Allarme per la salute pubblica. Le urine degli europei sono piene di Bisfenolo.

Un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), basato su dati provenienti da uno studio di monitoraggio biologico della UE, Human-Biomonitoring-Studie, ha rivelato che fino al 100% delle persone provenienti da 11 paesi dell’Unione Europea potrebbe essere stata esposta al Bisfenolo, una sostanza chimica sintetica nociva impiegata nella produzione delle plastiche in policarbonato per alimenti e bevande, oltre ai livelli considerati sicuri per la salute, soprattutto per quel che riguarda i bambini e le donne in gravidanza. 

Non risulta che ad Alessandria la popolazione sia stata sottoposta a biomonitoraggio, benché  avessimo ripetutamente denunciato a Istituzioni e Procura l’uso – non autorizzato- di Bisfenolo, insieme ai Pfas, nelle produzioni della Solvay di Spinetta Marengo.

Il biomonitoraggio europeo  ha misurato bisfenoli A, S e F nelle urine di 2.756 adulti provenienti da 11 paesitra il 71% e il 100% dei partecipanti ha superato i limiti consentiti nell’UE di esposizione alla sostanza che  danneggia il sistema immunitario  anche a dosi molto basse, con effetti indesiderati che implicano la riduzione della fertilità, l’interferenza endocrina, reazioni allergiche, cancro al seno, sovrappeso, danni al sistema nervoso, comportamenti anomali nei bambini ecc..

La Commissione Europea  intende presentare, con l’inizio del nuovo anno, il regolamento per vietare l’uso del bisfenolo A nei contenitori alimentari di plastica e nelle lattine.

Studi legali e associazioni ambientaliste non tutelano i risarcimenti alle Vittime.

Quando si tratta di reati ambientali e sanitari, gli avvocati in Italia non vanno  oltre le cause in sede penale, trovando più facile accodarsi alle iniziative dei Pubblici Ministeri, piuttosto che impegnare risorse e rischi per cause in sede civile. Tali processi però propiziano insignificanti benefici per l’ambiente (vedi il libro Ambiente Delitto Perfetto), e ancor meno risarcimenti alle persone fisiche Vittime degli inquinamenti.

Non così è in altri Paesi, soprattutto negli Stati Uniti dove il fenomeno delle “class actions” costituisce uno dei punti fondamentali del sistema processuale perché fornisce efficaci forme di tutela alle varie situazioni a rilevanza sovra individuale. In Italia, diversamente dall’esperienza statunitense, l’introduzione delle azioni collettive nell’ordinamento giuridico è recente e ha avuto una scarsa applicazione. Il motivo è dovuto all’assenza di studi legali con professionalità adeguata, con attitudini imprenditoriali, con l’anticipazione delle spese della consulenza. Alla stregua degli avvocati disincentivati, le stesse Associazioni ambientaliste trovano più comodo presentarsi in penale come parti lese e fare cassa con i risarcimenti a loro dedicati.

Conclusione: le Vittime in Italia non sono neppure risarcite per i danni alla salute. Negli Usa, invece, nel corso di circa due secoli di vita le class actions hanno avuto un successo straordinario. Lo conferma, ad esempio, la recente (seconda) condanna al Gruppo Monsanto, filiale del colosso tedesco Bayer, a risarcire 857 milioni di dollari di danni a studenti e genitori volontari di una scuola esposta ai policlorobifenili (pcb), i cosiddetti inquinanti ‘eterni’ tipo PFAS.

Sperimentazione di massa in Piemonte …di suicidi assistiti?

Abbiamo definito  “Affaire Sanitario  Pfas Piemonte” in termini eufemistici: “presa in giro” (clicca qui). Perche?

Perchè il girotondo del monitoraggio del sangue della popolazione alessandrina era passato dal sindaco di Alessandria al presidente della Regione e questi, al culmine dello sberleffo (anche televisivo: alle Iene), l’aveva “affidato” ad un fantomatico  Comitato Etico. Cioè, come si dice in gergo calcistico e ormai politico, ha buttato la palla in tribuna. Cosa ha a che fare, infatti, una indagine sierologica da affidare all’ASL di Alessandria  con un Comitato Etico? Nulla.

Esso è un organismo, peraltro nominato sei mesi fa, che ha come compito di “realizzare sperimentazioni farmacologiche, sperimentazioni cliniche non farmacologiche su protocolli e procedure mediche, chirurgiche, psicologiche, diagnostiche e terapeutiche, sperimentazioni cliniche su dispositivi medici” ovvero “studi su ogni procedura che implichi l’uso di organi, tessuti e cellule umane a scopi scientifici” ovvero “richieste di autorizzazione all’uso terapeutico di medicinali per uso compassionevole” ovvero “suicidio medicalmente assistito”. E’ un organismo pletorico di 18 membri, tra cui avvocati, farmacologici, assicuratori, farmacisti, rappresentanti farmaceutici, ingegneri, nutrizionisti, nessun epidemiologo, presidente una farmacista e vice un rappresentante sanitario. 

Che cazzo c’entra? A meno che, continuare a  NON sottoporre lavoratori e cittadini alle analisi del sangue per NON confermare l’enormità epidemiologica  di malattie e morti, altro non voglia essere che… una sperimentazione di massa di suicidi assistiti! Suicidi?

Si presta a questa oscenità il sindaco di Alessandria che avrebbe il dovere civile e giuridico, in quanto  massima autorità sanitaria locale,  di applicare il principio di precauzione alla salute pubblica e fermare le produzioni di Solvay.

Lo zampino peloso dei servizi segreti militari sui Pfas.

Degli speciali delle Iene, gli ultimi  riferiti al Piemonte clicca qui e clicca qui , (quello di Piazza pulita-La7 sembra fermato ai blocchi di partenza), si stanno occupando le lobby industriali-militari, certamente non per le possibili limitazioni nei settori applicativi dei beni di consumo (rivestimenti delle padelle, impermeabilizzanti per i tessuti, giubbotti antipioggia e così via), bensì per le implicazioni della grandissima industria aeronautica, navale, spaziale, costruzioni, semiconduttori e soprattutto quella militare: strettamente interconnessa con i PFAS impiegati a profusione. Questo è il vero nocciolo della questione  e spiega anche la recente scissione della Solvay.

Il peso dei Pfas nel complesso militare industriale ha  rilevanza cruciale nell’industria nucleare e in quella nucleare bellica, nel processo di fabbricazione dei semiconduttori in ambito elettronico, cruciali in Occidente nella competizione tecnologica con la Cina, in ambito sia civile sia militare. Ci ricordiamo che la prima  applicazione dei Pfas avvenne nella costruzione della bomba di Hiroshima.

Le lobby industrialmilitari, esempio Solvay per intenderci,  sono entrate in fibrillazione quando  la pressione del fronte ecologista, superando gli Enti amministrativi intermedi (sindaci e governatori) facilmente sotto controllo, ha preteso di premere sui Parlamenti per leggi di messa la bando dei Pfas, ad esempio il disegno di legge ex Crucioli. Per contro, a livello governativo le lobby hanno intessuto una ferrea ragnatela di tavoli di approfondimento, rimandi a commissioni, rinvii dai  livelli decisionali a quelli europei (a loro volta zavorrati), cadute di esecutivi. Ed è qui che industria, ambienti governativi, ambienti militari, intelligence, si sono fatti sotto e hanno ottenuto la solita “provvisoria” dilazione all’italiana.

Un provvisorio che dura da decenni, quando la produzione dei Pfas in Italia, dopo il fallimento della Miteni,  è stata affidata alla Solvay di Spinetta Marengo in provincia di Alessandria. Qui la Solvay, nonostante sia investita da polemiche a più non posso, ottiene le autorizzazioni (filiando il C6O4 dal padre Pfoa ad es.) mentre mai da parte della magistratura è arrivato un arresto cautelare o un draconiano provvedimento di sequestro, malgrado i solleciti; mentre i reati patrimoniali e ambientali gravissimi sono imputati a livelli manageriali di basso livello e puniti con condanne irrisorie, senza risarcimenti alle Vittime.

Con riferimento proprio al Piemonte: «È come se una matrice occulta generasse la solita sceneggiatura. Il meccanismo è stato bene illustrato in un recente servizio delle Iene peraltro. A Roma girano voci che la magistratura, di Torino nello specifico, abbia aperto un fascicolo esplorativo che non riguarda notizie di reato o un fascicolo contro ignoti. Il focus riguarderebbe l’operato di alcuni assessorati. La produzione di Pfas da sempre gode di guarentigie speciali che direttamente o meno sono richiamate anche in alcuni documenti coperti dal segreto militare. Soggetti di alto livello in seno ai ministeri, al governo, alle gerarchie militari, all’Arma dei carabinieri, alla magistratura, per non parlare delle Camere fino a giungere al Copasir, sono a conoscenza di questa realtà. In qualche modo tutto ciò fa parte del gioco ». «La produzione dei Pfas è coperta dal segreto militare».

A parlare in questi termini, in esclusiva, ai taccuini di Marco Milioni di “Vicenzatoday.it”, è un funzionario del Ministero dell’Ambiente che considerando la delicatezza del tema chiede «il più totale anonimato». Omnia silendo ut audeam nosco: tacendo per ascoltare conosco ogni cosa. 

Solvay anticipa la sua linea di difesa all’imminente processo di Alessandria.

Con una puntigliosa nota, Solvay ha replicato al servizio della trasmissione di Italia1 “Le Iene“, andato in onda martedì sera e intitolato “Il Paese dei veleni”. Ne è scaturito un anticipo della sua linea di difesa per l’imminente processo. Che merita un contradditorio. Clicca qui un “botta e risposta” di sei minuti, che potete ascoltare cliccando sopra la registrazione vocale.

Oppure leggere:

Solvay:  Dissentiamo dal capo di accusa formulato dalla Procura di Alessandria, cioè di disastro innominato colposo, cioè non intenzionale, in quanto tutti i nostri manager hanno sempre operato con correttezza e nell’osservanza delle normative ambientali.

Balza: Anche noi dissentiamo dalla Procura, nel senso che riteniamo non solo incontestabile il reato ma che esso sia doloso. E non colposo, cioè’ non intenzionale, tipo: scusate ma non l’abbiamo fatto apposta. Non ve n’eravate accorti? malgrado le nostre accuse per decenni sulle basi di Arpa e Asl? Ora siete ulteriormente accusati di omessa bonifica. E non stiamo parlando solo di Pfas ma anche  dell’altra “maledetta ventina” di veleni.

I pompieri ad alto rischio Pfas.

Le organizzazioni sindacali stanno sempre più prendendo atto dell’alta pericolosità dei “forever chemicals” presenti nei dispositivi di protezione individuale (tute, giacconi, elmi, maschere eccetera) in uso al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nonché per la composizione chimica degli schiumogeni da loro usati nel corso degli interventi. Questi completi individuali antifiamma e gli schiumogeni contengono infatti il Teflon, ovvero PFAS, ovvero possono portare a gravi malattie cardiovascolari e tiroidee, tumori, ipertensione, ipercolesterolemia  ecc.

Clicca qui una approfondita inchiesta su tutto quanto viene nascosto ai vigili del fuoco e sulle responsabilità dei governi.

In Veneto i Pfas di Arzignano.

L’associazione ecologista Cillsa di Arzignano ha acceso i suoi riflettori sulla salubrità dell’acqua potabile coinvolta dalle concerie di Arzignano, dove il gestore pubblico del servizio idrico Acque del Chiampo «ha rilevato la presenza di 14 nanogrammi per litro di Pfoa» nell’acqua, concentrazione che appunto  «rende l’acqua non potabile dal punto di vista sanitario». Il Pfoa infatti  è stato certificato da IARC sicuramente cancerogeno sopra ogni dubbio.

I Pfas di Cologna Veneta.

Un’ordinanza del Consiglio di Stato ha stabilito ulteriori verifiche sulla presenza di Pfas nelle acque scaricate nel fiume Fratta che scorre nell’Est Veronese, e che verranno svolte da un esperto del corso di Ingegneria chimica e dei processi industriali dell’Università di Padova. Tra i sospettati c’è lo stabilimento della Sirp s.p.a. a Cologna Veneta tenuto sott’occhio dalla Provincia di Verona già dal 2016. Tra l’azienda conciaria e l’ente pubblico è nata infatti una diatriba che ha portato prima il Tar del Veneto e ora il Consiglio di Stato a esprimersi e a indagare.

Altri Pfas in Trentino.

Il monitoraggio verso l’ex discarica della Maza, lì dove per almeno un ventennio senza criterio sono stati portati i rifiuti di tutto l’Alto Garda per un milione di metri cubi d’immondizia, è da anni costantemente seguito e approfondito  da Appa,  con un nutrito gruppo di ricercatori affiancato dal Dipartimento d’ingegneria dell’Università di Trento, nonchè anche dall’Adep, l’Agenzia per la depurazione.

Oggetto degli studi: acque reflue, fanghi di depurazione e percolato, tre elementi presenti che accomunano i Pfas in  micro-sostanze inquinanti emergenti come i farmaci umani o di uso veterinario. 

Pfas in Svizzera, in quasi la metà delle acque sotterranee.

Nel Canton Ticino,  a Sant’Antonino si beve acqua minerale a causa del pozzo che fornisce il 90% del fabbisogno idrico del Comune, una fonte indispensabile ma contaminata dai composti chimici PFAS. Un inquinamento causato dal cantiere AlpTransit del tunnel ferroviario del Monte Ceneri. Anche il comune di Capriasca è colpito dalla contaminazione.

Lo studio dell’UFAM ha evidenziato tracce di PFAS in quasi la metà delle acque di falda svizzere, e  nel caso del Prà Tiro oltre i limiti attualmente vigenti in Svizzera di 3 microgrammi al litro. Nello studio dell’ACCS, invece, cinque diversi laboratori cantonali hanno analizzato 564 campioni provenienti da tutto il Paese e dal Liechtenstein, che coprono l’approvvigionamento di acqua potabile del 70% della popolazione. In 306 non si trovavano tracce, mentre in cinque casi si superava il valore di 0,1 microgrammi per il totale di 20 PFAS, valido nell’UE e anche la Svizzera – dal 2026 – dovrebbe rendere vincolante. Da notare che la Commissione UE propone di abbassare ulteriormente e di molto la soglia, a 0,0044 µg/l per la somma di 26 PFAS.

Del tema delle PFAS doveva occuparsi la puntata di Patti Chiari bloccata da un provvedimento super cautelare il 29 settembre

Solvay devolverà 12 milioni di euro alle Vittime del disastro ecosanitario?

La notizia è trapelata da Bollate, quartier generale della Solvay in Italia. L’antefatto. Si apprende dai documenti dell’assemblea generale straordinaria dell’8 dicembre che il colosso chimico offre ai suoi azionisti il ​​pagamento di un bonus complessivo di 12 milioni di euro alla sua amministratrice delegata Ilham Kadri. Lo conferma lo stesso ufficio stampa aziendale dopo le informazioni pubblicate su L’Echo e De Tijd. L’8 dicembre l’assemblea generale degli azionisti deciderà la scissione della multinazionale belga (22.000 occupati in 61 Paesi, con 99 siti produttivi e 20 centri ricerca) in due società indipendenti: Solvay diretta da Philippe Kerencome e Cinesco guidata da Kadri per concentrarsi sullo sviluppo di nuove generazioni di batterie per veicoli elettrici e su soluzioni che integrino l’idrogeno verde.

La scissione anticipa di tre anni il fine mandato della Ceo. Per la leader franco-marocchina non sembra una promozione dopo quattro anni, o forse lo è considerando la concessione di un “bonus eccezionale” pari a “12 milioni di euro in considerazione del suo impegno eccezionale nel contesto dell’attuazione del progetto di separazione parziale”. C’è da dire che l’insoddisfazione degli azionisti, pur “nel rendere omaggio alla Kadri gli anni di performance eccezionali alla guida del Gruppo” ha valutato la necessità “di migliorare la gestione dei costi e puntare alla riduzione del debito di bilancio dell’azienda”.

Amoveatur ut promveautur che sia, si tratta pur sempre di 12 milioni di euro. A questo punto la notizia bomba: il bonus destinato a risarcire le Vittime del disastro ecosanitario alessandrino. In celebrazione del 160° compleanno del Gruppo fondato da Ernest Solvay. Pare di sentirli al telefono gli avvocati, Dario Bolognesi: “Ma è come una ammissione di colpa al processo che sta per iniziare”, e Luca Santamaria: “E io che ero già pronto ad accusare anche questo PM di complotto”. Pare di vederlo il direttore imputato di disastro ambientale, Andrea Diotto. E il neo direttore, Stefano Colosio, che non alza la cornetta del telefono perché non saprebbe rispondere agli incontenibili giornalisti, soprattutto locali, se la sua casacca è Solvay o Cinesco: “A Bollate sono in tilt”.

Però, a chi scrive, questa notizia bomba, del risarcimento alle Vittime,  sembra una fake news messa in giro nel headquarters di Bollate, da Bruxelles evidentemente non premiabile per i non brillanti 6 siti produttivi italiani:  fatturato di 2.570 milioni di euro e qualche impatto ambientale di troppo, a paragone del  fatturato di 13,4 miliardi di euro del Gruppo Solvay.  L’intento scandalistico era far rumore facendo leva sull’enormità del cadeau alla Kadri associata al suo inverosimile sacrificio, neanche parziale, a favore del risarcimento alle Vittime. Fatti i conti, tutti sono portati a pensare, però,  che un’azienda  che può permettersi un regalino di Natale di 12 milioni, in quanto agli azionisti vanno miliardi di profitti, dovrebbe eticamente risarcire le proprie Vittime. Ovvero dovrebbe essere obbligata dalla legge. A Bruxelles, domani, festa del dogma dell’Immacolata Concezione, l’assemblea generale straordinaria della multinazionale negherà come un assioma queste considerazioni. 

Le Iene tra le Vittime del Paese dei veleni.

Parlano le Vittime del disastro ecosanitario della Solvay di Spinetta Marengo. Alle quali sono anche negati gli esami del sangue. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto  Cirio, ci fa una figura di m…. Nella prossima puntata, il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, dovrà rispondere perché non ferma le produzioni inquinanti benchè sia per legge la massima autorità sanitaria locale. 

https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/03/sicuri-cancerogeni-ma-il-sindaco-non-li-ferma/

https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/03/i-pfas-al-bando-come-lamianto/

https://www.rete-ambientalista.it/2023/12/03/il-sindaco-di-alessandria-non-e-imputato-al-processo-solvay/

https://www.rete-ambientalista.it/2023/11/27/pfas-e-solvay-tra-i-responsabili-accusati-da-papa-francesco/

La questione Pfas sempre più al centro dell’informazione.

Pfoa, uno studio internazionale conferma: “È cancerogeno per le persone e tossico per l’ambiente”

ISDE: «Per la IARC i PFOA sono sicuramente cancerogeni. Stop ai PFAS e bonifiche subito

«Quel tipo di Pfas, il Pfoa, è certamente cancerogeno»: occhi puntati sull’acqua potabile di mezz’Italia

Gli Pfas ora sono “certamente cancerogeni”, svolta storica con la nuova classificazione dello IARC

Perché i Pfas sono cancerogeni – Startmag

La IARC decreta alcuni PFAS cancerogeni per l’uomo – Rinnovabili.it

Pfas, gli esperti dello Iarc alzano i livelli di cancerogenicità di Pfoa e Pfos | il Salvagente

SALUTE IN PERICOLO, I PFOA SONO CANCEROGENI – ByoBlu

PFAS, eliminato l’ultimo dubbio: “sono cancerogeni certi” – L’INDIPENDENTE

Tolto ogni dubbio sul Pfoa: «È cancerogeno» | G. di Vicenza

Pfas, uno studio toglie ogni dubbio: sono cancerogeni – Corriere del Veneto

Pfas, ora non ci sono più alibi: ‘Sono sostanze certamente cancerogene’. Lo studio …

Livelli più alti di pericolosità, lo studio: «I Pfas sono cancerogeni» | L’Arena

Inquinamento da Pfas in Veneto, il composto Pfoa classificato come cancerogeno per l’uomo

Studio di 30 scienziati allo Iarc pubblicato dal Lancet spiega la cancerogenicità di Pfoa e Pfos

Pfas, i genitori in aula per la prima volta: «Tante patologie, colpiti i nostri figli» | Corriere.it

I Pfas sono collegati all’aumento delle malattie cardiovascolari – Corriere Nazionale

I Pfas aumentano il colesterolo. Lo dice uno studio dell’Università di Padova

Sostituire i PFAS con composti a catena più corta non è sostenibile – Rinnovabili.it

PFAS, cosa sono queste sostanze e perché rappresentano un pericolo per la salute

Sicuri cancerogeni ma il sindaco non li ferma.

E’ l’ennesima conferma scientifica, anche se la più autorevole. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha sentenziato la cancerogenicità di PFOA e PFOS.

Ma non basterà al sindaco di Alessandria per bloccare le lavorazioni PFAS della Solvay di Spinetta Marengo, con la scusa che i PFOA e PFOS non sono più prodotti in stabilimento: ufficialmente perché in realtà circolano copiosi in aria, acque, alimenti e soprattutto nel sangue umano. Essi circolano unitamente ai loro sostituti altrettanto cancerogeni, C6O4 ADV, che non sono ancora formalmente bollati da IARC, e tanto basta al sindaco per fare spallucce. E con lui a braccetto, la Regione Piemonte non sottopone tutta la popolazione a esami del sangue PFOA e PFOS e C6O4 e ADV.

A Sindaco e Regione non basta che il gruppo di lavoro di 30 esperti internazionali provenienti da 11 paesi, convocato dal programma Monografie IARC dal 7 al 14 novembre 2023 a Lione, abbia riclassificato il PFOA come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) e il PFOS come possibilmente cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B). Non c’è principio di precauzione che tenga per Sindaco e Regione, a loro non basta il pesante sospetto della sterminata letteratura scientifica su C6O4 e ADV, ma aspettano l’ufficialità -morti ufficiali-  di IARC. E anche quando ci sarà magari fa dieci anni: mica è detto che disobbediscano a Solvay.

Clicca qui Lancet Oncol. Leggi l’articolo

I Pfas al bando come l’amianto.

Che “i Pfas sono come l’amianto” è un tormentone che chi scrive ripete da anni. Ha prodotto vasta eco tale affermazione resa dal supertestimone al processo di Vicenza contro Miteni. Infatti Philippe Grandjean è uno dei maggiori esperti mondiali di Pfas: a capo dell’Unità di ricerca sulla medicina ambientale presso l’Università della Danimarca meridionale e professore aggiunto di salute ambientale presso la Harvard School of Public Health, co-fondatore della rivista Environmental Health e consulente per il Consiglio nazionale della sanità in Danimarca. 

Grandjean ha spiegato che le aziende sapevano e nascondevano la pericolosità dei Pfas immessi nell’ambiente: gli studi sui rischi da esposizione prolungata erano noti da decenni. Dunque Solvay e Miteni dovrebbero essere accusati del reato di dolo, ma così non è nei processi di Alessandria e Vicenza. Lo scienziato non ha dubbi: “I Pfas sono come l’amianto. Come l’amianto non si eliminano.  Siamo di fronte ad una vera tragedia sanitaria. Quello delle sostanze perfluoroalchiliche è un caso di violazione dei diritti umani, da portarsi davanti alla Corte internazionale di Giustizia, tanto più che le Nazioni Unite stanno già considerando se sollevare il caso per le autorità americane”.

Infatti proprio in questo fine settimana l’Onu ha riconosciuto che la crisi della contaminazione da Pfas (di Dupont, Chemours e Corteva) che si sta verificando nella regione di Lower Cape Fear, in North Carolina, è una violazione del diritto internazionale dei diritti umani da parte degli Stati Uniti. L’azione è partita da un gruppo di base locale, Clean Cape Fear, che ha chiesto i risarcimenti per l’impianto Chemours di Fayetteville Works.

E l’Italia? “E’ già in ritardo”: giudica il professor Grandjean. I limiti di esposizione dovrebbero puntare a zero.  Il disegno di legge per la messa al bando dei Pfas in Italia non è stato ripresentato in questa legislatura e le amministrazioni locali omettono gravissimi atti di ufficio nascondendosi dietro governi e parlamento. Non sono partite le class action, cause civili per risarcire le Vittime di Solvay e Miteni.

Cambiare il sistema capitalistico. E’ possibile?

Nel Seminario di

“SiamoTerraViva – Come cambiare il clima e il sistema”, la relazione di Lino Balza, “Etica del profitto e sanità pubblica”, clicca qui i video della prima parte e della seconda, oppure clicca qui la trascrizione, traeva queste conclusioni al suo lungo ragionamento:

<<“Cambiare il sistema”: è nel titolo di questo convegno… Cambiare la civiltà del denaro, il finanzcapitalismo…  Bah? Pensare, alla mia età, di veder cambiare questo modello di sviluppo dominato dal capitale e dalla rendita finanziaria, dal “massimo profitto al minimo costo e nel minor tempo possibile”?… Bah Pensarlo sarebbe ottimismo della ragione. Invece sono pessimista: non si tratta solo di modello di sviluppo imputabile ai vertici politici ed economici e finanziari della società, ma di una cultura e di una pratica che si sono contagiate a tutti i livelli della vita sociale“I poveri stessi – scrive il Papa –cadono nell’inganno di un mondo che non viene costruito per loro”. E tutti sono gettati in una competizione imposta dal vangelo del denaro. 

Apparirei blasfemo all’udito dei credenti se dicessi che la soluzione sarebbe… l’estinzione del genere umano. Allora mi accontento (“gramscianamente”) dell’ottimismo della volontà, mi accontento, “nessuno si salva da solo”, di lottare tutti assieme per contrastare, cambiare questo sistema sanitario e… almeno mettere al bando i Pfas. Non credo più nella rivoluzione, che noi abbiamo fallito. E mi chiedo quanto sia presente nel Papa l’ottimismo della ragione, poiché chiama in giudizio i poteri, “il potere reale”, nazionale e internazionale, e aggiunge che “se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale, municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali e sanitari e sociali”. Anche Francesco si accontenta di un “contrasto”? Oppure è realismo storico e visione profetica che poteva venire solo da un papa che si chiama Francesco. Di certo, questo Papa incita (anche i laici) a sfoderare “il pungiglione etico”. “Fate rumore”.  Guardate che grinta giovanile ha il Papa.>>.

Più ottimista, a cambiare questo modello di sviluppo dominato dal capitale e dalla rendita finanziaria, appare don Luigi Ciotti (clicca qui), alla luce di una esperienza personale unica che lo ha visto fondatore del Gruppo Abele, di Libera e di Casacomune. Chi meglio di lui può interpretare Laudato sì e Laudato qui, e… contraddire me. 

Pfas e Solvay, tra i responsabili accusati da Papa Francesco.

Nel Seminario di

“SiamoTerraViva – Come cambiare il clima e il sistema”, un capitolo della relazione di Lino Balza, “Etica del profitto e sanità pubblica”, è stato dedicato agli Pfas.

<< I Pfas rappresentano il paradigma, la esemplificazione attuale della scienza di classe, della scienza e della tecnologia non neutrali ma utilizzate dal modello di sviluppo fondato, dalla finanza e dal capitale, sul massimo profitto.  Capaci perfino di alterare la genetica.   

Sono ormai notevoli e incontrovertibili gli studi presenti nella letteratura scientifica nazionale e internazionale che hanno messo in evidenza tossicità, cancerogenesi e teratogenesi dei PFAS. Questi studi sono consultabili su internet e nelle oltre 500 pagine del nostro Dossier “Pfas. Basta!” (disponibile a chi ne fa richiesta), e in oltre 800 articoli sul nostro Sito www.rete-ambientalista.it. Ma non hanno ancora l’adeguata eco mediatica, malgrado il grande lavoro che stiamo facendo.

I Pfas sono la spiegazione del “Paradigma tecnocratico che è alla base dell’attuale processo di degrado ambientale”, per usare le parole del Papa Faccio i nomi di alcuni co-responsabili ai quali si riferisce Francesco, quando accusa per il “massimo profitto al minimo costo nel minor tempo possibile”. Nomi e cognomi di una calamità sociale: ambientale + sanitaria + economica, che è mondiale, particolarmente italiana, clamorosa in alcune Regioni italiane. La calamità degli Pfas e della Solvay.  I quali, in forza della prevenzione primaria, andrebbero e-l-i-m-i-n-a-t-i. Questo è il fulcro della “campagna nazionale” promossa dal Movimento di lotta Maccacaro “per la messa al bando dei Pfas” del “veleno del secolo”, secondo la definizione di Le Monde.  >>.

Continua qui la relazione.

Pfas e allattamento al seno.

Bisfenolo, ftalati, pfas, quando assunti nel latte materno possono provocare l’alterazione del sistema ormonale del bambino con conseguenze diverse e gravi quali diabete, obesità, pubertà precoce ma anche disturbi del comportamento. I ricercatori dell’Università di Parma in collaborazione con l’Ausl-Ircss di Reggio Emilia e con le università di Firenze e Cagliari, con una maxi ricerca hanno scoperto queste sostanze inquinanti nel latte materno, la prima fonte di alimento del bambino. Fonti di rischio: biberon, plastiche monouso, contenitori per cibo, alimenti conservati, alimenti freschi non lavati. Ridurne l’esposizione, stante l’assenza di una legge che le vieti.

Pfas nella fratturazione idraulica.

A rischio la contaminazione di tutto lo Stato di Pennsylvania: allarme del gruppo per la salute ambientale, il Physicians for Social Responsibility (PSR). Le sostanze sono utilizzate per la “fratturazione idraulica” iniettando una miscela di sabbia, acqua e Pfas nella crosta terrestre, al fine di “fratturare” la roccia ed estrarre petrolio o gas naturale dalle profondità. L’industria dei combustibili fossili ha utilizzato circa 160 milioni di libbre di queste sostanze non divulgate in circa 5.000 pozzi di petrolio e gas non convenzionali in tutto lo Stato dal 2012 al 2022. Malgrado alle industrie i PFAS siano noti per la loro incapacità di degradarsi nel tempo, persistendo sia nella natura che nel corpo umano, e per la loro esposizione a lungo termine collegata al cancro, all’infertilità, ai difetti congeniti e altro ancora. Lo Stato di Colorado ha vietato l’uso di PFAS per l’estrazione di petrolio e gas.

Pfas tra Svizzera e Italia.

L’inchiesta della trasmissione “Patti chiari” della tv svizzera Rsi ha messo in onda le analisi sugli inquinanti Pfas, nei pesci pescati in laghi (Maggiore/Verbano) condivisi con l’Italia e nel fiume Ticino, in quantità preoccupanti: (3mila ng/100 grammi)al di sopra dei limiti cosiddetti “tollerabili” per l’essere umano stabiliti dall’Unione europea (4,4 ng per chilo) in certi casi anche oltre dieci volte al di sopra. Risultati preoccupanti anche sui campioni di terra contaminati. L’azienda MKS Pamp si dice estranea in quanto opererebbe in un sistema a circuito chiuso.

Pfas in uova e pesci dell’alessandrino.

Sara Valsecchi, dell’Irsa -Cnr, l’Istituto di ricerca sulle acque, nell’intervista a Monica Gasparini (Il Piccolo), conferma i monitoraggi Arpa degli Pfas nell’atmosfera attorno al polo chimico Solvay di Spinetta Marengo: il brevettato C6O4 e l’ADV, entrambi a lungo usati senza autorizzazione, nonché il PFOA a dieci anni dalla sua presunta dismissione.

“La presenza di PFAS è evidente nei campioni di pesci raccolti appena a valle dello scarico, con concentrazioni elevate soprattutto nel fegato, ma anche nel filetto. Suolo, erba e pioggia raccolti nelle immediate vicinanze del polo chimico, così come le uova di uccelli selvatici che nidificano intorno al polo chimico, hanno valori di Fas misurati solo nei pressi di altri siti produttori molto contaminati da PFAS. Mentre i livelli di contaminazione diminuiscono in modo significativo nei primi tre 5 km a partire dal sito produttivo, è evidente che la diffusione di queste sostanze prosegue anche a qualche decina di chilometri. Infatti, è possibile rilevarle, seppur a livelli nettamente inferiori nelle uova degli uccelli che nidificano anche lontano dalla fonte originale di inquinamento.

L’analisi delle deposizioni atmosferiche sono consistenti con i dati divulgati da ARPA ed indicano una presenza in aria soprattutto dei FAS emergenti come C6O4 e ADV. Durante gli eventi di pioggia, ma anche a causa della deposizione atmosferica di particolato e/o di aerosol, questi composti ricadono al suolo e possono contaminare il terreno e le superfici. E quindi necessario valutare l’esposizione di lavoratori e abitanti attorno all’azienda a queste sostanze, anche attraverso studi di biomonitoraggio.”

Cioè le analisi del sangue che la Regione Piemonte, complice di Solvay, evita di fare.

Il cimitero degli angioletti di Zimella.

Al processo Pfas di Vicenza, una mamma medico ha testimoniato anche le proprie esperienze personali come “un aborto spontaneo al quinto mese di gravidanza” e “la constatazione che nel ‘cimitero degli angioletti’ di Zimella quello di mio figlio non è l’unico caso recente, e mi sono chiesta come mai tanti bimbi nati morti”. “Anche due dei miei figli, 6 anni e 18 mesi, soffrono di ipotiroidismo, e pure io con la terza gravidanza ho sviluppato un tumore alla tiroide”.  Di contro, nel “Piano di sorveglianza sanitaria” della Regione Veneto non sono stati cercati dati sui bambini, i soggetti più sensibili.

Arpa Piemonte oscura i monitoraggi Pfas sulla Solvay.

Se voi andate  sul Sito di Arpa Piemonte,  troverete la cartina  “Pfas nelle acque superficiali e sotterranee in Piemonte”  (clicca qui https://webgis.arpa.piemonte.it/portal/apps/experiencebuilder/experience/?id=e39e1fbb65914d20b7ce197dabb6b647&page=Monitoraggio-dal-2021 ), sulla quale, con semplici clic sui triangolini azzurri, potete conoscere la situazione dei monitoraggi Pfas in tutte le località del Piemonte… ad eccezione di Spinetta Marengo, sì, proprio dove è in esercizio il più grande produttore e inquinatore italiano di queste sostanze tossiche, cancerogene e teratogene: lo stabilimento della Solvay.

Per non impressionare l’opinione pubblica (e i giurati del processo che sta per iniziare,) l’Arpa sul “geoportale” cerca di eclissare l’area intorno al polo chimico benchè ormai sia arcinota (grazie al nostro fattivo contributo) come la più contaminante d’Italia. Insomma, si giustifica l’Arpa, data per scontata  la tragedia ecosanitaria alessandrina, lo scopo ora del nostro geoportale è spingere cittadini e istituzioni  ad “individuare eventuali altre fonti di inquinamento da Pfas sul territorio regionale dove l’Arpa ha attivato una campagna di controlli di scarichi potenzialmente fonti di immissione di Pfas:   aziende nel cui ciclo produttivo possono essere presenti Pfas (trattamento di rifiuti, trattamenti galvanici, produzione e trattamento dei tessuti, cartiere) e depuratori civili e industriali che scaricano su corsi d’acqua».

A pensare male, Andreotti docet, a noi sembra che l’Arpa cerchi di distogliere l’attenzione dalla Solvay di Spinetta Marengo. Non mancherà, nell’ambito della  sua relazione “Etica del profitto e sanità pubblica”, di parlarne Lino Balza nella tre giorni del Seminario “SiamoTerraViva. Come cambiare il clima e il sistema”, conclusioni di don Luigi Ciotti.

La questione Pfas.

Su “pressenza” il J’Accuse di Lino Balza sul caso Solvay di Spinetta Marengo

Intervista di  Linda Maggiori clicca qui. Una dura accusa al sindaco di Alessandria, alla Regione, al Governo che stanno facendo nulla per risolvere la contaminazione Pfas che avvelena la popolazione locale e nazionale. Anzi.  

Pressenza è Agenzia stampa internazionale per la pace, la nonviolenza, l’umanesimo e la nondiscriminazione con sedi a Atene, Barcellona, Berlino, Bogotà, Bordeaux, Bruxelles, Budapest, Buenos Aires, Città del Messico, Córdoba (Argentina), Firenze, Lima, Londra, Madrid, Manila, Mar del Plata, Milano, Monaco di Baviera, Mosca, New York, Nuova Delhi, Palermo, Parigi, Porto, Quito, Roma, San José de Costa Rica, Santiago del Cile, San Paolo del Brasile, Torino, Valencia e Vienna.

«Malato di tumore a 22 anni. Vivo vicino all’acqua con i Pfas»

«Nel 2020 mi è stato diagnosticato un tumore al testicolo ed ho dovuto sottopormi ad un intervento chirurgico. Ora ho controlli ed esami diagnostici ogni 6 mesi ai quali mi presento con il dubbio se riuscirò ad arrivare anche al prossimo». Lo ha detto un giovane di 25 anni di Montecchio Maggiore, cresciuto in campagna ad un centinaio di metri dal torrente Poscola, considerato tra i veicoli della contaminazione da Pfas, testimoniando in Corte d’assise a Vicenza, dove si sta celebrando il processo che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi .

Le drammatiche testimonianze delle parti civili al processo. Un padre: «Tutti e tre i miei figli hanno seri problemi di salute» Clicca qui.

I nostri figli colpiti dagli Pfas.

Tra le lacrime,  le testimonianze dei genitori al processo di Vicenza  contro i 15 manager dell’ex Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation che sono accusati a vario titolo di disastro ambientale, gestione dei rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, avvelenamento delle acque e di reati fallimentari per l’ex azienda chimica Miteni di Trissino. Clicca qui.

Solvay: assolutamente non chiudo i Pfas a Spinetta Marengo.

Lo ha ribadito a Sindaco, Regione Piemonte e Procura: Solvay non ha alcuna intenzione di chiudere le produzioni di Pfas a Spinetta Marengo.  La multinazionale belga conferma il “Solvay One Planet sustainability roadmap”: ovvero quella che -candidamente- definisce “la strategia globale di sostenibilità”, cioè produrre il nuovo tipo di PFAS“NFS (Non-Fluoro-Surfactant), Fluoroelastomeri perossidici FKM Tecnoflon”, eliminando “quasi totalmente” l’uso dei fluorotensioattivi.

Più di così non posso fare, ammicca Ilham Kadri CEO and President, o mangiate la minestra o saltate dalla finestra. Non posso proprio, perché “dobbiamo consolidare la leadership internazionale nei fluoroelastomeri, espandendo la base produttiva in Europa, negli Stati Uniti e in Cina”. Tant’è che “per soddisfare la crescita della domanda*, da maggio 2021 abbiamo aumentato a Spinetta la capacita produttiva del 30% con un nuovo impianto per la produzione di fluoroelastomeri a reticolazione perossidica”.

Per ora tenetevi il Pfas cC6O4 e accontentatavi che noi “volontariamente, siamo impegnati all’eliminazione degli additivi tensioattivi fluorurati in due step: due produzioni (fluoropolimeri Hyflon e Algoflon PTFE) interrotte entro giugno 2023 e, a livello globale, il 99% dal 2026 (l’1% a ciclo chiuso, zero reflui)”. Insomma, il C6O4 (e l’ADV?) è garantito in acqua e aria almeno fino al 2026. Lo autorizza la Provincia di Alessandria, con il benestare del sindaco.

* L’ FKM Tecnoflon è particolarmente indicato per alcuni componenti dei motori a combustione interna a basse emissioni (ICE), dei veicoli ibridi ed elettrici (HEV, EV) per condotti, tenute meccaniche e guarnizioni, quando è necessaria resistenza ad alte temperature e a fluidi chimici aggressivi. Il fluoropolimero viene anche impiegato nel settore dei semiconduttori e nei dispositivi elettronici indossabili, dove aiuta a mantenere condizioni di elevata purezza.
Lo stabilimento di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, è il principale impianto di Solvay in Italia: produce monomeri, plastomeri, fluoropolimeri, gomme e lubrificanti fluorurati.

Discariche Pfas in Piemonte. Solvay: non nostre, noi li inceneriamo. E il governo la finanzia.

Il Piemonte si conferma, con il Veneto e la Lombardia, la regione più inquinata di Pfas. Non che fosse insufficiente Alessandria del polo chimico Solvay, ma ora si aggiungono le rivelazioni del giornale “Domani”, che ha potuto scoprire, con un accesso agli atti, concentrazioni sull’ordine delle centinaia di C6O4 (282 microgrammi/litro) ritrovati da Arpa nel percolato di discarica del lotto 5 della maggiore discarica piemontese, quella di Barricalla in provincia di Torino.

Barricalla, comune di Collegno, non è autorizzata a smaltire i pfas, che finirebbero addirittura per fluire nei depuratori delle città. Solvay si dichiara innocente perché “Noi invece affrontiamo elevate spese di smaltimento tramite incenerimento, come da autorizzazioni”. Quali autorizzazioni? dove sono inceneriti i Pfas? Ufficialmente non si sa. Chi dovrebbe saperlo non apre bocca: curiosamente a presiedere la conferenza che si occupa delle autorizzazioni per la costruzione della nuova Barricalla2 è Claudio Coffano, in quanto neo promosso direttore del dipartimento Ambiente e vigilanza ambientale della Città metropolitana di Torino. E chi è Coffano?  E’ lo stesso che, in qualità di dirigente ambiente della Provincia di Alessandria, nel 2021 aveva concesso a Solvay l’ampliamento della produzione proprio del Pfas C6O4, dopo aver fatto finta per dieci anni di non vedere questo Pfas nè l’ADV.

E’ lo stesso che aveva garantito in audizione parlamentare i governi.  Tant’è che il ministero dello “Sviluppo economico e del Made in Italy”, non solo non mette al bando i tossici e cancerogeni Pfas in Italia, ma finanzia con le Regioni addirittura nuovi progetti alla Solvay di Spinetta Marengo: unica produttrice di Pfas in Italia. 

Aumento del cancro della tiroide correlato ai Pfas.

I ricercatori americani hanno studiato l’associazione tra i livelli plasmatici di PFAS e la diagnosi di cancro della tiroide tramite BioMe, una biobanca del Mount Sinai di New York. In particolare, il team ha preso in considerazione 88 pazienti con cancro della tiroide – con campioni di plasma raccolti prima o al momento della diagnosi di tumore – e 88 controlli, non affetti da cancro, che corrispondevano per sesso, etnia, età, indice di massa corporea, status di fumatore e anno di raccolta del campione ematico. I ricercatori hanno misurato i livelli di otto PFAS nei campioni di sangue tramite una tecnica metabolomica non mirata e li hanno confrontati tra i pazienti con tumore della tiroide e i soggetti di controllo.

Dai risultati è emerso che l’esposizione al PFOS portava ad un aumento del rischio di diagnosi di cancro della tiroide del 56%. 

Disinformazione Pfas.

Pubblicità della friggitrice ad aria Proscenic: “La friggitrice ad aria T20 è progettata pensando alla sicurezza alimentare, con un cestello realizzato con materiali adatti agli alimenti, privi di BPA e PFOAe un rivestimento antiaderente in Teflon che rende la pulizia un gioco da ragazzi, potendo essere addirittura lavato direttamente in lavastoviglie”.

Pubblicità ingannevole. Il Teflon veniva fabbricato per decenni con il Pfas PFOA, che oggi è vietato come altamente cancerogeno.  Con quale Pfas il PFOA è stato sostituito per ottenere sempre il Teflon? Considerato che altri produttori pubblicizzano friggitrici “Teflon-Free”:

Divieto di Pfas nei farmaci. Fuoco di sbarramento delle industrie.

La proposta delle autorità competenti di Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ai sensi del regolamento Reach (la legislazione chimica dell’Ue che mira a limitare i rischi per l’ambiente e la salute umana derivanti dalla produzione e dall’uso di un’ampia gamma di sostanze chimiche) propone di limitare la produzione, la commercializzazione e l’uso dei Pfas: potrebbe portare al divieto di tutti i Pfas entro il 2027, con deroghe molto limitate.

La lobby farmaceutica europea, l’Efpia (Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche) minaccia il pericolo di andare incontro a “una diffusa chiusura delle produzione di medicinali” e dunque “la carenza di medicinali diventerebbe una possibilità realistica”.

L’Epfia ammette le nocività dei Pfas sull’ambiente però le reputa accettabili: “I Pfas vengono utilizzati nella produzione dei medicinali, tuttavia quelli utilizzati nei medicinali veri e propri non presentano alcun rischio o hanno un rischio basso identificato attraverso le valutazioni rischio-beneficio dei farmaci o le valutazioni del rischio ambientale”. Insomma, “Sebbene sia necessario ridurre al minimo le emissioni, l’approccio dovrebbe quello di garantire la produzione e disponibilità continua di medicinali per i pazienti in Europa”. Eppoi, “Non tutti i Pfas hanno le stesse proprietà pericolose”. Insomma, fidatevi di noi, e concedeteci le deroghe.

Va da sé che l’industria farmaceutica precisa che include nel termine “medicinali” oltre “gli elementi costitutivi e le materie prime utilizzate nella sintesi chimica dei medicinali” anche “i reagenti e alcune apparecchiature, nonché i materiali di imballaggio che utilizzano fluoropolimeri o prodotti combinati come le siringhe preriempite”. Per non dimenticare qualcosa, l’Efpia conclude: “Inoltre, l’intero processo di produzione e sviluppo dei medicinali dipende fortemente da una serie di materiali Pfas in un’ampia varietà di applicazioni”.

Squalifica se si usano Pfas per sciolinare gli sci.

Nelle discipline nordiche, il fluoro è stato bannato per ragioni ambientali. Per i controlli tutti gli atleti dovranno consegnare gli sci ai funzionari FIS prima della gara e dopo. Ci sarà da attendere ore dopo la fine delle gare per avere la classifica ufficiale, poiché tutti i test “anti-fluoro” dovranno essere effettuati.  E’ perfino possibile che si verifichino casi in cui, con gli sci, si possa raccogliere del fluoro dalla neve e che il test risulti positivo

I Pfas producono infertilità ai maschi.

Al Congresso nazionale dell’Associazione medici per l’ambiente – ISDE Italia è stato premiato lo studio che sta dimostrando la correlazione tra Pfas e fertilità maschile. Lo studio promosso dal dottor Francesco Bertola è in corso avendo già esaminato 900 ragazzi residenti nelle zone del Veneto contaminate da Pfas e riscontrato che il 30 per cento presenta anomalie a livello riproduttivo.

Lo studio, che si avvia alla conclusione con sei mesi di anticipo rispetto al previsto, si prefigge di arruolare oltre 1000 giovani maschi residenti nell’area rossa ai quali vengono offerti gratuitamente visite mediche, esami di laboratorio sul sangue e sullo sperma, densitometria ossea, ecografia testicolare, con l’obiettivo di evidenziare precocemente anomalie dello sperma che sono già presenti in circa il 30% dei circa 900 soggetti finora esaminati. Per completare lo studio indipendente c’è bisogno di numerosi fondi che possono essere donati, e dedotti dalle tasse, seguendo le indicazioni riportate alla pagina www.isde.it/pfas dove sono riportati anche tutti i dettagli dello studio stesso.

ISDE sta conducendo lo studio su «Pfas e fertilità maschile” nella cosiddetta “area rossa” del Veneto, pesantemente contaminata dalle sostanze perfluoroalchiliche ovvero le «molecole per l’eternità» perché non decadono. Si tratta di una enorme contaminazione delle acque potabili del Veneto causata dalle lavorazioni delle industrie – prima di tutte la Miteni di Trissino – che hanno usato composti impermeabilizzanti (Pfas) e per lo sbrinamento delle ali degli aerei (Pfos).

Pfas, fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche.

Checchè ne dica un Gip di Vicenza, i Pfas aumentano il colesterolo. Pubblicato su Toxicology Reports, lo studio mostra come i maggiori inquinanti PFOA e PFOS interferiscono sul processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue. Dai dati epidemiologici emerge che la quota di persone con elevati livelli di colesterolo nella fascia di età 35-75 anni è più che doppia rispetto alla popolazione generale (57% vs 22%).

Il team dell’università di Padova, coordinato dal professor Carlo Foresta, ha dimostrato che i Pfas interagiscono con la membrana delle cellule del fegato e ostacolano il normale assorbimento di colesterolo, incrementandone quindi i livelli circolanti (effetto dovuto a una ridotta plasticità della membrana cellulare, che impedisce la corretta funzionalità di tutti quei meccanismi di captazione del colesterolo).

I risultati degli studi epidemiologici, sia internazionali che a livello della Regione Veneto, condotti sulla popolazione residente in zone contaminate mostrano che la percentuale dei soggetti con elevati livelli di colesterolo nel sangue, nella fascia di età compresa 35 e 75 anni, è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (circa 57% contro 22%). L’ipercolesterolemia è il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

Sottolinea il professor Foresta: “I risultati di questo studio aggiungono un ulteriore tassello al più ampio spettro di manifestazioni cliniche associate all’esposizione ai PFAS e ormai ampiamente riconosciute a livello internazionale”. Checchè ne dica un GIP di Vicenza.

Solvay boicotta indisturbata i controlli Pfas.

Per impedire gli accertamenti delle Istituzioni, Solvay non fornisce gli standard analitici per misurare i livelli di C6O4 e ADV nel sangue della popolazione. La Regione Piemonte e il Sindaco potrebbero obbligarla, soprattutto il sindaco -massima autorità sanitaria locale- emettendo finalmente ordinanza di fermata degli impianti da cui derivano le emissioni tossiche e cancerogene incriminate. Il sindaco può, mentre la Procura non avrebbe la facoltà di un atto specifico che vada oltre le autonomie di un progetto di ricerca internazionale.

“A noi e a tutta la ricerca scientifica mondiale non vengono forniti da Solvay gli standard per questo tipo di investigazioni”: questa esplicita denuncia proviene dal professore dell’Università del Piemonte Orientale, Francesco Dondero, promotore e coordinatore del progetto “H2020–Scenarios” dedicato allo studio dei Pfas, le famigerate sostanze perfluoroalchiliche usate in ogni campo industriale e prodotte a Spinetta Marengo dalla multinazionale chimica nonchè scaricate in suolo – aria – acqua. Scenarios, finanziato dall’Europa con 12 milioni di euro, comprende 19 organizzazioni di 10 Paesi europei, oltre a Israele, Usa e Canada, e vede come partner strategico l’Azienda Ospedaliera di Alessandria con il Dipartimento delle Attività Integrate Ricerca e Innovazione e Azienda Sanitaria Locale.

Nell’onesta intervista pubblicata su Radio Gold News (clicca qui) Dondero illustra che per Alessandria il progetto promette un biomonitoraggio in due sottopopolazioni: la prima è quella residente nell’area di Spinetta (da 0 a oltre 6 km dal polo chimico, con appena 300 misure) e l’altra (160 campionamenti) è la popolazione inquinata del Comune di Montecastello a cui si è aggiunto Frugarolo come limitrofo Comune di controllo.

“Il progetto ha l’obiettivo di inquinamento zero per un ambiente libero dalle sostanze tossiche.  Puntiamo a fornire progressi tecnologici sviluppando metodi su misurazioni istantanee per il rilevamento e la valutazione del rischio ambientale e bonifica di contaminanti tossici persistenti”, però il boicottaggio di Solvay tende a “limitarci fortemente nel poter definire il potenziale di rischio di esposizione a queste sostanze” che non hanno una tossicità acuta ma di cui “è impossibile non trovare tracce nel sangue”: accusa lo studioso universitario. Il quale, infatti, ha ben presente che, a fronte della complice Regione Piemonte che nega l’indagine ematologica estesa a tutta la popolazione, noi, Comitati e Associazioni, abbiamo con il supporto del Policlinico di Liegi organizzato un’indagine su un campione di lavoratori e abitanti di Spinetta e Alessandria: risulta che il 55% degli analizzati ha concentrazioni di PFOA nel sangue che superano ogni soglia di pericolo. Con rischio devastante sulla salute: “E’ innegabile. Nel 2023 sono usciti almeno 10 studi di tipo epidemiologico che lo esplicitano”: rimarca Dondero.

Per sopperire al boicottaggio di Scenarios, il professor Dondero specifica che “abbiamo costruito un modello meccanicistico, un modello di predizione dei possibili effetti delle sostanze, basato su evidenze sperimentali”. Così, non teme di sbilanciarsi: “Pur privati degli standard analitici, il metodo alternativo che abbiamo studiato, comunque, darà una indicazione molto precisa dei livelli di C6O4 nel sangue”. Non così, al momento, per l’ADV. Ma aggiunge un’altra nota indigesta per Solvay: “Il cC6O4 è una molecola piccola che sfugge al controllo dei sistemi di ritenzione di Solvay visto che la stiamo trovando negli scarichi del Bormida”.

L’attuale sabotaggio -vincente- di Solvay ha già fatto sì che i dati del biomonitoraggio Scenarios, modesti (privi della parte sierologica ed epidemiologica di tutta la popolazione) ma comunque molesti, non possano essere disponibili prima della fine del 2024. Dunque l’azienda belga si dimostra decisa a sbarrare o quanto meno procrastinare alle calende greche il passaggio successivo del progetto. Infatti il professor Dondero, insieme all’Azienda Ospedaliera di Alessandria, avrebbe “redatto un secondo progetto europeo da 7/8 milioni di euro incentrato sul rapporto tra valori nel sangue di queste sostanze e stato di salute. Sarebbe, sottolinea il docente, un puro progetto epidemiologico che rappresenterebbe una marcia in più per rispondere all’annosa questione della salute in relazione a quanto Pfas è stato assunto dall’organismo umano: quanto l’esposizione ai Pfas ha avuto o avrà effetto sulla salute umana. Se questo progetto venisse approvato dall’Europa avremo uno sviluppo incredibile”. Solvay farà muro. Per anni e anni.  

Un muro robusto a quelle Nazioni che in Europa premono da tempo per la restrizione totale dei Pfas, e ai Comitati e alle Associazioni che hanno promosso il Disegno di Legge (Crucioli) che mette al bando produzione e utilizzo dei Pfas in Italia.

I Pfas nelle scuole.

In Veneto aderiscono al percorso educativo per l’anno scolastico in corso: sei associazioni (CiLLSA-ISDE- Libera-Medicina democratica-Rete Gas Vicentina-Acqua bene comuni di VI), due comitati (Comitato Agno Chiampo-Zero Pfas Padova) due gruppi (Cittadini zero Pfas-Mamme No Pfas) e Pfas.land (organo on line di informazione del Movimento No Pfas ). Clicca qui.

Evitare prodotti senza la dicitura “Bisfenolo free”.

Il bisfenolo A, al pari dei Pfas, oltre che tossico è considerato dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (European Chemicals Agency (ECHA) un interferente endocrino, cioè una sostanza in grado di danneggiare la salute alterando l’equilibrio endocrino, soprattutto nella fase dello sviluppo del feto e del neonato per le loro ridotte capacità di metabolizzare. Il Ministero della Salute sottolinea che “gli studi sperimentali, e anche un numero crescente di studi epidemiologici, indicano che il BPA ha effetti estrogenici, quindi in grado di ‘mimare’ l’azione degli estrogeni (ormoni ‘femminili’) che hanno una vasta influenza sulla funzione riproduttiva, ma anche su altre funzioni dell’organismo”.

Il Bisfenolo, prodotto sin dagli anni ’60, molto  diffuso in tutti i Paesi industrializzati, utilizzato in Solvay a Spinetta Marengo senza Autorizzazione e da noi denunciato con esposto in magistratura, è impiegato nella produzione delle plastiche in policarbonato (molto apprezzate per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica) per recipienti per uso alimentare, e nelle resine che compongono il rivestimento protettivo interno presente nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande. Gli usi in campo non alimentare vanno dalla carta termica degli scontrini ai dispositivi odontoiatrici. Come i Pfas, il BPA dal 2009 è inserito nell’elenco delle sostanze vietate nei prodotti cosmetici e dal 2011 il suo uso è vietato per la fabbricazione di biberon di policarbonato per lattanti.

Dunque, la dicitura “BPA free” sui molti prodotti per la casa, come stoviglie, pentole, borracce e contenitori di plastica eccetera, è la precauzione minima da controllare.

Quindi le padelle in teflon sono cancerogene?

I produttori che ancora usano i Pfas nel confezionamento delle pentole antiaderenti, negano la contaminazione dei cibi e la cancerogenità a condizione che siano adottati alcuni comportamenti:

  • Evitare di riscaldarle eccessivamente pentole e padelle prima della cottura.
  • Non rigare o raschiare pentole, padelle e stoviglie (nel caso risultassero consumate o danneggiate, andrebbero buttate e raccolte tra i rifiuti speciali).
  • Buttare nei rifiuti speciali pentole, padelle e tegami troppo vecchi, dove il rischio di presenza dei PFOA è più elevato.
  • Consigliabile non lavarle in lavastoviglie.

“Teflon” è uno dei nomi commerciali (assieme a Fluon, Algoflon, Hostaflon, Inoflon e Guaflon) che si rifà a un materiale ben più noto nei laboratori chimici, denominato “politetrafluoroetilene (sigla PTFE)”. Un polimero appartenente alla classe dei perfluorocarburi (PFC), derivante dall’omopolimerizzazione del tetrafluoroetene, e alla categoria dei PFAS, sostanze per-fluoroalchiliche al centro delle cronache  in quanto altamente sospette di essere tossiche e cancerogene.

Il Piemonte finanzia i Pfas ma non tutela la salute dei suoi cittadini.

Comunicato stampa.

In Usa li hanno già messi al bando da un bel po’, in Europa molti Stati spingono per fare altrettanto incontrando le potenti resistenti della lobby capitanata da Solvay, e appunto Solvay non molla, soprattutto in Italia (clicca qui) dove conta sulla complicità dei governi, delle amministrazioni locali e perfino dei sindacati. Anche dei sindacati: è ancora senza risposta la lettera raccomandata PEC al segretario generale della CGIL di Alessandria (clicca qui) né hanno avuto miglior riscontro i nostri allarmi in vista del “nuovo” impianto “Aquivion” a Spinetta Marengo: 9,5 milioni di euro investiti con fondi di Governo e Regione.

Solvay non molla sui PFAS: finchè gliel’hanno concesso ha avvelenato -ambiente e sangue dei lavoratori e della popolazione- con il pfas PFOA, benchè lo stessero vietando in tutto il mondo e avessi denunciato (2009) tale situazione con il primo di otto esposti alla Procura di Alessandria. Poi ha sostituito il PFOA con pfas cosiddetti “a catena corta”, ADV e C6O4, tossici e cancerogeni altrettanto se non di più, sversandoli naturalmente in aria e acque con l’autorizzazione della Provincia (o senza: per il Bisfenolo).

Solvay non molla ed ecco che oggi arriva il sostituto dei sostituti pfas: “a catena cortissima” il polimero fluorurato “Aquivion”, annunciato come innocuo, “emissione in atmosfera di semplice vapore acqueo”, come i predecessori d’altronde. “Al più tossiche se maneggiate inopportunamente”, le “Membrane Aquivion Pfsa” sono garantite come DOCG, anche se il brevetto è segreto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea. Smaltimento tramite incenerimento? Come tutte le resine fluoropolimeriche. Ma il segreto non ha preoccupato enti locali e sindacati che sono corsi a tagliare il nastro al “nuovo” impianto. Il tutto nell’ambito della strategia di Bruxelles, di cui rivelammo la bozza due anni fa (clicca qui), non senza evidenziare che “la strategia è da Solvay volutamente confusa. L’unica cosa palpabile sono i finanziamenti pubblici”.

Raccogliendo le tesi e gli studi internazionali, il nuovo, ovvero vecchio Aquivion è descritto come “fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, con innovativa tecnologia di produzione di materiali per membrane polimeriche, che si integra in una filiera dell’idrogeno verde sostenibile, rinnovabile e carbon free, che punta anche allo sviluppo per l’automotive”. Una delle prime pubblicazioni risale al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate. A riguardo scrivemmo: “A Bollate il nuovo laboratorio ‘Dry Room’ per batterie al litio, nell’ambito di ricerca, sviluppo e commercializzazione di polimeri speciali utilizzati nella fabbricazione di batterie al litio, è in stretta sinergia operativa con lo stabilimento produttivo Solvay di Spinetta Marengo”. (Per inciso: i Pfas di Bollate (città metropolitana di Milano) Arpa li ritrova sparsi in Lombardia).

Il governo italiano, anziché tradurre in legge il DDL Crucioli per la messa al bando degli Pfas (clicca qui), anziché pretendere da Solvay -condannata in Cassazione per disastro ambientale!- i 100milioni di euro chiesti al processo dal ministero dell’Ambiente per la bonifica del territorio, anziché ripresentarsi come parte civile nel nuovo processo per omessa bonifica, invece, lo Stato, compiacenti Regioni Piemonte e Lombardia, tramite il fondo “Fabbriche intelligenti” creato apposta dal ministero dello Sviluppo economico, ha destinato milioni di euro alla multinazionale belga, per produrre Aquivion, poi che nel 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti  (inizialmente 22 milioni di euro) per il suo nuovo piano industriale, (denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”) sfruttando abilmente l’enorme contenitore finanziario “Green Deal” della Comunità Europea  a incentivare l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dunque dall’idrogeno verde.

E così la Regione Piemonte ha prelevato i soldi dal “Bilancio di previsione finanziario 2023-2025” destinandoli a Solvay invece che al piano di monitoraggio che dovrebbe -lo chiediamo da anni- cercare i Pfas nel sangue della popolazione alessandrina. E il sindaco taglia nastri, applaude entusiasta e inaugura sculture luminose (clicca qui).

La Regione nega la connivenza e finge di volare alto ma impatta sul territorio: “L’impianto Aquivion si inserisce in una ampia sinergia: dalla creazione entro giugno 2026 di tre stazioni di rifornimento a base di idrogeno rinnovabile previste a Tortona, Arquata e Belforte, alla ricerca nella nostra provincia di un’area dismessa destinata a produrre idrogeno verde, fino agli investimenti per il retroporto di Genova”.

Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro

Nota bene. Uno studio dell’American Chemical Society dimostra che i PFAA a catena corta e ultracorta non possono sostituire i PFAS.

Secondo uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology da scienziati dell’American Chemical Society, i livelli di queste sostanze sostitutive (PFAA “a catena corta”, cioè con meno di otto atomi di carbonio, e quelli “a catena ultracorta” con solo due o tre atomi di carbonio) negli organismi umani sono simili o superiori a quelli dei PFAS “di prima generazione”. Anzi, le piccole dimensioni delle molecole facilitano il loro spostamento attraverso le riserve idriche nei test in vitro e in vivo hanno indicato che potrebbero essere ancora più tossici dei composti più lunghi. Se il principio di precauzione ha un valore, questo sarebbe un buon momento per usarlo.

CGIL fai qualcosa per i Pfas.

Ancora nessuna presa di posizione della CGIL all’invito di partecipare con Comitati e Associazioni alle azioni verso Solvay a tutela della salute e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Come da lettera (PEC 20/4/23) al segretario della Camera del lavoro di Alessandria (Cisl e Uil non avevano mai risposto in precedenza):

Oggettotutela Lavoratori risarcimenti Vittime.

Caro Franco Armosino, ti scrivo nella veste di segretario generale della Cgil di Alessandria, sono Lino Balza, personalmente in veste di vecchio (assai critico) iscritto, e formalmente per il Movimento di Lotta per la salute Maccacaro.

 Per quanto riguarda Solvay di Spinetta Marengo, tu sei perfettamente al corrente delle indagini epidemiologiche e dei monitoraggi Arpa, degli studi scientifici internazionali e nazionali, in particolare in Veneto, dei documenti Commissario ONU e Commissione Ecoreati,  delle azioni che sta svolgendo la CGIL per i lavoratori Miteni, della presa di posizione di Landini (che sto contattando),  dei processi in sede penale (entro l’anno Solvay bis) che nulla però risarciscono alle Vittime, delle enormi concentrazioni di Pfas nel sangue dei lavoratori spinettesi, eluse con la strategia dello struzzo, dell’indagine dell’Università di Liegi, del Disegno di Legge “Crucioli” eccetera; ebbene, come Associazioni e Comitati, stiamo preparando azioni di cause civili / class action per lavoratori e cittadini, per le quali ritengo sarebbe assai grave non partecipassero i sindacati, la CGIL soprattutto.

Se, per quanto ti conosco, sei interessato: dammi riscontro, magari parlane con avv. Volante, fammi chiamare. Ciao, Lino Balza.

Gli Pfas ritardano la pubertà nelle bambine.

Tra i molti effetti negativi associati alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) ci sono le alterazioni degli equilibri ormonali. Di conseguenza, queste molecole interferiscono con la fertilità. I ricercatori dell’Università di Cincinnati hanno condotto uno studio durato diversi anni, i cui risultati sono appena stati pubblicati su Environmental Health Perspectives. Le bambine provengono da due regioni che differiscono sensibilmente per quanto riguarda la contaminazione da Pfas nelle acque e nell’ambiente in generale. La prima si affaccia sul fiume Ohio che è stato per anni il corso d’acqua dove il colosso della chimica DuPont, con sede a Parkersburg, in West Virginia, ha sversato le acque reflue della lavorazione degli Pfas, e dove si svolgono regolarmente le esercitazioni antincendio con schiume Pfas. La seconda è la zona della Bay Area, che comprende la Silicon Valley, che ospita invece molte aziende produttrici di semiconduttori che usano Pfas nelle loro lavorazioni.

Le bambine nate nelle due zone, in età prepuberale sono state poi seguite con dosaggi ormonali ogni sei mesi, volti a seguire lo sviluppo, così come attraverso la misurazione dei caratteri antropometrici e sessuali secondari come la comparsa del seno o dei peli pubici e ascellari. Il 99% aveva tracce più o meno rilevanti di Pfoa (vietato o limitato dal 2019) e quelle con le concentrazioni maggiori di Pfas avevano livelli ormonali più bassi delle altre e arrivavano al pieno sviluppo, cioè alla prima mestruazione, mediamente 5-6 mesi dopo le altre.

Pfas nelle Marche made Alluflon.

La Procura della Repubblica di Pesaro ha chiesto il rinvio a giudizio per inquinamento ambientale dei dirigenti dell’Alluflon, nota ditta di pentole antiaderenti (con Teflon della Solvay), accusati di aver rilasciato Pfoa nelle acque reflue dello stabilimento, così come aveva rilevato l’ARPAM. L’azienda di Mondavo sostiene di non aver più utilizzato la sostanza da 10 anni, dunque da altrettanto tempo il Pfas tossico e cancerogeno persisterebbe, come sua natura peraltro, indistruttibile nelle falde. Il che non fa stare più tranquilli chi abita vicino o utilizza le acque dei pozzi per annaffiare gli orti.

L’ Alluflon è un gruppo manifatturiero internazionale che nella pubblicità si vanta di produrre in “fabbriche ad altissima specializzazione e automazione”, “i nostri prodotti mantengono il fascino dell’artigianato Made in Italy” (marchio Moneta), e addirittura “siamo fortemente impegnati a preservare l’ambiente e dediti al benessere dei nostri dipendenti”. Meno male.  

Perché i Pfas rappresentano un pericolo per la salute.

Con impatto sugli ormoni legati allo sviluppo e alla fertilità, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa, diabete gestazionale, tumori, alla tiroide, ai reni e ai testicoli, decessi legati a eventi cardiovascolari, diabete e Alzheimer, varie tipologie di cancro nelle donne, tra le quali all’utero, alle ovaie, al seno e alla pelle, rischi per lo sviluppo dei feti. Si trovano nel rivestimento di padelle e pentole antiaderenti  nei tessuti di vestiti come giacche e impermeabili, nelle pelli e nei tappeti,  nel rivestimento di contenitori per il cibo, negli insetticidi, nelle vernici, nelle schiume antincendio e in una pletora di altri  materiali tecnici.

Su “fanpage scienze” clicca qui:

Gli studi dell’Environmental Working Group (EWG) di Washington

Il governatore della Regione Veneto Luca Zaia che accusa di disinteresse il Ministero della Salute.

I campionamenti di Greenpeace Italia in Lombardia.

Gli studi di “Early Life Exposure to Endocrine Disrupting Chemicals and Childhood Obesity and Neurodevelopment”.

L’area rossa delle acque potabili inquinate dai Pfas in Lombardia.

Lo ammette finalmente la Regione Lombardia dopo che a maggio l’indagine di Greenpeace diffuse un report dal quale emergeva la situazione anomala e di rischio per la salute pubblica che univa i due Comuni del lodigiano (Crespiatica e Corte Palasio), e dalle amministrazioni locali e dai gestori del servizio piovvero rassicurazioni e smentite. In quel report, Greenpeace metteva in evidenza la situazione di rischio riscontrata anche in altri due Comuni, stavolta della provincia di Bergamo (Caravaggio e Mozzanica), per i quali però la Regione non ha provveduto ai campionamenti

Greenpeace, nel frattempo, ha proseguito con i campionamenti di un laboratorio indipendente e annuncia di aver presentato esposti a 6 procure lombarde, quelle di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lodi, Varese, affinchè siano adottati i provvedimenti cautelari necessari ad impedire il protrarsi della somministrazione delle acque alla popolazione. “Undici campioni su 31, pari a circa il 35% del totale, rivelano la presenza di Pfas nelle acque potabili di fontane pubbliche, spesso collocate in parchi giochi o in prossimità di scuole primarie: 100 nanogrammi per litro a Caravaggio, Mozzanica, Corte Palasio. A Crespiatica, superati i mille nanogrammi per litro”. In presenza di concentrazioni analoghe, oltre 20 Comuni veneti furono inseriti dalla Regione nella “area rossa”. 

Greenpeace sostiene l’urgenza che governo e parlamento varino in tempi un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas sul territorio nazionale e obblighi a riconvertire le produzioni industriali che ancora utilizzano queste sostanze, come già chiedeva il Disegno di Legge “Crucioli”.

Contro Solvay e politici siamo determinati a riprenderci il futuro.

VOSTRI I GUADAGNI
NOSTRI I MORTI
SOLVAY DEVE CHIUDERE
RIDATECI IL FUTURO!

Per lo striscione, se il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, applicherà “sanzioni”, come minacciato, nei confronti dei ragazzi di Fridays For Future e del Coordinamento Studentesco, innanzitutto confermerà la sua consolidata complicità con Solvay contro la quale omette ordinanze di fermata delle produzioni inquinanti, nonché si coprirà di ridicolo: alla denuncia di “occupazione di suolo pubblico” con relativa “ammenda di almeno 1.000 euro” risponderemo con una sottoscrizione pubblica. Non è mica finita qui. Con il sindaco che ha subito rimosso lo striscione, a soffocare la libertà di espressione.  

Il teatro dove si è svolto “il gesto vandalico” (così è stato definito) è la rotonda davanti alla Solvay di Spinetta Marengo, al centro della quale il sindaco ha fatto installare una scultura luminosa pagata da Solvay che simboleggerebbe il “felice incontro tra la comunità Alessandrina e l’azienda”. L’autore della scultura, Marco   Lodola, ne ha chiesto la rimozione  avvertito delle polemiche che aveva scatenato appena inaugurata questa estate (Clicca qui: Danza macabra.). In effetti l’opera, oggi “imbrattata” (sic), rischia di fare la fine delle “statue parlanti” romane, utilizzate dai cittadini per lanciare messaggi ai potenti e ai signori di allora. Tant’è che la presidente belga, Ilham Kadri, rimangiandosi l’idea, ha proposto di trasferirla a Bruxelles.

Se vi è una “occupazione di suolo pubblico”: questa è rappresentata dal tragico insediamento del polo chimico sul territorio di Alessandria, replicano al sindaco Fridays For Future e Coordinamento Studentesco che in città hanno anche sfilato con una manifestazione, “La scultura che accoglie chi entra a Spinetta da questa mattina, con lo striscione, ha finalmente le vesti che merita: quelle di un’opera rappresentativa di un secolo di morti e veleni. Ripugnano la narrazione fasulla che ci è stata propinata, la favola della buonanotte che racconta ‘l’incontro tra la comunità Alessandrina e l’azienda’. Le comunità di Alessandria, di Spinetta e della Fraschetta, vogliono dire alla Solvay e a chi la sostiene (Comune e Regione, n.d.r) soltanto una cosa: la vostra fame di denaro, il vostro gioco sporco, la vostra omertà ci stanno uccidendo. Invece di celebrare la presenza di un simile mostro sul nostro territorio dovremmo indignarci, organizzarci, mobilitarci”. 

“Continueremo a essere spine nel fianco di coloro che devastano i territori, inquinando falde, aria, terra, senza alcun ritegno per le vite che distruggono strada facendo, perfettamente in linea con le fameliche necessità produttive del modello capitalista” hanno sottolineato gli attivisti “La pericolosità della Solvay e di ciò che produce, nel modo in cui lo produce, è già stata dimostrata in molteplici occasioni: è responsabile di disastro ambientale, oltre che produttrice di inquinanti eterni che causano morte e sofferenza ovunque si trovino. Quello che vogliamo è la chiusura della fabbrica e la bonifica del territorio. Quello che chiediamo a chi ci circonda è di lasciar cadere le proprie paure e le proprie maschere: è arrivato il momento di indignarsi e prendere parola di fronte alle morti e alle malattie che colpiscono la nostra comunità ogni giorno di più. Siamo stanche e stanchi di morire per i vostri interessi, di veder morire i nostri amici, i nostri cari, di ammalarci e non poter combattere. Il tempo dell’attesa è finito, la soluzione è una sola: chiusura e bonifica subito”.

Pfas prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari.

Rappresentano una calamità sanitaria mondiale ampiamente conosciuta dalla comunità scientifica internazionale i Pfas, o acidi perfluoroacrilici, utilizzati in una vastissima gamma di prodotti, dai tessuti tecnici  alle padelle antiaderenti ai tappeti alla carta ai rivestimenti per contenitori di alimenti ai cosmetici ai sanitari ecc., rendendoli resistenti ai grassi e all’acqua, per la loro persistenza nell’ambiente e la loro capacità di accumularsi negli organismi viventi, inclusi gli esseri umani, in particolari organi (fegato, scheletro, sangue), permanenti anche per un decennio, forever chemical.  Fra i capi di imputazione: aspetti materno-fetali (poli-abortività, basso peso alla nascita, nati pre-termine, endometriosi), fertilità maschile e femminile, ipercolesterolemia e diabete, osteoporosi, tireopatie, alterazioni cardio-e cerebro-vascolari, riduzione della risposta immunitaria e alterazioni nervose, tumori.

Si stimano più di duemila aree in Europa nelle quali la concentrazione ambientale di PFAS supera i livelli considerati di sicurezza per la salute umana. Va evidenziato che queste manifestazioni sono particolarmente evidenti nelle zone esposte a importante inquinamento industriale da Pfas -eclatanti Solvay di Alessandria e Miteni di Vicenza- ma è interessante considerare che anche i bassi livelli di queste sostanze riscontrabili nella popolazione generale possono costituire un fattore di rischio. Dunque vanno messe al bando.

Si inserisce nella sterminata letteratura scientifica (Pubblicato sulla rivista internazionale “Toxicology Reports) il nuovo studio firmato da Carlo Foresta, già professore di Endocrinologia all’Università di Padova e presidente della Fondazione Foresta Onlus, con Alberto Ferlinordinario di endocrinologia, e Nicola Ferri, ordinario di farmacologia, condotto con Luca De Toni e Andrea Di Nisio del dipartimento di Medicina,  che ha confermato che nelle aree contaminate da Pfas, la percentuale di individui con alti livelli di colesterolo nel sangue è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo (il 57% contro il 22%).  Questo dato è particolarmente allarmante, poiché elevati livelli di colesterolo sono associati a un aumento del rischio di malattie cardiache, compreso l’infarto.

In particolare, lo studio ha evidenziato il meccanismo attraverso il quale questi composti interferiscono con il processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue: interagiscono con le membrane delle cellule del fegato e ostacolano l’assorbimento normale del colesterolo, causando un aumento dei livelli circolanti. Una delle scoperte chiave dello studio è che l’effetto nocivo dei Pfas sul colesterolo è dovuto a una ridotta plasticità delle membrane cellulari: questo compromette la capacità delle cellule di funzionare correttamente nei meccanismi di assorbimento del colesterolo. In sintesi, i Pfas creano un ambiente cellulare sfavorevole che contribuisce all’aumento del colesterolo nel sangue, causando disfunzioni epatiche cellulari, portando all’ipercolesterolemia: il principale fattore di rischio per le cardiopatie ischemiche, prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, davanti a fumo di sigaretta, diabete, ipertensione e obesità.

Finalmente gli allarmi internazionali, che per inchiodare amministratori locali e governi alle loro enormi responsabilità, da almeno venti anni divulghiamo sul nostro Sito e raccogliamo nel nostro dossier “Pfas. Basta!” (disponibile a che ne fa richiesta), finalmente stanno trovando sempre più spazio sugli organi di informazione. Di recente: 

https://www.microbiologiaitalia.it/salute/pfas-e-colesterolo/ 

Padova. Pfas, sale il rischio di infarto. La ricerca: «Le sostanze restano fino a 10 anni nell …  

Veleno Pfas: lo studio che inchioda i perfluorati – L’Identità

PFAS e colesterolo, il rischio di infarto aumenta nelle zone inquinate – insalutenews.it

Pfas, scoperto perchè nelle aree inquinate aumenta il rischio d’infarto – Fortune Italia

Nuove accuse per i Pfas: aumentano il colesterolo in circolo e il rischio di infarto

I PFAS possono favorire alti livelli di colesterolo nel sangue. Lo studio – TeleAmbiente

PFAS collegati all’aumento di malattie cardiovascolari – Zazoom

https://www.veronasera.it/attualita/inquinamento-pfas-correlazione-colesterolo-27-settembre-2023.html

https://www.ilgiornale.it/news/benessere/pfas-e-fenoli-cosa-sono-e-i-rischi-salute-2215791.html

https://www.adnkronos.com/cronaca/pfas-inquinanti-in-oggetti-aumentano-colesterolo-piu-rischi-infarto_1qWJtRDnlB6sqW6tdxK5K3

https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/forte-associazione-tra-pfas-e-cancro-nelle-donne-nuovo-studio-preoccupa-gli-esperti/

https://www.huffingtonpost.it/esteri/2023/09/14/news/il_bisfenolo_a_e_un_rischio_per_milioni_di_persone_lallarme_dellagenzia_ue_per_lambiente-13348294/