede autorizzazione delle autorità, come fosse una certificazione di bonifica. A questa assurda pretesa la risposta degli Enti non può che essere sempre la stessa: Solvay non ha bisogno di autorizzazioni preventive, faccia ciò che ritiene di suo dovere, gli Enti valuteranno a posteriori i risultati. Ma già ora essi possono leggere, clicca qui, che abbiamo già scientificamente smontato pezzo per pezzo il presunto “piano di bonifica”. Noi dimostriamo che la vera bonifica si può fare solo eliminando i veleni dai terreni che percolano in falda: così si salva la salute, l’ambiente e l’occupazione.

Medicina democratica continua a chiedere una indagine epidemiologica sui lavoratori e i cittadini a rischio passato e presente di Fabbricazioni Nucleari.‏

Mentre a Bosco Marengo la sindaco Lamborizio spende in lampadine e asfalto i soldi Cipe per il suo assenso al deposito atomico di Fabbricazioni Nucleari, più seriamente il Consiglio comunale di Trino approva un progetto di collaborazione con l’Università del Piemonte Orientale per uno “screening” della popolazione locale sulle malattie derivanti dalla radioattività della ex Centrale. Nella raccolta dati mobilitati medici di famiglia, Asl, associazioni ambientaliste e tutti i cittadini.  

60 pagine di storia e cronaca

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Modesto esempio di giornalismo militante -militante per la salute e l’ambiente- questi articoli, pubblicati su la rivista “Medicina democratica”, sui giornali locali e nazionali, carta stampata e on line, nonché su innumerevoli blog, sono stati raccolti nel
dossier in ordine cronologico: dall’esposto-denuncia di Medicina democratica fino al dicembre 2013. Le cronache delle udienze del clamoroso processo Solvay in Corte di Assise, “politicamente scorrette”, impietose per i carnefici e partigiane per le vittime, offrono, al di là delle responsabilità penali e delle miserie e nobiltà umane rappresentate, il filo conduttore della lunga storia dell’insediamento industriale di Spinetta Marengo (Montedison, Solvay, Edison, Arkema) che ha assicurato lavoro e morte ad Alessandria, che diede lustro ad una classe operaia leader nel sindacato non solo locale, che ha sempre intrecciato privilegiati rapporti con amministratori e partiti, che è superstite testimone di una distrutta chimica italiana e che rischia il futuro produttivo e occupazionale se non risolve l’inquinamento della bomba ecologica.

Nessuno, a parte Solvay al processo, osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.

Clicca qui La Stampa “Cromo6 nelle acque limiti da rivedere”
Clicca qui Oggi Cronaca “Il cromo esavalente è cancerogeno. Siamo preoccupati per Solvay”
Clicca qui Liquida “Solvay non neghi che il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”
Clicca qui Pennatagliente “Solvay non neghi che il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”
Clicca qui Il Piccolo “Cromo6: ammesso livello abnorme”
Clicca qui Libero 24X7 “Solvay non neghi che il cromo assorbito oralmente è cancerogeno”
Clicca qui Icittadiniprimaditutto “Solvay non neghi che il cromo assorbito per via orale è cancerogeno”
Clicca qui Corriereal “Il cromo esavalente assorbito per via orale è cancerogeno”

Che il cromo esavalente sia cancerogeno quando bevuto, oltre che quando respirato e per contatto, le aziende chimiche lo sanno (da sempre e) ufficialmente almeno dal 1987. Quando ricercatori cinesi (Zhang e Li) ri-pubblicarono i risultati di un’indagine epidemiologica del periodo 1965-1986 su un’area geografica della provincia di Liaoning inquinata nelle acque di falda dal cromo6, con un’impressionante incidenza di tumori. Questi studi erano talmente conosciuti nell’ambiente industriale che la PG&E Pacific Gas and Electric Company nel 1996 preferì, piuttosto che incorrere in procedimenti penali, pagare un risarcimento astronomico di 333 milioni di dollari alle (634) vittime di cancro a Hinkley in California (la vicenda divenne famosa per il film del 2000 vincitore di Oscar interpretato da Julia Roberts). Tutto il mondo è paese, come ben sappiamo a Spinetta Marengo o ad Alessandria.
Le risultanze epidemiologiche dei lontani anni ‘80 sono state analiticamente specificate dagli studi sperimentali dell’EPA Enviromental Protection Agency californiana: neoplasie dell’epitelio di rivestimento della mucosa orale e della lingua, adenomi e carcinomi del piccolo intestino, anemia e infiltrazioni istiolitiche di fegato e linfonodi. Sia in Italia che all’estero si susseguono indagini ecologiche che confermano l’evidenza, ed estendono la cancerogenicità anche a rene, vescica e osso. Insomma, nessuno (a parte Solvay al processo in corso in Corte d’Assise di Alessandria) osa negare la cancerogenicità negli animali e nell’uomo del cromo esavalente assorbito per via orale.

Come Medicina democratica vogliamo però rimarcare che il limite di concentrazione di cromo6 nelle acque potabili dovrebbe essere zero, mentre è abnorme il livello massimo ammesso dalle leggi : 0,05 mg/l deriva infatti da uno standard OMS addirittura del 1958, che ignora dunque la drammatica storia scientifica sopraggiunta. Sosteniamo il “rischio zero” per il cromo6 , perché il cromo6 è troppo pericoloso nell’organismo umano in quanto può facilmente attraversare le membrane cellulari (mutazioni del DNA), quando addirittura lo stesso cromo3 non è innocuo all’interno delle cellule come lo è fuori.

Il PFOA della Solvay è pericoloso anche negli indumenti, oltre che nelle pentole e nell’acqua.‏

Coinvolte grandi marche dell’abbigliamento. E’ tossico, cancerogeno, mutageno teratogeno: cancro alla tiroide, danni alla riproduzione e allo sviluppo del feto, inversione sessuale ecc. Rinvenuto nel sangue dei lavoratori di Spinetta Marengo. Le denunce di Medicina democratica alla Procura di Alessandria. Clicca qui
Clicca qui La Stampa “Ecocidio del PFOA. Quanto durerà?”
Clicca qui CorriereAL “PFOA in abiti e pentole: salute a rischio”
Clicca qui Pennatagliente “PFOA: salute a rischio per abiti e pentole”
Clicca qui Icittadiniprimaditutto  “PFOA: salute a rischio per abiti e pentole”
Clicca qui Accademia Ambientale del Monferrato “PFOA: presente in quantità significative nella acque di Tanaro e Bormida è o  no pericolosa per la salute?”

L’immensa riserva idrica della Fraschetta non più utilizzabile per l’acquedotto.

Gravissimo il reato della Solvay verso la collettività alessandrina. La multinazionale ha anche usato direttamente l’acqua per uso alimentare di lavoratori e cittadini. Annuncia una seconda bonifica, che non convince. Clicca qui.
Clicca qui La Stampa
Clicca qui Il Piccolo

Acido fluoridrico: il capo reparto Solvay rischia la vita.

Sotto accusa la sicurezza delle produzioni, l’organizzazione della manutenzione e dei soccorsi. Una indagine della Magistratura non sarebbe tempo sprecato, visto il silenzio dei sindacati. Clicca qui.
Clicca qui Tuononews
Clicca qui Alessandrianews
Clicca qui La Stampa “Caporeparto della Solvay ustionato dall’acido fuoriuscito da una tubatura”

Gas fluorurato: Solvay nel mirino della UE. L’ASL non fa controlli sulle urine.

La multinazionale belga Solvay, leader continentale nella produzione di polimeri e plastiche, è nel mirino della Unione Europea per non aver rispettato le regole comunitarie sulle emissioni di gas fluorurati, estremamente dannosi per la salute, talmente potenti da restare in atmosfera per 270 anni. Lo stabilimento di Spinetta Marengo (Alessandria) è infatti ritenuto il principale responsabile in Italia, che non ha neppure notificato le quantità certificate di gas prodotti contravvenendo al Protocollo di Montreal. Clicca qui La Repubblica. Domandiamo: per quale ragione l’ASL di Alessandria non effettua controlli sui fluoruri nelle urine di lavoratori e cittadini della Fraschetta?