Rassegna Premi Attila dal 2004.

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La “Rassegna dei Premi Attila dal 2004” (pagine 175)  è esaurita in stampa. Anche per la versione digitale occorre seguire la suddetta procedura.

Il Premio Attila a Zelensky non si tocca.

Avviso ai votanti protestatari e /o pentiti.  Non può più essere messa in discussione la votazione del Premio Attila 2022 perchè si è conclusa il 14 febbraio 2023 con due vincitori: Meloni e Zelensky.  Seconda ragione: ognuno di essi era rispettivamente vincitore della Sezione Ambiente e della Sezione Pace (anche se per Meloni, quale capo di governo, la distinzione non poteva non essere ambivalente). Insomma, il vincitore “contro la Pace” non può essere Meloni perché quanto avvenuto durante l’incontro a Kiev  tra i due è posteriore al 14 febbraio.

Dire chi lo avrebbe (il condizionale è d’obbligo) meritato: resta una opinione, che esula dal Premio Attila del 2022.

Meloni o Zelenzky.

Non è facile ipotizzare il risultato del voto Attila per la Pace 2022 se l’impatto emotivo del rendez vous di Kiev fosse avvenuto prima del 14 febbraio. Sono opinioni senza valore statistico.  Zelenzky? Che, violando ogni dovere di diplomazia, se non di ospitalità e ogni regola di buona creanza, ha approfittato della conferenza stampa congiunta per insolentire Berlusconi alleato di governo della premier? Oppure Meloni?  Che avrebbe dovuto interrompere la conferenza stampa, la visita e forse le relazioni diplomatiche, non prima di avere spiegato all’insolente collega che non è tollerabile alcuna ingerenza negli affari interni italiani, da parte di uno Stato addirittura non nostro alleato?

Ancor più restano nel campo delle opinioni le riflessioni politiche successive. Perchè tace Meloni? Eppure avrebbe potuto rispondere a Zelensky, che distribuisce pagelle e patenti di affidabilità a questo o quel Paese, che l’Italia si svena per Kiev non viceversa. Perchè tace Meloni? Meloni in empatia politica con uno che ha messo fuorilegge gli undici partiti di opposizione, arresta il leader di quello principale, unifica le tv in un solo canale di propaganda (la sua), impedisce a otto reporter italiani di raccontare la guerra senza il suo permesso. Perchè tace Meloni? Meloni vuole spaccare Forza Italia attorno al suo leader, che interpreta l’opinione della maggioranza degli italiani. Perchè tace Meloni? Meloni non può permettersi di dire di essere d’accordo con Berlusconi, perché anche lei ha la coda di paglia: da un anno l’Italia sta violando la sua Costituzione per inviare armi raccontando che vuole favorire il negoziato Kiev-Mosca.

 

In Regione Piemonte dalla padella alla brace?

Il presidente di Regione Piemonte, Alberto Cirio e l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, hanno emesso il decreto di nomina del nuovo direttore generale di Arpa Piemonte: Secondo Barbero, che fino ad oggi ha ricoperto il ruolo di Direttore del Dipartimento “Rischi Naturali e Ambientali” in seno ad Arpa. Sostituisce Angelo Robotto: il timore per Alessandria è che addirittura venga rimpianto, se nelle prime dichiarazioni l’attenzione di Barbero è rivolta all’inquinamento da traffico piuttosto che al disastro ambientale della Solvay di Spinetta Marengo, tant’è che neppure era presente al Convegno sulla spinosa questione della Fraschetta trattato dalle commissioni distrettuali Ambiente e Sostenibilità del Rotary.

Per la bonifica Pfas manifestazione davanti alla Miteni e contro Zaia.

Sabato 25 febbraio alle ore 14 davanti alla Miteni, la fabbrica di Trissino  accusata della maxi contaminazione nel Veneto da Pfas, la rete ecologista del Nordest manifesterà per chiedere la bonifica: “Sono passati dieci anni dalla scoperta dell’inquinamento da Pfas e il sito Miteni, individuato dalle autorità competenti quale principale fonte di uno dei maggiori inquinamenti che la storia ricordi, continua a contaminare la nostra falda, i nostri pozzi, i nostri campi i nostri cibi e il nostro sangue. È compito degli enti pubblici far rispettare il cronoprogramma della messa in sicurezza del sito inquinante. Al momento si susseguono ritardi su ritardi. Le istituzioni devono collaborare fra loro e costringere chi ha inquinato alla bonifica immediata. Questo disastro ambientale coinvolge le tre province di Vicenza, Verona e Padova: ossia trenta Comuni inquinati, 350.000 persone coinvolte, 700 km quadrati di territorio compromesso, la seconda ricarica di acquiferi più grande d’Europa che andrà perduta, senza l’intervento immediato della bonifica”. Nel mirino della contestazione soprattutto la Regione Veneto, di cui Domenico Mantoan ex direttore generale della sanità, le consulenze legali d’oro e gli altri legami politici rivelati dall’Espresso.

La questione Pfas implica anche il loro smaltimento: c’è la preoccupazione che gli scarti di lavorazione finiscano in uno degli inceneritori che tra Padovano e Veneziano (ENI) potrebbero presto divenire operativi a pieno regime. Infatti gli attivisti della Riviera del Brenta hanno annunciato la loro presenza alla manifestazione di sabato che si terrà contemporaneamente giustappunto davanti alla Miteni, ma pure davanti al municipio di Trissino nonché davanti a palazzo Balbi a Venezia: sede della giunta regionale veneta.