Tera e Aqua di febbr.-marzo’22.

A pag.1 e 2 Nucleare, metano, inceneritori: ecco la loro transizione ecologica; p.3 Emergenza Olimpiadi invernali Mi-Cortina 2026; p.4 140mila morti per Covid in prima pag.,160mila morti per inquinamento nascoste; p.5 E’ scontato vaccinare i bambini?; p.5 Jesolo. Ambientalisti contro 3 milioni di mc. Basta cemento e consumo di suolo!; p.6 Arriva il disastro in Laguna Nord…e tutti zitti; p.6 Mestre. Disabili non possono accedere alle Poste; p.7. Parco San Giuliano. Denunciata l’iIllegale chiusura del fronte laguna;  p.8 poesia Povera Italia ; p.8 Ecologia politica. Un’utopia per l’Italia? l’ultimo libro di Gaia. Clicca qui: https://www.ecoistituto-italia.org/cms-4/wp-content/uploads/Tera-e-Aqua-121web.pdf

E’ giusto, è necessario vaccinare i bambini? No.

Ed eccoci alla vaccinazione a tappeto dei bambini fra i 5 e i 12 anni. La Food and Drug Administration (Fda) – l’agenzia del farmaco statunitense – ha già dato la sua approvazione e, seguita da quella italiana (Aifa). La decisione appare scontata, una semplice formalità. Ma si tratta di una scelta necessaria? Utile? Direi di no. Le ragioni per cui tale opzione appare equivoca e priva di senso sono sostanzialmente tre. 1. il vaccino che abbiamo assunto non pretende di eliminare la circolazione del virus, ma di ridurre i danni sanitari più significativi (e l’eventuale morte) e, aspetto ancor più importante, tale risultato, per i piccoli, è già in atto naturalmente. I bambini, sotto i 12 anni, non si ammalano in modo grave di Covid né muoiono direttamente a causa del virus. La natura li ha dotati di quella protezione che gli adulti sono costretti a trovare nella vaccinazione. 2. La seconda ragione attiene alla nota argomentazione per cui i bambini vanno vaccinati per proteggere le persone, specialmente gli anziani, ossia i nonni, che li frequentano, creando una barriera igienico-immunitaria a prescindere dalla reale necessità di protezione vaccinale dei bambini stessi. Tale ragionamento appare fuorviante per due motivi: il primo è riguarda i diritti dei bambini perché non si può utilizzarli per proteggere altri soggetti. È un’operazione illegittima che va contro quanto stabilito dalla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia che nel 1989 mise nero su bianco –a livello internazionale– i diritti inalienabili dei più piccoli. C’è anche un motivo più contingente: se in Italia il 90% della popolazione è vaccinata, da quale contagio infantile dovrebbe proteggersi? In altre parole, possono i bambini contagiare adulti già vaccinati mettendo in pericolo la loro vita? I dati e le conoscenze in possesso, ovviamente, respingono questa ipotesi. Sta nella natura stessa della vaccinazione impedire, come sappiamo, i decessi da Covid. Chi minaccerebbero i bambini non vaccinati? Resta un mistero. 3. Infine, nessuna ricerca in corso può escludere del tutto eventuali complicazioni nell’uso dei vaccini sulla popolazione adulta e tanto meno sui bambini. Un margine di rischio rimane presente. È corretto eticamente sacrificare i bambini facendoli correre questo rischio, benché minimo? Si tratta di un prezzo davvero necessario? Dalle ragioni offerte precedentemente direi proprio di no. La scelta più legittima e opportuna appare piuttosto quella di vaccinare, su segnalazione pediatrica, i bambini più a rischio, quelli a cui il vaccino risulta effettivamente utile. Ancora una volta, verrà chiesta ai genitori una decisione che pesa quasi unicamente sulle loro spalle e sulla loro responsabilità. Quegli stessi papà e mamme che durante la pandemia sono stati i soggetti sociali più trascurati e più lasciati da soli a reggere il peso che si è andato a creare sui loro figli, sia durante i vari lockdown con bambini e ragazzi chiusi in casa, sia con le restrizioni scolastiche più accentuate di tutta Europa, senza alcuna attenuazione nel periodo post-vaccinazione. Pertanto, in merito alla vaccinazione ai bambini, mi sento di chiedere alle istituzioni pubbliche una riflessione più approfondita e più organica, che tenga in dovuto conto la complessità del loro diritto alla salute senza gravarne l’esistenza con decisioni che, allo stato attuale, appaiono del tutto inutili.

Michele Novara, pedagogista.

Sui vaccini le aziende di Big Pharma, stanno guadagnando miliardi a palate, oltre mille dollari al secondo.

Mentre si è arrivati a cinque milioni e settecentomila decessi e a quattrocento milioni di persone infettate al mondo. I Paesi ricchi stanno distribuendo la terza o quarta dose, in Africa è vaccinato meno del 5% della popolazione. Perciò il virus continuerà a diffondersi e moltiplicandosi potrà dare origine ad altre varianti. Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Janssen Pharmaceutical, per guadagnare mille dollari al secondo, hanno rigettato  la proposta di moratoria temporanea dei brevetti sui vaccini. Ebbene ora c’è un vaccino semplice da produrre, richiede metodiche conosciute e utilizzate da anni per altri vaccini di uso comune, non necessita della catena del freddo, costa meno di due euro a dose e non è coperto da brevetto. Perché il governo italiano non interviene per produrlo, che farebbe risparmiare molti soldi a noi e milioni di vite in tutto il mondo? Clicca qui.

Appello di 25 sindaci delle città del Mediterraneo.

“Chiediamo l’istituzione di una zona ECA (Emission Control Area) nel Mediterraneo per lottare contro l’inquinamento dell’aria provocato dalle navi, e ridurre le piogge acide che si abbattono sul nostro mare e sulle nostre coste. Non possiamo più accettare l’inquinamento massiccio generato da navi obsolete e pericolose, che nuoce gravemente alla salute della popolazione, contribuisce al riscaldamento climatico e alla perdita della biodiversità e mina l’attrattività dei nostri territori”. Clicca qui.

Loro preparano la guerra, noi prepariamo la pace.

Sabato 26 febbraio saranno organizzati in tutt’Italia presìdi davanti ai municipi e alle prefetture per manifestare la contrarietà a ogni coinvolgimento dell’Italia nell’escalation militare in Ucraina. E’ importante arrivare a quell’appuntamento ricostituendo i comitati per la pace lì dove non ci sono più. Ecco come ricostituire in tutt’Italia i comitati per la pace: clicca qui.

Chiusura della Solvay di Alessandria: come salvaguardare l’occupazione.

Per il servizio giornalistico completo clicca qui.

Le associazioni ambientaliste e i comitati dei cittadini, che da sempre hanno sostenuto “limiti zero pfas”, cioè emissioni zero in suolo-acqua- aria, sono giunti alla conclusione, ormai senza eccezioni, che le produzioni di pfas (C6O4 e ADV) della Solvay  di Spinetta Marengo debbano essere chiuse, analogamente agli Stati Uniti. Anzi, ormai si parla di chiusura dello stabilimento. Si parla di Referendum popolare.

Nella recente assemblea pubblica di Legambiente, intitolata “Ultimatum a Solvay”, la relazione del’ingegner  Claudio Lombardi, ex assessore all’ambiente del Comune di Alessandria, dopo la scrupolosa disamina degli impatti ambientali e sanitari, dei quali i Pfas sono appena la punta dell’iceberg, ha concluso con queste posizioni:

“L’industria chimica Solvay sorge nel cuore di un centro densamente abitato sul quale esercita un impatto ambientale estremamente negativo ed inoltre è «sito Seveso» a rischio di incidente disastroso. In tali condizioni è arduo se non impossibile garantire sicurezza e salute a popolazione e lavoratori. L’unica soluzione auspicabile per coniugare salute e lavoro è la chiusura delle lavorazioni chimiche e la trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali “non produttivo” e quindi non inquinante e non pericoloso”.

Malgrado la sentenza della Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica, malgrado l’apertura di un nuovo procedimento penale con le stesse imputazioni, malgrado le indagini di Onu e Commissione Ecomafie, la pervicacia della Solvay di imporre alla popolazione alessandrina e all’Italia una presenza devastante, non trova più neppure sponda tra i sindacati. Nell’ampio reportage di Marina Forti su “L’essenziale”, Franco Armosino, segretario della CGIL di Alessandria, non nasconde l’autocritica: “Nei primi anni duemila la Solvay commissionava analisi del sangue dei dipendenti per tracciare il PFOA. Risultavano valori molto alti (come chi scrive ha per primo denunciato con esposti in magistratura n.d.r.), ma uno specialista di medicina del lavoro chiamato dall’azienda (Giovanni Costa, lo stesso implicato nel processo Miteni a Vicenza n.d.r.) diceva di non preoccuparci, con il tempo sarebbero diminuiti. Intanto vedevamo ragazzi di trent’anni con la leucemia o malattie della tiroide”. Dopo di che, i sindacati per venti anni non si sono preoccupati gran che. Armosino  giustifica  che comunque  “La CGIL è stata parte civile nel processo alla Solvay, e guarda avanti: “Continuo a pensare che si possa produrre chimica senza far ammalare lavoratori e cittadini. Se no, è meglio che lo stabilimento chiuda”.

E’ meglio che lo stabilimento chiuda fanno eco associazioni e comitati. Però l’occupazione per 600 dipendenti? La risposta c’è nella ragionevole proposta scaturita nell’assemblea di Legambiente “Trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali ‘non produttivo’ e quindi non inquinante e non pericoloso”, piuttosto che nella ardita proposizione di Franco Armosino: “La costruzione del deposito nucleare nazionale ad Alessandria potrebbe fungere da  valvola di sfogo occupazionale e di sicurezza  alla chiusura di Solvay”.