Il giornalismo, ma cos’è oggi?

Siamo, noi nel nostro piccolo, tra i pochi giornalisti italiani che riflettono come è possibile pensare di incarcerare Julian Assange per 175 anni, soltanto per aver fatto quello che qualsiasi giornalista ed editore responsabile dovrebbe sempre fare – cioè rivelare i crimini di guerra e gli altri illeciti di cui viene a conoscenza tramite testimoni spontanei? Soprattutto dal momento che la stessa Corte Suprema statunitense, nel ’71, ha deliberato che è lecito rivelare segreti di Stato se è nell’interesse pubblico farlo?

Tutto ciò è possibile perché, nel 2019, l’amministrazione Trump ha voluto creare un precedente, in barba alla sentenza della Corte Suprema, proprio per poter incarcerare qualsiasi giornalista che, in qualsiasi Paese del mondo, riveli segreti “scottanti” per l’amministrazione statunitense. Niente più giornalismo investigativo, dunque, in quanto “i giornalisti sono i nemici del popolo”, come amava ripetere Trump. Ecco perché le migliori associazioni nazionali e internazionali hanno stilato documenti chiedendo la libertà di Julian Assange proprio per proteggere la libertà di stampa e di espressione.

Ma quale potrebbe essere il destino finale di Julian Assange dopo la sentenza dell’Alta Corte londinese prevista per il 20-21 febbraio? Ecco tre ipotesi, partendo da quella più pessimista per arrivare a quella più ottimista. Patrick Boylan clicca qui.

Se pochi giornalisti in Italia si sono schierati apertamente con Assange, c’è da chiedersi ancora una volta che cosa è oggi questa professione. La definizione più calzante, tra quelle che wikipedia ha raccolto (https://it.wikiquote.org/wiki/Giornalista), è “prostituzione intellettuale”. Non riuscendo più, ad esempio, a distinguere i TG se non dalle sigle di apertura, in alternativa Fulvio Grimaldi (nel nostro piccolo, conosciuto autore del blog “Mondocane”) ci stimola a sintonizzarci  sul canale 262 di Byoblu di Claudio Messora perché Byoblu è unico e insostituibile e, senza salire su una qualche cattedra ideologica, morale o partitica, a buon diritto si chiama TV dei Cittadini” (continua)