BOSCO MARENGO, CENTRALE A BIOGAS

ALCUNE DOMANDE CHE DEVONO TROVARE UNA RISPOSTA
In merito alla proposta di centrale a biogas che si vorrebbe installare sul territorio di Bosco Marengo:una serie di perplessità e domande, a cui si dovrebbe tentare di rispondere seriamente prima di avanzare sul suddetto progetto.
Quanto del biogas prodotto dall’impianto di Bosco Marengo deriverà dall’utilizzo dei reflui zootecnici e quanto invece dal mais o da qualche altra coltivazione agricola ottenuta utilizzando centinaia di ettari di terreno?
E’ proprio opportuno utilizzare i cereali per ottenere energia elettrica (… come per ottenere carburanti), riducendo così pericolosamente la loro disponibilità per uso alimentare?
Perché non viene mai considerata l’energia che viene consumata per coltivare appositamente i vegetali (mais o altro) da destinare alla produzione di Biogas?
E’ opportuno che lo Stato incentivi economicamente l’energia lorda prodotta dall’impianto a biogas, anziché quella netta, impedendo così anche un coretto confronto tra le diverse tecnologie energetiche?
Perché insieme ai reflui zootecnici (che sono un residuo) non si utilizzano invece come vegetali i residui delle coltivazioni agricole, che sono ben disponibili nelle stesse zone?
Nel caso in cui l’impianto utilizzi molti vegetali e pochi reflui zootecnici, la parte liquida che rimane dopo la produzione del biogas (digestato) non sarà paradossalmente ancora più difficile da smaltire e più inquinante che non i reflui da cui deriva?
Quel poco vantaggio energetico che si ottiene dal biogas viene drasticamente dimezzato se non si utilizza concretamente anche il calore che viene inevitabilmente cogenerato: quanto calore verrà utilizzato nell’impianto di Bosco Marengo?
Bosco Marengo si trova nella “Zona di piano per la qualità dell’aria” della Provincia di Alessandria.
Ogni nuova attività deve pertanto presentare un bilancio ambientale positivo.
E’ proprio verosimile che questo impianto contribuisca a migliorare la qualità dell’aria?

Alberto Deambrogio Consigliere regionale RC

La Regione Piemonte Sperpera Denaro Pubblico Mentre Danneggia l’Ambiente

Il grande inganno del progetto energetico da biomasse forestali.
La Regione Piemonte vuole raggiungere l’ambizioso traguardo di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Obiettivo condivisibile, ma che purtroppo verrà raggiunto nei modi sbagliati, ovvero bruciando biomasse legnose in modo da contribuire al 60% di quel 20%. Per produrre energia si prevede di utilizzare ogni anno 2,2 milioni di metri cubi di legname, tagliato secondo le anacronistiche e discutibili norme della nuova Legge forestale regionale (L.R. 4/2009). Un piano energetico che è una truffa per il cittadino e un’enorme minaccia per l’ambiente.
UNA TRUFFA ECONOMICA AI DANNI DELLA COLLETTIVITA’
Sono i soldi del cittadino, che sborsa per il kWh da biomasse circa il triplo del suo valore reale e che paga gli investimenti pubblici che sostengono la cosiddetta filiera del legno attraverso vari canali e organismi competenti
UNA TRUFFA AI DANNI DEI PROPRIETARI
Il taglio del bosco può venir eseguito senza darne comunicazione diretta al proprietario. La legna gli sarà pagata al valore reale di mercato, ma chi poi la utilizzerà come biomassa ne otterrà la supervalutazione, drogata grazie ai soldi pubblici.
UN PRELIEVO NON SOSTENIBILE
Il piano di sfruttamento mira a utilizzare la quota di legname che nessuno ha più tagliato da oltre 50 anni. La conversione si farà in un unico intervento, tagliando fino al 70% degli alberi presenti. Per qualche anno si asporterà un quantitativo ingente di biomassa, con ritmi di utilizzazione superiori ai tempi di ricrescita. Per mantenere il business si passerà da bosco a bosco, realizzando di fatto una progressiva e rapida deforestazione del territorio.
UN ENORME DANNO AMBIENTALE
La combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico, ecc.) in quantità maggiore di altri combustibili ed è un fattore di cui tener conto, ma il danno ambientale connesso all’utilizzo del legname per produrre energia è primariamente in rapporto all’alterazione e distruzione degli ecosistemi forestali.
MEGLIO SAREBBE NON GESTIRE
Poiché una tonnellata di legno fresco corrisponde a 0,91 tonnellate di CO2 assorbite, se lasciassimo in pace i boschi, potremmo conseguire l’obiettivo di stoccare ogni anno, nei boschi piemontesi, un quantitativo di CO2 pari a circa 2 milioni tonnellate. In relazione agli accordi internazionali vigenti, certificare tale assorbimento permetterebbe di ridurre i costi per centinaia di milioni di euro che vanno a beneficio di tutti i cittadini, mentre produrre energia elettrica dai boschi è un affare solo per pochi. E se utilizzassimo gli attuali incentivi pubblici, volti a favorire l’utilizzo delle biomasse forestali, per corrispondere ai proprietari il doppio del valore del legname affinché non lo taglino, ma lo lascino nei boschi, faremmo felici moltissime persone, del bene all’ambiente e risparmieremmo ancora dei soldi.
LO SFRUTTAMENTO FORESTALE CHE SI PROFILA E’ IMMORALE
L’operazione di sfruttamento forestale che è stata avviata ora in Piemonte non è giustificabile da motivazioni economiche, costituisce un grave danno ambientale e va contro il principio della sostenibilità: invece di lasciare ai nostri figli il bene forestale nelle condizioni in cui l’abbiamo trovato (o in condizioni migliori), lasceremo loro un ambiente fortemente impoverito e un’atmosfera più inquinata.
Senza giustificazione alcuna, in maniera assolutamente immorale!
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