Al bando! Al bando i PFAS come fu per Amianto, CFC, DDT.

La messa al bando dei Pfas, nel  Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, riecheggia dopo anni la messa al bando di Amianto, CFC clorofluorocarburi, DDT, Arsenico, Solfato di rameCanfora,  Cromati e Bicromati, Pigmenti: sostanze cancerogene tutte prodotte -tragica fatalità-  nell’alessandrino, in particolare nel polo chimico di Spinetta Marengo.

Andando indietro nel tempo, in questo maledetto territorio detto Fraschetta, a Spinetta si produceva DDT, il cui utilizzo fu vietato nel 1969 (ma già dal 1962 negli USA era il bersaglio dei movimenti ambientalisti): oggi dilaga ancora nelle falde di Alessandria! Insieme all’Arsenico! Nella foto del 1944: l’impianto di macinazione e miscelazione del reparto arseniati. Per inciso, era una fabbrica da sempre utilizzata per scopi

bellici: già nella prima guerra mondiale produceva gas di acido cloridrico, chiamato “mostarda”  che dava il tempo di assaporare il profumo prima di restare stecchiti. Nella seconda, con le ossa degli ebrei fabbricava fosfati e azotati.  Ancora nel 1993, dai giornali era stato attribuito l’attentato nello stabilimento come monito dei servizi segreti israeliani su impianti produttori di armi chimiche usate  da Saddam Hussein nella guerra in Irak. D’altronde avevo più volte allarmato l’opinione pubblica sul rischio di catastrofe industriale: “i gas di algoflon inodore incolore insapore sono  in grado di annullare la vita di Alessandria senza scalfire un muro”; basta la caduta di un aereo civile o di un missile incivile.  La contaminazione di composti organici clorurati, ancora prima delle battaglie del ’68, era già famosa per il  sistema di allarme adottato: quando i canarini in gabbia al suolo cominciavano a reclinare il capo era il momento per gli operai di darsela a gambe. 

Il cromo esavalente ancora oggi sguazza non bonificato con altri venti tossico cancerogeni nella falde pur dopo la messa al bando da più di 50 anni degli impianti Montecatini Edison di solfato di ramecanfora,  cromati e bicromati. Per questi ultimi era famosa la “tribù dei nasi forati”: i lavoratori colpiti dalla perforazione del setto nasale destinati tutti ad una precoce ecatombe di tumori. Piombo e cromo erano prerogative dei reparti del ciclo  pigmenti inorganici (biossido di titanio, solferro, acido solforico, latte di calce, acido fluoridrico, solfonazione-rol, agoflon 27, biossido di cromo, pigmenti colorati), la cui chiusura negli anni ‘80 era stata dal sindacato addirittura ritardata malgrado la furiosa polemica della nostra  Cellula del PCI. D’altronde ci fu l’episodio dell’operaio buonanima che per contestare i comunisti addentò  il panino dopo averlo imbottito di pigmento, ed erano i tempi in cui Montedison risarciva le grondaie e le auto bucate da solforico e fluoridrico, anticipando Solvay che risarcirà regalando l’acqua… al cromo esavalente, mentre le  spighe sono vuote di grano e nevica a cielo sereno.

La messa al bando dei CFC Clorofluorocarburi della Montefluosche stavano procurando il buco dell’ozono nella stratosfera e i conseguenti tumori della pelle, fu merito delle clamorose manifestazioni di Greenpeace con cui organizzai la scalata delle ciminiere del 1992. Questo salvataggio del pianeta Terra neppure limitò il mercato degli spray e dei frigoriferi, per i quali l’industria fu costretta a sostituire i CFC con altri gas propellenti e refrigeranti.

Analogamente, la messa al bando (1992) dell’Amianto non fece crollare l’edilizia  bensì l’Eternit e la strage per mesotelioma a Casale Monferrato. Piuttosto, senza un piano nazionale di bonifica, a decenni di distanza in tutta  Italia  le morti (impunite) viaggiano ancora alla velocità di duemila l’anno.

In conclusione, anche per i PFAS, già come la Storia ha dimostrato per AMIANTO, DDT, CFC eccetera, le alternative produttive ci sono ma sono rifiutate dall’avidità criminale delle multinazionali. Dunque vanno imposte con la loro messa al bando  tramite il  Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli, che implica la chiusura delle produzioni a Spinetta Marengo, il divieto dell’utilizzo su tutto il territorio nazionale in particolare nelle concerie e la bonifica dei territori in particolare piemontesi e  veneti.

Solvay in pieno centro abitato.

L’azienda era consapevole che con i Pfas stava uccidendo la popolazione.

Nel processo in corso a Vicenza, l’interrogativo è stato posto a  Francesca Russo, direttore del dipartimento prevenzione della Regione Veneto. La risposta della  teste è stata sostanzialmente affermativa: già a partire dal 2000 la Miteni (al pari della Solvay di Spinetta Marengo n.d.r) eseguiva le analisi del sangue dei lavoratori appoggiandosi a laboratori americani e tedeschi. (Clicca qui il TG.)  Nei risultati, la pericolosità dei Pfas era talmente evidente che l’azienda provvide alla rotazione del personale per limitarne l’accumulo. Non è stato ancora ascoltato il professor  Giovanni  Costa che per trenta anni ha rabbonito le maestranze di entrambi gli stabilimenti: A parte un po’ di colesterolo, grossi problemi non ce ne sono». Costa meriterebbe di comparire come imputato anche al processo di Alessandria.  

Invece ha testimoniato il dottor Manuel Tagliaferri, ovvero il maresciallo dei Carabinieri del Noe di Treviso sulle cui spalle è gravato gran parte del peso operativo delle indagini preliminari. Tagliaferri ha confermato che dalla notevolissima mole di carte sequestrate è emerso come la società oggi imputata fosse a conoscenza del proprio stato di decozione ambientale già a partire dai primi anni ’90, incurante degli scarichi e perfino dell’impianto colabrodo, in entrambi i casi nulla facendo per le bonifiche.

Compromettente la testimonianza di Domenico Mantoan, già direttore generale della sanità della Regione Veneto, su cui grava il sospetto di aver favorito l’azienda per non aver dato  seguito allo studio epidemiologico in accordo con l’Iss, sollevandola così dal reato di disastro sanitario (oltre che di disastro ambientale). 

Allarme Pfas in Lombardia, fiumi in cattive acque.

“Non hanno colore, non hanno sapore e neppure odore. Non segnano l’acqua di scie schiumose o nereSi chiamano Pfas” scrivono allarmati i giornali lombardi “ e sono trovati dall’Arpa nelle  acque di fiumi, laghi e bacini irrigui, Po, Olona, Lambro, Serio e Adda”. Non è una sorpresa, in una regione che alla Solvay di Bollate  ospita il Centro ricerche per la produzione dei PFAS tossici e cancerogeni. 

Ai bambini i danni PFAS più gravi.

Un nuovo studio americano pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology, dal team di esperti di Silent Spring Institute ,  riaccende i riflettori sul problema delle certificazioni “green” che non sempre tra i loro criteri comprendono l’assenza di Pfas. Provenienti dalla Cina, troppi prodotti per bambini, come vestiti e biancheria da letto, sono pieni di queste sostanze cancerogene dichiarate esenti da Pfas. “Gli organismi dei bambini sono ancora in via di sviluppo e sono particolarmente sensibili alle esposizioni chimiche. Ci sono le prove che i PFAS riescano ad alterare il sistema immunitario, indebolendo potenzialmente l’efficacia dei vaccini infantili e la capacità dell’organismo di combattere le infezioni” sottolinea il team del Silent Spring Institute.

I Pfas rendono più fragili le ossa degli adolescenti.

Lo dimostrano i risultati dello studio condotto dal Maine Medical Center Research Institute di Portland e pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Infatti, i Pfas sono anche  interferenti endocrini e possono quindi alterare gli ormoni, portando  a una riduzione della densità minerale. Lo studio ha coinvolto circa 800 adolescenti tra i 12 e i 19 anni: nei ragazzi che avevano una maggiore concentrazione di interferenti endocrini nel sangue si riscontava una minore densità minerale ossea; a ogni raddoppio dei livelli di PFOA riscontrati nel sangue corrispondeva una riduzione del 24% del punteggio di densitometria ossea. Gli scienziati hanno sottolineato che “l’adolescenza è un momento importante in cui i nostri corpi costruiscono le ossa e potrà  avere implicazioni per la salute delle ossa per tutta la vita”.

Il WWF: drammatico calo della biodiversità.

I dati dell’ultimo Living Planet Report certificano che il pianeta è in bilico: il  75% della superficie terrestre non coperta da ghiaccio è già stata significativamente alterata, la maggior parte degli oceani è inquinata e più dell’85% delle zone umide è andata perduta.  Le specie attualmente minacciate di estinzione sul pianeta sono 1 milione. Il tasso di estinzione di specie animali e vegetali è 1.000 volte superiore a quello naturale. 68% il calo medio delle popolazioni di vertebrati negli ultimi 50 anni. Il 25% delle 93.579 specie  è attualmente minacciato di estinzione. Clicca qui.