Il 25 aprile non è la festa per tutti, non può essere la festa di tutti.

La Dc, non aveva problemi a festeggiare il 25 aprile, la Festa della Liberazione.  I democristiani erano antifascisti. Alcide De Gasperi sotto il fascismo era stato in galera, don Luigi Sturzo in esilio, don Giovanni Minzoni era stato ammazzato a bastonate. Durante la Resistenza i fascisti avevano ucciso 190 tra sacerdoti e monaci, i nazisti centoventi. Alcuni tra i capi della Dc erano stati capi partigiani: Paolo Emilio Taviani, “Pittaluga”, ministro dell’Interno; Giovanni Marcora, “Albertino”, ministro dell’Agricoltura; Enrico Mattei, “Monti”, fondatore dell’Eni. La Resistenza bianca aveva avuto i suoi martiri.  Dal 1994 in poi, il 25 aprile è tornato a dividere, per il semplice fatto che la destra ha sempre rifiutato di riconoscersi in un patrimonio di valori comuni. 
 
La riesumazione della dialettica fascismo-antifascismo è stata opera di Berlusconi: risuscitarla conveniva  a lui, che doveva sdoganare la destra di Fini, che aveva bisogno di evocare la sussistenza del pericolo comunista. Il berlusconismo assimilava il senso comune di destra,  che si ostinava a vedere in quella data una festa volutamente divisiva, celebrante la superbia dei vincitori sui vinti,  i fascisti.  Di qui  l’insistente rifiuto di condannare il fascismo se non con una concomitante condanna del comunismo. 
 
Sulla falsariga  berlusconiana si  pone Giorgia Meloni.   Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via: non dichiara «incompatibilità col fascismo»  bensì “incompatibilità con la nostalgia del fascismo». Meloni  pervicacemente  si attiene  alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza, senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana». 
 
Perchè la parola “antifascismo” non sarà pronunciata? Perchè il neo fascismo non può  dire che il fascismo fu un male assoluto; dire semplicemente che il fascismo è la pagina più orrenda della storia italiana, quella di cui dobbiamo vergognarci di più; e che Mussolini è il peggior italiano di sempre. Ecco, la spiegazione è molto semplice: perché non lo pensano. E siccome non lo pensano e ora sono al potere, c’è da aspettarsi che — nel nome dei padri e dei camerati del passato — non rinuncino a cercare di convincerne la maggioranza degli italiani, che pure li votano per altri motivi. È la battaglia per la nuova egemonia culturale che, attorno al 25 aprile e a molti altri simboli, si consumerà nei prossimi anni. 
 
Clicca qui Aldo Cazzullo, Giovanni Orsina, Luca Baldissara, Antonio Scurati, Gianluca Mescuri e… Giorgia Meloni.