Lettera a Mina

Cara Mina, (ti ascolto sempre) ti ho letto su La Stampa di domenica: “Ma il Po non morirà”. No, cara Mina, non è così. Ci si impressiona per l’onda minacciosa dal Lambro in quanto il petrolio è nero, si vede. Il PFOA invece non si vede, trasparente ma ben più micidiale. Il CNR Consiglio Nazionale della Ricerca l’ha trovato perfino alla foce del Po, dopo che ha percorso 600 chilometri. Perché è indegradabile nell’acqua (però bioaccumulabile nei tessuti viventi). E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida finisce in Tanaro e infine nel Po. L’acqua contiene concentrazioni enormi di PFOA: fino a 1.500 ng/l, quando gli altri fiumi italiani ed europei non superano mai 1-20 ng/l. Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. Sono copiose le risultanze del mondo scientifico internazionale che abbiamo consegnato nei nostri esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria: EPA Environmental Protection Agency, Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, Codacons, WWF, Greenpeace, IRSA Istituto di ricerca delle acque, Joint Research Centre di Ispra, ISS Istituto superiore della sanità, Fondazione Maugeri, Ministero dell’ambiente, Parlamento europeo ecc. Medicina democratica ha chiesto di vietare la pesca in Bormida, Tanaro e Po, di vietarne l’uso potabile, di vietare le donazioni sangue dei lavoratori Solvay, e ovviamente di eliminare lo scarico dei veleni in aria e acqua.
Mentre in Italia mancano limiti di legge (colpevolmente, come era per l’amianto), il PFOA, utilizzato per il Teflon delle padelle antiaderenti e per il GoreTex dei tessuti,è stato finalmente messo al bando negli USA, dopo 101,5 milioni di dollari sborsati dalla Du Pont per risarcimenti alla popolazione, quando l’EPA (Environmental Protection Agency) l’ha trovato nel sangue umano e nei cordoni ombelicali, dopo aver accertato nelle cavie tumori, soprattutto al fegato, interferenze al sistema endocrino, con l’asse ipotalamo-ipofisi, alterazioni degli ormoni tiroidei, cancro alla tiroide, danni allo sviluppo e alla riproduzione, riduzione del peso alla nascita, inversione sessuale nei pesci ecc. In Italia, ha confermato il Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie. Così ha fatto l’Istituto superiore della Sanità. Il Codacons ha chiesto di sequestrare 150 milioni di pentole di Teflon. Il Ministero dell’Ambiente, invece, non ha saputo fare altro che commissionare un altro studio al CNR, peraltro senza finanziarlo. Nessuna legge è stata approvata. Perciò, cara Mina, a Pontelagoscuro (Ferrara), alla foce del Po, il PFOA è sempre a 200 ng/l, infatti non si degrada nell’acqua, anzi si accumula nei tessuti viventi. Così il Po morirà!

Lino Balza