L’eccidio della Benedicta.

La strage della Benedicta, avvenuta tra il 6 aprile e l’11 aprile 1944, fu un’esecuzione sommaria di settantacinque partigiani appartenenti alle formazioni garibaldine, compiuta da militari della Guardia Nazionale Repubblicana e reparti tedeschi in località Benedicta presso Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, nell’Appennino ligure. Altri settantadue partigiani erano caduti nei precedenti scontri.

PFAS. Quali responsabilità degli amministratori piemontesi.

Un laboratorio di analisi sui Pfas. Ma non è in Piemonte dove -noi  continuiamo a denunciare- i monitoraggi sanitari neppure vengono fatti.

Si sta per aprire ad Alessandria  un processo penale (il secondo) contro Solvay di Spinetta Marengo. Dovrà vagliare le responsabilità del management aziendale per il disastro ecosanitario ma, ci auguriamo, anche di Regione, Provincia e Comune per le complicità e le connivenze con la multinazionale belga. Emblematici sono nel corso degli anni gli omessi (quanto meno colposi) monitoraggi dell’ambiente e della salute della popolazione. Basti un minimo confronto con le omologhe amministrazioni venete per gli interventi (per quanto ripresi dai comitati ambientalisti) che invece esse hanno intrapreso. A fronte del vuoto piemontese, la situazione veneta attualmente registra quanto segue.

Praticamente tutti gli esaminati risultano avere Pfas nel sangue. Inoltre, almeno 7 veronesi su 10, fra quelli esposti alla contaminazione, hanno bisogno di ulteriori controlli sanitari specifici. (continua)

PFAS in Senato. Il Disegno di Legge bocciato dall’Associazione Medici per l’Ambiente.

Il Disegno di Legge, primo firmatario Vilma Moronese e relatore Andrea Ferrazzi, nell’udienza  al Senato è stato bocciato senza appello dall’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia.

Il dottor Vincenzo Cordiano, dopo aver meticolosamente evidenziato i copiosi  studi nazionali e internazionali che fanno di queste sostanze tossiche e cancerogene  una calamità mondiale da mettere al bando con urgenza, ha così concluso la sua audizione:

“Dunque ISDE ribadisce che anche piccole quantità di PFAS emesse nell’ambiente devono essere eliminate in quanto bioaccumulabili negli alimenti e nel sangue. Perciò i limiti di emissione proposti da questo Disegno di Legge non hanno alcuna base scientifica, non sono assolutamente protettivi per la salute e l’ambiente e, come tutti i limiti diversi da zero, non sono altro che un compromesso. Per ISDE, tali limiti del DDL riferiti a queste sostanze che non esistono in natura, sono un compromesso inaccettabile: fra i diritti alla salute dei lavoratori e dei cittadini che vogliono dunque limiti zero , e, dall’altro, gli interessi dei produttori -inquinatori  che perseguono meri interessi economici con risparmio su prevenzione produzione e bonifica  e perciò vogliono limiti diversi da zero”.

Clicca qui il video completo dell’audizione di ISDE al Senato

“Nell’accettare limiti  pfas diversi da zero” commenta il dottor Cordiano “ si scende a compromessi. Che compromessi? A mio parere si decide coscientemente e consapevolmente di sacrificare la salute dei propri figli e dei propri nipoti e pronipoti sull’altare degli interessi di pochi inquinatori arricchiti”. Il riferimento è anche  ad Associazioni che si sono espresse nell’audizione in Senato:  “ A chi, per compiacenza o piaggeria, nonostante la Moronese abbia detto chiaramente che più di così lei non poteva fare, si è accodato e ha concesso il lasciapassare”.

PFAS in Senato. Il Disegno di legge bocciato ma con appello da Greenpeace.

Bocciato senza rimedio dalle  associazioni e dai  comitati davanti alla Commissione Ambiente del Senato, il Disegno di Legge, primo firmatario Vilma Moronese e relatore Andrea Ferrazzi, è stato bocciato ma con appello da  Greenpeace. La quale, a firma di Giuseppe Ungherese assieme al comitato Mamme No Pfas,  ha consegnato infatti una relazione che chiede modifiche al DDL: “L’Italia si faccia promotrice di una politica rivolta alla riduzione ed eliminazione di queste sostanze, intraprendendo  percorsi in linea con altri paesi europei ed extraeuropei, che si stanno dirigendo verso l’impiego  delle stesse solo per usi essenziali, in vista di una  loro progressiva sostituzione con molecole biodegradabili e biocompatibili, in altri termini con sostanze non pericolose. Venga stabilito un cronoprogramma che, partendo dalla fissazione dei limiti tendenti a ZERO, preveda il progressivo e rapido divieto di utilizzo al fine di arrivare al divieto di produzione e di uso di queste sostanze dannose”.

“I miglioramenti” proposti da Greenpeace sono giudicati dagli ambientalisti una toppa che non chiude il buco del DDL Moronese: non  vietano in modo totale le emissioni in terra acqua suolo  ma cercano  di limitarne la presenza con limiti “tendenti” a zerorimandano un “divieto di produzione e di uso” a tempi futuri e aleatori. Dunque non verrebbe nella sostanza modificato il DDL Moronese che infatti non si allinea con i Paesi che hanno messo al bando i Pfas, bensì “mira a ridurre, e se possibile annullare, l’immissione nell’ambiente, prevedendo inoltre  un periodo transitorio di adeguamento alle misure di regolamentazione degli scarichi di acque reflue industriali per gli impianti già autorizzati”. Esso  sembra fatto su misura per la Solvay di Spinetta Marengo, che lo approva potendo infatti continuare a produrre. Fino a  quando? Finchè la multinazionale belga,  con tanta buona fede e a discapito dei profitti,  proverà  a “ridurre” gli scarichi  e addirittura  “annullare”.  Beninteso: annullare  “se possibile”. Se impossibile, morti e malattie continuino a portare pazienza.  

PFAS in Senato. Il Disegno di Legge approvato dai Movimenti.

Il Disegno di legge Moronese, fin dall’oggetto, non va oltre l’obbiettivo della “Riduzione dell’inquinamento da Pfas e il miglioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano”. Il Disegno di Legge del senatore Mattia Crucioli è osteggiato dalla Confindustria perchè invece detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia. Vieta la produzione, l’uso e la commercializzazione di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili  e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti,  insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.

I primi beneficiari di questa legge sarebbero le popolazioni toscane e  venete (concerie ed ex Miteni di Trissino), lombarde (Solvay di Bollate)  e piemontesi (Solvay di Spinetta Marengo). D’altronde gli scarichi della Solvay in Bormida raggiungono la foce del Po. A causa dei comportamenti omissivi e complici di Comune, Provincia e Regione Piemonte, è diventata drammatica la situazione ambientale e sanitaria inferta ad Alessandria  dalla Solvay, che è  incurante della condanna in Cassazione per disastro ambientale e omessa bonifica nonchè del nuovo processo, ed è impassibile alle censure di Onu e Commissione Ecomafie. Infatti  Pfas e Bisfenolo  sono paradossalmente “soltanto” la punta di un immenso iceberg di sostanze tossiche e cancerogene che piovono da 72 ciminiere.

Con la nuova legge Crucioli sarebbe ancor più palese che Comune, Provincia e Regione, che si nascondono dietro il dito dell’assenza di limiti nazionali, sono fuorilegge al pari dell’azienda. Di conseguenza, è scontato che in Parlamento il DDL sarebbe osteggiato soprattutto dalla destra che governa le tre amministrazioni regionali. In aula sarà cruciale l’atteggiamento dei Cinquestelle: se sosterrà il DDL Moronese piuttosto che il DDL Crucioli, o incoerentemente entrambi, aggraverà lo strappo con l’universo ambientalista che li aveva lanciati al successo elettorale. 

Per questa Legge promossa col senatore Crucioli,  esprimo la soddisfazione del Movimento di lotta per la salute Maccacaro e mia personale dopo 50 anni di lotte da dipendente e pensionato, senza aver mai chiesto la chiusura dell’intero stabilimento.

Oggi però la parola chiusura  è sempre meno un tabù, espressa senza remore dai Movimenti, è presa in esame dallo stesso segretario della CGIL. Il colosso chimico  sorge nel cuore di un centro densamente abitato, a rischio Seveso.  Ha dimostrato di essere incapace di garantire sicurezza e salute a popolazione e lavoratori. Evidentemente è impossibile. La stessa multinazionale belga afferma, vero o falso, che eliminare i Pfas significherebbe privarsi del 60 per cento del fatturato. L’unica soluzione auspicabile per coniugare salute e lavoro è la chiusura delle lavorazioni chimiche e la trasformazione del sito in Centro di Ricerche per bonifiche ambientali “non produttivo” e quindi non inquinante e non pericoloso.

Quali padelle sicuramente senza Pfas usare.

I Pfas sono ovunque e i loro effetti sulla salute sono nefasti.  L’unica soluzione è non utilizzarli più.

Tanto più  quei i prodotti che utilizziamo a contatto con gli alimenti, come appunto le padelle. Ma bisogna fare attenzione anche a cosa viene utilizzato in alternativa. Come sottolinea la rivista francese  60 Millions de Consommateurs, i produttori: sotto la copertura del segreto industriale, rimangono vaghi sulle molecole usate in sostituzione.

Anche quando leggiamo che le padelle sono rivestite in ceramica non dovremmo stare più tranquilli. Infatti, come fa sapere la rivista francese:

“Ceramica” non è altro che un derivato del teflon (prodotto dalla Solvay di Spinetta Marengo con C6O4 e ADV, n.d.r.) dove sono stati inseriti minerali come la silice. Queste molecole (della ceramica n.d.r) fanno parte, come il PFOA, della famiglia dei composti perfluoroalchilici o polifluoroalchilici (PFAS), sospettati nel loro insieme di avere effetti tossici e cancerogeni .Quali padelle consiglia la rivista? clicca qui.

Pomigliano d’Arco terza area più inquinata in Europa centrale.

Tra le migliaia di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria presenti in Europa, l’Arpac – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale in Campania e l’European Environment Agency hanno stimato che l’area di Pomigliano d’Arco è tra le tre aree più inquinate in Europa centrale per media giornaliera. 

Per capire il livello d’inquinamento è presente una legenda sul sito di Aqicn in cui si presentano cinque colori che rappresentano l’indice di qualità dell’aria: buono (verde), moderato (giallo), malsano per gruppi sensibili (arancione), malsano (fucsia), molto malsano (viola) e pericoloso (vinaccia).
L’area di Pomigliano d’Arco (secondo i valori attuali ndr.) presenta un valore numerico di media pari a 187 ma, in meno di un’ora, l’indice è salito a 201.

Con i suoi 42mila abitanti circa, Pomigliano d’Arco è un comune della città metropolitana di Napoli famoso per il suo polo industriale, tra i più grandi e sviluppati dell’Italia meridionale. Nell’area industriale sono presenti, tra gli altri, lo stabilimento Gian Battista Vico di Stellantis, il centro Elasis, lo stabilimento della Leonardo (ex Alenia Aermacchi) e quello dell’Avio (General Electric), oltre ad aver ospitato negli anni sessanta il primo aeroporto della Campania.
Da sottolineare che vicino l’area di Pomigliano c’è anche il polo industriale di Acerra. Entrambe le zone, sembrerebbero – secondo i dati – le principali artefici dei livelli inquinati dell’aria in Campania.

Repressione ed esplosivi in Valsusa.

In Val di Susa la repressione nei confronti del movimento No Tav prosegue imperterrita, mentre sembra che gli addetti ai lavori possano procedere indisturbati anche nel mettere in atto azioni illegali e dannose per la salute dei cittadini. Ancora una volta il paese di Chiomonte si è visto invaso da fitte nubi di fumi tossici e maleodoranti. L’origine sembrano essere i roghi con i quali gli operai del cantiere, sito a meno di un chilometro in linea d’aria dal paese, smaltiscono gli esplosivi utilizzati per aprire le nicchie all’interno del tunnel di Alta velocità.  Gli attivisti sono riusciti a filmare uno degli operai intento a bruciare gli scarti dell’esplosivo, operazione che causa il rilascio di una densa nube velenosa. Peraltro nella valle è in vigore un divieto di accendere roghi, fossero solo sterpaglie, a meno di 50 metri di distanza dai boschi o dai terreni coperti di arbusti.