Morti sul lavoro: un bollettino di guerra.

Soprattutto nell’edilizia. Nei primi nove mesi del 2016 i decessi nei cantieri sono aumentati del 27% rispetto allo stesso periodo del 2015. CGIL CISL UIL aggiungono che le vittime over 60 sono più che raddoppiate, dato che segnala l’invecchiamento delle persone in attività e che non sarà invertito dalla legge di stabilità. In più il nuovo codice degli appalti non ha abolito il criterio delle gare al
massimo ribasso perciò le imprese continuano a risparmiare sulla sicurezza per essere competitive.

Sempre più preoccupati per la tutela della salute e dell’ambiente in Solvay e nella Fraschetta.

La batosta patita nel 2016 dalla CGIL alle elezioni sindacali alla Solvay di Spinetta Marengo non ha precedenti nella storia dello stabilimento. (continua)

Clicca qui Il Piccolo “Le elezioni sindacali alla Solvay: c’è da riflettere”
Clicca qui Pennatagliente “Sindacato Solvay e salute Fraschetta”

Di lavoro si muore, mentre i sindacati vanno in crociera.

Dopo le recenti tragedie, i metalmeccanici hanno dichiarato un’ora di sciopero contro le morti sul lavoro: oltre mille morti l’anno e migliaia di invalidi. I sindacati confederali neppure un minuto. Intanto Raffaele Bonanni, ex segretario CISL, è andato in pensione con 336.000 euro l’anno, anche grazie a trucchetti con gli scatti di anzianità. Stesso scherzetto fatto da Guglielmo Epifani, ex segretario CGIL. Intanto i sindacalisti UIL vanno in crociera extralusso… a discutere blocchi contrattuali e politiche previdenziali.
Clicca qui Salvatore Cannavò su Il Fatto.

La sanità integrativa affossa il Servizio Sanitario Nazionale.

Forze politiche, amministrazioni regionali, intermediari finanziari, associazioni cooperative, grandi aziende, sindacati, sono oggi concordi nel proporre la costituzione di fondi sanitari integrativi come “secondo pilastro” del SSN mentre in tal modo se ne sta solo preparando la fossa.
Confindustria e Confcommercio hanno messo in campo tutto il loro peso e i sindacati hanno accettato di introdurli nei contratti di lavoro quali “benefit” sostitutivi di aumenti salariali.
I MOTIVI PER CONTRASTARE QUESTA DERIVA: clicca qui.

Come è possibile che gli infortuni diminuiscono ma non quelli gravi?

Forse perchè gli infortuni brevi vengono derubricati a malattie (a carico Inps!) e non denunciati all’Inail al fine di risparmiare sui premi . Questa risposta non ha avuto il coraggio di darsela l’Università di Alessandria per l’indagine commissionata dalla CGIL.
Clicca qui Piero Bottino “Ricerca dell’Ateneo Avogadro sui dati provinciali. Diminuiti gli infortuni ma non quelli gravi. La crisi? Irrilevante. Lo studio innovativo realizzato con l’input della Cgil. 

Salute: diritti dei cittadini a rischio.

«Con i tagli al Servizio Sanitario Nazionale sanciti dall’intesa tra Governo e Regioni – sottolineano dal Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva – verranno acuiti i problemi delle persone: Livelli Essenziali di Assistenza sempre meno garantiti, taglio dei servizi e compressione dei diritti e delle tutele dei cittadini». «La formula resta sempre la stessa – rincarano la dose dal Sindacato CGIL-: fare cassa con le risorse necessarie a garantire i diritti dei cittadini» (continua…)

Acido fluoridrico: il capo reparto Solvay rischia la vita.

Sotto accusa la sicurezza delle produzioni, l’organizzazione della manutenzione e dei soccorsi. Una indagine della Magistratura non sarebbe tempo sprecato, visto il silenzio dei sindacati. Clicca qui.
Clicca qui Tuononews
Clicca qui Alessandrianews
Clicca qui La Stampa “Caporeparto della Solvay ustionato dall’acido fuoriuscito da una tubatura”

Al processo Solvay tempo di favole. C’era una volta un direttore che non aveva visto scheletri negli armadi e che pasteggia con acqua al cromo e solventi.

Il direttore Stefano Bigini, senza obbligo di giuramento e soprattutto senza pudore, sgusciando come una anguilla dal pressing del PM, può canzonare la Corte d’Assise: “se si rispetta la legge, nessuna acqua è potabile in Italia”; “a Castelletto d’Orba imbottigliano acqua al cromo”; “la nostra acqua al cromo serviva solo per fare la doccia agli operai”; “cromo e altri 20 veleni che stanno colando nelle falde acquifere, risalgono agli anni ‘40”; “basta un telone di copertura e l’erbetta per mettere in sicurezza la discarica tossico e cancerogena”; “le perdite di acqua sono state ridotte del 90%”; “con 40 pozzi di barriera idraulica la falda sotterranea è in sicurezza”; “abbiamo speso 20 milioni per l’ambiente” speso? “vabbè, stanziato, da spendere”. Sullo sfondo gli altri protagonisti: Fabio Novelli, Dario Bolognesi, Marco Colatarci, Luca Santamaria, Guido Rondoletto, Giorgio Canti, Bruno Parodi, Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino, Chiara Cataruzza, Giorgio Carimati, Marco Martinelli, Paolo Bessone, Patrizia Macone, Lorenzo Repetto, Valeria Giunta, CGIL, CISL, UIL.
continua Clicca qui

Clicca qui Alessandrianews “Solvay: inquinamento? non lo sapevamo”
Clicca qui Pennatagliente “cronaca dell’udienza”
Clicca qui La Stampa “Fino al 2008 ignari del cromo”
Clicca qui Pennatagliente
Clicca qui I cittadini prima di tutto
Clicca qui Il Piccolo “L’emergenza vissuta dal direttore di stabilimento Solvay”

Papa Francesco: hanno portato a casa ai figli pane sporco.

Una carrellata di protagonisti all’ultima udienza del processo Solvay (clicca qui) : Mauro Molinari, Antonio di Molfetta, Franco Mantelli, Bruno Migliora, Carlo Micarelli, Maurilio Aguggia, Franco Simonini, Nicola Sabatini, Leonardo Capogrosso, Marco Contino, Corrado Tartuferi, Massimo Abanelli, Oscarino Corti, Pio De Iorio, Giuseppe Astarita, Carlo Cogliati, Salvatore Boncoraglio, Giulio Tommasi, Giuseppe Fugazza, Ermanno Manfrin, Mario Roldi, Giorgio Pasquin. Tra questi: quanti, secondo Papa Francesco, “ hanno portato a casa ai figli pane sporco”. Prossima udienza: il rotariano Stefano Bigini (clicca qui).
Intanto il sindacato (clicca qui) non si muove: benchè abbiamo denunciato che la strategia industriale del Gruppo Solvay è in rapida evoluzione. Sta già cercando gli acquirenti per Spinetta Marengo. Infatti Società di Business Development e Intelligence,specializzate in ricerca e consulenza nel settore di International Sales (compravendite internazionali), sono già (anche in zona) all’opera di Monitoring onde valutare e quantificare ai compratori interessati gli aspetti economici, finanziari e ambientali per definire l’eventuale prezzo d’acquisto.

Clicca qui Il Piccolo “Polo chimico, il processo riparte. L’ora della difesa”
Clicca qui La Stampa “Testimoni dell’Ausimont. Inteventi su sicurezza erano al primo posto”
Clicca qui Pennatagliente “Cronaca udienza del 4 novembre 2013”
Clicca qui Alessandrianews “Polo chimico: chi prendeva le decisioni in materia ambientale”

Sindacato se ci sei batti un colpo.‏

Nella prossima udienza del processo risuona il campanello di allarme per Spinetta Marengo a seguito delle nuove strategie industriali e finanziarie del Gruppo Solvay che abbandonano il settore della chimica. Senza un piano di investimenti per la bonifica, lo stabilimento è destinato alla crisi. E’ già in vendita. Clicca qui.
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roba da far tremare il governo

Come movimenti dei beni comuni ci opponiamo alla “manovra” del governo che si fa beffe dell’esito referendario. La CGIL a sua volta ha dichiarato sciopero generale: ad Alessandria sono sfilati migliaia di lavoratori. La CISL a sua volta si è dichiarata contro la CGIL sostenendo l’efficacia di manifestazioni alla sera e al sabato. Infatti la CISL per far tremare il governo ha mobilitato i suoi 56 mila iscritti + i simpatizzanti in piazza della Libertà ad Alessandria. Se ne può vedere l’efficacia contando nella foto il numero degli aderenti: 30 o 40, neppure i 300 delegati aziendali si sono presentati.

Che Attendibilità Ha La Solvay?

Come ogni piazzista che si rispetti, la Solvay ha distribuito alla popolazione un libretto propagandistico che racconta balle sulla salubrità dell’ambiente. Tra le tante alterazioni della realtà contenute nel lussuoso libretto, è emblematico il trucco fotografico che vi sottoponiamo.

Clicca sulla foto per ingrandirla

La prima foto è l’originale comparso sui giornali (dirigenti e sindacalisti che se la ridono). Confrontatela con la seconda che appare sul libretto Solvay. E’ un fotomontaggio! E’ stata inserita, a sinistra, la segretaria chimici della CGIL, Marisa Valente. A dimostrazione, secondo Solvay, che tutti i sindacati sono d’accordo con lei. Senza pudore.

La Sicurezza Solvay nelle Mani dei Tre

Su Il Piccolo, a firma di Enrico Sozzetti, dalle consuete voci di azienda e Cisl, apprendiamo che non ha ragione di essere la richiesta della CGIL di aumentare da 3 a 6 i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) nello stabilimento della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria).
Non solo secondo l’azienda e la Cisl, ma anche secondo la Uil, i 3 RLS sono stati finora -per capacità, esperienza e coraggio- più che sufficienti a garantire la salute e la sicurezza innanzitutto dei lavoratori e perfino dei cittadini. E’ dimostrato dal fatto che la Solvay in tutti questi anni -proprio grazie ai massicci investimenti ambientali imposti all’azienda dai mastini sindacali- è sempre stata fuori da ogni scandalo ambientale tipo PFOA, da ogni inquinamento tipo PFIB, da ogni processo penale tipo cromo esavalente ecc. che ha colpito la Fraschetta. Secondo Cisl e Uil, veri e propri mastini della Solvay, la responsabilità di questi crimini ambientali semmai potrebbe ricercarsi tra le altre aziende del polo chimico spinettese (Michelin, Paglieri, Arkema…). Meglio sparare alto per essere sicuri di non colpire nessuno.
S.T.
Clicca qui se vuoi leggere (La Stampa) del fasullo e miliardario progetto di bonifica dell’AMAG.

LUCI E OMBRE AL CONVEGNO CGIL SULLA SOLVAY

Temi scottanti. Assenze e presenze inquietanti. Domande impertinenti. Risposte evasive. Affermazioni sorprendenti. Armonie e conflitti. Denunce e complicità. Ricatti e paure. Sospetti e certezze. Divisioni e inciuci. Pentimenti e proposte. Centrodestra e centrosinistra d’accordo. E tante altre sorprese.
Se vuoi leggere il resoconto del convegno, clicca qui.

Oggi vi dite: Sinistra Ecologia Libertà. Ieri: da che parte stavate

Le argomentazioni di “Sinistra Ecologia Libertà” sono in parte condivisibili. Provengono da persone informate dei fatti, perchè Marchegiani era presidente dell’ASL, Bertolo segretario generale della CGIL e Penna segretario generale Camera del lavoro e assessore provinciale all’ambiente.
Peccato che quando erano titolari di quegli importanti incarichi…non intervennero malgrado gli strumenti a loro disposizione. Anzi ….

Polemica di Medicina Democratica

Riproponiamo una vecchia mail di Lino Balza per l’attualità dei contenuti.

Ho lanciato un allarme sui rischi del polo chimico di Spinetta Marengo (Alessandria) ma i giornali non l’hanno pubblicato, convinti che non è loro compito concorrere a prevenire i disastri semmai di fare poi, quando i buoi sono scappati, titoloni indignati e moraleggianti su disgrazie e morti. In compenso, ho trasmesso l’intervento via internet ad alcune migliaia di persone. Così Mauro Gambetta, sindacalista CGIL, mi ha replicato con veemenza sostenendo che la Solvay di Spinetta non è una bomba ma una bomboniera, e chiedendomi una risposta. Che non può che essere al fulmicotone.
Per coloro che vogliono farsi un’idea propria sull’azienda ad alto rischio della Fraschetta, qui di seguito riproduco in sequenza:
1) Il mio allarmato intervento
2) La replica di Gambetta
3) La risposta di Medicina democratica al sindacato

1) L’INTERVENTO DI LINO BALZA

E’ un fatto strano che da quando sono uscito dalla fabbrica Solvay (ex Montefluos-Montedison) non è successo più nulla di allarmante. Prima i giornali parlavano di incidenti, fughe di gas, spighe di grano vuote, criticità continue degli stabilimenti chimici di Spinetta Marengo (c’è anche la contigua Arkema, già con due esplosioni mortali ai Perossidi). Ora intervistano direttori e sindacalisti entusiasti dei livelli di profitti e di soddisfazione dei dipendenti. Colpa dei giornali che nascondono le magagne? Non credo. Quando facevano titoloni a piena pagina i motivi c’erano: c’era chi li informava del notturno o festivo scarico di veleni in Bormida o su Castelceriolo che ARPA e ASL ignoravano, con le foto dei bidoni nascosti, degli sversamenti; c’era chi faceva scioperi della fame, incatenamenti, processi su processi per difendersi dalle rappresaglie per aver svelato questi attentati all’ambiente e alla salute. I giornali registravano tutto, le televisioni mostravano.
E i motivi, ora, ci sono per il silenzio. O veramente non succede più niente di nocivo perchè la fabbrica è diventata un salotto, sana e sicura. Ne dubito, non mi vanto il merito di aver imposto con quelle azioni clamorose miliardi di investimenti ambientali che l’abbiano resa addirittura perfetta. Più sicura, sì, ma non perfetta. Oppure il motivo è che in fabbrica vige la paura e l’omertà. In effetti, sparita la vecchia guardia, non ricevo più informazioni riservate, semmai richieste di aiuto e consiglio per controversie individuali. Difficile sapere in tempo reale cosa succede in fabbrica. Non si espone più nessuno, i sindacati non contano niente, anzi, svolgono un ruolo speculare alle direzioni.
Sono anch’io molto preoccupato, come Giuseppe Parola. Perché, se nessuno dopo di me fa più sentire il fiato sul collo a Solvay e Arkema, i rischi sono veramente grossi. Non è una fabbrica dove avvengono tanti infortuni in quanto la meccanica è ridotta al minimo (e scaricata sugli appalti), è invece uno stabilimento ad alto rischio chimico, dove gli incidenti possono determinare una rilevanza terribile su territorio e popolazione: ne basta uno per cancellarci.
Per trenta anni ho dedicato dossier, denunciato, scritto fino alla nausea di catastrofe industriale possibile, di piani di sicurezza ed emergenza inadeguati, di record di tassi per mortalità e malattie, di insufficienti controlli pubblici e indagini epidemiologiche storiche, e soprattutto dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta come unica garanzia autogestita della popolazione per controllare il rischio. Come hanno risposto i politici? Con un finto Osservatorio e con il progetto Linfa per la compiacenza di pseudo ambientalisti, cioè con sprechi di denaro pubblico in operazioni di mera facciata, fumo negli occhi, musica alle orecchie di chi non vuole ascoltare. Sono molto preoccupato. Spero di sbagliarmi una buona volta.
Lino Balza – Medicina democratica

2) LA REPLICA DI GAMBETTA (RSU e RLS Solvay Solexis)

Bene. E’ un piacere rilevare che quando uno, anche rispettabile, non sa cosa dire e non conosce le situazioni, la butta li, spara nel mucchio per vedere che cosa succede. Tacere non sia mai e informarsi è troppo faticoso anche per chi, avendo vissuto anni in fabbrica sa perfettamente quale numero telefonico chiamare per avere notizie di prima mano. E’ troppo farsi venire il dubbio che dopo, la sua “buonuscita”, azienda e oo.ss. si siano impegnati con idee soldi risorse per eliminare o ridurre ai minimi termini ogni possibilità di evento accidentale che abbia attinenza con un’industria chimica? Se una multinazionale belga, particolarmente oculata nel gestire il denaro, decide di investire centinaia di migliaia di euro in un sito (anziché spendere un decimo e produrre in Cina) è perché ha assolute garanzie che tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto. E questo, aggiungo io, grazie magari anche all’impegno di tutti coloro che lavorano in questa fabbrica, dal personale di produzione, ai tecnici, ai quadri, ai responsabili aziendali per la sicurezza, agli attuali RLS-RSU, e certamente anche grazie alle lotte dei sindacalisti della “vecchia guardia”. Ma Balza non può scrivere che “è difficile sapere in tempo reale cosa succede in fabbrica” stando su un cippo come un eremita e aspettando che siano gli altri ad andarlo a cercare, quando sa benissimo che compilando il numero interno 5302 può comunicare con il “consiglio di fabbrica” e parlare con un delegato sindacale. Ma lui sostiene, e questo non gli fa certamente onore perche non sa e parla anzi accusa, che i delegati sindacali all’interno dello stabilimento (ma di conseguenza anche le organizzazioni sindacali di categoria alessandrine) non contino niente anzi, siano succubi alla direzione e quindi non meritino una telefonata per confermare o smentire quello che lui ritiene o che gli imboccano quei pochi che ancora si rivolgono a lui per “aiuti e consigli” in merito a controversie individuali. Se si fanno delle accuse (contro l’azienda, gli istituti, i delegati sindacali), vanno fatte con ragione di causa e motivate, altrimenti è aria fritta che, ripeto, non fa onore a chi alza la bandiera dell’integrità e della salute. Attendo risposte.
Mauro Gambetta RLS e delegato FILCEM-CGIL Solvay Solexis – Spinetta Marengo

3) LA RISPOSTA DI MEDICINA DEMOCRATICA AL SINDACATO

Quella replica è firmata “Mauro Gambetta”, ma potrebbe essere firmata dalla Solvay o, se preferite, da Veltroni. Secondo loro, non esistono più lavoratori e padroni, pardon: imprenditori, con interessi contrapposti. Gli uni tesi al massimo profitto e a risparmiare su sicurezza e salute, gli altri sfruttati nel salario e nella sicurezza-salute. No, dice Gambetta/Solvay/Veltroni, non c’è più conflitto: noi, attenzione a quel “noi”, noi azienda e sindacati ci siamo impegnati con idee e soldi per eliminare o ridurre ai minimi termini ogni possibilità di inquinamenti e rischi sanitari. Siamo tutti sulla stessa solida barca, tutti una bella e felice famiglia. Spinetta Marengo non è più una bomba, oggi è una bomboniera. Ve lo garantiamo noi Gambetta/Solvay/Veltroni. “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”
Noi. “Noi” una volta voleva dire cogestione, termine e pratica aborriti dal sindacato, in primo luogo dalla CGIL (Gambetta è CGIL!). Ma cogestione vorrebbe dire quanto meno la presenza di un sindacato forte, autorevole, rappresentativo, responsabile. Chiunque vive in fabbrica (Solvay) sa invece che il sindacato non conta nulla, chi decide è sempre e solo la direzione, il capo del personale fa il bello e il cattivo tempo.
Non esiste più un consiglio di fabbrica che, creando partecipazione, rappresentava veramente i lavoratori (partecipavano alle riunioni fino a 60 delegati di gruppo omogeneo in rappresentanza non solo dei chimici ma anche degli edili, dei metalmeccanici, del commercio, cioè dei lavoratori degli appalti, con pari dignità). Oggi esistono le RSU: piccole oligarchie condizionate e ricattabili dalla direzione, che hanno inventato perfino la figura del leader, impersonata magari da individui che ai tempi del Consiglio di fabbrica erano imboscati o ultima ruota del carro.
Non esiste più la democrazia in fabbrica, la forza dei lavoratori che faceva forte il sindacato, in grado di produrre conflitto e obbligare l’azienda a spendere (le assemblee dei giornalieri erano partecipate da un numero di lavoratori che la mensa non riusciva a contenerli, al punto da aprire la seconda parte della mensa, con tanto di presenza di giornalisti e telecamere; le assemblee dei turnisti si tenevano in mensa, non in una stanzetta). Oggi alle assemblee non ci va più nessuno, tanto non decidono niente.
Non esiste più la partecipazione dei lavoratori, la non delega, l’elaborazione dal basso, la costruzione di rivendicazioni basate sul sapere diffuso (nel ’78, solo per fare un esempio, quasi 100 assemblee di gruppo omogeneo prepararono una piattaforma composta di un migliaio di rivendicazioni ambientali piccole e grandi che, dopo giorni e giorni di trattative e scioperi -e scioperi!- si concluse con un accordo alto come un vocabolario; accordo che nei mesi seguenti i lavoratori, direttamente, protagonisti, secondo il principio della non delega, controllavano nell’attuazione degli impegni. Oggi esistono i RLS (responsabili sindacali della sicurezza) che dialogano solitariamente condizionati e ricattabili dalla direzione.
Avendo escluso completamente la partecipazione, non esiste più l’apporto professionale di tecnici e operai alle competenze sindacali (apporto che consentì, ad esempio, l’elaborazione di un vero e proprio segmento di piano di settore della chimica italiana -la famosa piattaforma dei 5 consigli di fabbrica- che arrivò fino a Bruxelles; apporto che consentiva al sindacato di costruire a Spinetta convegni nazionali sulla ricerca, allo svolgimento dei quali partecipavano tutti, sottolineo tutti, i lavoratori). Oggi esistono RSU e RSL: è tutto detto.
Non esistono più le Brigate rosse, che sconfiggemmo grazie alla partecipazione dei lavoratori. Oggi non esistono più le BR, che non servono nemmeno più ai padroni.
Abbiamo ricordato il passato quando i capi del personale dell’epoca erano più a sinistra di certi sindacalisti di oggi. Abbiamo ricordato il passato non per nostalgia o autocelebrazione, perché anche allora era dura e le sconfitte sindacali sono state cocenti, a cominciare dagli anni ’80. L’abbiamo ricordato per rimarcare che il presente sindacale è assai più difficile e brutto: il sindacato è sempre più debole e molle, le condizioni dei lavoratori arretrano sempre più, un circolo vizioso. Il sindacato è più impegnato a sostenere il PD (ex centrosinistra) che a difendere i lavoratori, non ha difeso il potere d’acquisto e i posti di lavoro, né la qualità del lavoro, né la sicurezza sul posto di lavoro, né l’ambiente sul territorio. C’è sempre più gente che fa fatica ad arrivare a fine mese, c’è sempre più precariato, più paura, più soggezione, più sfiducia. Le condizioni dei lavoratori sono progressivamente peggiorate, padronato & politici si stanno rimangiando tutte le conquiste operaie. La classe si frantuma, fabbrica si corporativizza (chi avrebbe immaginato la crescita di fascisti e leghisti in mezzo agli operai?).
Ebbene, in questo contesto sociale e sindacale, Gambetta/De Laguiche/Veltroni ci viene a raccontare che la belga Solvay (arcinota per i disastri di Rosignano) è sbarcata a Spinetta come babbo natale che dispensa soldi e carezze ai lavoratori, è il filantropo che riduce i profitti a favore delle popolazioni a rischio. E chi è che garantisce (per telefono, al 5302) questo bengodi? Il carneade Mauro Gambetta. Il quale ha il coraggio di scrivere: “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”. Una affermazione enorme, irresponsabile, da parte di un sindacato, in qualunque epoca e contesto. La Solvay era ed è certificata a livello nazionale azienda ad alto rischio, con lavorazioni pericolosissime, a rischio di catastrofe industriale, con produzioni che possono cancellare la vita di Alessandria, in un territorio con il record di malattie e morti per cancro. Così come riportato perfino nelle Mozioni votate all’unanimità dal consiglio comunale.
Perché mai dovremmo credere a Gambetta/Guarracino/Veltroni? Perché dovremmo telefonare al 5302 per sapere che tutto va bene madama la marchesa?
Sono poi Gambetta/Solvay/Veltroni che devono fornire le garanzie ai lavoratori e ai cittadini? Non sono loro. Dovrebbero essere le istituzioni pubbliche: ARPA, ASL, Prefetto, Comune, Provincia, Regione. Nessuna di queste ha mai avuto la spudoratezza di pronunciare l’affermazione di Gambetta: “Tutto il possibile per garantire la salute e la sicurezza è stato fatto”. Nessuno di loro. Allo stesso tempo nessuno di loro ha svolto il proprio compito fino in fondo.
Chi dunque dovrebbe dare le garanzie? L’unico strumento di garanzia sarebbe l’Osservatorio ambientale della Fraschetta, come avevamo dettagliatamente proposto e sollecitato per decenni. Tramite l’Osservatorio ( quello vero, non quello finto che forse sulla carta risulta) con l’autogestione i cittadini sarebbero in grado di controllare direttamente i fattori di rischio, non delegando ma avendo a servizio gli enti pubblici.
Un sindacato responsabile e onesto dovrebbe essere il primo a sostenere, anzi a rivendicare il vero democratico Osservatorio. Il quale, invece delle incredibili rassicurazioni di Gambetta/Solvay/Veltroni, sarebbe in grado di pretendere dagli enti pubblici e di fornire ai cittadini i dati reali delle emissioni in atmosfera/acqua/suolo, i dati reali su malattie/morti dei lavoratori e dei cittadini, le reali misure necessarie per l’allarme, l’evacuazione e l’assistenza di migliaia di cittadini colpiti dal possibile evento catastrofico. Invece di adempiere a questo dovere morale, il sindacato -non solo disinformato e incompetente- nelle parole di Gambetta da addirittura adito a ritenere che nasconde le magagne dell’azienda.
Sì, è vero, come scrive Gambetta, è convinzione generale (basta interrogare qualunque lavoratore in attività o in pensione) che “i delegati sindacali all’interno dello stabilimento (ma di conseguenza anche le organizzazioni sindacali di categoria alessandrine) non contino niente anzi, siano succubi alla direzione”.
Le RSU attuali, eliminato il Consiglio di fabbrica, ricordano le RSA, le Commissioni interne prima del ’68. Quando c’era un gruppetto di “sindacalisti” che l’azienda manteneva distaccata dai posti di lavoro, a bighellonare o gestire la mensa, il dopolavoro o la cassa mutua, a controllare la distribuzione di tute e scarpe, a facezie del genere, piccoli favori, clientelismo spicciolo, “sindacalisti” buoni, collaborativi, consapevoli che se avessero trasgredito la direzione li avrebbe rimandati a lavorare. (Era convinzione generale che alcuni sindacati e sindacalisti fossero a libro paga. Ma probabilmente non ce n’era bisogno: per quel che valevano si accontentavano di privilegi e clientelismo).
Dispiace dire queste cose a chi è in buona fede: è un sindacato che fa comodo all’azienda, la sua attuale connotazione serve all’azienda perché è speculare all’azienda, è la stessa immagine dell’azienda riflessa allo specchio. Un sindacato che serve per tenere ferme le maestranze ammesso che ritrovino un briciolo di ribellione, che serve soprattutto ad una impresa chimica ad alto rischio per dare l’immagine di una fabbrica che non da nessuna preoccupazione ad una città che dovrebbe essere distante chilometri e chilometri.
L’involuzione sindacale è iniziata tanti anni fa. C’è tutto nel mio enorme archivio. Ricordiamo lo scontro clamoroso tra la Cellula del PCI e il sindacato in merito al reparto Pigmenti: i comunisti che chiedevano la chiusura dell’impianto perché accertato cancerogeno mentre i sindacalisti -per soddisfare le esigenze produttive dell’azienda- obbligarono i lavoratori ancora per anni ad ammalarsi e a morire.
O ricordiamo la complicità sindacale ad espellere dalla fabbrica i soggetti più deboli: invalidi, malati e anziani.
L’elenco sarebbe ancora lungo. Tutto è documentato.
Sì, la subordinazione culturale e politica del sindacato non è recente, così la sua azione speculare alla direzione. Entrambi occultavano ai lavoratori e all’opinione pubblica l’avvelenamento del territorio dovuto alla fase di riconversione produttiva, al taglio drastico delle manutenzioni e degli organici, alla terziarizzazione, insomma come sempre alla cosiddetta ottimizzazione dei profitti.
Lino Balza ha conosciuto sulla pelle questa alleanza sindacalpadronale quando, avendo mobilitato l’opinione pubblica sui misfatti ambientali con continue denunce in prima pagina sui giornali, si trovò ad affrontare una exaltation di rappresaglie aziendali avallate, quando non addirittura sottoscritte, da un sindacalismo di fabbrica ormai ridotto al servilismo, all’opportunismo, alla corruzione (le eccezioni sono sempre individuali).
Balza ha ingaggiato con Montedison querele, esposti, denunce, manifestazioni, scioperi della fame, incatenamenti, chilometri di firme di solidarietà, titoli su titoli in giornali e TV; ventitrè udienze in tribunale, sette cause in pretura, quattro in appello, due in cassazione, tutte concluse felicemente ma piene di sofferenze: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento.
(Balza non ha usato i legali della CGIL ma ha pagato l’avvocato di tasca propria, anche se ci tiene a precisare che è sempre stato (ed è) iscritto alla CGIL, per un ideale novecentesco che non corrisponde assolutamente con la realtà attuale).In conclusione: questa involuzione sindacale, che i lavoratori e i pensionati conoscono bene sulla loro pelle, oggi tocca il fondo con il “noi” di Mauro Gambetta (non c’è mai un limite in basso). Rispondiamo: di “voi” ci fidiamo meno di prima.

I Delegati Solvay dovrebbero dimettersi

Dopo l’esposto dei due dipendenti a Procura della Repubblica, ASL e Ispettorato del lavoro, i delegati sindacali della Solvay di Spinetta Marengo dovrebbero -per dignità- dimettersi. Altrimenti dovrebbero essere i responsabili provinciali a sospenderli.
Questo esposto si inserisce nella polemica in corso di Medicina democratica contro il sindacato accusato di aver eretto un muro di omertà attorno all’azienda chimica belga, di nascondere le reali condizioni di criticità, di aver risposto al nostro allarme con l’irresponsabile affermazione: “Tutto il possibile per garantire salute e sicurezza a lavoratori e cittadini è stato fatto”, come se miracolosamente la fabbrica fosse diventata una bomboniera. Invece è uno stabilimento ad alto rischio chimico, dove gli inquinamenti possono determinare una rilevanza terribile su territorio e popolazione, con lavorazioni pericolosissime a rischio di catastrofe industriale per migliaia di persone, in un territorio con il record di malattie e morti per cancro.

Il dettagliato esposto dei due ricercatori Solvay viene finalmente a rompere la cortina di omertà, confermando il nostro allarme. In tre pagine dense di dati e tabelle essi chiedono a magistratura ed enti ispettivi di “verificare la preoccupante situazione della Solvay”. Dove “siamo messi in condizione di dover barattare la nostra salute e quella degli abitanti di Spinetta”. Dove “l’azienda continua a farci pressione e ci siamo dovuti rivolgere a un legale e in fabbrica ci sono già stati dei precedenti”. Dove “abbiamo scoperto attraverso le analisi che sono anni che respiriamo otto ore al giorno sostanze cancerogene”, lentamente rilasciate nel suolo, nella rete fognaria comunale e in aria da bassi camini senza dosimetri, “sostanze non sufficientemente aspirate” per le quali è prescritto di “utilizzare durante l’esposizione la maschera o meglio l’autorespiratore” e che addirittura “in America sono state bandite”. Dove “gran parte dei dipendenti ha questa sostanza nel sangue” ma l’azienda continua a ripetere che “non ha effetti nocivi sull’uomo e di non preoccuparsi”. Dove, citando date e ora degli episodi, “abitualmente non viene dichiarata emergenza quando si verificano incidenti agli impianti lasciando all’oscuro dipendenti e popolazione di Spinetta Marengo”. In conclusione, l’esposto conferma nei dettagli le nostre accuse al sindacato di “subordinazione politica e culturale nei confronti delle direzioni aziendali, di azione speculare alle stesse”.

Lino Balza