Cingolani in conflitto di interessi autorizza l’inquinamento Solvay di Rosignano.

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A completare l’operazione, come avevamo anticipato, il gruppo chimico Solvay ha in progetto di separare le attività in due società indipendenti quotate in Borsa: SpecialtyCo nelle specialità, EssentialCo nella chimica di base; nomi che sono per ora solo indicativi e che saranno cambiati una volta completata la scissione, prevista nella seconda metà del 2023, una volta approvata dagli azionisti e ricevute le necessarie autorizzazioni.

Secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) il litorale di Rosignano eÌ tra i 15 tratti costieri piuÌ inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo. Si calcola che negli ultimi 80 anni l’azienda ne abbia sversati in mare circa 13 milioni di tonnellate. Qualche mese fa anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027, il Ministero della Transizione Ecologica ha rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, permettendole di continuare cosi a realizzare prodotti chimici nello stabilimento e a sversare i residui della produzione in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno. Insieme a WWF e ai cittadini, il fondo Bluebell Capital Partners (gruppo finanziario londinese guidato dagli italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco)  ha presentato ricorso al Tar della Toscana per l’annullamento del decreto.

Clamorosa l’AIA di Cingolani in conflitto di interesse per aver firmato un decreto che avvantaggia la Solvay   con cui, da dirigente di Leonardo, aveva concluso una joint-venture.

A chi giova che la guerra continui e la pace ritardi.

E così con la guerra si è alla resa dei conti. L’Europa dovrà pagare di più la quota Nato, comprando ovviamente più armi e aerei da caccia Usa, e anche più gas americano. Tutto a beneficio delle corporation e del complesso militar-industriale. E’ la ricetta di Biden, tentato di prolungare un conflitto che logora Putin e riempie le casse americane. Un mondo perfetto per “esportare” ancora una volta la democrazia”. Una analisi economica di Alberto Negri su Il Manifesto: clicca qui 

Promuovere una altrettanto “grande manifestazione di solidarietà e impegno per la pace” pure a Donetsk o Lugansk.

Leopoli

Non per polemica ma per esporre un punto di vista: Non mi risulta che dopo la marcia di Sarajevo sotto assedio nel ’92 ci sia stata una marcia sotto le bombe a Belgrado nel ’99, pur se sui ponti di Belgrado qualche distintivo con il “Target” si sia all’epoca visto.

Eppure, la popolazione di Belgrado, Pancevo, Kragujevac non aveva allora colpe maggiori di quella di Sarajevo o Bihac.

Per non ripetere sempre gli stessi errori, e proprio nel nome della “diplomazia dei popoli”, dopo Leopoli non sarebbe giusto e perfino politicamente corretto promuovere una altrettanto “grande manifestazione di solidarietà e impegno per la pace” pure a Donetsk o Lugansk, in sostegno delle popolazioni aggredite e bombardate dal 2014 da bande paramilitari e mercenarie organizzate, armate ed addestrate da Nato, UE e Israele? Oppure si ritiene strabicamente che nel Donbass ci stiano i cattivi e a Leopoli i buoni, come allora a Belgrado e Sarajevo, supportando così di nuovo la stessa Italia guerrafondaia (Mattarella era allora vice-Presidente del Consiglio di D’Alema, che oggi traffica armi con la Colombia per conto di Leonardo-Fincantieri), stavolta con conseguenze ancora più tragiche di quelle che già abbiamo subito da allora, con una crisi balcanica mai risolta e che oggi si inasprisce in tandem con la questione ukraina, con una Bosnia ridotta a fucina jihadista e un Kosovo trasformato in immensa base Nato con l’oppio intorno a minacciare di nuovo la Serbia?

Jure Eler