Seminario Nazionale della Tavola della Pace

Medicina democratica di Alessandria aderisce e partecipa a Senigallia, 2 – 3 luglio 2010, al Seminario nazionale della Tavola della pace
Nonviolenza * Giustizia * Libertà * Diritti umani * Pace * Responsabilità * Speranza

Progettiamo la strada che vogliamo fare insieme fino alla Perugia-Assisi del 25 settembre 2011
L’Italia e il mondo. Le crisi e il progetto. I problemi e i pericoli, le difficoltà e le preoccupazioni. Quello che abbiamo fatto e quello che possiamo fare a scuola, con i giovani, nelle nostre città.
Come si fa a lavorare per la pace e i diritti umani oggi in Italia? Cosa deve ancora cambiare? Dall’Afghanistan a Gaza, dall’Africa all’Iran. Dal Mediterraneo all’Europa. Dall’informazione alla giustizia, dalle spese militari all’immigrazione. Dalle raccomandazioni dell’Onu alle città dei diritti umani.
Il Comitato nazionale per il 50° anniversario della Marcia per la pace Perugia-Assisi. Gli obiettivi e i programmi. Quello che faremo insieme fino al 25 settembre 2011.
Clicca qui per leggere un contributo di Medicina democratica alla Tavola della pace.

Via dalla guerra!

La guerra che i governi stanno conducendo in Afghanistan ci ha restituito altri corpi straziati di soldati italiani. Altri morti, altri feriti, altro dolore, altro sangue che costringono tutti a riaprire gli occhi su questa tragedia. La morte, il dolore e il sangue scorrono tutti i giorni in Afghanistan ma a noi (ai nostri media, prima di tutto) fa impressione solo il sangue italiano. Ed è una vergogna che si aggiunge alla vergogna della guerra.
Di questa guerra gli italiani non sanno quasi nulla. Qui in Italia, nelle retrovie della guerra, siamo sottoposti al ferreo regime della censura. Qui (come in nessun altro paese al mondo), dall’11 settembre 2001 è persino vietato chiamare le cose con il loro nome. L’espressione “guerra in Afghanistan” è bandita. Ma tutto questo non ci aiuta a capire cosa dobbiamo fare.
I nostri giovani soldati muoiono perché il governo continua a scaricare sui militari il compito di risolvere un problema che i militari non hanno nessuna possibilità di risolvere. Per questo il mostro della guerra continua da nove anni a fare stragi di vite umane, di legalità, di diritto e di diritti.
L’Italia deve uscire da questa guerra. Subito.
L’Italia deve abbandonare la via della guerra e impegnarsi a costruire un’alternativa politica alla guerra senza limiti. L’exit strategy è una sola: dobbiamo passare dall’impegno militare ad un impegno politico e civile a fianco delle popolazioni vittime decennali della guerra, dell’oppressione e della miseria. Dobbiamo sostenere la società civile afgana che s’impegna per il rispetto dei diritti umani, la ricostruzione e la riconciliazione (la più importante leva della democrazia in Afghanistan). Dobbiamo aumentare decisamente gli interventi di cooperazione con l’obiettivo di rispondere ai bisogni vitali della popolazione.

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SONDAGGIO
(VOTA sul sito www.perlapace.it)
Afghanistan: cosa deve fare l’Italia?

  • Ritirare subito le truppe
  • Uscire dalla guerra ma non abbandonare gli afgani
  • Investire sulla società civile e su una soluzione politica
  • Continuare a fare quello che sta facendo
  • Non so

14 e 15 Maggio Forum della Pace 16 Maggio Marcia Per la Pace

Il Forum della pace si terrà a Perugia il 14 e 15 maggio 2010 alla vigilia della Marcia per la pace Perugia-Assisi.
Il Forum della pace sarà una grande occasione di confronto e approfondimento su
tutti i più scottanti problemi della pace. Una grande “Università della pace” aperta
alla partecipazione di migliaia di persone, scuole, giovani, gruppi, associazioni,
Enti Locali.
Al Forum parteciperanno esponenti di primo piano della società civile, di
organizzazioni e istituzioni nazionali e internazionali. Tra loro ci saranno donne e
uomini che rappresentano le vittime della miseria e dell’ingiustizia, delle guerre e
della violenza e che testimoniano l’impegno civile sui grandi problemi sociali,
politici, ambientali, culturali del nostro tempo.
Durante il Forum si svolgeranno:
1. Il Meeting nazionale delle scuole per la pace “Cittadinanza e Costituzione”
2. Il Meeting dei giovani per la pace
3. Conferenze, dibattiti, seminari e lezioni di pace.
www.perlapace.it

Per iscrizioni e informazioni:
Tavola della Pace, via della viola 1 (06122) Perugia – Tel. 075/5736890
– fax 075/5739337 – email segreteria@perlapace.it

Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
via della Viola 1 (06122) Perugia tel. 075/5722479 – fax 075/5721234
email info@entilocalipace.itwww.entilocalipace.it

La Pace non ha Bisogno di Stampelle

Quinta Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sul problema delle mine e sostegno alla Mine Action indetta dalle Nazioni Unite (4 aprile 2010).
La Campagna Italiana contro le mine celebra oggi la Giornata Internazionale sul problema delle mine giunta alla sua quinta edizione richiamando l’attenzione su diritti di tutte le persone con disabilità, siano esse vittime di mine antipersona, di bombe cluster e di ordigni inesplosi in generale, sia di tutte quelle persone colpite da disabilità per motivi diversi dall’incontro con un ordigno inesploso. Tutte queste persone sono accomunate dalla difficoltà dell’integrazione e vittime di pregiudizi.
Ancora oggi ci sono circa 70 paesi inquinati da mine e ordigni inesplosi in cui le popolazioni vivono sotto la costante minaccia di un incidente in cui perdere un arto, entrambi, o la vista e sperimentare così la condizione di disabilità.
Dall’entrata in vigore del trattato di Ottawa (che oggi conta 156 Stati parte) sono state distrutte 44 milioni di mine contenute negli arsenali, molte zone sono state sminate e le terre restituite ad un uso produttivo. Ma c’è ancora molto da fare per raggiungere l’obiettivo di un mondo libero dalle mine ed in cui tutti abbiano garantita l’accessibilità a servizi ed alle opportunità.
Un Flash Mob: la pace non ha bisogno di stampelle, si svolgerà a Piazza del Popolo ( davanti alla Chiesa di Santa Maria in Montesano – Chiesa degli artisti) il 3 aprile 2010 dalle ore 16.00.
Clicca qui

Un Crimine di Guerra

Chi ha detto «sì» è complice delle stragi di civili

Il Senato ha approvato, con l’astensione dell’Italia dei valori e dei radicali Marco Perduca e Donatella Poretti e nessun voto contrario, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero, tra cui quella in Afghanistan, per la quale il ministro della difesa La Russa aveva annunciato l’invio di altri 1.000 soldati italiani. Il decreto sulle missioni ora passa alla Camera, dove dovrà essere convertito in legge entro l’8 marzo.

Gino strada guarda alla guerra in Afghanistan con gli occhi dei civili che ne stanno subendo le conseguenze. Per il fondatore di «Emergency» – la ong italiana in prima linea con il suo ospedale di Lashkargah, a pochi chilometri da Marjah dove infuriano i combattimenti tra truppe Usa e taleban – il rifinanziamento «automatico», senza dibattito, della missione che il Parlamento assicura alla Nato è come un crimine di guerra.
Il governo olandese è caduto sull’Afghanistan, francesi e tedeschi non vogliono essere coinvolti ulteriormente nella guerra. Berlusconi invece risponde signorsì.
I governi italiani, questo come il precedente di centro-sinistra, hanno come denominatore comune il servilismo nei confronti degli Stati Uniti. Ma questo non deve farci dimenticare che partecipare all’occupazione militare dell’ Afghanistan rappresenta un crimine (in quanto si contribuisce alle stragi di civili) e una violazione della nostra Costituzione. Non a caso ho definito «delinquenti politici» tutti i parlamentari che votano a favore del rifinanziamento della missione militare. Se soltanto volessero vedere le vittime dell’offensiva di questi giorni, potrebbero andare sul sito di Peacereporter (it.peacereporter.net): lì troverebbero i volti e le storie dei civili colpiti.
Otto anni dopo l’Invasione angloamericana, con l’operazione «Moshtarak» va in scena l’ennesima offensiva anti-taleban. Perché è così difficile batterli?
Ad occupare il paese ci ha provato l’Armata rossa è ancora prima gli inglesi (tre guerre, tutte e tre perse). Agli afghani non piace essere occupati dagli stranieri. Perciò fino a quando ci sarà occupazione militare, ci sarà guerra.
E il corridoio umanitario che Emergency ha chiesto per favorire la salvezza del civili di Marjah e Nad Ali?
È paradossale che, guidate dal Nobel per la pace Barack Obama, le forze armate statunitensi che stanno conducendo questa offensiva si rivelino criminali di guerra. Infatti – con una palese violazione delle convenzioni internazionali – non permettono ai civili di lasciare le aree sotto bombardamento e impediscono ai feriti, in maggioranza donne e bambini, di essere curati.
Questi comandanti militari dovrebbero essere portati davanti alla Corte penale internazionale.
Il comandante Usa McChrystal aveva promesso di ridurre al minimo le vittime civili. I massacri non sono controproducenti per gli Usa?
I militari hanno sempre detto questo, in tutte le guerre. Dopo la bomba su Hiroshima si disse: come il mondo ha potuto vedere, è stata colpita un’installazione militare.
Perché Il centro-sinistra non si oppone a una guerra di questo tipo, nonostante le notizie delle stragi?
Il servilismo nei confronti di Washington, come dicevamo, è trasversale agli schieramenti. Da questo punto di vista non parlerei nemmeno di centro-sinistra e centro-destra ma piuttosto di una casta politica di impuniti e di impunibili per la quale delinquere contro la legge fondamentale (la Costituzione, ndr) del proprio stato è cosa di tutti i giorni.
E Il fronte pacifista?
La guerra afghana è percepita come lontana e il fronte pacifista, di fatto, non esiste più da qualche anno ormai, da quando quelle forze politiche (il centro-sinistra, ndr) che avevano fatto finta di essere solidali col movimento per la pace, appena arrivate al governo, hanno aumentato il numero di militari in Afghanistan. Proprio come il premio Nobel per la pace Obama ha mandato altri 30.000 militari. Un gioco nel quale sono cadute anche sigle del «pacifismo» che ritengono che la guerra sia brutta quando la fanno gli avversari politici, ma accettabile quando a condurla sono gli amici.
Chi sono I taleban, emblema del terrorismo e della negazione del diritti umani?
Sono una delle componenti della società afghana, certo più rappresentativa dei presidenti imposti (Karzai, nrd).
All’interno del movimento ci sono estremisti con tendenze «psicopatiche», soprattutto per quanto riguarda la questione femminile, e persone ragionevoli.
Anche la questione femminile è utilizzata per vendere la guerra all’opinione pubblica. A qualcuno è mai venuto in mente di bombardare l’Arabia Saudita, dove una donna non può scoprirsi il naso per soffiarselo se ha il raffreddore? Sarebbe davvero divertente chiedere al nostri parlamentari di dire tutto ciò che sanno sui taleban. Risponderebbero due/tre stereotipi, perché non sanno nulla del paese che stanno contribuendo a bombardare.

Michelangelo Cocco

Marcia per la Pace

Medicina democratica aderisce alla
Marcia per la pace Perugia-Assisi
16 maggio 2010

C’è troppa violenza in giro! Nel mondo, in TV, contro gli immigrati, gli “altri”, i diversi, contro le donne e contro i bambini, nelle nostre città, nei rapporti tra le persone, nel mondo del lavoro, nella politica, nell’informazione, nel rapporto che abbiamo con la natura, gli animali, l’ambiente che ci circonda: la violenza sembra non conoscere limiti e confini. C’è troppa violenza e c’è troppa indifferenza. Che è la forma più alta di violenza. In nome della nostra “pace”, troppo spesso siamo pronti a condonare la violenza sugli altri. E davanti al loro dolore chiudiamo cuore, occhi e orecchi. Il prezzo di tanto cinismo è altissimo. E lo paghiamo tutti, indistintamente. Una società chiusa e insensibile non ha futuro.
E’ tempo di reagire! Non possiamo permettere che violenze, egoismo, razzismo, mafie, censure, paure e guerre di ogni genere abbiano il sopravvento! Ci può essere una vita e un’Italia migliore! Ci può essere un mondo migliore! Domenica 16 maggio, partecipa anche tu alla Marcia per la pace Perugia-Assisi.

“Qualsiasi propaganda a favore della guerra deve esser vietata dalla legge. Qualsiasi appello all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza deve esser vietato dalla legge.” Articolo 20 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ratificato dall’Italia nel 1977).

Dobbiamo ri-mettere al centro della nostra vita quei valori condivisi, scolpiti nella nostra bella Costituzione e nel Diritto internazionale dei diritti umani, che soli possono aiutarci a superare positivamente questa profonda crisi e accrescere la qualità civile della nostra società. Abbiamo bisogno di un’altra cultura. Dobbiamo sostituire l’io con il noi, la disoccupazione con il lavoro, l’esclusione con l’accoglienza, lo sfruttamento con la giustizia sociale, l’egoismo con la responsabilità, l’individualismo con l’apertura agli altri, l’intolleranza con il dialogo, il razzismo con il rispetto dei diritti umani, il cinismo con la solidarietà, la competizione selvaggia con la cooperazione, il consumismo con nuovi stili di vita, la distruzione della natura con la sua protezione, l’illegalità con il rispetto delle regole democratiche, la violenza con la nonviolenza, i pregiudizi con la ricerca della verità, l’orrore con la bellezza, i “miei interessi” con il bene comune, la paura con la speranza. Dobbiamo riscoprire il significato autentico di questi valori, approfondirne la conoscenza, rigenerarli in un grande progetto educativo, permettergli di sprigionare tutta l’energia positiva che contengono. Dobbiamo esigere che ad ogni valore, oggi ribadito anche nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, corrispondano atti politici concreti e coerenti a partire dalle nostre città fino all’Europa e all’Onu. Per quanto possa apparire difficile, cambiare è possibile! E, in ogni caso, è indispensabile.

Non possiamo disinteressarci del mondo che ci circonda. Più ce ne disinteressiamo, più ci isoliamo, più saremo colpiti dai suoi drammi e meno riusciremo a cogliere le opportunità che ci offre. Ci sono grandi problemi che non rispettano i confini nazionali e che si aggravano di giorno in giorno. Se continueremo ad essere miopi ed egoisti ci distruggeranno. Siamo ormai parte di una comunità globale. Lottare contro la povertà nel mondo, farla finita con le tante guerre, fermare il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente, promuovere tutti i diritti umani per tutti, ridurre le disuguaglianze, garantire pari opportunità, costruire un’economia sociale di giustizia, costruire l’Europa dei cittadini, rafforzare e democratizzare l’Onu ci conviene! Più di quanto riusciamo ad immaginare. Per questo è urgente che chi gestisce le nostre istituzioni e i nostri soldi, dai Comuni all’Unione Europea, ponga questi programmi al centro del proprio impegno quotidiano. Per questo dobbiamo darci una politica nuova e una nuova agenda politica fondata sui diritti umani.

Stiamo vivendo cambiamenti difficili e profondi, destinati a durare nel tempo. Dobbiamo decidere in quale società vogliamo vivere. Non ci sono abbastanza soldati, né muri abbastanza alti per difenderci dalla sciagurata illusione di poterci salvare da soli. Se davvero desideriamo la pace, per noi e per i nostri figli, non possiamo negarla agli altri. Se davvero vogliamo la pace dobbiamo imparare a riconoscere e gustare la pluralità umana nella dimensione dell’uguaglianza e della giustizia, della legalità e del rispetto dei diritti umani e della terra madre. Ciascuno faccia i conti con le proprie responsabilità.

Il 16 maggio, vieni anche tu! Rinnoviamo il nostro impegno civile lungo la strada della pace e della nonviolenza. Una società migliore costruirà un mondo migliore.

Per adesioni, comunicazioni e informazioni:
Tavola della pace, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani
Tavola della Pace, via della viola 1 (06122) Perugia – Tel. 075/5736890
– fax 075/5739337 – email:
segreteria@perlapace.it
http://www.perlapace.it/