Greenpeace ridicolizza il finto biomonitoraggio di Alessandria.

L’intensificazione della campagna nazionale di Greenpeace per la messa al bando dei Pfas, da noi iniziata vent’anni fa, inchioda inesorabile le responsabilità delle amministrazioni piemontesi a cominciare dalla Regione. Per decenni hanno chiuso occhi-bocca-orecchi sulla Solvay, sul polo chimico di Spinetta Marengo, su Pfas e altri 20 inquinanti tossici cancerogeni in suolo-aria-acqua, sulle indagini ambientali Arpa, sulle almeno nove indagini epidemiologiche (l’ultima, del 2019), sull’indagine Pfas dell’Università di Liegi, sulle ispezioni ONU e del Parlamento, sui miei 20 esposti, sul processo penale fino alla Cassazionesul processo Miteni in Veneto, sul disegno di legge parlamentare, sull’allarme Pfas in tanti Stati e altre Regioni italianesulla sterminata letteratura scientifica, sull’espandersi della divulgazione giornalistica alla quale abbiamo dato un incessante contributo. 

Da venti anni la Regione Piemonte, subalterna con i sindaci alla multinazionale belga, si oppone alla nostra richiesta di monitoraggio ematico di massa della popolazione alessandrina, onde evitare l’esibizione di un gigantesco delitto sanitario: la prova regina, “la pistola fumante” che costringerebbe Solvay a quella fermata delle produzioni incriminate che spettava al sindaco quale massima autorità sanitaria locale. Oggi, ha avviato, obtorto collo, un mini monitoraggio del sangue ridicolizzato dalla spettacolare iniziativa di Greenpeace: un campione di studio diluito in un anno o due, limitato ad un centinaio di persone le più lontane possibile dall’epicentro urbano inquinato, sparse nelle campagne a decine di chilometri di distanza.

Insomma, il cosiddetto biomonitoraggio regionale altro non è che un goffo  lento espediente teso a non dimostrare nulla: magari addirittura escludendo C6O4 e ADV tra i Pfas, cioè un “rallenty” utile alla giunta regionale per bypassare la scadenza elettorale ma soprattutto che serve strategicamente alla Solvay  per prendere tempo per tirare a campare … e far tirare le cuoia alla gente. Nella strategia a medio termine di Solvay, apprendiamo alla viva voce di Marco Apostolo, Country Manager di Solvay-Syensqo in Italia, infatti, ci stanno una simulata fuoriuscita dai Pfas e alcuni snodi di carattere giuridico. Uno è il nuovo processo penale in coda alla sentenza di Cassazione, che prende avvio dal GUP il 4 marzo prossimo. L’altro è la partenza di cause civili e azioni collettive, anche inibitorie, con l’assistenza di un pool di legali di Alessandria e Torino.

Ma è ancora insufficiente la consapevolezza della catastrofe Pfas. 

Per anni, con una campagna incessante sui Pfas abbiamo subissato urbi et orbi i mezzi di comunicazione, ora finalmente siamo noi ad essere subissati da giornali e tv, dunque oltre ai nostri 40mila utenti l’opinione pubblica si sta allargando Esempio, nell’ultima settimana: RAI https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2024/02/pfas-acque-potabili-piemonte-allarme-greenpeace-1e56a20d-0723-40b1-982e-373c64723a66.html

Il Fatto Quotidiano.  Piemonte, acqua contaminata da Pfas anche a Torino e in più di 70 Comuni vicini: “Inquinamento più esteso del previsto. E in molte zone mancano i controlli”.

La Stampa. Buco nell’acqua: ecco il report di Greenpeace che spiega la contaminazione chimica in Europa. In Piemonte coinvolti 70 comuni nel Torinese, la Regione è impreparata sul pericolo dell’inquinamento da sostanze Pfas: «Non abbiamo dati a disposizione».

Radiogold.  Pfas, Greenpeace: “In provincia di Alessandria rilevate sostanze inquinanti in cinque Comuni lungo lo Scrivia”.

Domani. Pfas anche nell’acqua di Torino.

Alessandria today.  Acqua potabile in Piemonte: Greenpeace denuncia l’inquinamento da Pfas, non solo in provincia di Alessandria, che coinvolge 125mila persone.

Radiogold. Biomonitoraggio sui Pfas a Spinetta, “Farlo a cento persone non basta, bisogna estenderlo”.

Il Piccolo. Piemonte: la politica scopre (solo ora) la contaminazione Pfas delle acque.

Greenport news. L’area attenzionata dagli ambientalisti copre 70 Comuni, compreso Torino. Greenpeace.

La RepubblicaPiemonte, non solo Alessandria: 125mila persone a rischio per acqua potabile contaminata.

Torino Cronaca.  PFAS nell’acqua potabile: Una minaccia invisibile.

Quotidiano piemontese. PFAS nelle acque potabili in Piemonte, Arpa chiarisce ruoli e responsabilità.

Torino cronaca. Abbiamo bevuto acqua contaminata? Ecco i 70 comuni a rischio.

PrimaSettimo. Sostanze cancerogene nell’acqua: la “lista nera” dei comuni del Torinese.

Greenme. Sostanze cancerogene nell’acqua: allerta a Galliate e nel torinese.

PrimaTorino. In Piemonte 125.000 persone potrebbero aver bevuto acqua contaminata da sostanze cancerogene.

ToDay.  Acqua contaminata: “125mila persone potrebbero aver ingerito una sostanza cancerogena”.

Il Risveglio. Acqua potabile inquinata da Pfas, nella lista anche San Maurizio e Caselle.

La sentinella canavese. Acqua inquinata, paura in Canavese.

Nessuna regione italiana si salva dai Pfas. Il Piemonte.

Si allunga l’elenco: Veneto, Toscana, Trentino, Marche, Sicilia, Emilia Romagna. Dopo la Lombardia, un nuovo rapporto pubblicato da Greenpeace Italia, basato su dati ufficiali degli enti pubblici, dimostra come la contaminazione da Pfas nelle acque potabili del Piemonte  interessi  anche Torino e provincia: oltre 125 mila persone potrebbero aver bevuto acqua contaminata, e non solo l’alessandrino, dove si trova il polo chimico Solvay  di Alessandria sobborgo Spinetta Marengo, unico produttore in Italia, individuato fin dal 2007 (studio europeo Perforce) principale fonte di Pfoa nel bacino del Po e  del brevettato C6O4 (dati  recenti di ARPA Piemonte) non solo attraverso le acque reflue, ma anche in atmosfera  con  una deposizione al suolo fino a migliaia di nanogrammi per metro quadrato  in pieno centro di Spinetta.

Alla richiesta atti di Greenpeace, solo 10 enti, pari al 23% del totale, hanno inoltrato copia delle analisi effettuate, addirittura adducendo come ragione dei mancati controlli la specifica istanza di Arpa Piemonte di non ricercare i PFAS nell’acqua potabileDei 671 campioni analizzati tra il 2019 e il 2023, nel 51% è stata riscontrata la presenza di PFAS, con le maggiori positività nella provincia di Alessandria. In questa area cinque comuni, ubicati lungo il fiume Scrivia, hanno evidenziato la presenza degli inquinanti in tutti i prelievi effettuati in questi anni: Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona in concentrazioni variabili e comprese tra 19 e 190 nanogrammi per litro, nonchéMontecastello con 470 nanogrammi, però  solo a Montecastello il sindaco ha chiuso l’acquedotto.

Dall’analisi dei dati condivisi dal gruppo Società Metropolitana Acque Torino (SMAT) che gestisce la rete idrica di 291 comuni, emerge la presenza di PFAS in 77 comuni, il 26,5% del totale. Nello specifico, per la città metropolitana di Torino il 45% dei campioni è risultato positivo alla presenza di PFASPer le altre province piemontesi, invece, la situazione non è ricostruibile poiché gli enti pubblici, inclusi i gestori, non hanno effettuato analisi. Colpisce la presenza rilevante di cC604 (brevetto esclusivo  Solvay) in quattordici comuni (Agliè, Avigliana, Baldissero Canavese, Bardonecchia, Bruino, Caprie, Cintano, Pavone Canavese, Pinerolo, San Maurizio Canavese, Susa, Torino, Venaus, Villar Focchiardo) con un picco di 66 nanogrammi per litro a Cintano, a pochi chilometri da Ivrea, a Bardonecchia situata a circa 1.300 metri d’altezza e 96 nanogrammi a Gravere, a oltre mille metri di altitudine.

Parallelamente alla richiesta dei dati agli enti pubblici, Greenpeace  ha raccolto e analizzato  15 campioni di acqua potabile nelle otto province piemontesi  per la maggior parte da fontane pubbliche di parchi giochi per bambini, evidenziando  la presenza di PFAS in 5 campioni: 120 nanogrammi per litro ad Alzano Scrivia (AL), 73 a Castelnuovo Scrivia (AL), 70 a Guazzora (AL),  19 a Tortona (AL), 12 a Galliate (NO).

Consulta la mappa con i dati relativi al Piemonte.

La consolidata attendibilità dell’Università di Alessandria.

Alla subordinazione delle amministrazioni locali alla Solvay fa da corollario quella storica  dell’Università di Alessandria. La celebrazione di oggi non merita neppure un bidoncino di materiale organico (peraltro passibile di anni di galera se non trasportato da trattori). 

Oggi presso il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica di Alessandria), si “celebra” la cerimonia di sottoscrizione dell’accordo tra l’Università del Piemonte Orientale e l’azienda Syensqo, spin-off del Gruppo Solvay, alla presenza di Istituzioni e Autorità per la nascita del Centro di Ricerca e Sviluppo per il Risanamento e la Protezione Ambientale (RiSPA). Il Centro, ovviamente, “nasce con l’obiettivo di sviluppare materiali e processi per l’abbattimento e l’eliminazione degli inquinanti nell’ambiente”: obiettivo garantito dalla green Solvay che lo finanzia  dall’alto dei suoi 1,2 miliardi di euro di fatturato. L’Università, ovviamente, l’accordo (l’ennesimo) non lo fa con i Comitati, le Associazioni ambientaliste, le Vittime, il Popolo inquinato, chè non hanno una lira.

Applauditi da Autorità e politici, brindano (ore 10) con pasticcini e champagne (belga) e firmano (ore 12)   Gian Carlo Avanzi rettore dell’Università del Piemonte Orientale e  Marco Apostolo Country Manager di Syensqo Italia, sorretti da  Guido Lingua Direttore del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica e da Stefano Colosio Direttore dello Stabilimento Syensqo di Spinetta Marengo, e tal Leonardo Marchese, tutti prof. e ing.