Non bastano 10.000 agenti per fermare i No Tav in Val Susa.

Il grido No Tav di nuovo squarcia il silenzio in Val di Susa. In 7.000, nonostante un tempo incerto, hanno infilato scarpe e scarponi per lasciare le tende del Weekend Alta Felicità alla volta del cantiere della nuova Torino-Lione. Nulla può un esercito mercenario e spaesato contro la determinazione e la conoscenza del territorio di chi è radicato in questa valle.  Un lungo serpentone  inizia dalle 14:30 a snodarsi dalle strade di Venaus… il corteo  prima raggiunge il centro abitato di Giaglione per poi spostarsi sul sentiero gallo romano dove un jersey di cemento armato e filo spinato sbarra la via nel bosco… mentre alcuni No Tav provano a tirare giù la barriera con mezzi di fortuna, un altro centinaio prende i sentieri alti dove  ingaggia una serie di azioni di disturbo alle forze dell’ordine impegnate nella difesa del cantiere della vergogna…gli agenti gasano i manifestanti… un terzo gruppo di No Tav, scendendo dai boschi, riesce ad entrare all’interno del cantiere nei pressi dell’area archeologica di Chiomonte tagliando le reti e mettendo fuori uso una jeep lince dell’esercito… Continua.

Mentre la politica istituzionale invecchia sui suoi scranni parlamentari, in Val Susa, generazione dopo generazione, la lotta contro la grande opera inutile ed ecocida si rinnova e conquista nuove speranze e motivazioni. Fallisce la strategia di silenziamento del movimento No Tav messa in atto dalla maggior parte dei giornali mainstream in concerto con la questura.

Nella versione della Questura di Torino (clicca qui) i manifestanti si riducono a 1.200 mentre i facinorosi, respinti mediante l’utilizzo calibrato di lacrimogeni, feriscono due poliziotti con fumogeni e bombe carta.

Clicca qui, nella newslettera di Doriella&Renato , anche le altre iniziative in corso.

Il “climate camp di Ostuni 2021”.

Discutiamo  di fonti fossili, di Grandi Opere e lotta al PNRR, della riscoperta del nucleare e del deposito nazionale, di estrattivismo, di migranti, di popoli in lotta, dell’uso della emergenza per distruggere il territorio e proporre nuovi programmi per l’agricoltura come nel caso della Xylella, di cambiamenti climatici, del G20 del 30 Ottobre a Roma, della preCop di Miliano e della Cop26 di Gasglow, ecc. Clicca qui.

Per Leonard Peltier cure mediche e grazia del presidente Joe Biden.

Leonard Peltier (clicca qui) è un illustre attivista per i diritti umani dei nativi americani, vittima di una spietata persecuzione politica, dal 1977 ingiustamente detenuto dopo un processo-farsa in cui gli sono stati attribuiti delitti che non ha commesso, nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall’opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchù, Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, eccetera. Cresce ogni giorno il numero delle personalità della cultura, delle istituzioni, dell’impegno morale e civile, della solidarietà, che stanno scrivendo al Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, per chiedere un’iniziativa europea per la liberazione di Peltier che riprenda e prosegua l’impegno già espresso dal Parlamento Europeo con le risoluzioni del  1994 e del 1999. Clicca qui. Per aderire Clicca qui.   

Le grandi navi da crociera non passeranno più davanti a San Marco.

12 anni di mobilitazioni del Comitato NOGrandiNavi cominciano a dare alcuni frutti concreti. Ma le mobilitazioni e le lotte del Comitato sicuramente continueranno perché il nuovo Decreto Governativo contiene cose che non vanno assolutamente bene: l’indicazione di Porto Marghera come soluzione “provvisoria” per nuovi approdi crocieristici facendo entrare le grandi navi da crociera all’interno della Laguna dalla Bocca di porto di Malamocco. Inoltre è vergognoso che si decida di “compensare” con soldi pubblici le compagnie crocieristiche che invece dovrebbero risarcire la città per i danni procurati. Clicca qui.

No vax, free vax: effetti collaterali delle politiche capitaliste. La via d’uscita.

Il punto di vista di chi si afferma anticapitalista: clicca qui. Non è indifferente il modo in cui si conduce una campagna vaccinale per limitare gli effetti più nefasti della pandemia: se si millantano numeri inesistenti (come fa il general Figliuolo), se si riaprono tutte le attività e si toglie l’obbligo di mascherina quando in tanti hanno ricevuto un’unica dose, se si allentano le già scarse misure di tracciamento, i risultati che si raccolgono saranno inevitabilmente modesti… Il fenomeno dei «no vax» o «free vax» fomentato e organizzato soprattutto dalle destre estreme come il negazionismo… Le vaccinazioni rappresentano la possibilità di uscire dalla pandemia… Ma per responsabilità dell’industria farmaceutica e dei governi, che hanno  anteposto la logica del profitto agli interessi delle masse,  i brevetti non sono stati resi pubblici e le vaccinazioni sono state accompagnate da scriteriate riaperture contraddette dalle fabbriche  che non hanno quasi mai chiuso… Per questo, rivendichiamo l’esproprio e la nazionalizzazione sotto controllo operaio di tutte le industrie farmaceutiche (brevetti inclusi), l’aumento dei finanziamenti alla sanità, la requisizione e la statalizzazione di tutti gli ospedali privati, la gratuità dei tamponi e di tutte le cure. Solo così sarà possibile procedere celermente con la vaccinazione di massa, favorendo la più rapida uscita dall’emergenza sanitaria… I governi capitalisti sono i principali responsabili dell’attuale situazione… Lo stesso Green Pass è una misura contradditoria, da stigmatizzare, ma per motivi opposti da quelli indicati dalle piazze reazionarie, è l’altra faccia della medaglia delle politiche del «liberi tutti»: serve per aprire ancora di più, in un momento in cui invece bisogna tenere alta la guardia e non permettere affollamenti…

Gli eventi disastrosi confermano: altro che “Green Deal”, il Pnrr è un vero attacco all’ambiente.

Invece di puntare davvero alla transizione ecologica, il piano destina le risorse a progetti con fonti fossili e alle grandi opere, grazie agli “sblocca cantieri” modello Berlusconi. Per evitare che la “cascata di miliardi” si traduca in nuovi sfasci ambientali e sociali occorre (continua)

Non chiamatela calamità. Le responsabilità sono precise.

Un disastro immane che ha azzerato la biodiversità, distrutto interi ecosistemi, carbonizzato boschi secolari, sterminato migliaia di animali: dai mammiferi agli uccelli, dagli insetti agli anfibi e ai rettili. Enormi porzioni di paesaggio sono ormai irriconoscibili. Un disastro per l’agricoltura, la pastorizia e le migliaia di persone coinvolte. Clicca qui.