J’accuse del Movimento di lotta per la salute Maccacaro a magistratura e politica.

La vera storia di come i Pfas hanno -dolosamente- contaminato l’Italia. J’accuse: enormi responsabilità di Magistratura e Istituzioni. Oggi siamo ad un punto di svolta.

La storia delle lotte dal 1990 in Italia contro i Pfas è compresa nelle circa 500 pagine del Dossier “Pfas. Basta!”: a cura di Lino Balza del “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”. E’ disponibile a chi ne fa richiesta. Clicca qui la sintesi cronologica, in particolare comparata tra Solvay/Piemonte e Miteni/Veneto, che così conclude:

“L’assenza di una legge nazionale non giustifica né assolve le gravi responsabilità delle Autorità locali: non è un alibi.  Una legge come l’ex DDL Crucioli non pare praticabile a breve nell’attuale quadro politico. Denunciamo il vuoto:  la calamità mondiale dei Pfas (Forever Pollution Project denuncia oltre 17mila siti contaminati da Pfas in Europa) ha in Italia le sue punte di iceberg nei disastri ambientali e sanitari (stigmatizzati anche dall’ONU) del Veneto (made in Miteni di Trissino) e del Piemonte (Solvay di Spinetta Marengo), ma ormai non lascia indenne nessuna regione della penisola: Lombardia, Toscana, Lazio, Trentino eccetera, come abbiamo più volte documentato sul nostro Sito www.rete-ambientalista.it”.

Articoli correlati:

Pfas antincendi nel sangue dei cittadini di Tokyo.

Si devono sostituire i Pfas nei chip dei computer, sì ma come?

Pfas nei campioni di sangue di 293 su 302 donne incinte e dei cordoni ombelicali dei loro bimbi.

L’azione informativa nelle scuole del Gruppo educativo Zero Pfas.

Alta esposizione ai Pfas dei Vigili del fuoco.

Profuma il mondo, crea il benessere della gente.

Il sindaco di Alessandria “celebra” i morti di Marcinelle e “dimentica” quelli di Solvay.

Solvay paghi i danni del disastro ecosanitario di Spinetta Marengo.

Il sindaco embedded.

I Pfas nella catena alimentare.

Gemellaggio Pfas tra Arkema e Solvay, tra Lione e Alessandria.

Il ruggito del coniglio del sindaco pro pfas di Alessandria.

Alessandria – Il sindaco distratto non considera Solvay – Il Corriere Nazionale

Free Leonard Peltier.

Tra pochi giorni, il 12 settembre 2023, Leonard Peltier compira’ 79 anni, la maggior parte dei quali passati in carcere, criminalmente ed assurdamente condannato per un delitto che non ha mai commesso. Leonard Peltier è l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente. La sua liberazione è stata richiesta da innumerevoli personalita’ benemerite dell’umanità, tra cui numerosi Premi Nobel, figure come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta; è stata richiesta da Amnesty International e dal Parlamento Europeo; è stata richiesta da milioni di esseri umani, innumerevoli associazioni ed istituzioni, tra cui una Commissione giuridica ad hoc dell’ONU. Scriviamo alla Casa Bianca – attraverso la pagina web www.whitehouse.gov/contact/ – per chiedere la liberazione di Leonard Peltier; un messaggio semplice e chiaro può essere il seguente: “Free Leonard Peltier”.

Ha riaperto la bocca ma non sull’uranio impoverito.

Non dimentichiamo la strage degli ordigni con “Uranio impoverito”: 340 soldati italiani morti e 4mila malati. Ricordiamola proprio mentre spopola il generale Roberto Vannacci che proietta il suo libro in testa alle classifiche di vendita. In questo libro egli nasconde di aver presentato alla Procura di Roma e alla Procura presso il Tribunale militare della Capitale un pesante esposto contro gli alti comandi militari: “I soldati in Iraq furono esposti a uranio impoverito. Dopo le mie denunce ci sono stati atteggiamenti prevaricatori e vessanti nei miei confronti”. Nel mirino rientrava Sergio Mattarella che, quando era ministro della Difesa tra il 2000 e il 2001, ridimensionava: “I rischi non sono provati, la terra in Kosovo non è inquinata, e poi sono armi ritenute legittime dalle leggi”. Dopo di che, la carriera del pluridecorato generale subisce una improvvisa svolta, “amoveatur ut promoveatur”: Addetto alla Difesa all’ambasciata italiana a Mosca e infine imbavagliato presso l’Istituto geografico militare di Firenze. Ora ha riaperto la bocca, ma non sull’uranio impoverito.